PASOLINI, ANCORA

Pasolini E’ umanamente impossibile dar conto di tutte le iniziative che prima e dopo questa giornata si svolgeranno nel nome di Pasolini. Segnalo intanto quella che mi indica via mail Massimo Adinolfi, due giornate di incontri, l’8 e il 9 novembre, al PAN di Napoli, a cura di Alfonso Amendola. Mi scuso con i molti altri.
Poi, un piccolo omaggio recuperato in vecchi file: è parte di quell’intervista televisiva più volte segnalata (oggi anche da Antonio Dipollina sul quotidiano) e in questi giorni replicata, che Enzo Biagi fece a Pasolini in una trasmissione che si chiamava "Terza B: facciamo l’appello".
Update: Repubblica.it sui flashmob lanciati da Arsenio. Parole per PPP da Babsi.

Pasolini, perché ogni sua opera, ogni suo gesto suscita sempre polemiche?
Forse perché c’è in me una tentazione violentissima verso la letteratura. Io credo che nel mio ultimo libro di poesie ci sia proprio questa specie di opposizione, che non è dialettica, è puramente oppositoria. Non è che da una parte ci sia l’amore per la letteratura e dall’altro ci sia l’odio per la letteratura, e poi ci sia una bella sintesi che trascende tutte e due. No, non c’è questo, c’è un amore oppositorio, inconciliabile.
La figura che domina le mie opere è quella che Fortini chiama ‘ossimoro’, cioè il definire le cose per opposizione: Ragazza bionda e mora, per esempio. Ora, siccome la figura centrale nelle mie opere è questo ossimoro, questo definire per opposizione, questo contrasto insanabile, può darsi che questo dia alle mie opere l’impossibilità di essere consumate in un modo normale. Quindi suscitano le reazioni di cui lei parla.
Come mai un marxista come lei trae tanto spesso ispirazione da soggetti che escono dal Vangelo o dalle testimonianze dei seguaci di Cristo?
Evidentemente il mio sguardo verso le cose del mondo, verso gli oggetti, è uno sguardo non naturale, non laico. Vedo sempre le cose come un po’ miracolose. Ogni oggetto è per me miracoloso. Cioè ho una visione – in maniera sempre informe – non confessionale, ma in un certo qual modo religiosa del mondo. Ecco perché investo questo mio modo di vedere le cose anche nelle mie opere.
Il Vangelo la consola?
Mi chiede se mi consola? Non cerco consolazioni. Cerco, umanamente, ogni tanto qualche piccola gioia, qualche piccola soddisfazione. Le consolazioni sono sempre retoriche, irreali. Lei dice il Vangelo di Cristo? Allora escludo totalmente la parola consolazione: per me il Vangelo è una grandissima opera intellettuale, una grandissima opera di pensiero, che non consola, che riempie, che integra, che rigenera. Ma la consolazione? Che farsene della consolazione? La consolazione è una parola come speranza.
Pasovertical La società che lei non ama in fondo le ha dato tutto: le ha dato il successo, una notorietà internazionale…
Il successo non è niente. Il successo è l’altra faccia della persecuzione. E poi il successo è sempre una cosa brutta per un uomo. Può esaltare in un primo momento, può dare delle piccole soddisfazioni a certe vanità, ma in realtà appena ottenuto si capisce che è una cosa brutta per un uomo il successo.
Per esempio, il fatto di aver trovato i miei amici qui alla televisione non è bello. Per fortuna noi siamo riusciti ad andare al di là dei microfoni e del video e a ricostituire qualcosa di reale, di sincero. Ma come posizione, è brutta, è falsa.
Che cosa ci trova di così anormale?
Perché la televisione è un medium di massa, e come tale non può che mercificarci e alienarci.
Ma oltre ai formaggini e al resto, come lei ha scritto una volta, adesso questo mezzo porta le sue parole: noi stiamo discutendo tutti con grande libertà, senza alcuna inibizione.
No, non è vero.
Si, è vero, lei può dire tutto quel che vuole.
No, non posso dire tutto quello che voglio.
Lo dica.
No, non potrei perché sarei accusato di vilipendio, uno dei tanti vilipendi del codice fascista italiano. Quindi in realtà non posso dire tutto. E poi, a parte questo, oggettivamente, di fronte all’ingenuità o alla sprovvedutezza di certi ascoltatori, io stesso non vorrei dire certe cose. Quindi io mi autocensuro.
Comunque, a parte questo, è proprio il medium di massa in sé: nel momento in cui qualcuno ci ascolta dal video, ha verso di noi un rapporto da inferiore a superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico.
Io penso che in certi casi è anche un rapporto alla pari, perché lo spettatore che è davanti al teleschermo rivive attraverso le vostre vicende anche qualcosa di suo. Non è in uno stato di inferiorità. Perché non può essere alla pari?
Teoricamente questo può essere giusto per alcuni spettatori, che culturalmente, per privilegio sociale, ci sono pari. Ma in genere le parole che cadono dal video, cadono sempre dall’alto, anche le più democratiche, anche le più vere, le più sincere.
Quali sono i suoi nemici?
Non lo so, non li conto: sento ogni tanto delle ondate di inimicizia delle volte inesplicabile, ma non ho voglia di occuparmene molto.
Chi sono invece le persone che ama di più?
Quelle che che amo di più sono le persone che possibilmente non abbiano fatto neanche la quarta elementare, cioè le persone assolutamente semplici. Non lo dico per retorica, ma perché la cultura piccolo borghese, almeno nella mia nazione(ma forse anche in Francia e in Spagna), è qualcosa che porta sempre a delle corruzioni, a delle impurezze. Mentre un analfabeta, uno che abbia fatto i primi anni delle elementari, ha sempre una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura. Poi si ritrova a un altissimo grado di cultura, ma la cultura media è sempre corruttrice.

6 pensieri su “PASOLINI, ANCORA

  1. Ogni parola, ogni parola,
    è vera ogni parola,
    ed è per questo che lo facciamo,
    proprio oggi lo facciamo, perché è ancora tutto vero,
    tutto,
    e lo sappiamo anche noi, a volercene ricordare,
    lo sappiamo anche noi,
    e allora oggi saremo per le strade
    e le piazze
    a ricordare le parole
    quelle parole
    altre parole
    nel flash mob
    qui anche citato in precedenza
    condotto dal poeta obliquo, alcolico e financo sabaudo
    Arsenio Bravuomo.
    E agli altri, saluti e pazienza.
    F

  2. l’ho menata un po’, io, in passati post la storia dei migliori che non hanno fatto la quarta elementare.
    l’ho menata perché mi è successo, spesso, di citarla a memoria quell’affermazione, magari tra colleghi giornalisti: e vedere, poi, ghigni di disapprovazione.
    e l’avevo citata anche nel blog di mozzi, in passato. quei ghigni li avevo comunque percepiti dai successivi interventi.
    a torino (psicologia) avevo un docente, che mi piaceva. un giorno disse: la scuola non ci insegna a pensare, ci insegna i pensieri degli altri, a ripeterli.
    penso avesse ragione. lui (si chiama franco borgogno, klainiano allievo di franco fornari) come pasolini

  3. “ci sono dieci parole diverse nella lingua maya per indicare il colore blu, ma solo tre in spagnolo.
    E così ci sono sette tipi di farfalle blu che solo i maya possono vedere…”
    (earl Shorris)

  4. Al volo: grazie Loredana, per tutto lo spazio e il tempo dedicato a Pasolini (grazie da un assente forzato). Aspetto di recuperare il pc, mi spiace di non aver potuto partecipare in alcun modo (e ovviamente grazie ad Arsenio, Babsi, Adinolfi, e a tutti quelli che si sono sbattuti per organizzare i flashmob)

  5. “Qui non c’è differenza di classe. Ed una cosa meravigliosa. Malgrado tutti gli errori e le involuzioni, malgrado i delitti politici e i genocidi di Stalin (di cui è complice l’intero universo contadino russo), il fatto che il popolo abbia vinto nel 17, una volta per sempre , la lotta di classe e abbia raggiunto l’uguaglianza dei cittadini, è qualcosa che dà un profondo, esaltante sentimento di allegria e di fiducia negli uomini. Il popolo si è infatti conquistato la libertà suprema: nessuno gliel’ha regalata. Se l’è conquistata.”
    pier paolo pasolini in scritti corsari (sic), al ritorno da un emozionante viaggio in russia, il paese della gioia della libertà e dell’allegria, nel 1974 eh, non come da noi che si vivevamo gli anni bui di… Carosello, l’infernale macchina di propaganda, il meccanismo del “potere più violento e totalitario che ci sia mai stato” che ci plasmava tutti omologati. questo sì che è parlar franco! ma davvero volete mettere le purghe staliniane col confetto falqui? basta la parola.o no?

  6. posso aggiungere che Sinibaldi ha intervistao in diretta per Fahrenheit (Radio3) l’obliquo poeta Bravuomo.
    Io l’ho solo baciato.
    Il poeta, mica Sinibaldi.

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