L'UTOPIA NEL CASSONETTO

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Del come i romanzi hanno anticipato la guerriglia di Parigi; del come gli intellettuali francesi abbiano gettato la spugna, e altro. Terzo intervento di Fabrizio Tonello sulle periferie (e non solo, però).

Poche auto bruciate, l’altra notte. Ci si abitua a tutto, anche  al coprifuoco e, immagino, a uno stato di guerriglia senza vittime, ma permanente. Forse "guerriglia" è una parola grossa: fa pensare al Vietnam, a Che Guevara, ha un tono eroico, un respiro di grandi cose, di potere da conquistare, di liberatori che entrano nella capitale sventolando bandiere…
Quelle della banlieue, invece, sono piccole cose. Piccole cose violente, senza speranza, senza avvenire, come quelle che accadono in Baise-moi (Virginie Despentes, tradotto in Italia da Einaudi col titolo Scopami).
Manu e Nadine, le protagoniste, tirano avanti bevendo birra, fumando spinelli o ficcandosi nelle orecchie musica a tutto volume, lavorando quando  capita, rubando quando possono. Farsi stuprare, o uccidere, sono incidenti quasi banali nel romanzo, dove la parte di invenzione era solo quella  di dare coerenza narrativa a una realtà descritta in scala 1 a 1.Gun
Nei romanzi degli anni Novanta c’era già scritto tutto, solo il linguaggio era più diretto e crudo di quello del rapporto della commissione parlamentare guidata da Bernard Stasi, che diceva la stessa cosa in centinaia di pagine fitte di testimonianze di sociologi, operatori sociali, sindaci: "Non si può andare avanti così". Si è andati avanti.
Rileggiamo Solea di Jean-Claude Izzo, pubblicato nel 1998: "Lahaouri Ben Mohamed, un giovane di 17 anni, era rimasto ucciso durante un banale controllo d’identità. Le cités erano in rivolta. Poi, alcuni mesi dopo, fu la volta di un altro giovane, Christian Dovero, il figlio di un tassista. E, in questo caso, ci furono sommosse in tutta la città" (pp. 42-43).

Ciò che sconvolge, nella rivolta delle banlieues è è il fatto che si tratta una sommossa senza obiettivi, una jacquerie assai più primitiva di quelle contadine del XVII secolo. Un movimento che dura da due settimane e non ha espresso un leader, una rivendicazione,
una parola d’ordine. Neanche una scritta sui muri per gridare: "Sar-ko-zy, de-mis-sion!". Tutti i giovani odiano il Ministro degli interni ma nessuno chiede che se ne vada: questa rivolta è totalmente afasica.Tanto era creativo, inventivo, iper-politico il maggio 1968, tanto è oscuro, disperato, senza obiettivi il novembre 2005.

Dal 1968 sono passati 37 anni in cui si è fatto del nostro meglio per eliminare l’idea stessa di una società diversa. Gli intellettuali alla moda, i francesi in prima fila, hanno gettato la parola "Utopia" nei cassonetti della spazzatura della Storia (facciamo qualche nome? Bernard-Henry Lévy, André Glucksmann, Alain Finkielkraut…). Adesso i cassonetti gli esplodono in faccia, incendiati non in nome del comunismo ma della disperazione metropolitana.

10 pensieri su “L'UTOPIA NEL CASSONETTO

  1. Non so se me la sentirei di condividere questa riflessione di Tonello, la trovo profondamente datata (non so quanti anni abbia tonello)
    Lui dice: “Ciò che sconvolge, nella rivolta delle banlieues è il fatto che si tratta di una sommossa senza obiettivi, una jacquerie assai più primitiva di quelle contadine del XVII secolo. Un movimento che dura da due settimane e non ha espresso un leader, una rivendicazione,
    una parola d’ordine”.
    Ma io credo che non si possa analizzare il presente con gli occhi del passato, del 1968 (forse già un po’ meglio sarebbe farlo con gli occhi del 1977).
    Diciamo sempre che negli ultimi dieci anni TUTTO è cambiato e poi, quando i giovani (che in fondo sono la maggior parte di quel tutto) insorgono li vogliamo giudicare con categorie morte?
    Vuol dire non aver capito niente dell’enorme rivoluzione culturale che è avvenuta nel mondo.
    Non esprimono un leader?
    Non chiedono le dimissioni del ministro?
    Beh, qui è la chiave di tutto, altro che jacquerie. Non esiste più un centro, non esiste più un cerchio, non esiste più una sfera, nel loro (che non giudico) nuovo modo di ragionare, analizzare e agire, esiste solo un frattale. E’ un caos ordinato il loro, che si scompone e si ricompone in base a regole ben precise, ma che per noi non sono le Regole, fini che non sono quelli della politica ufficiale (in cui NON credono), fini che però sfuggono completamente a chi è sopra i 25 anni. Non rendersi conto di questo vuol dire passare i prossmi anni a picchiare in tutto il mondo i figli di questa società globale considerandoli dei marziani, mentre sono gli unici veri terrestri rimasti.
    Non inneggio a quello che succede ma per dio non facciam lo sbaglio di consderarli solo dei barbari selvaggi, altrimenti non ne usciremo che con le ossa rotta, loro e noi.
    georgia

  2. POESIA MERIDIANA
    … Se l’uomo ha da morire prima d’avere il suo bene
    Bisogna che i poeti siano i primi a morire.
    Paul Eluard, tradotto da F. Fortini
    POMARICO – MATERA – BASILICATA – TERRA – (Forse) UNIVERSO – Da queste parti parlare di poesia significa urlare. Gridare contro. Fare poesia significa stare dalla parte della terra e rompere gli stendardi che il dio dell’impero ci mette nelle mani. Dovremmo innalzarli come vuole o frantumarli con le nostre visioni? Le nostre dannazioni?
    Non abbiano nessun posto, che sia più bello degli altri, da custodire. Come vengono alcuni a dirci ogni tanto. Noi piccoli germi del sud. Testimoni di un meridione che canta e balla, senza che abbia bisogno di essere ancora immortalato. Stiamo tappezzando di colori le nostre giornate e non abbiamo nessuna intenzione di rinunciare alla bellezza delle parole. Che è bellezza dei luoghi. E dei non luoghi. Probabilmente. Qui la quotidianità insegna a scrivere e consente di leggere.
    Dai nostri corpi sgorgano parole veloci e precise. Quanto le frecce del meridione che strimpella le corde dell’Italia. Dalle bocche di noi, poeti di questo tratto di sogno, scappano parole di mille dialetti. Escono dalle nostre anime termini in lingua italiana o vocaboli donatici da altri popoli. Gli altri paesi ci hanno dato culture. Oggi, di nuovo, giungono culture. Grandi quantità di sostanzioso nutrimento. L’accoglienza ci tinge e non ci permette di non amarla. Dalle nostre parti si dorme e ci si sveglia in tanti modi. E la poesia nasce alla stessa maniera.
    Adesso, noi, che non siamo altro che gocce di un pezzo di sud grande quanto il mondo intero, catturiamo i ritmi delle piante e ci assuefacciamo agli odori del mare. Della montagna, delle colline che ci sollevano gli occhi. Adoriamo gli immensi spazi e le loro caratteristiche.
    Il passato lo teniamo in questi occhi. Nei nostri occhi. Quello che le anziane donne scure in volto si raccontavano, e in certi dimensioni ancora si raccontano, non sono che spicchi di antica poesia. I pastori ed i contadini lavoravano cantando ed inventando creazioni liriche, in ogni istante. Intrise della loro quotidianità e del loro duro sacrificio. Scalfire il terreno era benedirlo e salutarlo. Possederlo dentro e senza diritto di proprietà, stampato sul braccio.
    Ogni uomo è un poeta. Scriveva qualcuno. Ogni poeta è pure un uomo. Lo si è dovuto capire in seguito. E l’hanno dovuto capire i poeti. Almeno quelli agganciati ai movimenti della propria regione natia. Quelli scossi dalle scosse elettrificanti dei coloni, arrivati sempre a bordo di sogni gonfiati ed effimeri. Scomparsi come sono scomparse le loro tentazioni di morte e dolore.
    Il dolore è la religione sono due elementi fondamentali della poesia meridiana. Evidentemente, di quella meridiana di tutti i tempi. Se possiamo provare ad indovinare.
    Queste due conseguenze del passo zoppicante della società sono caratteri forti dei secoli. Nonostante oggi, della seconda vi sia rimasta solamente (e nei migliori casi) la pratica fine settimanale. Con la cancellazione del valore assoluto di essa. Della sua morale che era contro potere, perfino. Almeno a volte. Della sua importanza reale. Spesso religione e dolore hanno fatto cammini comuni. In certe occasioni, lo stesso.
    Il dolore delle donne, il dolore dei poveri, il dolore dei malati. Sono da sempre motivo esistenziale dei meridionali ed hanno avuto, in diverse momenti, funzione addirittura di musa ispiratrice. Quei rumori intensi accompagnavano i meridionali ed i meridionali non potevano separarsi da essi.
    La religione, essenzialmente, come pratica antica per la ricerca di una vita migliore. L’aldilà. Una speranza utile alla sopravvivenza, un ultimo ormeggio al quale chiedere aiuto prima di cedere. Aggrappandosi ad essa era praticare una via per la salvezza. Per lo spirito, in particolar modo. Poco per le membra.
    E’ sin troppo facile carezzare: Orazio, Morra, Scotellaro, Trufelli. Per apportare argomentazioni sostenenti le tesi proposte. Invece, sarebbe meglio continuare a strappare immagini forti. Da questo emisfero basso basso. Che si chiama Mezzogiorno.
    Soupault, anni addietro, dava consigli ai poeti: Sii come l’acqua/quella della sorgente e delle nuvole/puoi essere iridato od incolore/ma che nulla ti fermi/neanche il tempo/Non ci sono strade troppo lunghe/né mari troppo lontani/non temere né il vento /né ancora meno il caldo o il freddo/Impara a cantare/senza stancarti mai/mormora e insinuati/o strappa e travolgi/Balza o zampilla//Sii l’acqua che dorme/che corre che gioca/che purifica/l’acqua dolce e pura/perché essa è la purificazione/perché essa è la vita per i vivi/e la morte per i naufraghi La sua lirica sa di testimonianza. Eppure, queste righe le sento patrimonio di qualcun altro. Dote di tutti i poeti meridiani. Perché in questo scorcio di sensazioni, il sud di questa piccola nazione, c’è tutto ciò che vale.
    L’acqua scivola sul popolo del sud. Per lo meno in Basilicata, il bene più santo è presente in abbondanza. I lucani si accorgono di cosa vuol dire. L’acqua è, per eccellenza, l’Essenza. La prova dell’esistenza del cielo. La prova che esiste una purificazione ed un piccolo spazio incontaminato. Che sia solamente una particella o una gigantesca distesa. Ma vive.
    Siamo nati per nascere e nascere ancora. Per ricordare che è necessario un uomo sociale. Un individuo che non solo mangia e beve. Un soggetto che pensa al Sogno di una cosa. Che è scordare la povertà e inondare il presente. Con battiti di anima e dolci note.
    La poesia è una esigenza di questo territorio. Scrivere poesia è un impegno civile. Come si diceva, bene, in passato.
    La poesia meridiana ha bisogno di coltivare felicità. I poeti meridiani hanno bisogno di coltivare felicità. Si deve proporre felicità. Sorrisi come antidoti per i mali. Per tutti i mali. Non vi sono misure intermedie. La solitudine è l’unica alternativa ha questa idea. Non staremo qui ha parlarne.
    In alto ormai non abbiamo che una luna puttana. Quella donna procace che circuisce le stelle. Una signora dai seni candidi, lisci; intenta a drogarci e sgualcirci. Questo dobbiamo saperlo. Prima di cominciare. Dobbiamo fare i conti con il Tutto che passa davanti e dentro di noi. Non so se siamo impreparati. Comunque, prepararsi è un’enorme gioia. Un frutto sensuale che si deve ingoiare. Per poi sospirare e rilassarci. Fino a quando i giorni saranno immensi e i desideri saranno diventati poesia e futuro. Attimi più che lunghissimi. Brillanti.
    Queste riflessioni non sono dettate dalla presunzione di aver riassunto un intero concetto, in qualche riga. Sono semplicemente un primo (coraggioso forse) tentativo di porre un punto di partenza. Certamente vi saranno molte persone che avranno modo di ampliare il concetto. O confutarne interamente le argomentazioni. E’ fondamentale che lo si faccia. Bisogna aprire il più possibile il dibattito. Nella consapevolezza che dissertare a proposito della Poesia Meridiana significa parlare di qualcosa di anticamente giovane. L’immaginazione necessita la presenza assidua della realtà e della voglia di girarsi continuamente avanti ed indietro. La presente è una sfida a quanti hanno la volontà di procedere nell’intento. Sospirando sempre e spargendo sale sulle nuvole e sulle pietre dei nostri incanti.
    NUNZIO FESTA
    p.s. fino a ora, queste righe sono state raccolte dalla rivista Liberalia (vi intvito a guardare e frequentare il sito http://www.liberalia.it) e dal sito di Giuseppe Caliceti. Ma mi piacerebbe ne discutessero pure le donne e gli uomini che passno in questo pezzo di internet.
    saluti cordiali

  3. Non è che magari è solo questione di attitudine? Non vorrei passare per razzista, ma forse c’è chi distrugge per costruire e chi distrugge perchè non sa fare altro.
    Niente di eroico in questo, appunto.

  4. Paul Smail, Alì il magnifico
    (Feltrinelli): un profeta del cassonetto…
    “Non maledite la vita! Spegnete i vostri schermi, tutti i vostri schermi! Leggete, uscite, amate, ascoltate musica, ballate, fate l’amore, bevete vino e acquavite, fumate erba o nuocegravi, se vi va, cantate, cantate, cantate nel buio, non tutta la speranza è perduta, vinceremo! infrangeremo gli specchi segreti dello Spettacolo, disperderemo sotto le nostre risate i miraggi del Mercato! popolo, faremo arretrare e fuggire nel ridicolo il People! Libertà, libertà adorata! In piedi, uomini! e voi, donne, le nostre donne, nostre sorelle, nostre madri, nostre compagne, tutte voi che ogni giorno ci date alla luce! Dio è morto? Chissenefrega: noi siamo qui! Dio è vivo? Cin cin! Alla nostra salute! Alla vita! Gli assassini non hanno ancora vinto definitivamente! Bill Gates può cadere un giorno come il suo modello Al Capone! E anche Ted Turner! Forse il popolo russo dissuaderà Putin dal premere il bottone della bomba atomica il giorno in cui le casse saranno vuote, forse il miliardo e rotti di cinesi si stancheranno più in fretta di Madame Chirac di ballare il valzer con il sanguinario Jiang Zemin e i maghrebini dei loro tiranni amici personali di Chevènement. Le Vedove Scozzesi non ci annegheranno nei loro fondi pensione, se ci difenderemo! La Total non inquinerà di petrolio tutti i mari del mondo, se non lo vorremo! Non scenderemo, tremanti come mucche pazze, la dolce china che porta al macello! Noi sappiamo, abbiamo già visto. Mai più! Non ci eliminerete con gli antibatterici Profumo Limone né con gli antiacari spray Aroma lavanda, non ci gasserete con l’auditel, con il credito, con il virtuale, con il prime time, con le misure sociali di controllo, con i sostegni all’inserimento, con i mutui agevolati, con l’istruzione light, con la cultura di massa, con i consumi informatizzati! Troveremo un altro futuro che non siano 35 ore di telelavoro settimanali e il resto del tempo a fare trading on line… La Morte programmata a computer non avrà l’ultima parola! Viva la letteratura! Viva lo spirito romanzesco! Non c’è che questo di vero!!!”.

  5. postoa nche qui la risposta data ad un articolo pstato da alberto giorgio nel suo qui
    scusa alberto, ma non ti capisco, tu ti incazzi tanto perchè non si pubblicizzano i libri e poi posti tale roba? dove non si salva nessuno.
    A me camilleri piace, e anche se non mi piacesse ha fatto vendere così tanto alla sellerio, che questa ha potuto pubblicare tanti giovani scrittori sconosciuti su cui ha scommesso, e non avrebbe potuto farlo senza il successo di Camilleri. Uno di questi è il bravissimo modenese Ugo Cornia. Io non ho mai letto faletti nè piperno,ma non vedo perchè uno debba prendersela tanto con loro solo perchè vendono, se uno scrittore vende parecchio (anche all’estero) fa SEMPRE bene ai libri e non porta via niente a nessuno, anzi. Non è che se piperno avesse venduto meno altri ci avrebbero guadagnato, anzi.
    Io NON leggo piperno, ma non credo che se gli altri vendono poco sia colpa sua.
    Aldo nove? ma che cavolo c’entra aldo nove? non è che è solo perchè scrive su Liberazione?
    E Sanguineti poveretto che ci fa lì in mezzo? e Wu Ming? Beh metteteci anche … Prodi che così poi facciamo il pieno;-)
    Ma qui non c’è più una critica sacrosanta, ma solo risentimento politico in libertà. E minimum fax non è forse una piccola casa editrice? e fernandel? Si piccole ma forse anche di sinistra. Beh non è così che mi piace.
    Allora le piccole case editrici da sponsorizzare sarebbero forse solo quelle di destra?
    no, no, no, non ci siamo.
    E poi … regole serie di scrittura?
    ah ah ah ah ah a ah, manco gordiano lupi fosse Poe
    :-))))

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