Stefano Bartezzaghi, mesi fa, liquidò la faccenda Dan Brown così: “Il libro è abbastanza insopportabile, e non allaccia le ghette al Pendolo di Foucault di Umberto Eco. Personalmente ho riscontrato che, almeno nelle opere del secondo Novecento (escludendo dunque la Terra Desolata di Eliot) quando si incomincia a parlare del Santo Graal il latte scende al ginocchio, e la calza scende dal ginocchio alla caviglia”.
Però su Brown vale la pena di dire ancora un paio di cose. La sortita del cardinal Bertone, cui si è accennato ieri, e di cui sempre ieri si è discusso a Fahrenheit (qui per riascoltare), era a ben vedere prevedibile. Nei fatti, però, il porporato medesimo ha davanti a sè un calendario pieno di impegni, visto il dilagare del filone. Vi risparmio l’elenco completo e mi rifaccio alle ultime due arrivate, le spagnole Matilde Asensi e Julia Navarro, di cui la sottoscritta si è occupata qualche settimana fa sul Venerdì.
La prima ha scritto L’ultimo Catone, che precede Il codice Da Vinci di due anni, e che ha molto in comune con Dan Brown nella struttura: anche se il riferimento più corretto riguarderebbe semmai Arturo Pérez-Reverte, che nel 1993, con il Club Dumas, rilanciò il filone giallo-religioso dopo Il nome della rosa di Umberto Eco e che per primo mise al centro della narrazione un’opera d’arte su cui “investigare come in un delitto” e da cui evincere, una volta decifrata, la risoluzione di segreti fatali. Nel romanzo di Asensi, il codice è Il Purgatorio di Dante, le cui terzine sono indispensabili per sciogliere gli enigmi degli Staurofilakes, i Guardiani della croce, ordine fondato nel 341 d.C. dall’imperatrice Elena di Bisanzio affinché vegliasse sulla Vera Croce di Gesù. Dante Alighieri, che agli Staurofilakes apparteneva, dissimula le indicazioni per superare le prove di iniziazione nelle terzine del Purgatorio. Di più: in ogni girone vengono adombrate le sette città che simboleggiano i peccati capitali: Roma, la superbia, Ravenna, l’invidia, Gerusalemme, l’ira, Atene, l’accidia, Alessandria, la gola, Antiochia, la lussuria, Costantinopoli, l’avarizia. Per inciso, come avrà modo di scoprire Suor Ottavia, il Sommo Poeta pagò con la vita il proprio ardire.
La fratellanza della Sacra Sindone di Julia Navarro, già cronista politica, segue la stessa formula: complottismo mescolato a vangeli apocrifi, santi oggetti venerati e possibilmente contesi da sette misteriose e terribili. Qui, la più antica fa capo ai primi cristiani dell’antica Edessa, dove la Sindone giunse subito dopo la morte di Gesù, salvando miracolosamente il sovrano Abgar dalla lebbra. Nelle mura della città, il prezioso sudario venne protetto a costo della vita: per non cedere alle torture dei persecutori, anzi, i suoi custodi si tagliarono la lingua (e un cadavere senza lingua viene, non casualmente, rinvenuto a Torino). Ma anche i Templari possono rivendicare, a pieno titolo, il possesso della Sindone: e la lotta fra i due ordini prosegue coinvolgendo i loro rappresentanti in epoca moderna (politici, alti prelati, manager).
Buffa, questa storia. Carla Benedetti, su Nazione Indiana, dedica a Dan Brown una serie di dialoghi divertenti che indagano, anche, sull’amore per il complottismo (“Secondo me il complottismo è sempre un po’ consolatorio. Perché dà a credere che il corso del mondo possa essere dominato dai piani di un’élite, da un’esile ragnatela di menti nel caos dell’universo”).
C’è anche un altro paio di argomenti su cui in effetti varrebbe la pena di interrogarsi. In tutto il filone, si reitera l’idea (antica) di un codice da decifrare. Solo che il codice è ostinatamente contenuto in un’opera d’arte: un quadro, un libro, una statua. Un mio amico sostiene che è l’espediente più astuto per lusingare il lettore e farlo sentire parte di un mondo che lo esclude, fornendogli un falso status culturale. Credo che abbia ragione. Ma se così fosse, significherebbe che a quello status una bella fetta della cosiddetta massa ambisce. Non sembrava così scontato.
forse-e dico forse-non ci accontentiamo di come quelle opere d’arte ci sono state spiegate. ok ok, cazzata del mattino.
Ah, ma se le cose stanno così allora io preferisco Brunella Gasperini. E se penso a Luce d’Eramo di Nucleo Zero dico che è un genio!
Iannox, al sigaro e a Cuba, io aggiungerei My favourite things di Coltrane, e chiuderei la porta. Un po’ di chiarore, un po’ di verande assolate per carità!
Io però dico una cosa, che Il nome della rosa era un libro che mi ha coinvolto da morire. Ho letto anche Dan Brown e mi sono divertita PROPRIO per questa cosa del complotto legata all’opera d’arte. e sapete perchè? perchè qualcosa di stranoto, così noto da passare quasi inosservato, poteva ancora far nascere una storia. poi si può anche sbuffare, non mi offendo.
Non sfuggirai: sono certa che ti imbatterai in scrittore cubano di thriller mistico-colti.
Dai, Iannox: da domani passo ad Anne Perry.
No, no. Niente mistici e para-mistici, per favore. Chiedo pietà. Basta coi mistici e i visionari. Ne ho pienezza: ma non nelle tasche, ma solo nei cosiddetti, perché le tasche quasi ci riuscivano a svuotarmele. Insomma, cerco di salvare il salvabile. ^___^ Cuba arrivoooo… Posso offrir un sigaro cubano?
Saludos
Iannox che fuma tranquillamente il suo cubano
Iannox
Basta – ma poi fate come volete! Dan Brown e affini di nuovo??? Passo, cerco riparo a Cuba, prima che Margaret Doody avanzi pure lei qualche pretesa, che se proprio vogliamo stare a guardare, ha cominciato lei ‘sta storia, prima di Eco… Ma anche prima della Doody.
Ad ogni modo, io a Cuba.
Passo e chiudo.
Saludos
Iannox
In periodi storici di forte impronta conservatrice i complotti spuntano nei romanzi come i funghi a settembre.
In questi oscuri spazi di tempo viene riproposta, senza variazioni, l’epica battaglia tra bene e male, dove il male è qualcosa di diffuso, evidente, ma sovrasta i miseri umani che mai lo comprendono appieno.
Non pensate che la teoria del complotto sia consolatoria e dia, non dico a tutti, ma a molti, una facile chiave di lettura per gli avvenimenti?
Cioè il complottismo è desiderio di ordine?
Un mio amico cubano – Coltrane l’ho messo su, non ti preoccupar – mi consiglia “La vigna di Salomone (La quinta tomba)” di Jonathan Latimier. Un romanzetto del 1941, ma più che mai attuale con ‘sta storia di templari. Allora, già vi ho detto che la Doody ben prima di Eco, di quattro anni anticipava, se non vado errato. Adesso Latimier… Non ho finito ancora il mio sigaro. Torno a fumare.
Saludos
Iannox
Il complottismo è desiderio di ordine e per di più è impotenza nel realizzarlo. In prima battuta è affabulazione, per via di una retorica della probabilità, ma se non si rovescia nell’opposto polare, cioè nell’improbabilità, esso è l’evenienza di un nichilismo odioso e reazionario, identico alla sindrome da Potere che tenterebbe di smascherare. Fino a metà degli anni Novanta, e a partire dagli Ottanta, il complottismo poteva essere utilizzato come protocollo emotivo e cognitivo per interpretare allegoricamente certo occidente. Oggi non più, il tempo si è aperto, come si apre sempre, tutto è cambiato. Oggi, semmai, la dissociazione e una sorta di afflizione PTSD (ma non post-traumatic-stress-disorder, bensì pre-traumatic-stress-disorder) potrebbe esprimere un’analoga capacità di sintesi interpretativa e affabulatoria. Sic transit gloria Tozzi.
A Lucius,
senza dubbio, ma ci sono momenti, più che in altri, in cui l’argomento viene esasperato e riproposto in tutte le salse.
Pensa solo a quante volte viene posto l’accento sugli interessi esoterici di Hitler.
Mi viene in mente una frase che penso fosse di Dario Argento: “I film che parlano di fantasmi sono ottimisti perché ti mostrano che dopo la morte esiste qualcosa”.
Così in periodi di recessione e “disordine” internazionale è consolatorio pensare che esista un complotto globale galattico sul quale, i miseri esseri umani, non hanno possibilità di intervento.
E come dicevi questo schema non si ripropone solo nei romanzi.
Ale C.: allora tutto è consolatorio. Cinema, libri, fumetti. La lotta fra bene e male è praticamente in ogni produzione dell’immaginario.
Marc Augé:
“Più che sul libro, è opportuno interrogarsi sul nostro tempo e le nostre società. Sappiamo che il pubblico americano è appassionato di storie di stregoneria e magia, ma non è l’unico ad apprezzare questa formula, come testimonia il successo mondiale di Harry Potter. Con il “Codice da Vinci” si toccano altre corde ancora: si tratta della rappresentazione del mondo come enigma. L’enigma che sta all’inizio della storia, infatti, si proietta sul mondo a noi più familiare, e sembra trasformarlo; sì spiega così, per esempio, l’afflusso di turisti nella chiesa di Saint Sulpice a Parigi per ritrovare le tracce di in vecchio tempio pagano, e questa è anche la prova che non tutto nelle finzione è pura invenzione. Contrariamente agli artisti realisti che vogliono che la finzione sia investita dalla realtà, queste persone sono animate dal desiderio che la realtà sia penetrata dalla finzione”.
Per favore, leggete bene tutto il pezzo della Benedetti, che non parla solo di complottismo ma anche del modo in cui viene disinnescata la forza eversiva di un’opera d’arte.
L’esito del processo psichico è reazionario. L’eventualità e la realtà non sono mai reazionarie. Serve un’azione per chiamare una reazione. E’ nel regno dell’attualizzazione delle potenzialità, e nella loro connessione alle intenzioni, che si colloca la reazione. Il processo di difesa emotiva non è reazionario, l’uso che se ne fa lo è eventualmente. L’immaginario in sé è anarchico ed esplosivo, ma se ci si mette in determinate posture rispetto all’attività deflagrante dell’immaginario, beh, allora si può cadere nella reazione. Valga per tutti i casi simili la pioggia dei templari, testimonianza di un reazionariato ecclesiastico e da una parte (vaticanoromana) e dall’altra (fascioromana). Ciò che l’autentica letteratura può fare, se riguardata con metri politico-sociali, è entrare in questi utilizzi dell’immaginario e riproporre l’apertura sconcertante e antideologica dell’immaginario stesso. Prendiamo Steiner, leghiamolo ai figli di Berlusconi, diciamo che il suo ectoplasma parla ai figli berlusconi dallo schermo della tv che loro accendono di nascosto nonostante il divieto veronico, assistiamo alle distorte prefigurazioni apocalittiche dello spettro steineriano, mischiamole ai viaggi fantastici di Peter Pan, poi spostiamoci nel futuro dove un clone di Berlusconi alla Hitler di Wolf 3-D parla a masse di spettri facendo il saluto romano con la mano monca al cui posto vediamo un uncino, mentre l’occhio gli si sta decomponendo secondo i gradienti descritti da Zola per il cadavere di nanà, diciamo che il vaiolo fa finire la specie descrivendo il globo terrestre come quell’occhio, poi torniamo indietro e parliamo della cospirazione di Umberto Tozzi e Alan Sorrenti che fanno segretamente parte di un complotto magico-comunista cosmonautico, il tutto mentre una che si chiama Veronica (forse c’entra Kieslowskij) è riuscita a ottenere il vero membro priapico in reliquia di Rasputin e sta masturbandosi e mentre si masturba ha visioni della rivoluzione bolscevica. E così continuamente, spostando, rovesciando, abbattendo, ricostruendo, abbattendo quello che si è ricostruito.
Si tratta, com’è ovvio, di prospettive del tutto personali. Però, siccome da anni mi sento dare del complottista, desideravo chiarire in che senso, secondo me, si possono usare i complotti.
un clone di Berlusconi alla Hitler di Wolf 3-D parla a masse di spettri facendo il saluto romano con la mano monca…
Questa allegra visione ricorda un recente videogioco dal titolo “Kill Zone” sviluppato per Sony da una software house olandese.
Be’, Genna, ho capito bene? Quello che tu dici è un rivoluzionario e universale, quanto liberatorio “scopriamo le carte”? Non laviamo in casa propria i famosi “panni sporchi”? Della serie, “Chi non si è mai sentito vittima di un complotto”? Ma la dimensione della “microtragedia- commedia” non è il contrario di un’ umanità a bocca aperta tutto il giorno, che non fa altro che essere di volta, “spettatrice, vittima, passante, testimone occasionale…” ? E diventa, questa povera avvilita umanità, finalmente “soggetto” e il soggetto non è sempre, ma sempre rivoluzionario?
Il pendolo di Foucault è noioso
Semplificando, il complottismo è reazionario?
Visto che si parla di masse, un pezzo dall’articolo che Il Riformista dedica ad Aldo Busi, Amici, e il suo libro, oggi:
“non possiamo non accorgerci che quella linea che divide la partecipazione forzata alle cose della televisione da un vero e proprio assoggettamento, l’incursione nel basso dall’autentico nichilismo, si fa, di volta in volta, sempre più labile e confusa. Busi raggiunge il grado zero, incarna nel suo libricino l’ultimo stadio dei rapporti mai possibili fra la vera cultura e la tv: l’intellettuale è abbandonato, urla qualcosa nel tubo catodico (un tubo vuoto) e ne riceve solo eco. Le sue lezioni, tra citazioni di Lewis Carroll e di Montale, sono tenute dichiaratamente a un gruppo di semi-analfabeti che non reagisce mai agli stimoli…E non si accorge forse Busi di cadere nella trappola che lo trasforma da docente a elemento di disturbo, o tutt’al più di pausa e svago, in un ambiente che gli è estraneo, un organismo che lo rigetta – “Dopo due mesi…nessuno di voi che sia andato in una libreria per cercare i libri che ho scritto!” – finchè non gli concede l’alternativa di sloggiare o di annullarsi egli stesso.”
posso invece chiedervi se avete letto “E le altre sere verrai?” di Philippe Besson che parte dal quadro di Edward Hopper per la narrazione di sentimenti?
infatti, i complotti non esistono…
Ho qualche dubbio, caro Genna. Secondo me il complottismo affascina il lettore perché traspone sul piano universale la paranoia individuale e la legittima “per via letteraria”. Il complottiamo afferma implicitamente che durante le chiacchiere da salotto, durante le quali dopo Marcello Lippi è il turno di Giulio Andreotti, ci teniamo con le nostre ipotesi sempre benevolmente al di sotto della realtà. E mi pare uno di quei casi in cui “l’industria culturale” si relazione cordialmente alle richieste del mercato. Più che altro petizioni…si dovrebbe dire. C’è una grande voglia di misteri risolti al prezzo di pochi euro.
Quanto a coloro che ti danno del “complottista”, penso si riferiscano ad una tua inclinazione a “cavalcare” il complotto (non parlo di me, perché non ti ho letto se non sul tuo blog, ma non ci vuole molto a chiedere…)
sgrena, sono due punti di vista diversi. io non ho detto che i complotti non esistano…forse è tutto un complotto. a partire da ciò, per quel poco che riesci nell’infinitesimo spazio che è la tua vita, lo/li smonti, ci provi. anzi, forse la vita è la possibilità data a ognuno di noi di smontare un pezzetto, (un/del) complotto. Iannox, passami il sigaro!!!
Goffredo Fofi su Dan Brown:
“Nei best-seller della letteratura per ragazzi c’è più rispetto del lettore perché vi resiste ancora, nonostante tutto, una componente pedagogica, mentre quelli per adulti giocano spudoratamente la carta dell’accettazione e della deviazione; la loro “pedagogia” e adultologia è destinata al puro commercio, e ha solo in pochi autori remore morali, preoccupazioni altre che il successo. Tanti celebrati inventori dì storie non sentono affatto la responsabilità che dovrebbe venire loro proprio dal successo, dalla capacità di cogliere nodi di frustrazioni, debolezze, aspirazioni delle cosiddette “masse”. I più colorano di rosa la realtà, ma la schiera degli spaventatori aumenta, col noir e l’horror e altri derivati e commistioni. Ma forse i più ambigui – non i meno bravi nel produrre la loro merce – sono quegli autori che ancora una volta, borghesemente come al tempo di Conan Doyle e da Agatha Christie, giocano col crimine e si mettono dalla parte di un discutibile Bene ma affascinati da un ben concreto Male”.
La realtà come compliotto, il complotto come realtà. Voglio scendere. Però non riesco a spiegarmi la ragione per cui leggo di complotti e poi mi scuso con me stessa e neanche perchè nutra ostilità preconcetta nei confronti di spudotati complottologi. Ehm, un confuso stato schizoide. A leggere alcune argute considerazioni, sto cercando di capire cos’è che piace del complottismo, mi resta il dubbio sul perchè non piace a prescindere. Poco chiara la domanda? incomprensibile? è che quando complotto contro me stessa col cavolo che la trovo la chiave di lettura.
con affetto e…non prendetemi sul serio : -)
Non temere, anche a me piacciono moltissimo. Solo che Genna (tra i protagonisti della prossima Opera di Iannox) a breve vivrà tra loro e, medianicamente, sospetto che si stia addentrando nel vivo del Complotto.
Vagamente intuisco che i Pinguini (unici essere viventi autoctoni dell’Antartide) siano la chiave di volta del Complotto Globale, ma forse è meglio lasciar decidere a Iannox
@ ilpostoelpuntodivista.it
Cara, ma Cara carissima,
sicura di volere un sigaro cubano? Guarda che son forti davvero. Per questa volta te ne regalo uno, sì.
Adesso torno da Fidel: sai com’è? non vorrei che gli mancasse una buona guardia del corpo e che di nuovo attentassero alla sua barba e a Cuba tutta. Giusto per rimanere in seminario di complotti.
Ma io continuo a dire: se prendo tutti ‘sti commenti e li organizzo bene, vuoi che non vinca almeno almeno il Premio Urania! Mi spiego: qui c’è materiale per un romanzo popolare di fantascienza d’alta qualità.
Adesso è il momento d’un buon bicchiere di rum. Intanto che io m’ubriaco, voi dite pure, poi io raccolgo e uniformo il tutto per un romanzo che farà invidia allo stesso Genna. (chiaramente Genna sarà tra i protagonisti del romanzo) E ovviamente, nei crediti non vi segnalerò, dicendo che tutto il detto qui è tutto frutto della mia pura esasperata immaginazione.
Saludos
Iannox
Iannox, va bene, vinci l’Urania, usa in maniera impropria le nostre affermazioni, saluta Fidel, fuma il cubano, dormici sopra, ma non….dimenticare i Pinguini: la chiave di volta, la matrice…Credo sia fondamentale, lo sento, pranicamente lo intravvedo oltre la cortina del Complotto Supremo..
L’idea dell’opera in progress mi affascina. La cara Jeanne, invece, mi schianta con un Fofi da incubo, che taccia di ambiguità Agatha Christie e tira fuori la parola pedagogia facendomi venire qualche brivido…
Perchè i Pinguini? Io adoro i Pinguini! Spiegami perchè, Spettatrice!
na na nanana nana na!
SUPER SUPER INVITO ALLA
FESTA SUPER SUPER BAMBINA – 19 MARZO – 21.00 – ASILO NIDO BABYWORLD (VIA DEI MARTIRI TRIESTINI 1) – MILANO! – info http://www.festasupersuperbambina.splinder.com / supersuperbambina@yahoo.it / 3392267182.
(la locandina leggibile è qui: http://thomasp.altervista.org/festa-super-super.jpg)
Non male, non male neanche il Fofi, quasi un piccolo Savonarola: ricordati che devi morire!!.
E sì, caro Iannox (and Lipperini) nel Complotto Bestiale ci possiamo stare proprio tutti, pure Jeanne (D’Arc?) che tira il carretto. Credo che l’unico modo per ridimensiona il complotto in noi e contro di noi sia quello di servirsi dei suoi meccanismi e operare una delle decostruzioni suggerite dal Genna, anche se ormai giudico un pò demodè il cazzo di Rasputin. Magari ne viene fuori qualcosa che fa sorridere pure il Fofi: credo ne abbia bisogno….e pure noi.
ma possibile che in ogni blog ci siano questi della festa?
Non male, non male neanche il Fofi, quasi un piccolo Savonarola: ricordati che devi morire!!.
E sì, caro Iannox (and Lipperini) nel Complotto Bestiale ci possiamo stare proprio tutti, pure Jeanne (D’Arc?) che tira il carretto. Credo che l’unico modo per ridimensiona il complotto in noi e contro di noi sia quello di servirsi dei suoi meccanismi e operare una delle decostruzioni suggerite dal Genna, anche se ormai giudico un pò demodè il cazzo di Rasputin. Magari ne viene fuori qualcosa che fa sorridere pure il Fofi: credo ne abbia bisogno….e pure noi.
Volevo cominciare questo post scrivendo Off Topic, ma invece non lo scrivo, convinto che siete voi, parolai, a essere OT. Io parlo di libri (e di altre belle cose), sono disposto ad andare dentro le cose mica a fare i vostri botta e risposta da sapientoni della patacritica.
Vi ricordate che tempo fa parlai di un libro molto bello, un libro di qualche anno fa intitolato La vasca da bagno, di Giancarlo Tramutoli. Ne avevo parlato per tre motivi:
1. illuminare i vostri gusti, aprirli, renderli vivi;
2. parlare di un autore che aveva smesso di scrivere, o almeno di pubblicare;
3. parlare di qualcosa che voi sicuramente non avete letto essendo tutti protesi verso il “genere che forza se stesso e forzandosi trova il reale che si fa pensiero narrante ma anche cronaca ma anche capolavoro potente e linguaggio nuovo”, e altre amenità analoghe.
Ho colto nel segno dei miei tre obiettivi?
No, ma con voi è impossibile cogliere nel segno.
Allora che fare?
Vi copio incollo questo post di risposta a un post di risposta a un post di Tramutoli che si rifaceva vivo dopo tanto tempo sul forum di Fernandel, così per capire il suo stile un po’ malinconico-pensante-fredduristico che a me piace tanto.
Bacetti
@illuminare i vostri gusti, aprirli, renderli vivi
andrea, e chi sarai mai?
Ma qualcuno ha fatto caso che il complotto è il pettegolezzo elevato a paranoia (allo stato dell’arte), e che la voglia di complotto è, né più né meno, che l’istinto a riconoscersi come parte di un mondo che non ci sorprende nei microdettagli quando siamo dal parrucchiere e non ci sorprende nei macrodettagli quando ci accorgiamo che la logica delle comari si ripropone come ordine cosmico (o disordine)? Secondo me vi accanite troppo.
a na
Ecco il post (si rivolge a Natale Masi):
“…in effetti… sto cercando di uscire dal tunnel dell’autismo ma ho la patente scaduta e da poco ho recuperato l’uso del pc e della balbuzie, i virus, le abbondanti nevicate, le frane, l’invasione di quelle piccole cavallette (le anguste), i molteplici impegni editoriali, le ragnatele sulla stampante, la settimana della Passione che dura da qualche anno, il fatto che in pizzeria ieri mi hanno detto che “non esiste più la quattrostagioni”, l’afasia, la preoccupante situazione internazionale, l’aumento del costo delle zucchine, le polveri sottili, le persone grossolane, l’allergia all’allegria, un certo spleen vedendo sgocciolare il rubinetto mandando una casta maledizione alla guarnizione, la lettura di libri bruttini… tutta roba che ti porta ad un entusiastico nichilismo, ma a parte queste quisquilie sono qua che vi leggo e sono aggiornatissimo su matrimoni, figli, novità editoriali, polemiche in e off, insomma sono qua e ti mando un saluto quasi pasquale, caro Natale… Ciao”
ci vuole una parte per andreab. e sarà perfetto.
Fa parte del Complotto Global Pedagogico (nuovo genere che forse soddisferà il Fofi) e direi che situandosi poco prima della partenza di Genna ha sicuramente implicazioni forti. Da valutare con attenzione. Iannox a te.
con affetto
Un brano Random
[…]
Gli aerei stanno tutti decollando. Il Genna è seduto con il notebook sulle ginocchia, quando una hostess, piuttosto in carne, gli punto l’indice dritto sul naso: “Signore! Quello non puo’ tenerlo con sé.”
Il Genna le gitta addosso uno sguardo velenoso, e subito s’affretta a replicare: “Io, senza il mio notebook, non volo da nessuna parte. Sia chiaro.”
L’hostess scuote la testa, quasi con compassione, mentre il Genna tiene a sé stretto quello che crede esser un notebook d’ultima generazione.
Nell’intanto – in un angolo remoto di questo mondo – un altro Genna s’è appena svegliato. Intorno la solita puzza di stantio. Fatica ad abituare gli occhi alla luce del mattino che gli ferisce le palle degli occhi e pure la pelle coperta da una spessa pellicola di sudore che par quasi disinfetti la scabbia incipiente. Dal piano di sopra qualcuno gli grida qualcosa, con voce roca: “Il caffèèèèè”
Il Genna sa ora d’esser sveglio, o perlomeno vivo, o forse solo in piedi: “No, niente. Stamattina c’ho da fare. Non posso perder tempo dietro alla poesia e al caffè.” L’inquilino del piano di sopra resta muto: possiamo immaginare che non gli è piaciuto affatto il tono del Genna. Possiamo immaginare che nella mente di quello che gridava “caffè” la voce del Genna gli sia giunta come una bestemmia. E possiamo immaginare che quello del caffè scuoti la testa: “Che testa calda che è! Mischiare la poesia col caffè come fossero la stessa cosa.”
Intanto il Genna sta scendendo le scale: sul ballatoio incontra una tipa che gli sta dietro da almeno una ventina d’anni, gli sbava letteralmente addosso, ma il Genna è insensibile. E poi quelle con una sola zinna gli fanno schifo, quindi tira dritto e poco manca che non cada nella tromba delle scale mentre accenna con le labbra un motivo di Coltrane.
[…]
continua
Saludos
Iannox
@ LA SPETTATRICE… e a quanti interessati e interessanti
Chiaramente i Pinguini avranno un ruolo fondamentale nel Complotto: sono la Chiave a Stella del romanzo. Vi anticipo qualcosa: il nostro amico Genna è in Antartide – ma forse così non è, solo è l’illusione provocata da un cattivo miscelamento di Tavor ed Ecstasy – e i pinguini l’hanno praticamente circondato da ogni lato, soprattutto quello che sta di dietro. E la cosa gli fa un po’ male, all’orgoglio ovviamente. Allora, dicevo: insieme a Genna ci sta pure il vecchio Ishmael che indarno cerca di portargli conforto con una canna. Il Genna, più assiderato che abbattuto, tira due note, poi sospira ed esclama: “Ammazza! Ma tu sei proprio meticcio.”
Ishmael lo guarda strano: “Che intendi dire? Io sono sempre stato il tuo amico…”
“Amico” – ripete il Genna. Poi sbotta amaramente: “Le verdure le fai più care di tutti. Ti dovrebbero impiccare per le palle. Altro che cazzi!”
[Ecco, qui capiamo che Ishmael in realtà è sempre stato un fruttivendolo di quelli cari che tirarno su i prezzi attribuendo la colpa all’euro]
“Dov’è la tastiera?”
“E il monitor, quello non ti serve” – gli fa notare Ishmael che sta pelando due patate da mettere a bollire per cena.
Genna allora s’incazza e spara un calcio contro la cassetta delle patate, mandando a gambe all’aria l’amico. “Devo collegarmi, porco dio!”
Ishmael è a terra, stordito, ma ancora abbastanza senziente per mandarlo al diavolo: “Se non la pianti…” Ma la voce gli esce dalla strozza con tono assurdamente cavernoso.
Genna è nel panico: Ishmael è un pinguino, enorme, un pinguino Gigante. Crede d’aver le traveggole, si sfrega gli occhi coi guanti di renna, ma niente: il Pinguino Gigante gli resiste davanti agli occhi e gli copre ogni cosa.
Fa due passi indietro spaventato, mentre il Pinguino Gigante lo folgora con gli occhi: ormai Genna capisce d’esser spacciato. Ma all’improvviso dalla pancia del Pinguino s’apre una scala da cui cominciano a scendere strani uomini vestiti con l’Orbace. Tutti hanno almeno una Nazionale in bocca, accesa. Genna comprende, o almeno finge di capire: sono i Fumatori del Tempo Nazionale guidati dall’implacabile Dottor Fini.
Camminando praticamente sulle ginocchia, Genna arriva fino ad un angolo dove ha nascosto il Santo Graal, o almeno quello che lui sospetta essere la sacra reliquia. L’afferra, ma viene morso. Lancia un urlo di dolore disumano: un ratto di fogna gli ha strappato due dita. Il sangue esce a fiotti dalla mano ferita, e i Fumatori del Tempo ormai gli sono dappresso e il Pinguino più ne sputa dalla pancia più diventa grande. Genna invoca ma invano: dalla gola secca solo gli esce un muto ruggito. Fissa rabbiosamente la mano ormai sceverata di due dita e il dolore è solo un poco attenuato dal freddo rigido. Dando fiato a tutta la sua disperazione riesce a tirar fuori una preghiera, o un’imprecazione, non si capisce bene: “Wu Ming mi strafulmini…!”
[continua] ^___^
Ok, questo è un esempio splatteroso di come potrei scrivere la storia: ovviamente i “refusi” sono da considerarsi corpo integrante della storia, pardon, del Complotto.
Saludos
Iannox
Sto uscendo, vado in aeroporto, ci si sente, magari riesco a digitare da sopra l’oceano, a migliaia di metri dalla superficie del globo, se ci riesco vi faccio sapere. Adieu!
PS. Vi saluto Amundsen, non è morto, è vivo, sta nella Terra del Fuoco sotto mentite spoglie, gli abitanti del luogo lo credono il figlio di Mengele.
Non c’è nessuno di più detestabile di Stefano Bartezzaghi. Suo padre era meglio. Le parole crociate erano un’opera. SB è l’intellettuale più finto e protetto d’Italia.
Capisco ora perché Iannozzi non lo pubblicano mai. Scrive da cani.
Ehi, pss, pss… il Giu è partito?
Forza spariamo a zero, insultiamolo, sparliamo a sproposito, alle sue spalle, vili fino in fondo, ignobili. Dimostriamoci degni di questo minuscolo mondo letterario.
Copriti bene, Giu. E divertiti 😉
@ In-cursrice
Manco il coraggio di scrivere il nome per intero, ma buona a sparare a zero. Praticamente il massimo della codardia, la più deprecabile e fascista che ci sia a questo mondo.
In quanto a me: sono anni che non propongo un solo rigo a una casa editrice.
Praticamente hai detto niente.
Comunque, visto che son buono, con la mia scrittura da cane, una parte abbaiante per te ci sarà nel plot definitivo. Non te preoccupà.
Saludos. Adesso scappo anch’io. Il Genna s’è dimenticato lo spazzolino e il dentifricio a casa mia. Che testa che c’ha quello! ^___^
Iannox
Iannox, sto ancora ridendo, ma non posso soffermarmi molto, se riesco commento stasera.
saludos
‘ azzo due dita? e mò come fa a scrivere?
…ehm…dopo le parole di Biondillo il senso di colpa, non vorrei mai sparlare del Genna, mi sta simpatico. Credo che il raccontino di Iannox, per quanto pulp sia giocoso….o no?