Codice di deontologia relativo al trattamento di dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica.
Art. 6 (Essenzialità dell’informazione)
La divulgazione di notizie di rilevante interesse pubblico o sociale non contrasta con il rispetto della sfera privata quando l’informazione, anche dettagliata, sia indispensabile in ragione dell’originalità del fatto o della relativa descrizione dei modi particolari in cui è avvenuto, nonché della qualificazione dei protagonisti.
La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica.
Commenti e opinioni del giornalista appartengono alla libertà di informazione nonché alla libertà di parola e di pensiero costituzionalmente garantita a tutti.
Ancora.
Federazione Nazionale della Stampa Italiana CARTA DEI DOVERI DEL GIORNALISTA
La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore, del governo o di altri organismi dello Stato.
Il giornalista ha il dovere fondamentale di rispettare la persona, la sua dignità e il suo diritto alla riservatezza e non discrimina mai nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche.
Accade di essere distratti, per questo fornisco qualche nozione, certamente già conosciuta dagli interessati. Accade, però. Ieri Francesco Borgonovo, responsabile delle pagine culturali di Libero, scrive un lungo articolo che riguarda la libertà di Paolo Nori e Tiziano Scarpa di collaborare con la loro testata (libertà non messa in discussione qui, mi sembra), attacca Nazione Indiana e riserva alla sottoscritta l’onore dell’occhiello. Testualmente: “Ma la Lipperini invoca l’intervento dell’Ordine: siete volgari e discriminatori”.
Nell’articolo Borgonovo scrive infatti: “Perché per alcuni intellettuali, tutti sono liberi di dire quello che vogliono, ma solo in teoria. Prendiamo per esempio Loredana Lipperini, firma di Repubblica, la quale sul suo blog ha paragonato la collaborazione di Nori con Libero a una sua esperienza personale: da giovane scrisse sulla rivista porno-soft Abc. Lei trovava quel giornale ripugnante, ma si turò il naso e fece tacere la coscienza dicendosi che forse avrebbe potuto portare al suo interno idee diverse. A parte la grazia di paragonare Libero a una rivista osé (più o meno questo è il livello intellettuale consentito a chi si schiera col centrodestra), la Lipperini sostiene che “ognuno è libero (senza doppi sensi) di fare quel che crede”. Poi, subito dopo, invoca la censura. O, meglio, l’intervento dell’Ordine dei giornalisti per sanzionarci, visto che le nostre prime pagine sono troppo volgari e discriminatorie”.
Forse la distratta sono io: ho usato esattamente questi due aggettivi nel post in questione? Mi pare di no, anche se mi sembra che la scelta fatta da Borgonovo possa essere pertinente, se ha messo in relazione questi due aggettivi con la prima pagina che evita accuratamente di nominare: Veronica velina ingrata.
Peraltro, il fatto che Borgonovo riferisca a metà quel che qui si è sostenuto, risponde in pieno alla domanda posta nel commentarium nel post a cui si fa riferimento: chi scrive su Libero è libero di criticare Libero? La risposta è no.
Peraltro ancora, nell’articolo mi sembra contenuta una frase significativa “Questo è il livello intellettuale consentito a chi si schiera col centrodestra”. O è un lapsus, o significa che chi scrive sulle pagine di Libero viene ritenuto dal medesimo “schierato col centrodestra”.
Problema, comunque, non mio.
“Io non sono altro che un critico”, rispondeva Iago a Desdemona. Io non sono neanche questo: sono soltanto una persona che scrive e a cui le parole, e la loro correttezza (oso dire: la loro etica) stanno particolarmente a cuore.
Ps. Peraltro, approfitto per dare una notizia di due giorni fa: l’Ordine dei giornalisti ha notificato a Vittorio Feltri, attualmente direttore del Giornale e, all’epoca di quella copertina, direttore di Libero, “l´atto d´incolpazione”, dove gli si addebita di aver adottato comportamenti “non conformi alla dignità professionale per avere falsamente attestato la presenza della cosiddetta “informativa” all´interno del fascicolo processuale relativo ad un procedimento penale nei confronti di Dino Boffo, direttore di Avvenire, pubblicando senza adeguata verifica una ricostruzione della vicenda rivelatasi non corrispondente alla verità processuale”. Nonchè di aver fatto scrivere Renato Farina (parlamentare Pdl, radiato dall’Ordine nel 2007, dopo l´accertamento di un suo legame con il Sismi) prima su Libero e poi sul Giornale.
Pps. Dopodiche, per coloro che muoiono dalla voglia di sapere come va a finire la polemica squisitamente letteraria, qui c’è un articolo di Tiziano Scarpa per La Stampa.
direi che il Giornale dovrebbe sentirsi decisamente gratificato qualora davvero fosse stato paragonato a una rivista soft porno, mentre quelli di Abc potrebbero risentirsi temo…
la sinistra di qua, la destra di la. I bimbi in blu, le bimbe in rosa. Questo e’ di destra, quello di sinistra. I soldatini per i bimbi, le bambole per le bimbe. Quando capiremo che non ha alcun senso parlare in questi termini, sara’ sempre troppo tardi.
Eleas, parliamo di Libero, non del Giornale. E Abc è chiusa da anni 🙂
Supermambana: in realtà sono io a non aver capito il tuo commento, almeno in relazione al post. Colpa mia, sicuramente.
E’ però vero che tu applichi la censura ai non omologati al lipperin-pensiero (peraltro costantemente calcato su quello wuminghiano).
@ supermambanana
“Lorsqu’on me demande si la coupure entre partis de droite et de gauche, entre hommes de droite et de gauche a encore un sens, la première idée qui me vient est que l’homme qui me pose la question n’est certainement pas un homme de gauche” – Alain
loredana lo so che Abc è chiusa, ma comunque era il concetto che contava, anche una rivista porno qualsiasi si potrebbe offendere una a caso, anche la più zozza.
Vero parliamo di Libero non del Giornale, ma Feltri che diffama Boffo e per ora la fa franca è il punto. Il punto è un giornalismo a dir poco servile nei confronti della rispettiva parte politica a prescindere dalla parte. Servilismo che fa sì che tutti i giornali siano tutto fuorché fonti attendibili di informazione e lo abbiamo visto anche con Tolkien il putiferio di commenti, gli articoli e i contro articoli, “Tokien è mio, no non tuo è mio”… Mi domando quanto il punto siano le singole testate (e conosco bene i tipi visto che lavoro in un ambito molto vicino a quello dei quotidiani) o il giornalismo italiano per come viene concepito oggigiorno. Scusa se mi sono allungato.
Eleas, il punto è soltanto uno: esiste un codice etico? Sì. Chi scrive è tenuto a rispettarlo? Sì. Poi possiamo discutere fino alla nausea se l’Ordine dei giornalisti abbia un senso o se non lo abbia. Ma quando qualcuno sbatte le foto di scena di una signora in prima pagina nel modo in cui ha fatto Libero, è giusto che qualcuno gli batta sulla spalla e gli dica “così non si fa”. Punto. Per altro, mi risulta che l’Ordine sia intervenuto su Boffo e Farina, e non su quella prima pagina.
Nota anche la reazione di Borgonovo: gli aggettivi “volgare” e “discriminatorio” io non li ho pronunciati. Non dico, ripeto, che non abbiano una pertinenza, ma io non li avrei scelti. Non è casuale, invece,che li abbia scelti lui, probabilmente per accreditare la caricatura dell’intellettuale snob e “femminista” nell’accezione che si ritiene deleteria del termine.
Direi che l’articolo di Borgonovo risulta essere un ottimo case history, no?
Assolutamente sì. È il case history della distorsione del reale che ormai è dilagante nel mondo dei reality. Il fatto che per le foto sulla velina ingrata nessuno gli abbia detto alcunché credo che potresti tranquillamente inserirlo in una bnuova revisione del tuo libro altro case history, se non sei uomo lo sputtanamento non conta. Ti dico mi ha dato estremamente fastidio pure a quelal prima pagina e io non sono femminista giuro. Quanto alla scelta dei termini usati da lui ovvio che non siano casuali, niente lo è mai, specie se pensiamo alla potenza delle parole. Il codice etico in teoria esiste. Ma in pratica no. Perché poi alla fine è la pratica che conta e il codice etico conta solo in certi casi. Quindi non c’è codice etico per marrazzo, ma c’è diritto di indignarsi se la moglie di Berlusconi fa intendere che a suo avviso il marito ha rapporti non solo prostitute ma probabilmente anche con minorenni. Due pesi e due misure, sempre.
ci riprovo 🙂 parlare di destra e sinistra quando ne si discute l’ideologia (nel senso letterale del termine, non in quello retorico, che so la visione del welfare etc) e’ buono e giusto. Parlare di gender e’ buono e giusto. Parlare di grembiulini rosa e blu (e dell’analogo nella diatriba destra/sinistra, vedi Tolkien etc) e’ anacronistico. E sminuente. E’ anche molto italiano (see Tolkien again). Mi riferivo, del tuo post, specialmente all’ultimo link sul pezzo di Scarpa. E alla tua intro: se un giornalista e’ un giornalista davvero, eticamente corretto, non dovremmo neanche chiederci quali siano le sue convinzioni politiche. Non dovrebbe essere un’informazione utile a comprendere i suoi scritti.
@Sacha 😀
… certo che 90 anni dopo….
Adesso ho capito. Ma infatti, io non pongo affatto il problema di collocare partiticamente un certo tipo di linguaggio, di toni, di aggressione e deformazione verbale. Credo che avvenga automaticamente. 🙂
mi sa che “volgare” era in un commento mio, che rivendico serenamente (avrei potuto usare altri termini, quelli si volgari).
comunque tutto questo casino dimostra che la faccenda scotta. e non si tratta di dx/sx, ma di deontologia professionale, cioè di onestà dell’informazione, che in italia c’ha grossa crisi. sappi che stai facendo un buon servizio, a mio modesto parere: grande lippa. poi, ovvio, non c’è peggior sordo ecc. ecc.
Signora critica Lipperini, Lei nel suo blog esercita (in fondo è suo e può fare quello che vuole) quotidianamente l’intolleranza. Lo ha fatto con me e con altri. Non perchè gli interventi erano offensivi per qualcuno ma, semplicemente, perchè con un minimo di argomenti si differenziavano dagli altri e dai suoi. E’, inoltre, impressionante la sua sensibilità per l’ortodossia del linguaggio, tanto da chiamare in causa un Ordine dei giornalisti decotto che non serve a nulla. O meglio, serve per garantire un conformismo ammorbante. Io, di solito, quando mi spingo ad esprimere un’opinione su un giornale, libro, rivista, li leggo, cosa che quasi tutti quelli che sono intervenuti in questo blog non hanno fatto e non fanno per paura d’essere infettati. Bene, buttateli al rogo ma tacete!
Infine, non riesco a scrivere sulla serata del “processo” a Nori, perchè non m’intendo di fenomeni farseschi.
Spiacente, dinosauro: io ho messo in moderazione alcuni tuoi commenti proprio per i toni usati, e non per gli argomenti. Visitare gli archivi e verificare.
Quanto all’Ordine dei giornalisti: lietissima di discutere se serva o meno. Ma nel momento in cui, insisto, un codice etico esiste, quel codice va rispettato: soprattutto quando, come nei passi citati nel post, dice cose che definire sensato è il minimo.
Infine, io quei giornali li leggo, tutte le mattine: non parlo di rogo (cosa che fai tu, e fanno altri), parlo, ribadisco di etica. Che è un’altra faccenduola.
trovo che anche la sola allusione al rogo dei libri sia non solo fastidiosa ma a dir poco un insulto… così come è insultante sentire interventi così qualunquisti. Da cosa Dinosauro capisce che noi si è letto o meno un giornale o un articolo? Dalla font usata?
Dinosauro, visto che si vanta di leggere di tutto prima di farsi un’opinione, mentre elaborava la sua opinone sul “processo a Nori” deve esserle sfuggita la posizione di Nori. http://www.paolonori.it/riassunt/
eleas, semplicemente da quello che scrivete.
Lipperini, Lei che legge trova del sudiciume, dell’immoralità, del lercio solo su Libero? Anch’io leggo la Repubblica, l’Unità, il Manifesto e spesso, schiacciando qualche pregiudizio, con la voglia di conoscere, apprendere, comprendere. Nonostante la buona predisposizione intellettuale, non raramente m’imbatto in brutture ideologiche, asfittiche e deformi valutazioni del mondo culturale. Io percorro tutte le strade, animato dalla voglia di conoscere, quindi non mi fermo davanti all’insegna.
Scarpa, nell’articolo sulla Stampa, denuncia la vacuità delle pagine culturali di Repubblica, il Corriere della sera, della Stampa. Di certo, in quest’ultimo periodo, le pagine culturali di Libero e del Giornale sono più dinamiche e interessanti.
Mettere in bocca agli altri parole che non hanno pronunciato, vedo, è uno sport condiviso: io ho parlato di mancanza di etica e di responsabilità di chi comunica. Che è cosa diversa.
Scarpa ha indubbiamente i suoi ottimi motivi per sostenere quel che sostiene: ma il suo giudizio, se mi è permesso, non vale per tutto il resto del mondo. Neanche del (piccolo) mondo letterario.
Oh, sì, i pestaggi squadristi erano un bel po’ più dinamici della loffissima secessione dell’Aventino, in effetti…
La Repubblica ha senz’altro delle responsabililtà enormi rispetto alla degenerazione dell’idea e della pratica giornalistica in questo paese, ma checché se ne dica non è un giornale fascista. E’ un quotidiano che può essere trash, generalista, modaiolo, confindustriale, oggi schieratissimo in un’improbabile autorappresentazione da giornale americano, etc. etc. Ma non fascista. Libero invece è un giornale fascista nello stile, nel taglio, nel modus operandi dei suoi giornalisti e dei suoi direttori. E’ un piccolo mastino al guinzaglio del padrone delle ferriere, come certi scagnozzi in camicia nera e manganello degli anni Venti.
Forse questo per qualcuno, di sti tempi, potrebbe fare la differenza.
dinosauro le faccio presente che qualche post più sopra si parlava esattamente di problemi legati al giornalismo in genere. Se poi lei vuole difendere ciò che è oggettivamente indifendibile si accomodi, io ho portato l’esempio di Feltri e poi ho allargato il discorso a un problema di dipendenza di tutti i giornali da una parte politica. Ma noto che le fa comodo non leggere tutto quel che si scrive o come giustamente le fa notare loredana mettere in bocca agli altri parole che non hanno detto.
Wu Ming 4, che significa oggi fascista? Usare questo termine come lo usa lei non mi pare appropriato. Comunque, le pagine culturali di Libero possono essere considerate fasciste? Mi piacerebbe sapere in che cosa consiste il “taglio” fascista, lo “stile” fascista, il “modus operandi” fascista. Brullo, Tedoldi, Borgonovo, Mughini, Cappellani, Vitali, Bernardi Guardi, Ruggeri, Perfetti sono tutti picchiatori?
Dinosauro: esercitare l’intolleranza aggressivo-passiva come Lei fa (nascondendosi dietro al passamontagna dell’anonimato) rischia di essere controproducente.
Voglio dire: se si perde tanto tempo dietro a certe firme, se si perde tanto tempo a scagliare sassate, sarà mica perchè quelle firme vanno a toccare nel vivo?
Poi, mi permetta, spesso “esercitare l’intolleranza” significa nascondere i propri scheletri negli armadi altrui, come diceva Levi.
(che immagino sia fuori moda) (non perchè ebreo)
(non siamo un popolo razzista) (non con gli ebrei)
(non lo siamo da quando gli ebrei hanno l’aviazione)
(naturalmente)
(ma in quanto essere pensante).
WM4 ha detto bene la differenza sostanziale fra la (brutta) Repubblica e Libero. Durante il sequestro Mastrogiacomo titolava “abbiamo 300.000 ostaggi” (o roba simile, vado a memoria, l’ho cercato in rete ma non lo trovo) – e uno quasi pensa “è scoppiata la guerra”. Se non è cercare lo scontro… E poi magari dare dell’antipatriota a chi critica l’intervento in Afghanistan. Ricorda qualcosa l’accusa di antipatriottismo?
Poi l’apertura su Veronica, e qui sembrava di stare in un romanzo di Ellroy, come diceva qualcuno prima, con quei fogliacci fatti solo per sputtanare qualcuno. Roba da romanzo, appunto. E invece è l’ Italia, anni duemila.
Questo per dire, Dinosauro, che non si tratta di idee preconcette: ogni tanto Libero lo si prende in mano (con i guanti). E che la categoria di giornale “fascista” ha una sua pertinenza.
Il fascismo, insieme alla mafia, sono, modestamente, i regali che, nel secolo scorso, abbiamo fatto al mondo. L’autentico “made in italy”.
In tanti, ovunque, ce ne sono grati. Abbiamo fornito loro modelli flessibili, efficaci e replicabili, su scale regionali e nazionali, di dominio e sfruttamento, che andavano solo un po’ aggiustati sulle caratteristiche peculiari dei paesi che volevano farli propri. Ma poi funzionano, eccome se funzionano. Il premio di questa gratitudine è che ci tengono ancora nel “club dei ricchi”, nonostante da decenni non produciamo più nulla.
Ogni paese, ogni cultura, produce i suoi mostri. L’unica cosa che si può fare, quando si prende atto di questo, è il tentativo di rifletterci sopra, di metabolizzare, di ingaggiare una discussione e un pensiero collettivo per elaborare tutto questo. Trarne lezione. Non rimuovere.
I tedeschi lo hanno fatto. Francesi e inglesi lo hanno fatto. Non sono “buoni”, proprio per niente, ma hanno un livello di elaborazione culturale collettiva. Hanno un bene comune. E per questo sono messi meglio.
noi no
noi brava gente
noi mussolini era uno tranquillo che ha fatto solo la cazzata di entrare in guerra
noi il colonialismo (il nostro, la prima guerra chimica della storia) ce lo viene a raccontare Gheddafi (!), ottanta anni dopo
noi ho un amico frocio
ho un amico negro
noi è balottelli che provoca
E’ per questo che Lei non riconosce un quotidiano fascista.
luca mi spiace ma nonostante il fascismo sia stato un fenomeno assolutamente riprovevole dare il giudizio tranciante che è stato un’invenzione italiana mi pare piuttosto azzardato. Il fascismo è il prodotto del secolo XIX, in particolare è il prodotto INEVITABILE di una orrida interpretazione della filosofia hegeliana. Non abbiamo inventato niente. Siamo arrivati in quegli anni dove era inevitabile arrivare.
Faccio presente che nessuno in Europa a quel tempo si scandalizzava per i fascismi, erano considerati una cosa assolutamente inevitabile. Faccio altresì presente che una delle primissime ideologie fasciste è stata il sionismo che originò nel 1862 la prima allià, la prima ondata di emigrazione verso la palestina di ebrei ben fascistizzati e convinti che quella terra era loro (sebbene mancassero da duemila anni quasi) e che dovevano riprendersela. Per questo dobbiamo dire che i fascismi sono un regalo degli ebrei? Mi sembrerebbe quantomeno ridicolo.
@dinosauro: “Lipperini, Lei che legge trova del sudiciume, dell’immoralità, del lercio solo su Libero? Anch’io leggo la Repubblica, l’Unità, il Manifesto e spesso, schiacciando qualche pregiudizio, con la voglia di conoscere, apprendere, comprendere. Nonostante la buona predisposizione intellettuale, non raramente m’imbatto in brutture ideologiche, asfittiche e deformi valutazioni del mondo culturale”.
E lei, dinosauro, trova sia corretto mettere sullo stesso piano una notizia falsa diffusa ad arte (che Feltri per primo ha bellamente ammesso essere infondata, con il beneplacito dei suoi lettori contenti evidentemente di leggere cose farlocche) e le “brutture ideologiche” di Repubblica? Sono cioè la stessa cosa pubblicare articoli magari di poco spessore, pagine culturali asfittiche ecc. e diffondere consapevolmente contenuti falsi su una certa vicenda? Cos’è, dinosauro? Non vedere o fare finta di non? Perché in questi casi “tertium non datur”.
E quel che sorprende ancor più è che un giornalista, “reo confesso” di avere falsificato una notizia (e avere così provocato le dimissioni di un collega colpevole di mancata piaggeria verso il potente di turno), non susciti alcuna reazione critica nei suoi lettori; pur avendo compromesso in tal modo la sua credibilità professionale, egli continua a venire letto come prima, come nulla fosse.
Si può anche capire che scomodare l’etica professionale, in certi casi e con certuni, sia parlare una lingua straniera.
@dinosauro: per spiegare cosa intendo per “fascista” in riferimento a Libero non c’è niente di meglio di qualche esempio pratico.
Come è già stato fatto notare dalla padrona di casa in questo blog, quando Veronica Lario ha esternato ciò che pensava del marito, Libero si è subito preoccupato di mostrarla seminuda ai tempi in cui faceva filmetti osé. Il messaggio era chiaro: “Puttana ingrata, il nostro magnanimo capo ti ha raccolto dai postriboli e ha fatto di te una signora, e questo è il tuo ringraziamento”. Non si è trattato di una difesa di Berlusconi, né di una controargomentazione, bensì di un’aggressione gratuita e fuori luogo, che rivela una mentalità ultramaschilista e un disprezzo per la donna come soltanto la peggior cultura destrorsa può produrre.
Vogliamo parlare delle pagine culturali? Dove si possono trovare le chicche di Brullo, uno che recensisce i libri senza leggerli e se ne vanta http://www.manituana.com/notizie/18/8274. Cos’altro è la stroncatura preventiva se non un’aggressione a freddo pregiudiziale? Se non un “Me ne frego dell’intelligenza mia e altrui”, gridato con la più assoluta faccia tosta (e il braccino destro teso)? E che dire di Tedoldi? Uno che dall’alto di non si sa quale pulpito definisce il lavoro altrui “una boiata” e sancisce/augura la morte di un collettivo come quello di cui io faccio parte, premunendosi di precisare che presentiamo i nostri libri nei centri sociali “con i cani del centri sociali” (http://www.wumingfoundation.com/italiano/Altai/?p=127). E’ ovvio che si tratta di figuri tanto arroganti quanto patetici, rosi dalla bile e dalla frustrazione per non non avere qualità spendibili; personaggi che rivelano un modus operandi e un abito mentale che io definisco fascista, sì, perché è caratterizzato dalla volontà di insultare, denigrare, offendere in qualunque modo, anche il più stupido e infondato (“faccio vedere la Lario nuda, ché tutti sappiano che è una troia!”), colui o colei che viene percepito come il nemico politico (in senso schmittiano).
Orbene, è evidente che per me è un vanto essere attaccato da tali putribondi figuri, almeno quanto è evidente che Libero non è Repubblica né l’Unità.
Mi dispiace. Si chiama “fascismo” in tutto il mondo. Viene da “fascio”.
Se non fosse roba nostra si chiamerebbe in un altro modo. E questo, il non siamo stati noi, è un altro effetto di quello che dicevo prima.
Eleas, per favore…
Il fascismo NON è una ‘errata interpretazione’ dell’hegelismo. Il far risalire il fascismo a Hegel o Nietzsche è una bizzarra trovata di intellettuali di second’ordine.
NON è vero che nessuno si scandalizzasse in Europa in quegli anni considerandolo ‘inevitabile’ (non si capirebbero tutte quelle nazioni che fasciste non divennero). I partiti di sinistra, per dire, facevano tutto quel che potevano per evitare la fascistizzazione dei loro paesi, e con loro anche un bel po’ di liberali.
NON è vero che il sionismo fu un fascismo (chi era il Duce? Dov’era l’organizzazione ‘totalitaria’? E la violenza, del tutto assente nei primi cinquant’anni di esistenza? Un nazionalismo, certo, ma un fascismo?)
Sul fatto che fosse un invenzione italiana si può discutere (Nolte lo faceva nascere con l’Action Francaise) ma non c’è dubbio che fu il suo primo vero successo e modello da imitare.
Insomma…
Risposte sgangherate che come al solito non spiegano nulla e non giustificano gli schizzi di bile. Poi sui commenti di Wu Ming su tedoldi e brulli sorvolo per la manifesta inconsistenza e debolezza delle critiche. “putribondi figuri” espressione bruttina linguisticamente e culturalmente. Tenetevi pure sotto le ascelle l’Unità e la Repubblica ma lasciate agli altri la possibilità di leggere, ripeto leggere, tutto.
E questa, dinosauro, non è forse un’aggressione verbale? A me sembra che tutti coloro che hanno commentato abbiano portato argomenti: e nessuno, nessuno ha detto che Libero va messo nè al rogo nè al bando.
Semmai, che le aggressioni fatte attraverso parole e immagini possano, e debbano, essere sia criticate sia, qualora violino principi elementari, sanzionate. E’ diverso.
Sascha io non ho parlato di errata ma di ORRIDA interpretazione di Hegel. Il concetto stesso di libertà che discende da Hegel è alla base del fascismo. Non ho parlato di Nietsche
Quanto agli europei si scandalizzarono talmente che se non fosse stato Hitler stesso a cominciare la gazzarra se ne sarebbero rimasti ognuno al proprio posto. Inglesi e francesi in testa. Pur odiando il fascismo o i fascismi.
Quello che dici sul sionismo È FALSO a tuttora i sionisti israeliani SONO guardacaso di estrema destra, o vogliamo dimenticare il fatto che molti dei premier israeliani siano stati EX TERRORISTI delle fazioni irregolari ebraiche durante il protettorato inglese?
Nolte infatti è stato a suo tempo scannato come revisionista e gli è stato detto di tutto e anche di più.
@dinosauro, non ci siamo. Ad esempio: “Risposte sgangherate che come al solito non spiegano nulla”: ha omesso di dimostrare, se non altro, perché e dove le risposte sarebbero sgangherate. E nello scrivere questo, però, si lancia lei in un commento che davvero non dice nulla perché non entra nel merito di nessuna delle osservazioni che le sono state mosse. O no?
Legga pure tutto quello che vuole (come già le ha fatto notare la signora Lipperini, chi le avrebbe detto il contrario?): ognuno è libero di scegliersi i suoi maestri.
Sig. Dinosauro, lei non legge nulla, al massimo qualche giornale online.
Nelle discussioni più strettamente letterarie non interviene mai (perchè, ovviamente, non le interessano, trattando di libri e letteratura e non di politica) se non per tirare fuori la solita solfa sulla sinistra cattiva che vorrebbe toglierle la libertà di leggere quel che vuole, una libertà che lei non usa affatto.
Insomma, il solito ‘piove, egemonia culturale di sinistra ladra’ dei senza talento italiani…
Sascha l’invito al confronto su qualsiasi argomento letterario. Leggo, putroppo per lei che dalle cosettine che scrive dimostra d’aver letto poco e autorini della sua tribù.
dinosauro il fatto in sé di leggere non l’ha posta al riparo dal divenire maleducato e questo dimostra che non sempre leggere è sufficiente. Come vede a fare battute del cavolo siamo buoni tutti, magari se invece che inveire contro chi non la pensa come lei cercasse di argomentare con frasi che vadano al di là del mero insulto rivolto a noi che o non leggiamo (prima versione) o se leggiamo leggiamo autorini (seconda versione), magari dicevo la discussione potrebbe essere un meno sterile di quanto sta emergendo da questi post.
eleas non intendo offendere, ho solo risposto alla stizzosa reazione di Sascha. Al quale voglio ancora ribadire che sono interessato soprattutto al dibattito culturale e letterario. La politica in senso stretto non mi interessa particolarmente. Sulla mia piccola scrivania non ho, questa sera come nelle altre trascorse, polemiche o programmi dei partiti ma Suttree e Meridiano di sangue di McCarthy, infinite jest di Wallace.
Scusi dinosauro, le mie espressioni sono forse bruttine, ma confesso di avere un problema con i fascisti. Mi repellono proprio. Sarà senz’altro dovuto alle tre generazioni di antifascisti che ho alle spalle… Detto questo lei non ha controargomentato a quanto ho detto né ha dimostrato perché e in cosa le mie argomentazioni sarebbero “sgangherate” e le mie critiche “inconsistenti” e “deboli”. Troppo facile cavarsela adducendo una supposta evidenza. Se si vuole davvero discutere, bisogna per l’appunto… farlo.
Io credo che il problema sia quello individuato da Luca e il dramma non è soltanto di vivere in tempi marcati da chiari segni fascisti, ma quello di non saperli riconoscere, come mi pare evidente dallo stralunato andamento che ha preso la discussione sul ‘caso Nori’ sul web e fuori.
E allora, se ‘riconoscere’, e far riconoscere, il proprio tempo è un tratto distintivo degli intellettuali, mi pare che di intellettuali ce ne siano pochi in giro, e non basta evocare il nome di Pasolini, con cui si può essere o no d’accordo, per pareggiare i conti.
Perchè Pasolini nei suoi scritti faceva un’operazione di mascheramento e di verità sul presente.
“Interessano ancora ai giornali articoli cosi?” si chiede con candore Scarpa, riferendosi al primo articolo che Pasolii pubblicò sul Corriere, il notissimo ‘la scomparsa delle lucciole’.
Boh, non lo so, interessano ancora? Forse a livello di archeologia culturale sì, Pasolini è sempre un buon nome da piazzare, ma una scrittura affondata come una lama nel presente non credo sarebbe molto tollerata. Comunque si può sempre provare.
Per ‘il caso Nori’ si è parlato, sbandierando i più triti, corrivi e prevedibili repertori retorici, di processi, censure, messe al bando di stampo stalinista.
Invece, lasciando ‘il caso Nori’ e parlando in generale, sono convinta che uno scrittore, o intellettuale che sia, possa scrivere dove vuole e come vuole, il rischio che vedo è che questa specie di storditezza bertoldiana (e non mi riferisco a Brecht) con cui a volte sembra aggirarsi nel suo tempo senza conoscerlo e riconoscerlo affatto, lo voti alla più totale irrilevanza, che è poi un vero e proprio autoesilio.
Mi chiedevo se le argomentazioni di Tiziano Scarpa potessero essere interpretate in questo modo: a) da un lato c’è un mondo dell’informazione molto chiuso, dominato da vecchi potenti, che gira sempre intorno a se stesso e al quale si accede per misteriosi sentieri di portaborsismo ventennale; b) dall’altro lato, all’improvviso, si è creata una offerta di lavoro: nuovi giornali, che hanno soldi e consenso elettorale e che hanno bisogno di forza fresca. E allora uno giovane che semplicemente vuole lavorare che deve fare? Va dove trova le porte spalancate e tanto peggio per gli altri.
MI viene in mente che qualcosa di analogo avvenisse in un libro nonché film con Tom Cruise. Il Socio mi sembra si chiamasse.
Ilse: a me sembra che molti dei giornali criticati da Scarpa abbiano aperto eccome alle forze fresche. Basta controllare le firme.
Pensate alla modestia del mio contributo: volevo solo precisare che io non sono che un critico lo dice sì Jago, ma a Cassio e non a Desdemona (nell’Otello di Verdi).
Saluti 🙂
penso di sì; e comunque, siccome le favolette contengono spesso grandi verità, non a caso Tom Cruise nel Socio, avendo barattato l’anima con una bella villetta e uno stipendio da favola, se la passava brutta
Vedo che l’era della sacralizzazione della politica è ben lungi dall’essere superata. Fascismo, antifascismo e tutto l’armamentario del XX secolo è ancora in mezzo ai piedi per impedirci di fare un solo passo avanti. A chi insinua un mezzo dubbio sull’utilità dei vecchi concetti di destra e sinistra viene risposto con una citazione di Alain di 80 anni fa. Io vorrei schierarmi, con tutti i miei umani limiti, dalla parte dell’intelligenza, ma questa semplice cosa risulta complicata, dalla dicotomia destra sinistra. Se qualcuno avesse detto: pubblicare per Libero equivale direttamente o indirettamente ad avallare la politica di un signore mafioso e plurinquisito con una concezione mafiosa dell’esistenza che ricorda in qualche modo i toni del vecchio Popolo d’italia mussoliniano, sarebbe stato meglio. E’ quello che penso. Un cosiddetto intellettuale non può sbragare così per la pagnotta.
Non posso però negare in me un senso di fastidio nel constatare che non riusciamo ancora a entrare nel XXI secolo. Non riusciamo a renderci conto che siamo vittime delle mitologie novecentesche e non riusciamo a creare niente che vada oltre. Abbiamo fatto del fascismo e dell’antifascismo delle categorie metafisiche e gli scontri conseguenti, anche solo verbali, assumono toni da guerra religiosa. Quelli di Libero sono molto furbi, perché conoscono bene tutte le debolezze della cosiddetta sinistra e gliele ritorcono contro fomentando la guerra di religione. Dire come Wu Ming 4 i fascisti mi repellono, può essere condivisibile, ma apre un mondo sulla inconscia guerra di religione che stiamo combattendo. La tara umana più debilitante e più subdola, perché spesso inconscia è il conformismo. Di destra e di sinistra. Un intellettuale dovrebbe essere contro il potere, a priori, perché potere e verità non coincidono mai. L’ha detto Saviano, riprendendolo da non so chi. Scrivere su Libero è aberrante, ma trovo altrettanto aberrante non vedere le illusioni metafisiche di cui siamo ancora preda. Altrimenti andremo avanti ancora per decenni a fare la contabilità dei morti prodotti dal nazifascismo, dal comunismo, dal liberalismo, dal colonialismo facendoci passare il presente sulla testa. Il nemico è sempre il potere, qualunque forma abbia. Anche le gabbie metafisiche sono una forma di potere.
Detto in soldoni: Scarpa e Nori (in buona o malafede lo sanno solo loro) ci sono cascati in pieno. Lo dicevo io che quelli di Libero sono molto furbi. Attirano a sé il “nemico” con il miraggio della libertà. Dopotutto sono liberisti per qualcosa, no?
massimo è sempre bene fare la conta dei morti altrimenti si finisce per dimenticarcene e in un attimo chessò in Jugoslavia ti ritrovi qualcuno che fa le pulizie…
‘Il nemico è sempre il potere, qualunque forma abbia’ – ecco una frase tipicamente novecentesca, una di quelle gabbie metafisiche da cui non riusciamo a fuggire.
Il fascismo non è una questione di destra o di sinistra. e neppure di religione.
Il fascismo è una questione (enorme) di elaborazione (mancata) storica e culturale da parte di questo paese. Tale mancata elaborazione riverbera in ogni aspetto, sociale culturale e politico, della nostra vita associata. Abbiamo una delle migliori Costituzioni al mondo mentre siamo privi di un discorso comune, di un minimo denominatore democratico, sembra un ossimoro, eppure così stanno le cose. In germania, francia, inghilterra, anche se la destra, o chiunque, sia al governo, non possono esserci forze xenofobe o similari a farne parte. Nè possono esserci, al governo, figure che fanno strame in sè, della divisione, anche formale, dei poteri medesimi.
Eppure non si tratta di paesi dove manchino lobbies, poteri forti, e anche spinte revansciste o reazionarie.
Ultima cosa: questa storiella della “fine delle ideologie”, è la più grande stronzata, chiedo scusa, di successo in circolazione da vent’anni. Un’enorme stronzata di enorme importanza: il farsi “natura” del capitalismo, come il sole o la pioggia o le maree… La mano invisibile che autoregola il Mercato, è probabile che vi siano state poche articolazioni discorsive nela storia umana più ideologiche e prive di fondamento, ma non fa niente. Noi siamo avanti, siamo nel XXI secolo…
@massimo: qualcuno aveva già scritto, nel thread “Processi”, quanto segue:
“Accettare di scrivere su un giornale come quello è comunque avallarlo, piaccia o no. Non posso nascondermi dietro una foglia di fico, dire magari “Beh ma io mi occupo solo di ravioli e lasagne”, “Beh ma tanto non sono d’accordo con tutto il resto”… Se si accetta di scrivere su un giornale come quello, ripeto, significa che di tutto il resto che vi si scrive importa poco o comunque ce ne laviamo un po’ le mani, o non lo riteniamo sufficientemente importante da meritare un nostro “niet”.
Lo si avalla, un giornale di quel genere, se non altro con il far finta di niente, con il tacere (sarebbe poi possibile parlare “contro”, su quel giornale?) per starsene nella torretta d’avorio che in casi come questi è tanto comoda”.
Vero che le categorie bisognerebbe superarle, se non più produttive e significative, ma altrettanto vero che al generico, “annacquato” e proprio per questo “innocuo” “il nemico è sempre il potere” (nessuno si sentirà messo a repentaglio da un’affermazione del genere), sia meglio sostituire, di caso in caso e di volta in volta, nomi e cognomi di coloro in cui in quel momento il potere e sue aberranti manifestazioni si incarnano.