PER ROBERTO SAVIANO

Su L’Espresso di oggi, articolo di Gianluca Di Feo
(la notizia anche su Repubblica) sulle minacce a Roberto Saviano.
Ne riporto una parte.

Prima le lettere minatorie, le telefonate mute in piena
notte, camerieri che dicono "Lei qui non è gradito", o negozianti che
con tono supplichevole sussurrano "Ma lei deve proprio continuare a
comprare il pane qui…". Poi il disprezzo delle autorità campane, anche
le più importanti come il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino. Infine i
messaggi diffusi dai familiari dei boss: i padrini latitanti, quelli più feroci
che sanno come fare arrivare sulla stampa locale i loro umori. Quanto basta a
far scattare l’allarme e a trasformare il caso letterario dell’anno in una
questione di sicurezza. Adesso per Roberto Saviano, 28 anni, autore del
libro-inchiesta sulla camorra insediato da cinque mesi nelle classifiche di
vendita, e collaboratore de L’espresso, saranno decise nuove misure di
protezione: il prefetto di Caserta ha aperto un procedimento formale, che dovrà
essere valutato dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza.
Il casus belli che ha alzato il livello di guardia, paradossalmente, è stato
l’articolo di un piccolo quotidiano, sempre fin troppo attento a cogliere i
gesti delle famiglie casertane. In ballo ci sono pezzi da novanta come Michele
Zagari e Antonio Iovine, inclusi nella lista dei super-ricercati, o il più
celebre Sandokan, al secolo Francesco Schiavone. Hanno mal tollerato il
successo di Gomorra, il volume edito da Mondadori che ha imposto i loro
traffici all’attenzione dei mass media. Si sono infuriati per la sfida che
Saviano ha portato nel loro feudo, in quella Casal di Principe che negli anni
Novanta aveva il record mondiale di omicidi. Il 23 settembre, a conclusione di
quattro giornate di mobilitazione anticamorra aperta dal ministro Clemente
Mastella, il giovane scrittore si è presentato sul palco assieme a Fausto
Bertinotti. Nella piazza principale, davanti a tanti che non chinano la testa,
il presidente della Camera si è lanciato contro le "cosche che non danno
nulla ma tolgono e compromettono il futuro". Saviano invece ha chiamato i
padrini per nome: "Iovine, Schiavone, Zagaria non valete nulla. Loro
poggiano la loro potenza sulla vostra paura, se ne devono andare da questa
terra".
Il Corriere di Caserta ha prontamente registrato sia le assenze dei
parlamentari eletti in città, sia la presenza del cugino di Sandokan che
"inchiodava al muro un signore con uno sguardo feroce e si faceva dire,
uno a uno, chi applaudiva troppo forte alle parole sui figli di
Schiavone". Titolo: ‘Un cugino di Schiavone origlia. Davanti al bar si fa
raccontare tutto quello che è stato detto in piazza. E su chi c’era’. La stessa
testata definiva ‘spregiudicato’ l’intervento dello scrittore e spiegava
"che non tutti si sono lasciati impressionare dall’invettiva" di
Saviano, descrivendo nei dettagli il dibattito su caldo e traffico che avveniva
contemporaneamente nella sede dell’Udeur.
Potrebbero sembrare piccole beghe di campanile, ma a Casal di Principe non ci
sono Pepponi mentre l’unico don Camillo è stato assassinato dai killer di
camorra e – stando a una sentenza civile – diffamato dopo la morte proprio dal Corriere
di Caserta
. Si chiamava don Peppino Diana ed è dal suo dramma che nasce il
titolo di Gomorra.

(…)

Se l’intimidazione dei clan era prevedibile, colpisce
invece il disprezzo delle autorità locali, testimoniato dalle bordate di Rosa
Russo Iervolino. Il sindaco partenopeo nel consegnare a Saviano il premio Siani
lo ha definito "simbolo di quella Napoli che lui denuncia",
offendendo sia l’autore, sia la memoria del giornalista ammazzato 21 anni fa.
Di fronte alla denuncia de L’espresso su Napoli perduta, poi, il primo
cittadino ha commentato: "Quello è un fissato strabico".
Altri si stanno mobilitando. Un appello è stato improvvisato, raccogliendo
firme di scrittori e lettori: tra i primi Massimo Carlotto e Giancarlo De
Cataldo. Poche righe che denunciano "un isolamento fatto da ciò che non ti
fanno e che vogliono farti credere ti faranno. Ma intanto ti fermano, creano
diffidenza intorno, screditano, insultano, allontanano tutti dalla tua vita
perché mettendo paura ti creano attorno il deserto. A questo punto devono
venire fuori altre voci…". E ancora: "Quando Saviano ha ‘cacciato’
con le sue parole i boss dalla piazza di Casal di Principe e dalle vie di
Secondigliano, quando ha raccontato il loro potere con la letteratura, quando
ha fatto i nomi, quando accompagna il suo libro non è solo la sua voce a
parlare. Lui lo ha detto e noi con lui".
L’iniziativa è partita da Sandrone Dazieri. Lo scrittore, sceneggiatore e
manager editoriale, divenuto famoso con il personaggio de Il gorilla ha
lanciato l’appello. Racconta Massimo Carlotto, uno dei maestri del noir
italiano: "Appena ho ricevuto la mail di Sandrone ho firmato subito.
Stiamo pensando di organizzare una manifestazione di autori proprio nelle terre
di Saviano, nel cuore del Casertano". Sfida accettata, dunque, e
rilanciata. In attesa di eventuali decisioni sulla protezione, Saviano ora si
prenderà una pausa lontano dalla Campania. Ma sarà solo una sosta di poche
settimane, per alleggerire la pressione e concentrarsi su un nuovo progetto.
Solo una parentesi, prima di ricominciare a misurarsi con il suo lavoro. Perché
se a Napoli scrivere Gomorra dovesse costringere a emigrare e obbligarlo
a una vita blindata, allora sarebbe perduta anche l’ultima speranza.

90 pensieri su “PER ROBERTO SAVIANO

  1. “Sopra il mare scintillante ancora una volta si dissiperà la filosofia delle tenebre. O pensiero meridiano, la guerra di Troia viene combattuta lontano dai campi di battaglia! Anche questa volta le terribili mura della città moderna cadranno, per darci, , la bellezza di Elena.”
    Albert Camus
    Robertino, giusto qualche parola a margine del discorso. Forse per questa guerra alla camorra non basterà l’atomica che pure Gomorra è stata. Probabilmente la si vincerà costruendo trincee (e tanti lo fanno con le loro associazioni e impegno quotidiano) e cercando di mantenere le posizioni “normali” di una democrazia: poter vivere, lavorare, curarsi, essere tutelati. Per il momento non me ne frega un cazzo dei balletti mediatici,della società delle lettere, di chi tronfio della propria sensibilità rivendicherà amicizia più amica, nei tuoi comfronti, e patrio coraggio più coraggio,perfino di quello tuo. All’espresso il caso (voglio ben sperarlo)ha messo sotto cellophane il film “Il padrino”,come se la Mafia fosse all’ordine del giorno, in un marketing che spero involontario. Meglio sarebbe stato mettere “La battaglia di Algeri”. La tua guerra è la mia, la nostra guerra, Roberto, ma vorrei poter fare qualcosa perchè quella macchina assurda e mediatica che governa l’informazione in Italia, non ti (ci) spari addosso come la nostra artiglieria durante la prima guerra (vd Uomini Contro, di Francesco Rosi). un abbraccio a tutti e un augurio di cuore, Roberto,
    perchè tu possa di nuovo allontanarti dai campi di battaglia ( come Camus dice poco sopra)e farti una storia d’amore e di bellezza
    effeffe

  2. Scusami, Angelo, visto che wm3 non è on line e visto che sei il secondo a interpretare in questo modo il suo commento, volevo riportare l’attenzione sulle sue parole (scritte di getto, col cuore strizzato e una pietra sullo stomaco):
    La verità è questa: se si “fanno” cose come Gomorra, anche molto meno, da napoli BISOGNA andarsene.
    Sarebbe a dire: se scrivi cose come quelle che scrive Roberto, giocoforza faranno di tutto per metterti il fuoco sotto i piedi, isolarti, impaurirti, cacciarti via. “Faranno” chi? Lo ha scritto nella frase successiva: “la borghesia imprenditrice e criminale”.
    Dopodiché, ti dico la mia: non faccio il sodomita con il deretano altrui. Non mi sento di prescrivere, di dire chi debba restare e chi andarsene. Capisco e apprezzo il tuo discorso, lo dici da napoletano agli altri napoletani, ma se uno in un posto non riesce a vivere (perché gli impediscono di farlo), non credo si possa dire che DEVE rimanere. Si rischia di condannare le persone a un’eterna, inane testimonianza, per giunta auto-afflittiva, penitenziale. E sì, è vero, a volte fuggire significa evitare la lotta, ma altre volte no, altre volte la fuga è l’unico modo per cominciare a lottare (dov’è possibile farlo).

  3. Cerchiamo di capirci. sono nato a gomorra quarantadue anni fa, ne sono andato via da venti. so che c’è “altro”. Molto altro. ma mi fa andare in bestia chi tira fuori questa stronzata ogni volta che si mettono le mani nella merda, che è tanta, davvero troppa. Mi spiego: se io dico “sto morendo di fame” e il mio interlocutore risponde “guarda che bel sole che c’è oggi, io posso pensare, sbagliando forse, che lui faccia parte dei miei carnefici. Sbagliando. Forse. so della musica, so dei talenti, della pizza, del sole e del mandolino, però basta, non c’è il sole, non è una bella giornata. Poi: BISOGNA andarsene perchè ti cacciano, perchè “sì n’omm’e’mmerd” e non ci puoi più stare, non perchè sdegnato, o deluso, o impaurito te ne vai. Ripeto: la bestia è la borghesia criminale di questo paese, tutto, non il nord o il sud o napoli o crotone. Là stanno i soldi, là stanno gli interessi, là stanno le armi, là sta il potere di condannare a morte. non è l’esercito che li deve colpire, semmai la finanza, ma prima di tutto il ministero dell’economia. non è nemmeno più questione di destra o di sinistra: seguire i soldi, e basta. con questa classe dirigente, non solo politica, con questa “borghesia” che ha preso tutto in mano, non ci sono soluzioni imminenti e rivolte delle coscienze salvifiche. prima il paese deve andare al macero, perchè è diventato un’entità nociva, anche per il resto del mondo. dopo si potrà ragionare su cosa ricostruire. per adesso a me interessa solo che le persone, le energie, le intelligenze che amo e ritengo importanti non debbano pagare prezzi inaccettabili. non altro.
    wm3

  4. Capisco il cuore strizzato di WM3 e sono perfettamente d’accordo sulla borghesia criminale, ça va sans dire. Meno d’accordo sull’andarsene: proprio perché ti chiamano “omm’ ‘e mmerda” devi rimanere lì. Roberto Saviano non se ne va da Napoli così come ne se ne andò Giancarlo Siani (a ragione, il premio Siani è tra l’altro stato assegnato a “gomorra”). Perché se te ne vai altrove è facile parlare e sparlare di Napoli e dei suoi problemi (come fa Giorgio Bocca nel pur arrabbiato “Napoli siamo noi”). E poi c’è la questione tecnica: come cazzo fai a parlare delle dinamiche e dei nomi della camorra se non li senti pronunciati dalla bocca di chi è dentro al Sistema? Non esistono gazzette ufficiali della camorra (se non, per alcuni versi, “Cronache di Napoli” e il “Corriere di Caserta”). La camorra non la puoi studiare e combattere se non sei nei pressi dei bunker.
    E poi voglio sottolinera una cosa che per me è molto importante: la musica, la letteratura e la voglia di espressione sommerse a Napoli SONO ALTRA COSA rispetto alla pizza, al mandolino e a Pulcinella. E’ una bestemmia mettere in un unico calderone le volontà intelligenti e vigili di Napoli (penso all’associazione Quartieri Spagnoli, al centro Gridas, ai centri sociali, agli studenti anticamorra etc.) assieme ai qualunquisti che dicono che “la vera Napoli è altro”. Napoli non si divide in un aut-aut: mandolino/pizza/pistola da un alto e sole/mare dall’altro. C’è in mezzo una generazione sommersa enorme: è questa cazzo di generazione che viene schiacciata sia dalla camorra sia dalla politica. Ed è quella che resta, a Napoli. Pure se non si vede.

  5. Angelo, ma nessuno sta dicendo che la soluzione sia andarsene (non parlo specificamente di Napoli, mi riferisco a qualunque situazione pericolosa e castrante, si tratti di Gaza o di Secondigliano). Però a volte andarsene è inevitabile, a volte non ci sono alternative praticabili (ad esempio quando ti vogliono ammazzare). In casi del genere, biasimare chi se ne va perché non rimane a lottare mi sembra un atteggiamento rigido e astratto. Dopodiché, per tornare al caso specifico: quel che farà Saviano della propria vita lasciamolo dire (o, meglio ancora, non dire) a Saviano medesimo. Non improvvisiamoci suoi portavoce.

  6. Roberto non sei solo, anche se lo vorresti.
    Resta da capire il modo migliore per aiutarti, salvarti, permetterti di scrivere ancora, perchè scrivendo LA GENTE NOSTRA non vincerà, perchè serviranno a qualcosa le tue parole, fosse solo a scoraggiare i ragazzini ad affiliarsi, tanto i rifiuti e il lavoro a nero sarà sempre li non li toglierai mai.. lo stato non vuole, non gliene un fotte niente.. ora c’è la finanziaria e l’europa, poi le elezioni, poi i mondiali, le intercettazioni e minchia e minchia. Però le manifestazioni durano un giorno, due.. ma tu esci di casa ogni giorno, vivi ogni giorno e denunci ogni giorno. E allora serve lo stato, e in questo momento lo stato ti aiuterà..e certo sai che cattiva pubblicità se muori. E tra sei mesi? quando l’effetto mediatico è passato? tra un anno?
    Ci sarà qualcuno che in mezzo al delirio in cui sei potrà dire cosa è più opportuno fare,un magistrato, qualcuno.. forse fermarsi un attimo, riflettere, pensare. Che pessimo servizio ti ha fatto il tg1, ma forse ti aiuterà, speriamo.. ma ci vuole calma, riflettere. Il sistema non finirà domani, ne tra un anno, e alla gente ignorante e povera e stanca fa più comodo pensare stu guaglione si fa a fama co o sistema.. l’invidia, a raggia.. Troppo difficile cambiare..
    Roberto resisti ed egoisticamente se riesci a denunciare stando lontano .. fallo.. chi si ricorda di siani? di don peppino diana^? ma se vivevano quanto altro bene potevano fare..ti salvaranno i tuoi 80.000 volumi? Io fossi in te mi toccherei..magari gli uomini di marketing sperano di vendere di più sulla pelle tua.
    E se invece vuoi combattere, non farlo da solo, di solito rambo esiste al cinema e le persone sono abbastanza adulte per decidere se vogliono rischiare con te, .. MA RISCHIARE SUL SERIO.. NON A PAROLE.. immaginate cosa vuol dire camminare di notte e temere le ombre, aver paura di amare perchè potrebbero farle del male, rinnegare la propria famiglia nella speranza che la lascino stare, sapere che non puoi fare programmi, sogni.. questa è solitudine.. e le manifestazioni durano un giorno.
    Roberto se vuoi continuare a fare del bene alla tua terra martoriata devi vivere e quindi pensa un po a te per ora

  7. Angelo,
    non ci conosciamo ma capisco il tuo intervento, quello che dici e lo scopo con cui lo fai. E lo apprezzo anche. non c’è alcuna volontà polemica nei tuoi confronti, e mi rendo conto che ho usato, volutamente, delle forzature e degli accostamenti anche sgradevoli. però io la brava gente, tanta, e anche quelli capaci, in gamba davvero, l’ho vista invecchiare, sfiancarsi, avvizzire, morire, finire a parlare al vento o da soli.”quello è uscito pazzo, sai? era uno bravo, forse un professore universitario…” Non c’ha senso, non ora, che il cuore marcio del paese ha preso il sopravvento, che il Sistema è maggioranza. vedi, semplicemente questi sono più attrezzati di noi, sono più moderni, più attuali, più globalizzati, producono plus valore quanto noi non potremo mai fare. vent’anni fa ho fatto una scelta lacerante, per cui mi sono anche disprezzato, ma è stata una scelta giusta, perchè ho avuto una vita. non sono felice, faccio un sacco di stronzate, ma mi occupo di quello che mi piace, raccontare, insieme ai miei soci e compagni. con pochi o niente euro, ma alla fine, per tutto quello che non va posso solo rimproverare me stesso, e questo è già molto, che a troppi altri della nostra terra viene sistematicamente negato. comunque, se ci saranno iniziative a napoli verrò senz’altro, e a quelli come te gli voglio bene.
    wm3

  8. Sarà proprio tutto questo polverone a rendere Saviano intoccabile. La fine del sistema è prossima: se hanno paura di uno scrittore vuol dire che oramai non valgono più niente.
    Siamo con te, e che non provino a toccarti.

  9. La vicenda di Saviano deve diventare un’occasione non solo di solidarietà nei suoi confronti, ma di lotta della gente del Sud contro l’emarginazione e le connivenze tra politica e malavita.
    Mi auguro che intorno a Saviano si stringa tutto il Sud.
    Bart

  10. la iervolino odia tutti quelli che dicono le cose che non vanno a napoli e davanti le telecamere dice solo le bellezze di napoli non ha capito che per renderla davvero bella la città, dovremmo prima curarne i mali.(ha denunciato persino santoro per la puntata anno zero dove parlavano i protagonisti degli scippi e della droga mostrano come qiuesta strada per molti sia una scelta di necessaria sopravvivenza).
    riguardo la reazione della camorra era più che scontato ho sentito chiamate strane a giornalisti che hanno un pubblico molto meno vasto di saviano figuriamoci con lui dove il suo libro è uscito anche negli USA e in alcuni paesi europei

  11. Non ho amato il libro di Saviano (come ho scritto su Il Domenicale) perchè non mi sembra che abbia rivelato verità di cui altri non avessero già scritto o già messo in onda. Non capisco perchè nessuno abbia dato lo stesso risalto mediatico o anche lo stesso calore a Nanni Balestrini ai tempi di Sandokan. Non capisco perchè in tanti si siano mossi in Rete per Saviano e gli stessi non abbiamo mai cercato di promuovere del Saviano pre Gomorra. Come I Presidi dei Libri a Scampia.
    Gian Paolo Serino

  12. giusto per onor di cronaca e per ripristinare un minimo di buon senso..vi pare mai possibile che un ex ministro degli Interni possa offendere un martire del giornalismo napoletano e un giovane corraggioso scrittore così, al premio Siani, nella sede del più importante giornale del Mezzogiorno, il Mattino,
    senza che NESSUNO dica niente? Eddai.

    Mi chiedo quanto possa essere credibile la tesi dell’Espresso secondo la quale proprio mentre consegnavo il “Premio Siani” a Roberto Saviano per il suo libro ‘Gomorra’, nella sede del giornale “Il Mattino”, gli avrei “tirato bordate” piene di “disprezzo” accusandolo di essere il “simbolo di quella Napoli che lui denuncia”. Non credo che lo sia nemmeno un po’.
    Ho parlato in una sala affollata di gente e di giornalisti ed ho sostenuto piuttosto che Saviano era “il simbolo della Napoli che denuncia, e “che il libro dimostra la sua voglia di reagire”, frasi correttamente battutte dalle agenzie di quel giorno che i redattori dell’Espresso bene avrebbero fatto a leggere, prima di sparlare e buttare altro fango sulla città e su chi la rappresenta.
    L’ennesimo scoop mancato, costruito a tavolino per far vendere qualche copia in più a una cordata di giornali, è stato stavolta un tentativo ancora più malriuscito dei precedenti.
    A Roberto Saviano rinnovo la mia stima e la più viva solidarietà per le intimidazioni subite. A lui dico, come dicemmo a Silvana Fucito minacciata dagli estorsori che aveva coraggiosamente denunciato: siamo qui, al tuo fianco, andremo avanti insieme.

    Rosa Iervolino Russo
    Ma a chi continua a sporcare ogni cosa di questa città pensando di “aiutare” Napoli dico ancora, vergogna!
    fonte: http://www.comune.napoli.it

  13. Sul Domenicale? Hai provato a proporlo anche al Corriere di Caserta? Gli fanno comodo, quelli come te. Anche a loro non importa se il libro di cui parli lo hai solo iniziato.

  14. Non vedo su che basi tu possa asserire che io il libro l’abbia solo iniziato.
    L’ho finito ma non ha finito me.
    Poi non comprendo queste distinzioni: non credo che la cultura abbia colori. Io scrivo, tra gli altri, anche su Il Domenicale. E ci scrivo perchè sono libero di scrivere ciò che voglio.
    Come credo Saviano con il suo editore Mondadori…
    Poi non capisco: il libro deve per forza piacere a tutti?
    Se ti capita di passare sul mio blog credo ti renderai conto di ciò che scrivo e faccio.
    Gian Paolo Serino

  15. un libro avvincente che, ancorché ponderoso, si divora in poche ore. Scritto da un giornalista che va incoraggiato ed affiancato.
    Saviano ha acceso un faro su individui di merda che fanno una vita da topo di fogna e senza prospettive.
    La loro vita è come la scala delle galline: corta e piena di merda. Solo dei ragazzini cresciuti nel sottosviluppo sociale e culturale possono desiderare di emulare questi personaggi.
    Vorrei incontrare Saviano per abbracciarlo e comunicargli tutta la stima e riconoscenza che gli compete. Da San Gimignano (SI)

  16. Io credo che un’iniziativa collettiva vada presa comunque, a prescindere dal parere di Saviano. Qui non si tratta di Saviano e basta, non è un affare privato: se chiunque di noi può rischiare la vita per il semplice fatto di dichiarare e denunciare fatti e situazioni criminose, beh, allora, è la libertà e incolumità di ogni singolo cittadino che è in ballo. Ed è per quella che io scenderei in piazza, perché questi criminali non credano di poter liquidare il tutto sciogliendo nell’acido (scusate il sinistro gioco di parole) un personaggio scomodo di più. Scendiamo tutti in piazza con lo slogan “Siamo tutti personaggi scomodi per camorra e corrotti”!

  17. Serino, tu il libro non l’hai letto, l’hai recensito dopo avere sfogliato le prime pagine, e l’hai ridicolizzato su ordine venuto dall’alto. E infatti
    1. credevi che parlasse solo del porto di Napoli (argomento del primo capitolo e stop);
    2. credevi che restituisse l’immagine di una camorra folkloristica (immagine che invece viene mandata in pezzi);
    3. hai scritto che diceva cose risapute, mentre un’immersione del genere nella cultura dei giovani camorristi (i film che guardano, la musica che ascoltano, i gadget che acquistano) non è per niente usuale e inoltre alcune notizie (Aberdeen Mondragone) hanno sorpreso anche chi segue la tematica da molto tempo.
    Sei un servo dei servi. Non sei un giornalista, si ‘na zompapereta. e stop.

  18. Mi fa sempre piacere ricevere commenti come questi che chiaramente sono sempre anonimi. Ma perchè al posto del blog non usi i pizzini? Sai coi pizzini è più difficile risalire all’identità: con queste nuove tecnologie è molto più semplice.
    Comunque: pensala come vuoi.
    Se vuoi delle risposte alle tue affermazioni riponimele indicando un nome e cognome. grazie
    Gian Paolo Serino

  19. Movimento per la Vera e Nuova Politica
    Fondato il 19 marzo 1999
    SCIOPERO DELLA FAME DI LUIGI CANGIANO
    CONTRO LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
    IN SOLIDARIETA’ DELLO SCRITTORE ROBERTO SAVIANO
    Luigi Cangiano leader del Movimento per la Vera e Nuova Politica, giornalista e scrittore, in solidarietà a quanto sta capitando allo scrittore Roberto Saviano annuncia che da lunedì 16 ottobre 2006 inizierà lo sciopero della fame contro la criminalità organizzata.
    Luigi Cangiano ha fatto le stesse denunce che oggi Saviano ha esposto in “Gomorra” contro la camorra, già diversi anni addietro attraverso le colonne del periodico “La Sentinella” (che oggi dirige) ed anche con pubblici comizi tenuti a Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano d’Aversa, Trentola-Ducenta, San Marcellino a partire dal 2001, quando faceva parte della Lista Di Pietro – Italia dei Valori ed anche attraverso alcune lettere inviate all’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
    Il Movimento per la Vera e Nuova Politica ha come primo obiettivo proprio la distruzione del crimine organizzato e di tutte quelle persone, che consciamente od anche inconsciamente fanno parte delle Istituzioni (a tutti i livelli: dal consigliere comunale fino ad arrivare ai ministri della Repubblica) eppure spalleggiano il fenomeno camorristico.
    Le tristi cronache quotidiane del nostro agro-aversano e di tutta la Campania sono la conferma che la camorra da anti-Stato è divenuta essa stessa Stato.
    Cangiano, inoltre, denucia pubblicamente a tutte le persone competenti in materia, che oggi fare politica senza avere alle spalle personaggi squallidi è una vera utopia alla quale comunque non rinunciamo.
    Da qui l’equazione è semplice da risolvere chi oggi è vincente in politica ha qualcosa da nascondere all’opinione pubblica non ci sono vie di uscita a questa equazione: la matematica non è un’opinione! Se le Prefetture della Campania indagassero a fondo siamo certi che molte amministrazione comunali verrebbero sciolte per infiltrazioni della malavita o quantomeno per incapacità di frapporsi alla malavita.

  20. Sebbene in ritardo – ma sono stato fuori sede e impossibilitato a connettermi alla rete – voglio esprimere, insieme agli altri intervenuti, la massima solidarietà all’amico Roberto Saviano. Si era già parlato dei possibili rischi collegati alla pubblicazione del suo ottimo libro, ma non avrei mai pensato che si potesse arrivare a questo punto. Forza Roberto, siamo tutti con te.

  21. Guardate che il caso Iervolino è vero cavolo, lei doveva reagire in qualche modo e lo ha fatto. Le voci sul sindaco di Napoli sono bruttissime e terribili. Ma a chi dice che è impossibile che Iervolino sia collusa, rispondo che era anche impossibile che Moggi avesse in mano tutto il calcio, che erano solo leggende, solo voci. Beh, l’accostamento è drammaticamente valido, tutti rivedono la stessa situazione, sono voci nella stessa esatta maniera, sono voci di verità allarmanti e sacrosante. Per Serino, il libro di Nanni è artisticamente molto brutto, una scarna denuncia poco diversa da tutte le altre. Roberto ha un qualcosa di più rispetto agli altri. E’ diversa dalla semplice denuncia. Il suo libro è una metafora del nostro tempo ed una descrizione dei più grandi uomini d’affari del mondo, e di come si diventa tali. Limitare il suo libro ad una semplice denuncia sociale, come stanno strumentalizzando i media, significa solo fare il giochetto di questi qua. Anche chiamarli assassini, significa fare il loro giochetto, è come nel film Il Padrino, Al Pacino dice che suo padre non è diverso da un qualunque altro uomo di potere. Questi qui sono principalmente uomini di potere. Limitare Gomorra alla denuncia sociale, significa fare un torto allo splendido libro di Roberto. Che ha una grandissima forza artistica. Ed è questa forza artistica che lo ha portato alla ribalta nel mondo, mica i media Serino. Potresti esserci in mezzo anche tu, per carità, ma anche avendone la certezza farei un errore a disprezzarti. Sei solo un avversario che, nel suo diritto, consapevolmente o inconsapevolmente, fa il gioco dell’organizzazione ed è difficile che questo mi scandalizzi, perché scandalizzandoci si perde lucidità. Tu continua a fare il tuo lavoro nello screditare. Noi continuiamo a fare il nostro di sostenere il valore artistico di questo libro “in sé”, è l’unico modo per aiutare Roberto, almeno in parte. Quello di poter dire che noi sappiamo che è così, e che la tattica di dire che è tutto falso, è ormai ingenua e superata.

  22. GOMORRA è una di quelle poche cose che vale la pena raccomandare. a differenza di tante altre.
    è “un’opera d’arte” moderna.
    purtroppo, come accade frequentemente, chi esce dal gruppo rappresenta un pericolo. Una voce fuori dal coro che infastidisce i potenti.
    roberto saviano è stato minacciato di morte; viene costantemente intimidito.
    Spero non lo facciano fuori; prego per lui.
    così dovrà essere, come è accaduto a tanti come lui, nessuno lo faccia diventare l’esempio del martire che si ribella al potere. l’esempio da non seguire se vuoi campare! Strumentalizzato dai potenti per spaventare la gente con una sorta di logica perversa. Vogliono che resti una voce fuori dal coro..
    Proviamo a non farlo diventare un eroe, ma una persona comune uno dei tanti che prova a essere portavoce di un grande gruppo. uno dei tanti che Vive e non tenta di sopravvivere accettando tutto per quieto vivere. Prima che resti da solo, sosteniamolo.
    ORGANIZZIAMO una MANIFESTAZIONE PRESTO Evitiamo di farlo diventare un esempio utile ai potenti per spaventare la gente comune che vorrebbe aprire gli occhi e stapparsi il naso. Proviamoci prima che accada, una sorta di prevenzione! proviamo a invertire la logica.
    sono napoletana e vivo quotidianamente la realtà di cui parla Saviano e le assicuro che il pensiero collettivo è quello che se vuoi campare devi farti gli affari tuoi e tentare di sopravvivere, galleggiare in un mare di monnezza facendoti i cazzi tuoi. Il messaggio che passa è: ciò che accade intorno a noi, sotto casa tua, non sono cazzi tuoi se vuoi continuare a vivere. Anche se sotto il balcone di casa ti incendiano quantità industriali di spazzatura tutti i giorni e, tutti i giorni, respiri diossina non sono cazzi tuoi. tanto quanto vuoi campare? dirà qualcuno!
    ROBERTO TI VOGLIO BENE
    amanda izzo

  23. Mobilitiamoci, facciamoci sentire. Facciamo capire a tutti, anche alle istituzioni, che Napoli non è solo camorra. Facciamo capire che Roberto non è solo e che la sua voce è la nostra voce.
    Un abbraccio fraterno a Roberto.
    Guido

  24. A Saviano per stare tranquillo basterà dire in giro di essere amico di Bassolino e della iervolino, altro che scorta! A Napoli il Governatore campa tranquillo da ventanni: gli commissariano decine di comuni per mafia, spande e spendi per amici politici e non, fa le notti bianche ma la spazzatura non la raccoglie, è sempre vicino a chi denuncia la mafia e sembra altrettanto vicino alla stessa, risultato : quasi il 70 per cento di voti nelle ultime elezioni regionali. Il presidente Napolitano è vicino, Fassino è vicino, Rutelli e Prodi sono vicini,anche la destra è vicina forse con una sensibilità diversa derivante dal fatto che non gestisce il potere direttamente. Io con il pensiero sono vicino allo scrittore che certo sapeva quello che faceva. Ho letto il libro-reportage, giornalismo di alta fattura che i colleghi si scordano intenti come sono alle poltrone e al lecchinaggio a tutto spiano: mi ha deluso per la messa in ombra dei politici che hanno permesso che la metastasi si allargasse, normale dal punto di vista economico per chi fa impresa: penso alla spartizione dei mercati negli anni scorsi della droga e delle armi tra camorra e sacra corona unita e mafia siciliana a cui in puro spirito di globalizzazione e modernizzazione si sono aggiunti cinesi, russi, albanesi e chissà quanti altri.Per certi versi è vero ciò che dice Serino: dove sta la novità di Gomorra? qualcuno ha scritto che il libro viviseziona la storia napoletana al 2006, ma francamente anche nei nuovi (?) ingranaggi o nella modalità di esercizio del potere, nella ferocia, nel sangue, non si scorge niente che possa far gridare al nuovo pericolo. Il “nuovo” è dato, ancora una volta, dal silenzio-assenso della politica, in perfetto stile mafioso; il “nuovo” è dato da una magistratura invisibile; vecchia ma necessaria una solidarietà non di maniera dal popolo civile, ma sterile su qualsiasi altro piano di considerazioni che hanno la lodevole ragione di voler esercitare un proprio diritto all’esistenza, alla parola, alla vita. Ma tutte queste voci cadranno nel vuoto nel momento stesso della loro consegna a coloro che hanno il potere di fare e non possono fare, e forse non lo vogliono fare per salvaguardare il loro stesso potere che non viene solo dall’urna.
    Questa è la forza della nostra impotenza. Sorrido quando si accenna alla parte migliore di napoli e dintorni e Bassolino ( il suo partito,i suoi alleati)è con loro in prima fila! quella di Saviano è e sarà una lotta impari, anzi proprio non c’è confronto di sorta. Ammiro il suo coraggio civile ma quella comunità ha già avuto altri eroi, purtroppo inutili. Si salvi, anche dalla parole di circostanza, sono le sabbie mobili del futuro.Anche del suo, e lo dico con tutto il cuore.

  25. Solidarietà a Saviano, per quel che serve. Che la scorta faccia bene il proprio dovere. Sembrerà una cazzata, quest’ultima, ma a me il fatto della scorta fa piacere, nel senso che molti sono morti per risparmiare sulla scorta, tipo a Bologna il professor Biagi.

  26. Movimento per la Vera e Nuova Politica
    Fondato il 19 marzo 1999
    CON SAVIANO MA CON MOLTI DISTINGUO!
    I RAPPORTI FRA POLITICA E CAMORRA DOVE SONO?
    SU AFRAGOLA NON MANCA UN PEZZO DI STORIA PATRIA?
    Luigi Cangiano, leader del Movimento per la Vera e Nuova Politica, pur appoggiando moralmente lo scrittore Roberto Saviano tiene a dichiarare: “Ho firmato molti degli appelli presenti in Internet a sostegno di Saviano, autore del libro “Gomorra”, che è un bel libro ma aggiunge zero a quello che già si sapeva sulla Camorra ed è, a mio avviso, del tutto carente per quanto riguarda il rapporto fra Politica e Camorra, anzi, onestamente, il pochissimo che si scrive di politica sembra più un dicktat imposto da probabili “mecenati” sinistroidi che non altro e questo è con gran dispiacere che lo dico, perché il libro è in se toccante ma in alcuni passaggi è quantomeno privo di adeguato sostegno logico-politico. Sostegno logico-politico che qui proviamo a far comprendere ai cittadini.
    Nel suo libro Saviano afferma quasi categoricamente che in Campania tutta l’economia che conta è in mano ai Clan, l’affermazione è un po’ azzardata, ma prendiamola per buona e prendendola per buona non possiamo far altro che ricordare che Napoli e la Campania sono amministrate ormai dal 1994, ininterrottamente, dall’afragolese Bassolino e compagnia bella.
    Sempre nel suo libro Saviano afferma che uno dei Clan più forti e con più rapporti con la politica diretti ed indiretti è l’afragolese Clan Moccia, quelli delle cave mangia-montagne per intenderci!
    E’ bene ancora ricordare che nel 2005 l’amministrazione comunale di Afragola, di centro-sinistra, quindi “amica” di Bassolino è stata sciolta per infiltrazioni camorristiche.
    Nel libro di Saviano si afferma che a Teverola sarebbe stato costruito il più grande centro- commerciale del Sud Italia, affermazione del tutto priva di fondamento, il Medì che dovrebbe essere stato preso di mira da Saviano è si grande ma se si va alle “Porte di Napoli” di Casalnuovo di Napoli (paese limitrofo di Afragola) o se si va al nuovo centro sorto a Qualiano si vedrà che sono molto ma molto più grandi, veri e propri super scatoloni di cemento e lamiera usciti dal terreno come funghi velenosi, ed al loro confronto il Medì di Teverola sembra una formichina. Inoltre, nel libro di Saviano, non una sola parola sull’IKEA che guarda caso è sorta proprio dove? Ad Afragola e chissà perché una grande azienda svedese è andata a costruire proprio su quel terreno, mal servito a livello di infrastrutture viarie e ciò lo sa bene che è vittima di interminabili di ore fi fila ogni sabato e domenica. Sull’IKEA, così come in tutti gli altri centri-commerciali sarebbe anche il caso di andarsi ad informare su chi ci lavora all’interno, in tal modo si paleserebbero ancora di più tante “compagnie” di ventura.
    Questo è il rinascimento di Napoli che dal 1994 la città sta vivendo sulle sue spalle oneste diventate ancora più gracili!
    Questo lo scrive Luigi Cangiano di Carinaro, il paesino che ha dato i natali all’illustre Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, che spero e penso possa fare tanto per la città di Napoli e per tutto il Sud.
    La Camorra è fra noi e questo non c’era bisogno che ce lo ricordasse Saviano, purtroppo, lo sappiamo già bene, figuratevi che da ragazzino giocavo innocentemente a calcio con il figlio del boss coinvolto nell’omicidio di Don Peppe Diana, ma ancor più grave è pensare che la Camorra sia solo pistole ed affari loschi o puliti, come il libro di Saviano porta a far pensare al lettore spensierato, la Camorra è forse, soprattutto, connivenza con la Politica, senza la quale gli affari quelli grossi non si fanno, e fin quando questo non lo si capisce o non si ha alcun interesse mediatico a farlo venire fuori, continueremo a dire bravo a qualche “sprovveduto” che pensa di aver scoperto tutto ciò che è scopribile mentre alla fine ha scoperto in realtà l’acqua calda. La pubblicità della Lavazza non ha ancora insegnato nulla a nessuno?

  27. Luigi Cangiano, se permette: forse non ho imparato molto dalla pubblicità della Lavazza, ma questa vicenda mi ha insegnato una cosa fra le molte. Che sono molti gli avvoltoi che cercano visibilità sul lavoro altrui. Buona giornata a lei e al suo movimento.

  28. Il gracchiare degli avvoltoi, dall’Adriatico al Tirreno, è sgradevole, oltre che sciocco. La solfa del “Gomorra non aggiunge nulla a ciò che già sapevamo” risuona tra i detrattori (ingenui o scafati), come un ammiccamento. Sembra di sentire un gesuita che, Etienne Gilson alla mano, ti dimostra che non uno dei concetti, non uno dei termini usati da Descartes nel “Discorso sul metodo” è sconosciuto alla scolastica. O il tale che sottolinea che non uno dei dati di Copernico è originale rispetto all’astronomia tolemaica. O il talaltro che dimostra che ogni singolo concetto del “Capitale” è già presente in Smith o in Ricardo, o comunque nell’ecomonia classica. E la relatività ristretta di Einstein non dipende forse da Michelson e Morley?
    La novità, in epistemologia, è nel presentare non un nuovo elemento, ma un nuovo nesso tra elementi noti. Una nuova chiave di lettura. Un nuovo paradigma. Le mani della camorra sulla mozzarella di bufala e sull’edilizia: lo sapevamo, sicuro. Ma il nesso tra la bufala di Aversa, l’edificazione edilizia a Sassuolo, la salinità dei fiumi campani in aumento e il genere neo-melodico, cos’hanno in comune? Questo è il contenuto, ovvero il metodo – qui sono la stessa cosa – di “Gomorra”. E questo è il motivo per cui questo lavoro insegna molto anche a chi non ha a che fare con la camorra. Ma certo, a volo d’avvoltoio, tutto questo non si coglie.

  29. Questo commento l’ho scritto indipendentemente dalle discussioni interne a questo sito. Tuttavia potrebbero inserirvi, sperando desti qualche forma di interesse. Spartaco.
    Non di rado mi capita di leggere e di sentire parlare di un DopoSaviano. Lo si fa un po’ come per anni abbiamo sentito parlare della Seconda Repubblica, cioè di qualcosa che ci è apparsa come una frattura e che invece si è rivelata solo una pausa di riflessione. Quasi viene da pensare che l’Italia sia propriamente il Paese delle pause di riflessione. Tutti fummo colpiti da Caponnetto, citato anche da Saviano nel suo ultimo articolo sull’Espresso, quando disse le parole: “E’ tutto finito!”. Il paese si raccolse tutto attorno alla Sicilia. I ragazzi, pregni di rabbia, uscirono per le strade. Diedero la forza a Caponnetto di rialzarsi dal proprio baratro e trovare ancora gambe per camminare. Poi l’esercito, il 41 bis, gli arresti… Ben presto però anche Caponnetto non troverà più strade per continuare ad agire e a sperare. Ogni atto divenne stasi, ogni urlo si tramutò in silenzio. La politica e la stampa non c’erano state prima delle stragi e, coerentemente, continuarono a non esserci dopo. Fu una pausa di riflessione.
    Ora Saviano potrebbe essere una frattura. Potrebbe e dovrebbe. Lo è sicuramente dal punto di vista letterario. E’ giusto che si parli di un DopoSaviano perché è lui, che attraverso la forza della (sua) letteratura, ci ha parlato di un Prima e di un Dopo. Ci ha narrato e rivelato la nuova Camorra, un Sistema che non ha più nulla di territoriale, e che rappresenta l’economia vincente in Italia e nel Mondo. Saviano ricorda a chi come me, partito da Caserta per costruirsi una “nuova” vita in Emilia Romagna, che non è affatto sfuggito agli apparati e all’economia della criminalità organizzata. Che l’edilizia che mi circonda mi risputa in faccia la parola Camorra; e questo mostro latente si muove ovunque si possa rivolgere lo sguardo. Per chi è andato via dalla terra dei fuochi e dei morti ammazzati, la sensazione di impotenza può risultare ancora meno digeribile di chi resta.
    La Camorra, a differenza della solidarietà, non è solo una parola!
    La cosa che si digerisce meno di tutte è che nessuno raccoglie la fondamentale ricostruzione letteraria del Sistema Camorra di Saviano. I politici ancora circoscrivono colpevolmente il fenomeno ad una questione meramente territoriale. La verità è che non sanno niente di questa Camorra, e quelli che sanno qualcosa non saprebbero, nel caso volessero, neanche da che parte cominciare. Oppure cominciano a conoscerla davvero, e vengono raggiunti dalla consapevolezza che combatterla vuole dire penetrare un intero sistema economico, anche quello delle imprese del nord, quelle apparentemente pulite, quelle che ci hanno consentito l’ingresso in Europa, quelle che ci consentono di permanervi. Tutte ipotesi. Il dato certo è però che alla politica è sempre stato comodo annunciare lo stato d’emergenza, mentre siamo di fronte ad un processo continuo di moltiplicazione degli affari. Chi si vuole opporre a una potenza economica non può che attaccarla economicamente. Saviano è rimasto ancora il solo che ci parla delle infinite ramificazioni dell’economia del Sistema. Conviene invece alla gente che ci governa parlare di esercito e di aumento delle forze dell’ordine, dimenticandosi di raccontare alla folla che attende risposte istituzionali l’avvilente constatazione di un sistema giudiziario paralizzato. “Se anche il giro di vite annunciato avesse effetto, la Procura non potrebbe fronteggiare arresti e processi”, scrive Marco Del Gaudio sull’Espresso, sostituto procuratore dell’Antimafia. La Giustizia non ha i fondi, i mezzi, gli uomini per operare. In una condizione così precaria ci si aspetterebbe che si evitassero ulteriori aggravi causati dalle decisioni della politica. Invece siamo costretti ad assistere al surreale compiersi dell’incompiuto, le sceneggiate dei processi già destinati al nulla di fatto. Gli uomini che lavorano attualmente ai processi sono vittime frustrate e frustate dalla demenza di questo indulto, pensato solo per sbarazzarsi di corpi fastidiosi all’interno di strutture colpevolmente fatiscenti e precarie, senza la minima preoccupazione per le conseguenze che qualsiasi scelta o decisione dovrebbe responsabilmente considerare. E’ evaporata anche la dialettica tra repressione e riabilitazione sociale. Niente. Non c’è né l’una, né l’altra. Chi esce non è né punito, né riabilitato. Stava male dentro, non ha niente fuori. Solo altra manodopera per la Camorra. Quale funzione, viene da chiedersi, è concretamente esercitata oggi dalla Giustizia? Senza parlare della sua progressiva svalutazione etica, e per questo l’urgente necessità di interventi riassestanti, per tamponare e contrastare le gravissime conseguenze che inevitabilmente derivano dalla caduta libera del principio della legalità, quale valore supremo di un Paese.
    Uno dei dati fondamentali che vengono fuori da Gomorra è che bisogna modificare diametralmente il modo di analizzare e di descrivere il rapporto tra nord e sud. Non è, come erroneamente siamo stati a abituati a pensare, il nord, sviluppato economicamente, a dover sopportare il peso morto e limitante di un sud arretrato, bensì è il sud che oramai ingoia la condanna di essere letteralmente la discarica del nord più sviluppato. Molte imprese del Veneto e della Lombardia, ma anche dell’Emilia Romagna, si accordano con la Camorra per lo smaltimento dei rifiuti tossici da sotterrare nelle terre della Campania. La Camorra gli offre un risparmio economico di circa l’ottanta per cento rispetto ai costi ordinari. In altre parole in Campania finiscono illegalmente i rifiuti dall’Italia quasi intera, mentre i propri rifiuti non li riesce a smaltire, e nelle situazioni di emergenza vengono spediti in Germania a prezzi cinquanta volte superiori a quelli pagati dalle imprese clienti della Camorra. Oggi siamo, dal punto di vista dei rifiuti, ben oltre l’emergenza. L’unica risposta che Bassolino sa darci è l’inceneritore, che diverrà evidentemente un altro terreno di conquista del Sistema. E la gente che protesta lo sa prima di qualsiasi politico. L’inceneritore più grande d’Europa in uno dei territori più tossici del mondo: la terra dei fuochi. Qui tutto brucia insieme ai rifiuti. Un fuoco che porta con sé ogni cosa. Terra dove i contadini per l’alto inquinamento sono costretti a vendere le loro terre alla Camorra, che trova nuovi spazi per sotterrare altre vergogne del nord. E’ questo il DopoSaviano: l’obbligo di invertire la rotta dei nostri ragionamenti. Considerare più che la Storia, la Geografia della Camorra, che vince e conquista fuori dalla Campania, senza neanche l’evidenza di una battaglia. Tutto viaggia. Silenziosamente. E nessuno dice niente. Questo è quello che non si sente. Questa è la vera riflessione che non può avere Pausa. Un pensiero che non può più tornare indietro, ma che deve continuare a muoversi, quale sgomitante vitalità della rabbia. Una rabbia che deve trovare il suo spazio e la sua ragione.
    Parlare di plebe a Napoli per motivare una personalissima sociologia della rassegnazione mi sembra un modo come un altro per fissare un inquadratura, senza che da essa possa uscire nulla.
    Immortalare un problema, paradossalmente disinnescandone la problematicità. E’ semplicistico rassegnarsi alla cosiddetta plebe. Non è senz’altro un nuovo modo di ragionare. Anzi, è arcaico.
    Inoltre ci si confronta anche con la plebe, se proprio di plebe vogliamo parlare. Se il lavoro precario è uno dei mali oggettivi dell’Italia, a maggior ragione lo è il lavoro nero. Al sud si può dire che il lavoro nero è ovunque. Naturalmente, ovunque c’è un lavoro. L’egemonia della Camorra trova proprio in ciò, è banale dirlo, una delle chiavi di forza. Quando il Sistema dà un lavoro a dei ragazzini il suo mito è già operativo. Per loro la possibilità di entrare nel Sistema è una speranza, avere le mani nere una sentenza. E dimenticarsi di combattere il lavoro nero è l’ennesima sentenza che la politica italiana offre a queste terre.
    Sarebbe bene essere più coerenti. Chi dice che non c’è niente da fare, non dicesse nulla. Tacere in questi casi sarebbe segno almeno di buona educazione. Per gli altri che avessero altro nello stomaco e nei polmoni, facessero dell’unica voce letteraria un urlo collettivo: “maledetti bastardi, siamo ancora vivi!”
    Spartaco

  30. Questo commento l’ho scritto indipendentemente dalle discussioni interne a questo sito. Spero comunque desti qualche forma di interesse. Spartaco.
    Non di rado mi capita di leggere e di sentire parlare di un DopoSaviano. Lo si fa un po’ come per anni abbiamo sentito parlare della Seconda Repubblica, cioè di qualcosa che ci è apparsa come una frattura e che invece si è rivelata solo una pausa di riflessione. Quasi viene da pensare che l’Italia sia propriamente il Paese delle pause di riflessione. Tutti fummo colpiti da Caponnetto, citato anche da Saviano nel suo ultimo articolo sull’Espresso, quando disse le parole: “E’ tutto finito!”. Il paese si raccolse tutto attorno alla Sicilia. I ragazzi, pregni di rabbia, uscirono per le strade. Diedero la forza a Caponnetto di rialzarsi dal proprio baratro e trovare ancora gambe per camminare. Poi l’esercito, il 41 bis, gli arresti… Ben presto però anche Caponnetto non troverà più strade per continuare ad agire e a sperare. Ogni atto divenne stasi, ogni urlo si tramutò in silenzio. La politica e la stampa non c’erano state prima delle stragi e, coerentemente, continuarono a non esserci dopo. Fu una pausa di riflessione.
    Ora Saviano potrebbe essere una frattura. Potrebbe e dovrebbe. Lo è sicuramente dal punto di vista letterario. E’ giusto che si parli di un DopoSaviano perché è lui, che attraverso la forza della (sua) letteratura, ci ha parlato di un Prima e di un Dopo. Ci ha narrato e rivelato la nuova Camorra, un Sistema che non ha più nulla di territoriale, e che rappresenta l’economia vincente in Italia e nel Mondo. Saviano ricorda a chi come me, partito da Caserta per costruirsi una “nuova” vita in Emilia Romagna, che non è affatto sfuggito agli apparati e all’economia della criminalità organizzata. Che l’edilizia che mi circonda mi risputa in faccia la parola Camorra; e questo mostro latente si muove ovunque si possa rivolgere lo sguardo. Per chi è andato via dalla terra dei fuochi e dei morti ammazzati, la sensazione di impotenza può risultare ancora meno digeribile di chi resta.
    La Camorra, a differenza della solidarietà, non è solo una parola!
    La cosa che si digerisce meno di tutte è che nessuno raccoglie la fondamentale ricostruzione letteraria del Sistema Camorra di Saviano. I politici ancora circoscrivono colpevolmente il fenomeno ad una questione meramente territoriale. La verità è che non sanno niente di questa Camorra, e quelli che sanno qualcosa non saprebbero, nel caso volessero, neanche da che parte cominciare. Oppure cominciano a conoscerla davvero, e vengono raggiunti dalla consapevolezza che combatterla vuole dire penetrare un intero sistema economico, anche quello delle imprese del nord, quelle apparentemente pulite, quelle che ci hanno consentito l’ingresso in Europa, quelle che ci consentono di permanervi. Tutte ipotesi. Il dato certo è però che alla politica è sempre stato comodo annunciare lo stato d’emergenza, mentre siamo di fronte ad un processo continuo di moltiplicazione degli affari. Chi si vuole opporre a una potenza economica non può che attaccarla economicamente. Saviano è rimasto ancora il solo che ci parla delle infinite ramificazioni dell’economia del Sistema. Conviene invece alla gente che ci governa parlare di esercito e di aumento delle forze dell’ordine, dimenticandosi di raccontare alla folla che attende risposte istituzionali l’avvilente constatazione di un sistema giudiziario paralizzato. “Se anche il giro di vite annunciato avesse effetto, la Procura non potrebbe fronteggiare arresti e processi”, scrive Marco Del Gaudio sull’Espresso, sostituto procuratore dell’Antimafia. La Giustizia non ha i fondi, i mezzi, gli uomini per operare. In una condizione così precaria ci si aspetterebbe che si evitassero ulteriori aggravi causati dalle decisioni della politica. Invece siamo costretti ad assistere al surreale compiersi dell’incompiuto, le sceneggiate dei processi già destinati al nulla di fatto. Gli uomini che lavorano attualmente ai processi sono vittime frustrate e frustate dalla demenza di questo indulto, pensato solo per sbarazzarsi di corpi fastidiosi all’interno di strutture colpevolmente fatiscenti e precarie, senza la minima preoccupazione per le conseguenze che qualsiasi scelta o decisione dovrebbe responsabilmente considerare. E’ evaporata anche la dialettica tra repressione e riabilitazione sociale. Niente. Non c’è né l’una, né l’altra. Chi esce non è né punito, né riabilitato. Stava male dentro, non ha niente fuori. Solo altra manodopera per la Camorra. Quale funzione, viene da chiedersi, è concretamente esercitata oggi dalla Giustizia? Senza parlare della sua progressiva svalutazione etica, e per questo l’urgente necessità di interventi riassestanti, per tamponare e contrastare le gravissime conseguenze che inevitabilmente derivano dalla caduta libera del principio della legalità, quale valore supremo di un Paese.
    Uno dei dati fondamentali che vengono fuori da Gomorra è che bisogna modificare diametralmente il modo di analizzare e di descrivere il rapporto tra nord e sud. Non è, come erroneamente siamo stati a abituati a pensare, il nord, sviluppato economicamente, a dover sopportare il peso morto e limitante di un sud arretrato, bensì è il sud che oramai ingoia la condanna di essere letteralmente la discarica del nord più sviluppato. Molte imprese del Veneto e della Lombardia, ma anche dell’Emilia Romagna, si accordano con la Camorra per lo smaltimento dei rifiuti tossici da sotterrare nelle terre della Campania. La Camorra gli offre un risparmio economico di circa l’ottanta per cento rispetto ai costi ordinari. In altre parole in Campania finiscono illegalmente i rifiuti dall’Italia quasi intera, mentre i propri rifiuti non li riesce a smaltire, e nelle situazioni di emergenza vengono spediti in Germania a prezzi cinquanta volte superiori a quelli pagati dalle imprese clienti della Camorra. Oggi siamo, dal punto di vista dei rifiuti, ben oltre l’emergenza. L’unica risposta che Bassolino sa darci è l’inceneritore, che diverrà evidentemente un altro terreno di conquista del Sistema. E la gente che protesta lo sa prima di qualsiasi politico. L’inceneritore più grande d’Europa in uno dei territori più tossici del mondo: la terra dei fuochi. Qui tutto brucia insieme ai rifiuti. Un fuoco che porta con sé ogni cosa. Terra dove i contadini per l’alto inquinamento sono costretti a vendere le loro terre alla Camorra, che trova nuovi spazi per sotterrare altre vergogne del nord. E’ questo il DopoSaviano: l’obbligo di invertire la rotta dei nostri ragionamenti. Considerare più che la Storia, la Geografia della Camorra, che vince e conquista fuori dalla Campania, senza neanche l’evidenza di una battaglia. Tutto viaggia. Silenziosamente. E nessuno dice niente. Questo è quello che non si sente. Questa è la vera riflessione che non può avere Pausa. Un pensiero che non può più tornare indietro, ma che deve continuare a muoversi, quale sgomitante vitalità della rabbia. Una rabbia che deve trovare il suo spazio e la sua ragione.
    Parlare di plebe a Napoli per motivare una personalissima sociologia della rassegnazione mi sembra un modo come un altro per fissare un inquadratura, senza che da essa possa uscire nulla.
    Immortalare un problema, paradossalmente disinnescandone la problematicità. E’ semplicistico rassegnarsi alla cosiddetta plebe. Non è senz’altro un nuovo modo di ragionare. Anzi, è arcaico.
    Inoltre ci si confronta anche con la plebe, se proprio di plebe vogliamo parlare. Se il lavoro precario è uno dei mali oggettivi dell’Italia, a maggior ragione lo è il lavoro nero. Al sud si può dire che il lavoro nero è ovunque. Naturalmente, ovunque c’è un lavoro. L’egemonia della Camorra trova proprio in ciò, è banale dirlo, una delle chiavi di forza. Quando il Sistema dà un lavoro a dei ragazzini il suo mito è già operativo. Per loro la possibilità di entrare nel Sistema è una speranza, avere le mani nere una sentenza. E dimenticarsi di combattere il lavoro nero è l’ennesima sentenza che la politica italiana offre a queste terre.
    Sarebbe bene essere più coerenti. Chi dice che non c’è niente da fare, non dicesse nulla. Tacere in questi casi sarebbe segno almeno di buona educazione. Per gli altri che avessero altro nello stomaco e nei polmoni, facessero dell’unica voce letteraria un urlo collettivo: “maledetti bastardi, siamo ancora vivi!”

  31. Vivo a Barcellona e sto leggendo il libro da qui,perche,anche i periodici locali ne hanno parlato..vorrei quindi corregere chi qualche mese fa ha detto che si sarebbe dimenticato tutto presto…ho vent’anni e anchio come Roberto vengo da una realta’simile,ho passato l,infanzia tra morti sparati propio sotto il balcone di casa e camionette della polizia…ho visto troppo e continuo a vedere anche da qui a Barcellona.Lavoro in una zona turistica e spesso mi capitano visite di napoletani cammorristi che credono di essere a Napoli e, avendo dei comportamenti inconcepibili infangano la nostra citta’.Che vergogna!!!!Vorrei poter vivere a Napoli e assicurarmi un buon futuro ma sono sola…e tra l’altro si sa quanto sia difficile in questa citta’ conseguire un lavoro…devi essere raccomandato ho da qualche clan di zona ho da qualche politico che chiede i voti…sono stanca di tutto questo,sembra di essere in chissa’ quale paese del sud america tipo nelle favelas Brasiliane invece no,siamo in Europa,in Italia e nessuno fa niente per queste realta’bisognerebbe civilizzare le persone che vivono in quei posti istruire i ragazzi….andatevi a fare una passegiata a Volla in provincia nelle”palazzine occupate”nessuno ne parla ma e’ come scampia!!!!Le mie coetanie adesso hanno figli e mariti in carcere io forse ho avuto il coraggio di scappare ma non immaginate quanto mi manca Napoli e quello che resta della mia famiglia.Aggiornate la pagina non fate spegnere lo spiraglio di luce che ha acceso Roberto Saviano.Barcellona 27/01/07Valentina Palladino

  32. “Cara” Lipperini, che fine ha fatto Saviano???
    Tu che sei una sua osannatrice forse lo saprai…
    Intanto leggi questa bella storia di trasparenza negata posta in essere dall’Associazione Libera, una delle più rinomate associazioni anti-Mafia…
    TRASPARENZA ZERO NELLA
    SELEZIONE
    ANTICAMORRA DI LIBERA
    Luigi
    Cangiano, fondatore, nel 1999, del
    Movimento per la Nuova e Vera Politica, pone
    all’attenzione pubblica la
    seguente circostanza oggettiva non
    smentibile.
    Circa un mese fa l’
    Associazione Libera per il tramite del
    Comitato Don Peppe Diana
    (responsabile Valerio Taglione), fece
    circolare su internet il bando di
    una selezione pubblica per due borse
    da 6000 euro ciascuna, i soldi
    sono stati presi dalla prima tranche di
    30000 euro (tra l’altro ci
    chiediamo gli altri 18000 euro a cosa sono
    serviti e/o a cosa
    serviranno?) che sono stati affidati a questa
    associazione dal
    Presidente della Provincia di Caserta On.le Sandro De
    Franciscis.
    Già
    in passato in aspra polemica con il responsabile
    Valerio Taglione per
    quei soldi presi da Sandro De Franciscis la cui
    famiglia con le sue
    cave di calcare utilizzate a pieno regime dai
    cementificatori ha
    distrutto i Monti Tifatini.
    Abbiamo voluto sondare
    l’attendibilità e la
    trasparenza della selezione, già dando per
    scontato che non saremmo
    stati mai tra i prescelti, abbiamo voluto
    fare la dimostrazione del
    nostro teorema e così il nostro fondatore
    dr. Luigi Cangiano, il cui
    curriculum studiorum e vitae non teme
    confronti di sorta in almeno
    tutta la Regione Campania per quanto
    riguarda i temi e le problematiche
    anticamorra che si dovevano andare
    a trattare ha presentato la sua
    domanda di partecipazione alla
    selezione.
    Ha partecipato alla
    selezione, tra l’altro con incontri
    fissati, forse appositamente, il 14
    febbraio 2007 ore 14:00 (San
    Valentino) ed il 20 febbraio 2007 ore 15:
    00 (Carnevale). Già tali
    circostanze hanno fatto si che mancassero all’
    appello molte delle
    persone che avevano presentato la loro domanda di
    partecipazione così
    come è stato riferito dagli stessi organizzatori
    durante l’incontro.
    Tra i partecipanti all’incontro conoscitivo del 14
    febbraio 2007 c’
    erano molte persone competenti e professionalmente
    apprezzabili ma
    nessuna di queste né tantomeno il nostro fondatore è
    risultato
    vincente, chissà perché… Proviamo a spiegarvelo: forse non
    tutti sanno
    che Valerio Taglione fa parte anche dell’AGESCI e guarda il
    caso, e
    non si sa come e non si sa il perché almeno uno dei prescelti
    fa anche
    lui parte dell’AGESCI, come è facilmente riscontrabile dai
    siti
    internet di tale associazione.
    AGESCI è l’associazione delle guide
    e
    scout cattolici italiani, a nome di tale associazione sempre il
    Taglione aveva polemizzato contro il Sindaco di Aversa dott. Domenico
    Ciaramella che non gli aveva subitamente messo a disposizione
    gratuitamente qualche locale dove riunirsi con la sua associazione di
    scout.
    Valerio Taglione è parte organica dell’AGESCI – CAMPANIA
    facendo
    parte del suo comitato a nome della Commissione don Peppe
    Diana ed
    anche come referente della stessa Libera.
    Uno dei vincitori
    della
    selezione fa anch’egli parte del comitato dell’AGESCI –
    CAMPANIA
    essendo incaricato della Branca E/G.
    Come se ciò non colmasse
    la misura
    Valerio Taglione fa anche parte del comitato “Per il bene di
    Aversa” i
    cui sinostrorsi sponsor stanno tramando da mesi contro la
    città di
    Aversa e se ancora il centro-sinistra non ha un candidato
    unitario lo
    si deve quasi esclusivamente a loro che hanno distrutto
    l’istituto
    delle Primarie non riconoscendo un risultato schiacciante!
    Nulla contro
    gli scout, nulla contro Libera, nulla neppure contro le
    persone serie
    di sinistra, ma il Movimento per la Vera e Nuova
    Politica ha da dirVi
    solo questo non si combatte la Camorra
    utilizzando questi metodi di
    selezione assai poco trasparenti o forse
    troppo dipende dai punti di
    vista. Non si combatte la Camorra pensando
    che tutto il male stia da
    una parte e tutto il bene stia dall’altra.
    Oggi come oggi, in Campania
    ed in quasi tutte le regioni del Sud, la
    sinistra non è più integerrima
    e a dimostrare questo nostro assunto è
    il fatto che decine di
    amministratori di sinistra, anche di vertice,
    sono attualmente indagati
    per i malaffari da loro e non da altri posti
    in essere.

  33. Un libro che apre un mondo
    (mondo di merda ma pur sempre mondo).
    Il governo si candalizza per i vù cumprà , noi al mare compriamo da loro.
    Ci scandalizziamo se le griffe non producono internamente neppure i pezzi unici ma li danno da produrre sottocosto al ”sistema”.Io ho 42 anni e lavoro a progetto da quando ne avevo 25. Considerazioni su una economia dove sempre più scompaiono i diritti e si sviluppano i rovesci se ne possono trovare a volontà.
    La prima che mi viene sù (sì! . . . Come il vomito)è la seguente:
    ”se è il Sistema di lavoratori sottopagati a produrre una quantità di pezzi falsi-originali; chi e ripeto CHI? ha più diritto di commercializzarli ?
    Il vù comprà che magari te li mette il giusto.
    oppure
    Il negozio grandi firme che lo spaccia per originale e lo vende a cifre astronomiche ?
    E’ un mondo alla rovescia ,un mondo da rifare !

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