Girolamo De Michele interviene a "Omaggio a Pier Paolo Pasolini", fino al 16 novembre fra Pescara e Chieti. Più sotto potete scaricare il testo integrale del suo discorso. Qui l’incipit (che merita assai, come tutto il resto).
Questo mio intervento ha per titolo Pasolini e Calvino: sono quindi in dovere di spiegare il titolo, per cominciare. Questo titolo allude a una lettura comune dei due autori nominati: dunque questo intervento si pone dal punto di vista dell’eventuale lettore di Pasolini e Calvino, e ha per obiettivo l’effetto che questa lettura congiunta, o parallela, o a mollichelle, ha sul lettore. Intendiamoci, non sto cercando di minimizzare le cose che dirò con un maldestro tentativo di abbassare il livello della mia lettura: se ci pensate, la Retorica di Aristotele è un testo centrato sull’effetto che la tragedia ha sullo spettatore, più che un manuale di scrittura tragica o un saggio di critica del genere teatrale. Sto semplicemente chiarendo che intervengo dl punto di vista del lettore, non da quello dell’autore (che in altri momenti potrei essere) o del critico (che non sono): dopo tutto un punto di vista devo pur assumerlo, per evitare sovrapposizioni di piani e ambiguità di vario genere. E poi, scusate se tiro anch’io la giacchetta a un critico tedesco molto citato negli ultimi tempi (forse perché ha scritto su Pasolini), Hans Magnus Enzensberger. Sto parlando del suo celebre paragone tra la letteratura e l’Alka-Seltzer: da quando la letteratura è stata coinvolta nel processo di socializzazione, l’istituzione letteraria si è dissolta come il cialdino nel bicchiere della società. Essa non è finita, è dappertutto; ma ha perso peso, e con essa «le subistituzioni che ne dipendono» si sentono scalzate da nuove istanze sociali, e la loro inquietudine trapela da domande che si fanno insistenti e un po’ lamentose al tempo stesso: il computer non danneggerà la lettura della pagina cartacea? Il best-seller acquistato (non regalato!) con il quotidiano non toglierà spazio ai classici? chi toglierà Dan Brown dalla mano della casalinga di Voghera? e soprattutto, benedetta ragazza mia, dove andremo a finire? Queste domande, troppo serie perché io possa affrontarle, sono l’espressione di quegli stati d’animo di cui parlava il critico tedesco: «i critici letterari avvertono che il loro potere si sbriciola, i vescovi e pontefici del ramo hanno chiuso bottega, e gli studiosi di letteratura sono tormentati da ogni sorta di frustrazioni e dubbi circa il senso della loro attività. Le loro roccheforti universitarie somigliano ad avamposti che nessuno più assedia». Tramontati o intristiti i critici, scomparsi gli autori con la A maiuscola, non resta che rivolgersi ai lettori: l’ultimo best-seller della critica non è forse stato Come un romanzo di Pennac? E del resto se, come suggerisce il critico tedesco, guardiamo al fondo del bicchiere, ci accorgiamo che l’Alka-Seltzer ha lasciato un residuo sul fondo: la letteratura si è dissolta come istituzione, ma qualcosa di essa si oppone alla dissoluzione, un residuo tenace del concentrato originario: secondo me quel residuo è il piacere del testo, quel tenace quasi-niente che ci fa spostare di un’ora il momento di spegnere la luce per andare a letto per la stessa legittimità con la quale decidiamo di non leggere l’ultimo capitolo di Anna Karenina.
veramente notevole questo pezzo bravo girolamo
georgia
Posso farvi una confidenza? Non ne posso più di celebrazioni pasoliniane (Pasolini de ‘qqua, Pasolini de’llà…) E pensare che avevo dato un contributo anch’io con lo struggente “Fritti corsari”:-/
OT
vi segnalo che ho postato un interessante, ma veramente interessante articolo di evangelisti, su Le monde diplomatique del 2000 sulla fantascienza: “Il mondo vero della fantascienza” forse lo conoscete già, ma se non lo conoscete vi consiglio di leggerlo.
segnalo un refuso:
‘e soprattutto, benedetta ragazza mia, dove andremo a finire?’
è da intendersi invece:
‘e soprattutto, Benedetti ragazza mia, dove andremo a finire?’
ehm, lipperatura: ‘roccaforti’, non ‘roccheforti’.
Accademia del biscottino: per quanto ti suoni male “roccheforti”, ti avviso che sta entrando come termine “non dialettale” nel linguaggio comune, e da lì in poi, di solito, la burocrazia della parola si limita a registrare la metamorfosi.
veramente la crusca ha sbarellato stavolta perchè il devoto-oli riporta come esatto solo roccheforti
Georgia, come fai a essere d’accordo contemporaneamente con la Benedetti e con De Michele, se dicono l’esatto opposto?
ho detto che sono d’accordo?
dove?
ho detto che è un pezzo notevole, mi sembra una cosa molto differente 😉
Io non sono quasi mai d’accordo con nessuno.
geo
Georgia: lo sapevo benissimo che l’inviato dell’Accademia aveva sbarellato, cercavo di esprimere lo stesso concetto senza apparire saccente, ma grazie per la precisazione.
“ho detto che sono d’accordo?
dove?
ho detto che è un pezzo notevole, mi sembra una cosa molto differente 😉
Io non sono quasi mai d’accordo con nessuno.
geo”
PS: la cosa mi rallegra, anzi ci aggiungo pure un emoticon (pensato).
E’ importante non essere mai d’accordo con nessuno, tanto quando è importante non prendere mai posizione e non esprimere un parere proprio: adesso sì che ti riconosco.
Complimenti per il tuo blog, ben trovata, NM
ivan, io non prendo mai posizioni???????
ah ah ah ah ah ah…
Solo che, obbiettivamente, non le prendo mai per motivi personali o di rancore generalizzato e umorale, come spesso fai tu.
mi dispiace mettere un OT e me ne scuso:
per quelli di milano e roma
Domani lunedì 14 e martedì 15 sit-in per protestare contro l’uso a falluja del fosforo bianco.
Lunedì 14 novembre ore 16.00
Sit – in presso Ambasciata Usa a Roma
via Veneto
Martedì 15 novembre ore 18.00
Sit – in di fronte al Consolato Usa a Milano
via Durati – L.go Stati Uniti d’America –
[…]
Per ulteriori adesioni: stampa@unponteper.it; castagnini@arci.it
–
L’appello dei promotori per intero lo potete leggere nel mioblog
Giorgia e Roquentin, coppia perfetta!
@Lucio
vero, dopo un po’ si comincia a non poterne più delle ricorrenze, magari sarebbe bello che di Pasolini si parlase il 27 marzo 2007, per il suo non-compleanno: però non succede. O meglio, succede che tra un anniversario e l’altro di Pasolini ne abbiano parlato (e ne parleranno) e se ne siano appropriati (e se ne approprieranno), tanto per citare quell’epidemia di cui parla Calvino nella lezione sull’esattezza:
i ciellini, cioè (gli eredi di) quelli che nel 1975 dissero: se l’è cercata;
i (post)fascisti come Fini, la sera dell’assassinio di Carlo Giuliani, in TV, cioè (gli eredi di) quelli che nel 1975 distribuivano volantini dal titolo: Uno di meno.
E anche oggi, in corso di commemorazioni, ne parlano: un consigliere regionale (post)fascista abruzzese, per protestare contro i soldi spesi dalla regione Abruzzo per un convegno su uno srittore non-abruzzese nel quale viene invitato un trans (Vladimir Luxuria);
il Domenicale (e non aggiungo altro: mi vado a rileggere “Il romanzo delle stragi” per pulirmi le dita lordate dalla sola menzione della testata).
Quindi porta pazienza, se queste occasioni servono a dar visibilità a chi (non solo oggi, non da oggi) ha qualcosa di serio da dire su PPP prendiamole al volo. Nelle battaglie culturali ci sono anche posizioni da difendere.
forse un po’ meno parole, nell’intervento su pasolini/calvino, un po’ più di esattezza e leggerezza e secchezza e un po’ meno auto-exibiscion, avrebbero giovato al senzo der discorzo che soprattutto si sarebbe potuto cogliere più facilmente, invece di dover vagare a lungo nella compattezza del textum, dopo averlo stampato, senza essere riusciti a rimandare di un’ora il momento di spegnere la luce, che invece risultò anticipato e non di poco, gerolamo, e quel che è peggio senza averlo trovato (il senso, dico), o nel timore di averlo sorpassato senza vederlo.
ero tash, qui sopra.
Boh, a me il senso pareva chiarissimo, negli ultimi anni un famigerato testo intitolato “Pasolini contro Calvino” ha diffuso idee mica poco sconclusionate, che poi sono servite da pezza d’appoggio per l’altrettanto famigerato discorso sulla Restaurazione. Parlare di Pasolini E Calvino (non CONTRO) e dimostrare che la strada percorsa dall’uno non era inconciliabile con quella percorsa dall’altro è un modo di “resettare” tutto.
Mi piacque assai la sentenza di tashtego e faccio segni di assenso pressoché in toto,
ecco
Mario Bianco
Ma non è che non l’avete capito per limiti vostri? No, perché se si parla di “sentenza” io voglio anche sapere chi erano i giurati 🙂
Melloni non fare lo gnorri, tu ben dovresti saper che significa sentenza
Ahimé, Melloni, non vidi il sorrisino fatto col segnino e la presi sul serio, (nel serio…vabbè)
tash, attento a sorpassare il senso senza vederlo: voltandoti indietro a cercarlo ti sfugge la curva davanti
Girolamo, hai ragione da vendere. Non badare ai miei guaiti estemporanei:-/
@ lucio
sono per la libertà di guaito, anche tra i non-canidi 🙂
la mia non era una sentenza, ma un’opinione.
espressa un po’ da stronzo, cioè in termini brevi et perentorii.
peccato perché il pezzo di de michele mi piaceva, mi prometteva, slappavo già stampandolo.
forse fu l’aspettativa.