MOTIVI DI SCONFORTO

– Il fatto che nessuno, durante l’ultima puntata di Annozero, abbia risposto all’ineffabile Nicola Porro quando sosteneva che il vero bersaglio della protesta degli studenti doveva essere il welfare, e naturalmente i pensionati succhiasangue.
– Il fatto che nessuno abbia ricordato che i pensionati succhiasangue sono i più poveri d’Europa, semmai.
– Il fatto che nessuno abbia tirato fuori i dati sulla disuguaglianza economica in cui il nostro paese eccelle.
– Il fatto che quando si risponde – giustamente e anzi molto giustamente – alla lettera di Roberto Saviano si tirino fuori tutt’altre faccende rispetto ai contenuti della lettera, e si approfitti dell’occasione per sottolineare che tanto lui è ricco e famoso.
– Il fatto che Marco Revelli ha disperatamente ragione.
(A proposito di lettere: questa, sia pure con qualche distinguo sull’incipit, è una signora lettera)
(Di nuovo a proposito: Giovanna Cosenza e la sottoscritta spesso si muovono in sintonia senza saperlo)

89 pensieri su “MOTIVI DI SCONFORTO

  1. Concordo pienamente: e i dati resi noti sulle prossime “pensionabilità” sono da brivido: quello che sinceramente non accetto di Saviano è il suo volere stare in mezzo a tutto: pur condividendo i contenuti non sono d’accordo con il metodo: i giovani farebbero bene a chiedere l’annullamento di leggi e leggine anti democrazia sindacale e contrattuale: a iniziare da quelle di Treu e di Biaggi: farebbero bene a contestare contro la Bocconi (che inventa “trucchetti” e non posti di lavoro) e contro l’ostensorio della Triplice Sindacal-parassitaria che li ha benedetti: un saluto

  2. Cara Loredana – bellissima la lettera di Paolo La Valle – e anzi ti/gli sono grata per aver dato forma a dei miei sentimenti. I quali invece erano fermi a una specie di risentimento verso Saviano e verso chi non capisce un semplice problema di quando tu, cittadino vuoi andare sotto al palazzo dove c’è il potere che ti rappresenta e che tu hai eletto e che ti sta mandando in ginocchio, e tu – non ci puoi andare. Non è che io non capisca le esigenze dell’ordine pubblico – è che penso che il 14 si sia assistito a una stratificazione di etiche, a un momento in cui quello che manifesta dice – io cazzo voglio andare la sotto, perchè voglio che mi sentano che sentano la mia voce, che questo è anche il mio paese e la mia città. Io non voglio che questa protesta sia come tutte quelle che ho visto negli ultimi dieci anni – che a furia di giorni gioiosi di riflessione, e allegra partecipazione sono diventate pic nic, faccende slabbrate e demotivate.
    Oltretutto, ci sarebbero anche gli estremi per prendere sti ragazzi delle forze dell’ordine e farci due chiacchiere – dal momento che fanno un lavoro da cani e sono trattati economicamente come pezze da piedi. Se non erro qualche giorno prima avevano scioperato anche loro.

  3. Dire che criticare Saviano è soltanto un modo per avere visibilità è un altro mattone tolto dal muro della democrazia. Quando ho ascoltato i suoi monologhi ero in silenzio e volevo imparare qualcosa. Da quella lettera non si impara niente, se non una verità parziale e poco obiettiva. E’ vero che non è bello vedere dieci ragazzi pestare un poliziotto, ma non è altrettanto bello vedere dei poliziotti passare sopra un ragazzo pestato e lasciato in terra. Saviano non ha verità assolute, per fortuna.

  4. Mirco? Non mi sembra di scrivere turco. Ho detto che criticare Saviano va benissimo per quanto riguarda i contenuti di quel che ha scritto. Criticare Saviano, come ho letto in questi giorni, con argomentazioni che spaziano da “mette il copyright sotto l’articolo” fino a “Saviano lavora da cinque anni, Lucarelli da quindici” ha molto meno senso.

  5. Mirco,
    sul mio blog ho detto che lo sport di criticare Saviano *anche* (o peggio: *solo*) per ottenere visibilità è stato ampiamente praticato. E ho preso come esempi due critiche che in questo caso non mi sono piaciute perché, da altri pulpiti, soffiano sul fuoco delle violenze in strada. Come sta soffiando sul fuoco delle violenze in strada anche il governo, per voce di Gasparri e altri.
    Non le pare che tutto ciò vada nella direzione che Saviano – pur con alcune semplificazioni, certo – indicava nella tanto criticata lettera?
    Insomma, se alla lettera di Saviano si risponde con una lettera come quella di Paolo La Valle del collettivo Bartleby di Bologna, da Loredana linkata, nulla da dire: è una lettera che dialoga davvero, una lettera autentica.
    Se alla lettera di Saviano si risponde accusandolo di parlare da un pulpito e essere ipocrita, ma a propria volta si parla da un pulpito e, per giunta, si soffia implicitamente sul fuoco della violenza come stanno facendo molti altri in questo momento, be’ non mi sta bene.
    Il che NON implica che non si possa criticare Saviano, anzi. Come dice lei, Saviano non ha certo verità assolute. Come non ce le ha nessuno, né tanto meno io.
    Ciao!

  6. Quando ho sentito parlare di anziani ad Annozero, ho pensato subito a te e al tuo libro. Puoi mica inviargliene una copia o partecipare alla prossima trasmissione per un contraddittorio?

  7. sostenere che nell’attuale contingenza si doveva protestare contro il welfare e i pensionati è lo specchio di questa classe dirigente lugubre e ridicola.Peccato perchè in altre occasioni Porro l’avevo sentito sostenere argomenti interessanti.Suggerisco a lorsignori un giretto negli uffici rateizzazioni di equitalia,se non temono che la loro immensa frivolezza si lasci impressionare negativamente dalle lacrime di un cinquantenne, o nei luoghi pubblici deputati all’incontro tra domanda offerta di lavoro,se gradiscono,come mi pare succeda,la vaquità.Il tutto prima che,prendendo atto delle cretinate finora sostenute,possano ritirarsi nell’Hotel dei cuori spezzati
    http://thecaliforniaburrito.com/files/mp3/Rock/Jefferson%20Airplane/15%20Volunteers.mp3

  8. La mia impressione è che Saviano si trovi nella scomodissima posizione di chi vince un nobel. Magari per la medicina. E per un bel po’ lo si scomoda con domande su questioni su cui non ha una specifica conoscenza. Ma solo un opinione, più o meno condivisibile ma che vale quanto le altre. A titolo personale credo che maggioranza degli osservatori tenda a leggere gli scontri di piazza come una replica degli anni Settanta. Siamo nel 2010 credo che i manifestanti avessero altre cose in testa, più o meno condivisibili ma lontane anni luce dalle istanze dei movimenti degli anni passati. Questi scontri somigliano più a quanto accaduto in Grecia lo scorso anno che all’Italia del settantasette. Poi due conti sulla realtà bisogna pur farli. La coperta è diventata drammaticamente corta per una serie di motivi: non ultimo il fatto di non voler accettare che il walfare italiano è costruito a misura di un mondo e di un lavoro che non esistono più o sono marginali. Mi è capitato di vedere una – bella – puntata d’inchiesta sulla crisi industriale del distretto di Sassuolo. Ero in casa di persone che lavorano con la partiva e i loro redditi medi erano nettamente inferiori a quanto prendevano quei lavoratori in cassa integrazione. Chi si occupa di chi non ha diritti o coperture semplicemente perché non rientra nella casella prevista? Capisci Loredana, lo so che le pensioni sono drammaticamente basse e inadeguate ma non si può pretendere che se ne occupi chi – pur versando contributi vertiginosi – si vede prospettare una pensione di 250 euro. Ripensare il walfare significa anche accettare che ci siano delle rimodulazioni, una rideclinazione dei diritti e dei doveri. Altrimenti eccola qui la guerra tra poveri.

  9. A proposito di Saviano: ho letto alcune critiche che condivido appieno, rivolte, appunto, agli argomenti. Tra cui quella di Evangelisti e quella dei 99 Posse.
    A proposito dell’ineffabile Porro: certe frasi non sono dette a caso.
    E’ una strategia usata da tempo, quella di voler mettere le generazioni le une contro le altre, per creare false tensioni e falsi bersagli, deviando frustrazione e rabbia dai veri responsabili. Cosi’ come con il razzismo e i vari capri espiatori.
    La stessa Gelmini, dopo la manifestazione della CGIL, aveva detto che era “paradossale” vedere i giovani manifestare con i pensionati.
    E’ salutare, invece. Vuol dire che certi giochetti cominciano a mostrare la corda, a fronte di una realta’ sempre piu’ drammatica, per quanto chi li propone possa contare su innumerevoli e, appunto, spesso incontrastati, palchi mediatici.
    Perche’ ritengo che solo coalizzandosi, ritrovando solidarieta’ e compattezza fra i vari strati sociali penalizzati dall’attuale sistema, si possa tentare di invertire la tendenza.

  10. Il problema, purtroppo, credo sia strutturale. Si sta discutendo di aspetti secondari, se Saviano ha il 70% o l’80% di ragione e in che misura è giusto criticarlo. Chi scrive su questo e altri blog ha quasi sempre ragione, figurarsi se sono sbagliate le ragioni della protesta! I problemi veri, però, rimangono. Un solo esempio sulla scuola: mentre i tg non ci informano, in molte province, alle elementari, un giorno sì e uno no i bambini entrano con un’ora di ritardo per lo sciopero delle maestre e dei maestri. Rinomati facinorosi sovversivi! Superiori, università, praticamente tutte le categorie professionali (persino medici e forze dell’ordine) hanno manifestato negli ultimi mesi. Il problema è la cecità dei nostri governanti

  11. Barbara: ben vengano le rimodulazioni, ma non a scapito di chi vive già con 500 euro al mese (media di una pensione femminile). Il problema è che si vuole davvero una guerra fra poveri: e non è ripensando il welfare che se ne esce. Semmai, unendo i poveri, e non dividendoli come si sta, non da oggi, tentando di fare.

  12. @Loredana
    Forse mi spiego male. Non mi è mai passato per la testa si debbano toccare le pensioni al minimo. Ripeto non sono un’economista. Tuttavia per un paio di generazioni i diritti si sono trasformati in privilegi – intoccabili. A me sembrerebbe normale che al benemerito allungamento della vita media corrisponda un allungamento dell’età lavorativa. Salvo lavori usuranti o situazioni di impossibilità accertata. A lei sembra normale che un gruppo di professionisti guardi con una sorta di invidia un gruppo di cassa integrati? A me no. Non sono cattivi né gli uni né gli altri. Solo che i professionisti – a oggi – se cessano le commesse si trovano completamente privi di un qualsivoglia sostegno. Le premesse della guerra tra poveri le ha gettate un’intera classe dirigente – non solo politici – che si è rifiutata di governare i processi economi del cambiamento. Purtroppo la media delle pensioni femminili (e sto pensando anche a mia madre) è tale anche perché si tratta di pensioni di reversibilità. Ragionare su un nuovo walfare non significa – per me – espropriare mia madre della sua modesta pensione ma pensare a una copertura minima per gli atipici – oramai maggioranza assoluta.

  13. Su Studenti, Saviano e dintorni:
    Ho sinceramente trovato la lettera di Saviano priva di spunti originali. Una lettera che probabilmente sarebbe passata inosservata, se non fosse stata firmata da chi, come lui, ci ha abituati ad altre e più coraggiose espressioni.
    Anch’io come La Valle, nella sua lettera ho trovato un analisi di tipo binario, 0 e 1, buono e cattivo del movimento, violento non-violento, bianco e nero.
    Esiste il grigio, anzi esiste tutta una serie di sfumature di questo colore. Sono figlie di esperienze, storie e formazioni diverse. E anche di esasperazioni diverse. Io non mi sono sentito costretto a venti anni a scendere in piazza per rivendicare un futuro. Io avevo una speranza in un futuro migliore del presente che questa generazione non ha.
    Siamo stati incapaci di offrire loro qualcosa di migliore. Almeno non limitiamoci a giudicarli con categorie preconfezionate.
    E se veramente l’obiettivo è quello di costruire una partecipazione, la più ampia possibile, dobbiamo essere capaci di non cadere da un lato nella trappola della criminalizzazione di comportamenti semplicemente antagonisti e dall’altro dobbiamo essere pronti a metterci in gioco insieme ai nostri figli. Sembra finito il tempo delle belle parole. Intorno a noi una babele di voci in greco, inglese francese e ora anche italiano, reclama semplicemente quei diritti di cittadinanza che la Costituzione gli attribuisce.
    E’ la rottura del patto costituzionale da parte di chi governa che comporta l’inevitabile disubbidienza civile.
    Su Pensioni e welfare @barbara
    Regna al riguardo molta confusione.
    Per chiarirsi le idee basterebbe dare uno sguardo attento all’ultimo bilancio dell’INPS.
    I lavoratori dipendenti, i casintegrati non sono privilegiati perchè le loro pensioni (e anche i loro ammortizzatori sociali) se le sono pagate da soli. Anzi, le stanno pagando e le pagheranno anche ad altre categorie come lavoratori autonomi e dirigenti d’azienda. Hanno inoltre pagato anche gran parte di quella assistenza che sarebbe dovuta essere a carico della fiscalità generale. Da ultimo stanno pagando la precarietà lavorativa dei propri figli, e non soltanto in termini economici. Il reiterato tentativo di mettere una generazione contro l’altra, nasce dalla volontà di fare pagare ancora e sempre agli stessi che già subiranno gli effetti delle riforme pensionistiche passate e future. Altro che rimodulazioni!
    Fin quando in questo paese i dipendenti guadagneranno ufficialmente meno dei propri padroni e gli schiavi saranno chiamati collaboratori a progetto non ci sarà rimodulazione del welfare che tenga!

  14. Oh, “unendo i poveri”. E come li uniamo i poveri, scusi, con il ricorso alle “narrazioni” o mostrandogli il welfare Scandinavo in uno sciuagurato tentativo di imitazione dell’impossibile?
    Come se queste manifestazioni di violenza fossero inquadrabili come voluta strategia (infantile) e non come impulso all’idigenza irrisolvibile (adulta).
    I latini seguoni ai greci, nelle deità e nella nemesi. Ieri come oggi.

  15. @ Per Roberto Celani
    credo lei confonda i lavoratori autonomi degli anni Cinquanta – Sessanta, con la massa delle partite iva – copertura di lavori parasubordinati. Certo che la cassa integrazione se la sono pagata. Non lo discuto. Ma per paradosso alcuni possono guardare con “invidia” al compenso di un cassaintegrato. Senza nulla togliere ai suoi diritti.

  16. @Barbara
    Non confondo i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti) con i lavoratori parasubordinati.
    Conosco bene entrambe le categorie per motivi professionali. E so ancor meglio che sotto il termine parasubordinato si nasconde di tutto…
    Indicavo solo un elenco di motivi per cui l’invidia nei confronti dei lavoratori dipendenti, magari cassintegrati,da parte dei precari, è appunto da considerare un paradosso e non motivo per accettare una guerra fra poveri reali…mentre i poveri apparenti leggono il Giornale di Porro sulla tolda del proprio Yacht…
    Il problema non è ridistribuire il welfare ma far pagare la crisi a chi ne beneficia e ne è anche l’artefice.

  17. Ma insomma Porro ha fatto il suo, cioè niente e poi sostengo da tempo che gli ospiti di Annozero vengono messi ad per creare una stato di ansia di cui sinceramente non abbiamo bisogno. Abbastanza triste che i problemi reali del paese diventino auditel, siamo all’impazzimento generale. Motivi di sconforto? Fossero solo questi: c’è questo risentimento nei confronti dei pensionati che mi preoccupa molto. Un Welfare che è diventato una barzelletta. Poveri, noi (leggetelo Revelli). Tira una brutta aria e non soltanto meteorologica. Poi questa inerzia da pc che mi ha ormai rotto i bajons. Stiamo qui a biascicare: ma una gruppo di blogger, compresi quelli di Nazione Indiana non possono andare dal presidente della repubblica e dire con pacatezza e disperazione i motivi di sconforto? Io ci sto e voi?

  18. concordo integralmente con quanto scrive barbara. (Tra parentesi anch’io sono una partita IVA e guadagno meno della mia amica d’infanzia in cassa integrazione da 3 anni (considerando che non ho alcun tipo di copertura). Senz’altro guardo al suo compenso con invidia, anche perché è integrato da lavori ‘extra’ che ha tutto il tempo di fare. Ogni tanto le pagano anche un corso di formazione/riqualificazione. Bene.
    .
    Per quanto riguarda il modello svedese forse lo invidiamo per le ragioni sbagliate, come leggevo oggi su un altro blog. “La ricetta della resurrezione svedese non andrebbe dispersa: basse tasse alle imprese, privatizzazioni (a cominciare dalle scuole) e deregolamentazione dei mercati.” Qui il video sulla rinascita svedese secondo alcuni economisti:
    .
    http://www.youtube.com/watch?v=ENDE8ve35f0&feature=player_embedded
    .
    “The Nordic nation became rich between 1870 and 1970 when government was very small, but then began to stagnate as welfare state policies were implemented in the 1970s and 1980s”.
    .
    Non sono un’economista, ma mi è sembrato interessante, magari c’è qualcuno in grado di commentarlo. Anche la Svezia ha dovuto, quindi, rivedere il suo modello di welfare. Come dovremo certamente fare noi – e uso il futuro, non il condizionale.

  19. @diana
    “basse tasse alle imprese, privatizzazioni (a cominciare dalle scuole) e deregolamentazione dei mercati”
    Ancora qualcuno che racconta la favola ultraliberista???
    Hai davanti ai tuoi occhi i suoi risultati.
    Ecco, il fatto che le vittime di questo sistema si adoperino per alimentarlo è qualcosa che ormai va oltre ogni ragionevole masochismo.
    Non volermene.

  20. Dal mio punto di vista l’Italia somma gli aspetti peggiori del liberismo con quelli del peggior statalismo. Questo ne fa un paese bloccato – e non da oggi. Comprendere le ragioni di chi ha perso il lavoro non ci esime dal vedere l’abbandono in cui versano almeno un paio di generazioni. La flessibilità avrebbe potuto essere un’occasione, se fosse stata governata. Si è preferito “lasciarla andare”. Non è un caso se il sindacato finisce per non raccogliere più le istanze di tanti lavoratori. Per chi ne ha amato la storia è un dolore. Tuttavia anche la loro miopia ci ha condotti fin qui. Credo – e non me se ne voglia – che sia irragionevole masochismo non vedere dove siamo e a che punto. Sono finiti i soldi – questa è un’incontestabile certezza. Non crederemmo mica li abbiano “mangiati” solo i politici?

  21. Concordo con Roberto e aggiungo, sgomenta: ma davvero il discriminante che fa invidiare una persona in cassa integrazione e’ il “guadagno”, la “sicurezza” di avere comunque un lavoro?
    Capisco il concetto di guardare il giardino del vicino che, se non piu’ verde, magari e’ solo meno giallognolo, ma bisogna, come direbbe un monsignore, contestualizzare.
    Se passa questo concetto, non solo sono perfettamente riusciti nell’intento, a forza di anni e anni di martellamento individualista esasperato, di mettere le persone le une contro le altre a torto, anziche’ in coalizione contro i comuni, non voglio dire nemici, ma almeno antagonisti, ma hanno fatto di piu’ e di peggio.
    A meno che (sgomento ulteriore) non si parta dal pensiero sotteso che magari, per un uomo, va be’, e’ un’umiliazione, un problema, ma per una donna e’ diverso, ci sono tante altre cose oltre al lavoro…
    Ma davvero pensate che ci sia qualcosa da invidiare in una persona in cassa, una persona in mobilita’, una persona con contratto a tempo indeterminato messa a frollare nel mobbing perche’ si licenzi o semplicemente tollerata fino alla pensione?
    Sapete cosa vuol dire l’umiliazione di una storia, una professionalita’, studi, esperienze, progetti e pensieri di vita e consapevolezza del se’, che di colpo non contano nulla?
    Credete che essere sfruttati sia peggio che essere ignorati, gettati, sentirsi inutili, non avere piu’ un proprio ruolo nella societa’, una dignita’?
    E’ distruzione dell’individuo nelle sue stesse fondamenta. E’ costringerti a vergognarti se esisti. E’ minare alle basi tutto cio’ che, come recita una sempre piu’ sbiadita Costituzione, dovrebbe essere nostro diritto.
    La tua vita, poi, in ogni caso, non sara’ piu’ la stessa.
    Davvero, se siamo a questi punti da queste parti, ricostruire qualcosa che assomigli a una societa’ sara affare serio.

  22. Scusate se intervengo di nuovo ma le incomprensioni sono tante. Credo sia io sia Diana – cerchiamo di spiegare una cosa non bella. Guardare con “invidia” a chi ha la cassa integrazione significa ammettere l’esistenza di una vasta gamma di lavoratori che non godono neanche di quella tutela. Non significa auspicare che venga tolta. Ma si può desiderare di avere un walfare che copra anche altre esigenze? Si può dire la parola “sussidio di disoccupazione”? La ricostruzione della società passa anche per l’ascolto di istanze diverse. Ho la massima comprensione per la situazione di cui parla Milena ma vorrei essere ricambiata. Hai un’idea di cosa significa essere pagati regolarmente in ritardo? Non poter contare sui soldi che hai guadagnato? Per non dire dei compensi… Versare contributi per una pensione che non vedrò mai. Non capisco come sia venuto in mente a qualcuno che ci si riferisse alle donne – vale per tutti, maschi e femmine.

  23. @roberto celani. “Ancora qualcuno che racconta la favola ultraliberista???” No. Ma barbara ti ha già risposto, meglio di quanto avrei saputo fare io. Non imputiamo tutto il male al liberismo e tutto il bene al welfarismo (a quanto pare, i benefici del modello svedese non vengono tutti o solo da lì…)

  24. p.s. sempre dal blog da cui ho citato il passaggio sul welfare, e proseguendo il discorso si barbara su quale welfare, e come:
    .
    “Il fatto è che la Svezia ancora oggi ha una spesa pubblica molto elevata e una tassazione personale altrettanto elevata. Penso quindi che la lezione sia: volete un welfare esteso? Occorre uno Stato efficiente e iperliberismo in tutti gli altri campi della vita sociale (in Svezia anche le strade sono privatizzate). Noi purtroppo non abbiamo nè una cosa nè l’ altra. E non sono cose che s’ inventano dall’ oggi al domani con un decreto legge, è questione anche di cultura.”
    http://broncobilli.blogspot.com/

  25. Spiegatemi perchè salari,stipendi e pensioni dopo un anno di euro si son trovati con potere d’acquisto dimezzato senza che nessuno, destra sinistra centro lato sotto,abbia mai fatto realmente qualcosa?
    Per favore,risparmiatemi il solito alibi di B,perchè è troppo facile,o credete davvero che dopo b non ci saran più i Marchionne e soci e tutta la massoneria che comanda in europa?

  26. sono il padre di un ragazzo
    ragazzo silenzioso
    le mani legate di gioia
    conosce le mie musiche – ma sa di più
    conosce i miei libri – legge i suoi
    cerca la cabala e il sephirot nei cieli
    “Nietzsche” dice ” è stupido”
    “la matematica ha guarito l’afasia a
    tre anni di Einstein e il videobang di Dio”
    – i capelli corti – è diverso –
    sono padre dalla sua voglia di ridere
    e piccoli segni delle sue mani –
    lui cerca un senso nell’infinito
    io in un pezzo del tempo –
    con le sue dita infantili ha spaccato
    oggetti bruciato il malessere in strada –
    il colpevole sono io – ho sempre detto
    la felicità è possibile in questa vita.

  27. Un paese con sempre più gente con le pezze al culo …
    e come sempre dove la povertà si fa sentire arrivano guerre e intolleranze.

  28. Oh, che bello, il tormentone sull’insostenibilità del welfare svedese! Non vedo l’ora che saltino fuori i numerosi suicidi (sapete, la gente non ha speranza se decide tutto lo stato!) e le leggi eugeniche (erano proprio nazisti!) – insomma, il solito anbaradan.
    Non vedo l’ora, più seriamente, che smantellino il loro insostenibile welfare – giusto per non far venire delle idee sbagliate a gente che non conta nulla e si limita a pesare sul bilancio dello stato. Che si facciano delle belle assicurazioni private e comincino a muoversi autonomamente sul mercato azionario come fanno nei paesi avanzati e che non conoscono crisi come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e l’Irlanda…
    (insomma, questi pipponi ideologici che non valgono i pixel che occupano sono i liquami di gente rimasta a teorie accademiche degli anni Settanta e Ottanta e da allora, come Emile Zola secondo i Goncourt, vivono in una bara con un buco per mangiare e un altro – forse – per scopare…)

  29. @Hommequirit Perché impossibilità del modello scandinavo? Perché si basa sul fatto che (quasi) tutti paghino le tasse e che la gente voglia le cose per diritto e non per privilegio? Perché cerca di limitare baby pensionati, malati immaginari e sperperi vari?
    @Diana In che senso strade privatizzate? Trafikverket è responsabile per la manutenzione di strade statali ed autostrade, che NON sono a pagamento.

  30. Stefano, forse Diana si riferiva alla consuetudine di affidare ai proprietari delle case di fronte ad aiuole pubbliche, la manutenzione tipo pulizia e sfalcio dell’erba. Succede in Australia – in Inghilterra ho visto una amica telefonare al comune perchè l’erba del pratino di fronte era stata rovinata dai lavori, e il giorno dopo c’era un camioncino a riparare il verde. In Germania in alcuni centri ognuno è tenuto a spalare la neve per tenere sgombro il tratto di strada su cui affaccia la casa. Ma queste sono quisquilie…eccentricità :-/

  31. @stefano. Citavo dal post di un altro blog (che ho linkato) in cui, proprio ieri si parlava di welfare svedese. Ci sono anche due video interessanti. Io non ne so molto di economia – o di Svezia! – ma effettivamente da quel post e dai video emergevano elementi del modello svedese – e del suo successo – che vengono spesso lasciati in ombra (liberismo, privatizzazioni, ecc.). Potrai dirci tu, che vivi lì….

  32. Ma NON è assolutamente vero che il 75% delle donne svedesi lavorino per lo stato! (anche perché, proprio a causa delle privatizzazioni, il settore pubblico si è ridotto). Anche perché uomini e donne godono degli stessi diritti.
    La verità è che il 75% degli impiegati statali era donna nel 1984, cosa molto ben diversa. Parliamo quindi di donne in professioni tradizionalmente pagate meno come infermiere, maestre d’asilo, insegnanti, assistenti sociali,…
    Sul discorso concorrenza pubblico/privato, privatizzazioni ecc. potremmo aprire un dibattito eterno. Vero è che se confrontiamo Italia e Svezia e le privatizzazioni/apertura alla concorrenza di societa simili come Telecom/Telia, Ferrovie dello Stato/SJ, ENEL/Vattenfall la Svezia è molto più “avanti”.

  33. Bastava e basta e basterebbe citare l’ultimo dato circa la distribuzione della ricchezza in Italia (e nel mondo) per trovare soluzioni che non si rifacciano a vecchi schemi di un capitalismo di stampo ottocentesco. Anche se un barbone 😉 ottocentesco la soluzione l’aveva pur trovata: Ad uno stadio di sviluppo tecnologico e ad una ricchezza complessiva tali da bastare al benessere di tutti si provvederà (ragionevolmente e dunque per “ragioni” di spicciola e fattiva convivenza ) a distribuire e lavoro (meno lavoro) e (più) beni e servizi essenziali in misura equa. Mica parliamo di espropri e di abolizione (totale) della proprietà. Si tratta di limitare semplicemente la rapacità di pochi a beneficio dei molti. Non è, ovviamente questione di rivoluzione e di presa del Potere. Si tratta più semplicemente di avvicinarsi gradualmente a quella che rimane l’UNICA soluzione alternativa alla barbarie che inevitabilmente ne sortirebbe dagli squilibri economici e sociali che quel capitalismo di stampo ottocentesco di cui sopra… con quel che segue….

  34. Ringrazio Diana per avrmi segnalato la vostra discussione.
    Riporto solo le fonti dei miei dati. Veniamo al passaggio contestato:
    “Swedish women in the workplace who become pregnant must under Swedish law be given all sorts of benefits that few private businesses can afford — so 75% of Swedish women work for the government. Nobody else wants them…”
    Attingo dal libro del 2005 della sociologa Catherine Hakim: Key Issues in Women’s Work (link). Non è aggiornatissimo, ma neanche del 1984.
    Sulle strade consiglio la lettura del 14 capitolo di “Smart Streets”. E’ curato da Christina Malmberg Calvo e Sven Ivarsson (link)
    Consentimi una piccola chiosa quando dici: che il modello scandinavo si basa (tra l’ altro) sul fatto che “quasi tutti paghino le tasse”. La pensa un po’ diversamente il professor Friedrich Schneider dell’ università di Linz, uno dei massimi esperti OCSE in shadow economy, che stima il sommerso svedese tra il 15 e il 19 per cento. La viziosa Italia sta peggio, ma lontani sono anche i virtuosi (Svizzera, USA… e non dimentichiamo la Lombardia) (link). Convengo che in questo campo i dati siano sempre di affidabilità dubbia ma in genere la correlazione tra pressione fiscale e tassi d’ evasione è robusta nei fatti oltre che nella logica.
    Il mio parere, in sintesi, è che la Svezia sa spendere in modo abbastanza efficiente la sua ricchezza (il che è già fonte di meraviglia) ma sa anche produrla, e per produrla la via che ha scelto è quella brevemente sintetizzata da diana più sopra. E’ forse un caso se nella classifica dei paesi più liberisti del mondo la Svezia naviga intorno alla ventesima posizione (la Danimarca è addirittura nona) mentre per l’ Italia dobbiamo quasi arrivare all’ ottantesimo posto? (link)

  35. Certo che è lecito, ma figurarsi. Mi piacerebbe però capire dove porta questa ansia di demolire un modello e di definirlo inapplicabile. A certificare l’esistente? A dire che, sì, ormai le utopie (realizzate, in certi casi) di Beveridge sono roba passata? Che Tremonti sta realizzando il miglior progetto economico possibile?

  36. No Loredana, figurati. Per quanto mi riguarda Beveridge è un mito -)))) Ma in Italia il suo modello non l’abbiamo mai visto neanche da lontano. Abbiamo avuto uno stato sociale (Federico Caffé diceva che in Italia uno stato sociale non c’è mai stato) costruito per garantire – poco e male – chi era inserito in un certo contesto lavorativo stabile. E una nicchia di “liberi professionisti” che – ai tempi – guadagnavano molto, garantendosi da soli. Molto tagliato con l’accetta il quadro.
    Ora abbiamo un mondo del lavoro molto più variegato con salari spesso indecorosi. Chi è nato dopo il 65 non avrà una pensione o sarà molto bassa. Siamo indigenti ancora prima di essere diventati vecchi. Ci vorrebbe un nuovo Beveridge e non una difesa solo per chi è già garantito. Il conto della crisi lo paghiamo tutti i giorni. Nella mia opinione la sostituzione della cassa integrazione con un assegno di disoccupazione universale (a certe condizioni, come in tutti i paesi normali) pare un’ottima idea. Niente a che vedere con Tremonti.

  37. Barbara, su questo siamo perfettamente d’accordo. Il problema è che, oltre al mantra “dobbiamo cambiare il welfare” (che, nel nostro caso, non ha neanche mai funzionato, come dici giustamente), io non sento altro.

  38. E provare a estendere lo sguardo oltre questo piccolo cortile ed oltre il nostro povero ed inevitabile tramonto di questo già incerto oggi? E provare a figurarsi quello che sarà tra 50 anni? Senza più petrolio. Asia e Africa alla massima espansione? Bomba ecologica e surplus di produzione con corollario di globale disoccupazione? E provare a resettare le proprie indubitabili ragioni? E affrontare l’immenso problema (già noto da quel dì…) che la tecnologia allevia la fatica e fa risparmiare costi e tempi di lavoro e dunque forse che occorre trovare meccanismi per distribuirne i benefici e non sfruttare privatamente lo sfruttabile e i conseguenti disagi (disoccupazione) scaricarli sulla intera società?
    Chiedo

  39. @Brincobilly Grazie della fonte. La realtà è che sono sbagliati sia il dato sul 75% che il fatto che “nobody wants them” che il fatto che i benefici siano riservati solo alle donne in gravidanza.
    Per quanto riguarda la stima del sommerso, c’è sicuramente, anche se 16% mi sembra altina, come mi sembrano basse nello studio quelle di UK (9%) e Francia (12%). Anche perché, se effettivamente il 75%delle donne lavorassero per il governo, quindi senza possibilità di evadere, vorrebbe dire che circa un terzo dei maschi svedesi lavorano in qualche modo in nero…). Comunque si sa, ci sono lies, damn lies and statistics, e c’erano fior fior di economisti che davano un rating fenomenale ai bond Parmalat. 🙂
    Lungi da me comunque difendere la Svezia a priori. Ci vivo da oltre 10 anni e credo di conoscerne pregi e difetti. Concordo con Loredana che a me sembra un buon modello sociale ed economico, e che ogni volta che qualcuno ne parla in molti cercano di criticarlo secondo me più di quanto meriti.

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