Su L’Espresso di oggi, Roberto Saviano recensisce Manituana. Estratti:
[…] Quello che da anni portano avanti come progetto i Wu
Ming è la nuova possibilità di mettere insieme diversi linguaggi, nuove
sintassi, comunicative inesplorate. Un percorso che non ha nulla
dell’elitarismo dell’avanguardia: come avevano fatto con il loro precedente
romanzo ’54’, i Wu Ming riescono a costruire storie articolate all’interno
delle fibre muscolari della Storia. E le alternative al percorso della Storia
non sono giochi ingenui o impossibili […]
[…] smontare il monolite della Storia, per cavarci le storie, non racconti, o
aneddoti, non scorciatoie da scrittori per far compagnia alla propria fantasia,
ma percorsi abbandonati, ignorati, deformati che attraverso il racconto vengono
salvati e riportati nel letto del fiume della Storia. Rendere al condizionale
il tempo della Storia significa non subirla. Divenire almeno nel tempo della
riflessione capaci di determinarla […]
[I Wu Ming] Non inventano nuovi destini, ma scovano sentieri già tracciati che
non sono stati battuti e forse ultimati. Così prende il via il lungo viaggio
spazio-temporale di ‘Manituana’, trasportando il lettore tra i sentieri e i
villaggi della grande nazione irochese, alla vigilia di quella guerra di
indipendenza americana che ha decretato la nascita di una nuova potenza e il
definitivo affrancamento dei ‘ribelli’ dall’impero coloniale di re Giorgio III
d’Inghilterra. Hanno cominciato dal classico "what if…",
chiedendosi cosa sarebbe accaduto se i lealisti avessero sconfitto le truppe di
coloni guidati da George Washington. Forse sarebbe andata come in Canada, dove
le popolazioni autoctone ebbero molte difficoltà sotto la corona britannica, ma
non furono oggetto di operazioni di sterminio, come invece accadde negli Stati
Uniti.
Ma ‘Manituana’ non è in nessun modo un libro sulla storia dei ‘Native
Americans’, non è l’ennesimo testo sui pellerossa. Ed è questo forse il segreto
della sua necessità, del passaparola che ha permesso al libro di fuggire di
mano in mano. È un racconto di una nuova dimensione, occhi nuovi su un momento
della Storia fondamentale, dove si stava per generare ciò che avrebbe
determinato le sorti del mondo nei secoli successivi. Un raccontare la
gestazione del mondo moderno, la gravidanza
della Storia che avrebbe partorito il mondo che oggi abbiamo. Ma che avrebbe
potuto generare altro. Un "altro" annegato, abortito, ma che è
possibile rintracciare in ciò che è stato. ‘Manituana’ non è cowboy e
pellerossa, non i malvagi indiani strappa-scalpi e i buoni colonizzatori
porta-civiltà. E non è nemmeno i buoni indiani e i malvagi americani. Atrocità
avvengono su ogni fronte. ‘Manituana’ è per molte pagine l’incontro di mondi, e
vuole essere un sismografo delle cinetiche, dei conflitti, e della fusione
bastarda e meticcia che l’incontro di diverse culture ha generato. […]
Non c’è nulla dell’immaginario già consolidato. La sensazione è che il nuovo
romanzo dei Wu Ming sembri in qualche misura un dialogo sibillino con la
‘Dialettica dell’illuminismo’ di Adorno e Horkheimer. Ed è a questo libro che
chiedono interlocuzione piuttosto che all”Ultimo dei Mohicani’, di Cooper. Il
cuore pulsante di ciò che ha portato l’Europa alla Shoah è nella storia della
ragione illuminata, e così i Wu Ming seguendo la traccia portano a dimostrare
che proprio i padri della democrazia americana furono i fondatori del massacro,
coloro che fondarono le premesse (e non solo quelle) per non accogliere le
energie che stavano generandosi nell’incontro tra indigeni, non vedendo nel
mezzosangue l’origine degli Stati Uniti d’America, ma portando avanti un’idea
di civiltà e civilizzazione che somigliava a un modello in grado di legittimare
le nuove aristocrazie coloniali contro le aristocrazie inglesi e francesi del
Vecchio continente […]
Dalla parte sbagliata della storia, così come recita il progetto dei Wu Ming,
la sottotraccia, il trailer del libro. Parte sbagliata perché non realizzata,
ma parte sbagliata perché meno raccontata, considerata reazionaria, scadente,
perdente. E così è stato per i nemici dei ‘rivoluzionari’ di Washington che
invece avrebbero avuto un modello di civiltà diverso dallo sterminio. E come
sempre però l’irrealizzato riesce a ingravidare il realizzato, l’idea
federalista di Benjamin Franklin ciò per cui ancora oggi viene venerato come
grande statista politico è stata direttamente presa dalle Sei Nazioni irochesi.
[…] Bisogna essere addestrati alla maratona per apprezzare le oltre 600
pagine di ‘Manituana’, ma il fiato lungo vien leggendo in un percorso che
sembra a spirale, una volta entrati, se si decide di entrare, difficilmente se
ne esce fuori. Non c’è inizio non c’è termine. ‘Manituana’ continua sul web
(www.manituana.com). Una scelta in piena coerenza con il progetto del libro. Il
web è il mai definito, il possibile, il progressivamente costruibile. La
capacità di poter seguire i percorsi di ‘Manituana’ attraverso Google Earth
aggiunge capacità concreta d’immaginazione al libro, una sorta di materialismo
della fantasia, una forza, quella di mettere ogni strumento al servizio del
romanzo, che farà storcere il naso a molti puristi della pagina […]
‘Manituana’ non è soltanto una narrazione di ciò che poteva essere, ma è una
cartografia del possibile, uno strumentario letterario attraverso cui si può
smontare il congegno della Storia, una capacità che può essere alimentata solo
attraverso la necessità di stare dalla parte sbagliata
Giuro che non ho capito quasi nulla.
Non è che diamonds ora ci fa gentilmente una “spiega”?
molto semplicemente stavo cercando di fare un esempio di come la parte più pernicciosa del marketing sia quella che prevede le modalità di comportamento degli autori nelle comparsate televisive relative alla sacrosanta pubblicizzazione delle opere degli stessi.In quelle occasioni ci vedo un po di violenza(direttamente proporzionale all’esatta conformazione degli stessi comportamenti alle direttive impartite)
p.s. a volte sono così contorto che mi faccio paura
Effettivamente diamonds, con tutto l’affetto, dovessi dire che mi è chiaro ciò che scrivi al 100 % non direi proprio tutta la verità…
Posso farti qualche domanda (niente trabocchetti)?
Che rapporto ci sarebbe tra le “modalità di comportamento degli autori etc etc etc” e il ???? marketing ????
Cosa intendi per marketing????
E poi in che cosa vedresti “un po’ di violenza”?
Diamonds, se l’uff. stampa ti trova un passaggio televisivo (e nel caso di Niffoi credo che sia stato il contrario: cioè che Le invasioni barbariche abbiano contattato l’uff. stampa di Adelphi), tu autore puoi decidere di andare o come di non andare (in ogni caso è una lecita scelta). Se ci vai decidi tu cosa dire o cosa non dire. Che ci sia un uff. marketing, in Adelphi, che indottrini Niffoi sul come comportarsi in tv sa, appunto, di mitologia, non di realtà.
Niffoi, la seconda volta avràd eciso di rispondere perché gli andava così. Che ti piaccia o no prenditela con lui.
Gli autori non sono dei verginelli mandati sul marciapiede a fare la vita. Non sono degli ingenui manipolati dal moloch editoriale. E se lo fossero non sono, per come la vedo, autori.
Chi ha incontrato, anche solo come spettatore, Niffoi una cosa la sa per certa: non c’è modo di convincerlo a dire/fare/baciare/lettera/testamento qualsivoglia parola o gesto che non voglia. E, viceversa, non c’è modo di impedirgli di dire quello che vuol dirti, indipendentemente dalle domande che gli fanno/faranno/avrebbero voluto fargli/non sono riusciti a fargli.
Brugnatelli, lei è simpatico e insieme è una “lenza”. Ha a disposizione la distribuzione di Mondadori, gli uffici stampa di Mondadori, i contatti di Mondadori, e circa 270 librerie Mondadori in tutta Italia (18 copie di Gomorra a testa), e non riesce a far arrivare ordini?
Ossignore!
Adesso le chiedo una cosa, le chiedo se è fantascienza. Allora, se la critica sui giornali è parecchio camarrillesca e sbadata, se la qualità fa fatica a passare perché le maglie non la favoriscono, se l’aria davvero nuova è pensabile solo a furor di popolo (come nel caso di Saviano) e non certo perché gli operatori culturali graduati aprono le finestre, è pensabile aggirare la situazione facendo riferimento al web, ma non per costruire una rete speculare ai giornali ugualmente inutile, bensì per filtrare davvero la qualità, per mediare in modo soddisfacente. Guardi, questa mediazione me la vedo nei due sensi, non solo dalla casa editrice al lettore attraverso il blog con recensioni e discussioni, ma anche dal lettore alla casa editrice. Un esempio concreto: se in rete si sviluppa un dibattito sulla mancata ristampa della trilogia di Beckett è pensabile che un funzionario di casa editrice, capisca i termini del problema, veda e provveda?
E’ pensabile che le case editrici mettano a punto in qualche modo degli osservatori, almeno su alcuni blog, per ottenere informazioni e fare marketing intelligente, in modo che a voi arrivino soldi e a noi la qualità?
andrea barbieri
Edo, carissimo omonimo, suppongo che mi siano stati risparmiati soprannomi e insulti in rima perché ho fatto una scuola privata dov’erano tutti “bien civilisés”, pure troppo, e quando sono entrato nel mondo reale chi mi avrebbe preso in giro anni prima era ormai cresciutello. sono molto contento delle tue risposte, è quello che volevo sentire. Solo una cosa, le domande mica erano mie, le riprendevo dal Nostro Eroe In Lotta Contro Il Marcio Sistema Editoriale Che Non Ha Fatto Pubblicità A Gomorra.
Una volta hanno invitato un ex camorrista in tv. Utilizzava la stessa parola che usi tu, “eroe”, per significare il massimo grado di disprezzo per il comportamento delle persone.
Non ti sto naturalmente dando del camorrista, però vorrei farti capire che a volte certe caricature sono fuori luogo.
andrea barbieri
Fuori luogo sono solo questi paragoni allucinanti tra uno che ti fa una battuta e uno che ammazza la gente.
(meno male che non sono organico al mondo letterario,solo libero fruitore.Diversamente dovrei rivedere la mia scrittura “in minore”,e soprattutto recuperare una grammatica)è stato proprio il contrasto di quell’intervista barbarica con le altre apparizioni a stupirmi.Personalmente peraltro preferisco i letterati che riescono a scherzare in ogni occasione in cui le circostanze lo permettono senza che ciò infici le argomentazioni portate alla ribalta che non quelli lagnosi e abbarbicati sui principi della propria purezza.L’importante è che a bordo portino se stessi(diversamente,come scriveva il buon Emanuele Bevilacqua,”non troveranno niente” nel prosieguo)
@ andrea barbieri
Non è fantascienza. Forse le sfugge il fatto che – come ho accennato – ricorre quest’anno il centenario della Arnoldo Mondadori. Questo vuol dire che da parecchi decenni, giorno dopo giorno, mese dopo mese la AME pubblica libri. Non sarebbe anndata molto lontana, mi creda, se si fosse basata sulla logica della pura sopraffazione o della imposizione d’arbitrio. Anche io nel mio piccolo pubblico i libri di Strade Blu da diversi anni, se solo prendessi per un attimo la china di “forzare” il mio primo compratore (cfr. il libraio) non andrei mica tanto lontano.
Appartiene invece al mondo della fantascienza l’idea che con 4 ceffoni dell’ufficio stampa, tre minacce ai librai e qualche altra pittoresca esibizione di machismo editoriale si possa costruire un bbest seller. Così ci si costruisce solo una bella rete di inimicizie, il che – mi dicono – in genere non aiuta.
Aggiungo che forse le sfugge che (proprio come succede per le Librerie Feltrinelli e la Casa Editrice Feltinelli) il business della Mondadori libri è quello di vendere i suoi libri, il business delle librerie Mondadori è quello di vendere libri punto e basta. Il che comporta che tra casa editrice e librerie non c’è esattamente quel rapporto tra feudatario e servo della gleba che lei sembra ipotizzare.
Devo confessare che gran parte del suo intervento ai miei occhi smarriti ha quell’aura di nobile misteriosità che hanno le migliori pagine della Fenomenologia dello Spirito. Non ci ho capito molto. Ma lo dico senza cattivi pensieri. Conosco i miei enormi limiti.
La Trilogia di Beckett è un problema che riguarda le case editrici che pubblicano Beckett (in Italia Einaudi, SE e altri), le ricordo infatti che essendo Beckett morto nel 1989 solo chi ha debitamente comprato i diritti di traduzione dagli aventi diritto (ebbene, sì, ho scritto “aventi diritto”! Doveva accadere prima o poi….) può pubblicarlo.
Mi preme tornare sul mio tormentone riguardante l’oggetto misterioso “marketing”: cosa vuol dire “fare un marketing intelligente etc etc etc”?
Santo cielo, ho fatto un esempio non ho chiesto che mondadori pubblichi al posto di Einaudi, anche se forse potrebbe, comprando diritti -in fondo- da se stessa.
Io non auspico nessun machismo. Anche se il machismo c’è eccome. Lei ha visto come è stato fatto il marketing di La ballata delle prugne secche?
L’esordio era una pagina intera di Repubblica nazionale, a colori, dell’inserto dei libri, più altri spazi pubblicitari tanto grandi da coprire un’intera altra pagina (pensi un po’ tanta pubblicità per un’esordiente! che infatti è andata subito in classifica…).
Ma poi lei non legge mai “machoman” D’Orrico?
Io non posso spiegarle cos’è il marketing intelligente, che lei sembra trattare come le “vacanze intelligenti”, non so, pensi che magari non ha/avete una buona fotografia dei suoi clienti, che forse possedendola attraverso la rete, potreste pubblicare cose che ritenete rischiose.
Chiudo, perchè ormai abbiamo toccato tutto lo scibile. Le faccio i complimenti per la sua collana Strade blu. Non voglio che pensi che dall’altra parte non si veda l’intelligenza e il lavoro. E’ forse l’unica collana di mondadori da cui compro, l’ultimo è il titolo di Vollmann. Poi lei ha pubblicato Sacco, Evangelisti, Gaiman…: bravo davvero!
Tra l’altro non ha saccheggiato titoli di fumetto da piccole case editrici.
abbraccio tutti quanti andrea barbieri
Ah, nell’elenco mi sono scordato di inserire “Jimmy Corrigan” di Chris Ware, che dovrebbe uscire tra qualche mese, un libro che chiede una cura nella pubblicazione davvero somma dati gli standard di Ware. Sicuramente un capolavoro.
andrea barbieri
Vediamo quanto resiste senza ri-intervenire…
Scusate, per la precisione forse Jimmy Corrigan è una coedizione Coconino-Mondadori (Coconino ci mette la sapienza grafica e Mondadori i mezzi economici). Be’ magari Brugnatelli può raccontarvi tutto…
a.b.
Edoardo ha tirato in ballo un fattore che in queste discussioni non si era mai visto prima, scusate se sottolineo: i librai. Il libraio vuole sapere con che cosa mandrà avanti la baracca e dunque è contento se il venditore gli annuncia un Moccia, Moore, Manituana…ovvero il libro di qualsiasi autore che ha già venduto bene, mentre se gli parli di sto libro bellissimo, importante (come è stato detto ai venditori in casa editrice) di questo ragazzo che parla di camorra ecc., lui potrà sempre dire, si ma che me ne frega a me che sono a Berghum, la saggistica non la vendiamo, il mezzo saggio mezzo romanzo non so che roba è ecc. Insomma l’editore onnipotente sola immagine e somiglianza del MERCATO è qualcosa che non esiste, con buona pace di chi sostiene che Gomorra sia stata una perfida operazione di marketing o, al contrario, che non ce ne sia stato abbastanza.
Approfitto pure per dire che ho fatto su questo libro una piccola parte insieme ad altri che rappresentano molto più di me le scelte della casa editrice e che davvero in questo caso tutti ci hanno creduto. Insomma: non sono capuccetto rosso in mezzo ai lupi cattivi…
Cambio argomento: è assurdo accusare i Wu Ming di tradire una posizione da duri e puri che in quei termini non hanno MAI interpretato. Loro lo dicono che vogliono fare una letteratura che vada incontro al lettore, popolare e colta, ovvero: libri che vendono. Il loro impegno sta su altro, sui temi che trattano e sul come, sulle cose che credo tutti sappiamo (carta, creative commons ecc.). Poi c’è sempre chi sostiene che se vuoi vendere sei un venduto e non puoi aver fatto qualcosa che abbia vero valore letterario (questo valeva anche per Dickens, per Victor Hugo?), ma questo è un altro discorso. A scanso d’equivoci dico come la penso: il successo non è un criterio di valore. Possono esserci libri importanti che non vendono una copia e libri importanti che ne vendono un milione.
mi sarebbe piaciuto,se variopinte circostanze non mi avessero relegato in un’isola,diventare un publisher perchè il registro di questa figura deve prevedere una sapiente combinazione di intuizione finanziaria e fiuto artistico all’interno di un quadro dove l’aleatorietà è il comustibile di una sana malattia tropicale(nel senso di Henry Miller)che “mette lo zolfo nel sangue e il ferro nella schiena”.Non ricordo se qualcuno in questi paraggi ne abbia mai parlato,e nemmeno son certo che non sia soltanto una leggenda metropolitana per vecchi marinai,ma credo di ricordare che sul crinale dei novanta un ricco genovese,volendo dimostrare che rispettando una ricetta prestabilita si poteva creare ad arte un best-seller,investì tutti i suoi averi in un esecutivo progetto siffatto coinvolgendo ghost-writer e distributori.Il fallimento su tutta la linea che ne conseguì determinò quella che sarebbe stata la sua ultima decisione(a parte la “defecatio post mortem” di Bianciardiana memoria,naturalmente)
@girolamo. andrea barbieri ***deve*** poter dire quello che pensa, giusto o sbagliato che sia. peraltro – a differenza di molti altri – si espone con tanto di nome e cognome. personalmente ho amato ‘gomorra’ fin da subito (fanno testo i tre post dedicatigli nel mio blog in tempi non sospetti); averlo letto è stato importante per me, mentre mi ha lasciato abbastanza indifferente ‘manituana’ (potrei averlo non letto, sarei come prima), anche se sono uno dei maggiori estimatori di roberto bui. ho amato immensamente ‘l’anno luce’ di Genna, molto meno il successivo ‘dies irae’. se un’operazione non mi convince, lo dico senza problemi (vd miei post sulla “lululata” di genna e gli altri interventi qui in lipperatura). insomma: se un blog tiene aperti i commenti, ben venga chi si firma anche se quello che dice non piace. in questo thread avverto una sorta di accanimento collettivo contro la “pecora nera” Barbieri, colpevole di aver insinuato che Saviano abbia incensato Manituana più per affetto verso i WM che per essersi davvero leccato i baffi con “gli otto registri” su cui, a detta di genna, il testo si inerpica. Ebbene, se lo pensa davvero, che lo insinui finché vuole. in fondo lotta a viso scoperto (anziché trincerato dietro un nick). mi rifiuto di farne il Calimero della situazione. non mi è mai piaciuto il meccanismo del capro espiatorio, forse perché, in una certa fase, lo sono stato a mia volta.
per gettare un po’ d’acqua sul cuoco riandando ai tempi mitici, trascelgo due gemme dai gettoni einaudi (ma quanti furono in tutto?): un romanzetto r-osé di elsa de giorgi intensamente voluto da calvino (con vittorini che gli chiedeva se s’era bevuto il cervello) e l’opera prima di zolla, con la quarta in cui vittorini dichiara di dissociarsi (poi vinse il premio strega). 2 ciofeche che gli anni han seppellito…
Leggendo dall’inizio questa lunga discussione, bisogna dire che Andrea Barbieri (che non conosco) non si è presentato su questo blog da solo, ma – consapevole o meno – insieme a vari “disturbatori” i cui commenti pieni di insulti sono stati addirittura cancellati da Loredana Lipperini tanto erano inutilmente offensivi. E non mi sembra poco dire, seppure obliquamente, che Saviano non crederebbe in quello che ha scritto. Perché a questo si riduce il discorso, sotto i riferimenti a bontà generosità e affetto, se abbiamo l’onestà intellettuale di andare al senso delle frasi. Si può parlare forse di “eccesso di reazione” negli altri che sono intervenuti ma è una reazione tutta fatta di discorso, anche interessante, non ho visto accerchiamenti e nemmeno capri espiatori, nessuno è stato linciato. E’ abbastanza chiarao cHe se una persona si pone agli altri con fare provocatorio, agitando particolari teorie che ad altri sembrano dietrologiche e allusive, e che se chi lo accompagnava in principio si eclissa lasciandolo a proseguire da solo a beccarsi le risposte, sembrerà un uno-contro-tutti, ma un conto sono gli sganassoni e un conto sono i ragionamenti e qui mi pare si sia trattato di ragionamenti. Non vedo chi possa mettere in dubbio il fatto che tutti possnao esprimersi, ma se tutti possono esprimersi si può anche dire in pieno diritto che si ritengono certe posizioni disoneste, ed è questo che è stato detto, nessuno ha invocato censure mi pare. Se Girolamo De Michele considera il modo di discutere di Barbieri disonesto e spiega i motivi del suo convincimento, non sta impedendo a Barbieri di esprimersi, né nessun altro lo ha fatto. IL fatto che un commento venga firmato con un nome e cognome è poco importante rispetto ai contenuti, se di contenuti si tratta: schematizzando e parlando in generale, chi scrive cose false firmandosi con nome e cognome non è necessariamente più onesto di chi scrive cose vere usando un nickname. non siamo in tribunale e neppure dal notaio. Queste almeno sono le mie impressioni e, come ha detto Edoardo Brugnatelli, spero di non aver detto troppe fesserie. Saluti.
concordo con Alessandro.Non ho visto scene di caccia all’uomo in bassa baviera.Solo pugilato verbale(noble art.Purtroppo il clima sciapo del paese ci ha tolto la buona abitudine di guardare la sostanza delle cose per cui scambiamo spesso i fuochi d’artificio con la contraerea).Barbieri si è difeso bene,dopo aver esordito con una provocazione di prima classe in cui nemmeno lui credeva.Se qualcuno dei contendenti è intenzionato a tenere il muso a qualcun’altro il mio consiglio è che vada a farsi le ossa nelle cucine di un ristorante dove certe sere i coltelli tra il maitre e il cuoco volano per davvero e la cosa non impedisce che l’indomani stiano seduti allo stesso tavolino per decidere il menù du jour(cadeau genetici degli uomini primitivi che siamo stati.Piccoli momenti d’ira tra amici)
@ Edoardo Brugnatelli
I suoi interventi hanno il sapore dell’assennatezza e della semplicità ch’è difficile a vedersi. Mi ricordano, per la paziente articolazione, il vano tentativo di Aldo Moro di spiegare ad un pugno di coglioni fanatici com’è davvero fatto lo Stato nelle sue articolazioni, venature, micropoteri, dispositivi, ecc. Ma loro niente, loro volevano sentirsi raccontare dello Stato Imperialista delle Multinazionali, del Comando del Capitale, delle cinghie di trasmissione, dello Stato leviatan-piramidale con un vertice e una base, ecc. Persi nella loro paranoia, tennero ben nascosti i verbali dell'”interrogatorio”, testimoniando a se stessi la propria sconfitta segnata sin dalla propria nascita. Moro sapeva di Heidegger, Lei di Hegel: chissà se le sue ironiche spiegazioni avranno miglior sorte, o se le volteranno le spalle sdegnandoLa con un “è solo un funzionario editoriale” (come dire: in fondo è solo un democristiano). Poi, a biglie ferme, bisognerebbe tracciare una cartografia della paranoia complottistica, per scoprire come quella marxleninisbrigatistica sia carsicamente sopravvissuta per riemergere nel campo di patate della “critica critica” letteraria.
Io però non credo che Barbieri si sia “difeso bene”, tutt’altro. Man mano che le sue argomentazioni venivano smontate le lasciava cadere e ne proponeva altre, ma fingendo che fossero sempre le stesse, e chi leggesse l’intera discussione, si accorgerebbe molto facilmente del continuo “svicolare”, col fuoco di copertura della lamentela su fraintendimenti e mistificazioni altrui. L’affermazione iniziale, poi scomparsa perché insostenibile, è che Saviano ha “sbagliato” recensendo questo libro. Cioè non ha seguito una linea tracciata da qualcuno. in seguito quest’affermazione è stata corretta, annacquata, soprattutto zuccherata e trasformata in un vago riferimento alla “bontà”, poi c’è stata l’altra argomentazione, quella sul “chiedere il consenso” da parte dei Wuming, anche questa caduta perché infondata rispetto a quel che si era scritto davvero, e trasformata in un discorso più generico e mai precisato su ipotetici autori “con meno potere contrattuale”, poi c’è stata la questione della mancata pubblicità iniziale all’uscita di “Gomorra”, e dopo la spiegazione di Brugnatelli anche questo argomento è stato abbandonato, stavolta in favore di una più vaga agitazione sulla tiratura e le librerie Mondadori, dissoltasi pure questa, e tutto questo comportandosi come se l’argomentazione fosse la stessa fin dall’inizio e gli interlocutori non avessero risposto. Se a questo aggiungo quel che ha già fatto notare De Michele, ossia la trasformazione di ipotesi in certezze, quel che vedo è un modo di discutere tutto ideologico, che non produce niente di significativo.
io non sarei così negativo sugli snodi del dibattito: ad es., abbiamo imparato che “paratesto” non è ciò che sta accanto/attorno al testo (prefazione, indice ecc.), bensì ciò che succede accanto/attorno al testo (tramàci di lancio, coliti dell’autore ecc.). non è poco, con buona pace di genette…
@ BRUGNATELLI. Ho compattato i tuoi interventi in un post nel mio blog. Sei pur sempre un addetto ai lavori:-/ anche se hai nicchiato sulla parola “caporalato” da me usata in una delle risposte alle tue osservazioni.
@ Alessandro.
Andrea Barbieri ha il diritto di difendersi come può e come sa. Ognuno di noi quello di controbattere come può e come sa.
Aggiungo solo il testo della quarta di copertina del mio “L’incredibile storia della Fata Fatuccia e della Strega Forestana”, Edizioni Libri Molto Speciali, Venezia:
“Orchi, streghe, fate, come gli scrittori per ragazzi sanno perfettamente, esistono davvero e popolano ogni tipo di mondo. Sono, inoltre, capaci di assumere le vesti più impensate, comprese quelle di critici letterari o direttori (e direttrici) di collane giovanili. La storia è un affettuoso, divertito, omaggio a due note direttrici italiane di collane per ragazzi: Margherita Forestan (Mondadori Ragazzi) e Orietta Fatucci (Einaudi Ragazzi)”:- /
Avendolo tutti noi compreso senza spiegazione alcuna sin dal primo istante, db, direi che chi ha riempito di quel significato il termine “paratesto” ha un ottimo talento comunicativo. Gérard Genette ne sarebbe fiero, probabilmente. Ma non facciamone una questione epitestuale e torniamo a bomba, direi.
Si è difeso bene compatibilmente all’entrata cattiva di cui si è reso protagonista(pareva John Cassavetes,in Mikey e Nicky,quando con lo sguardo alcolico in un impulso autodistruttivo cercava l’alterco un un circolo per neri di Harlem e,rispondendo al compagno di vagabondaggio notturno Peter Falk,il quale gli ricordava che erano in un posto di gente tranquilla,domandò con alta voce impastata“ma se sono tranquilli allora perché sono negri?”)
Bisogna avere pazienza con i giovani, diamonds. Hanno i loro dolori e turbamenti, come ben sapevano Werther, Holden, Toerless…
Lucio, Lucio, Holden può darsi, ma Werther e Toerless! Perché mischiare griphes aequis? Un po’ di rispetto, suvvia, per i grandissimi Robby e Wolfy.
Angelini, permetti che te lo dica? Trovo un po’ curioso la tua insistenza contro la censura e la negazione dei diritti dato che qui tutti stanno parlando in tranquillità, censure non ce ne sono state, Barbieri ha potuto esprimersi per il tramite di almeno una ventina di lunghi commenti e quando ha smesso di farlo è perché lo ha deciso lui, e a quanto ho visto nessuno ha imposto ad altri la mordacchia. E a questo punto arrivo io buon (o cattivo) ultimo: se tutti hanno il diritto di fare questo e quello, avrò pure io il mio diritto di esprimermi su come Barbieri ha condotto la propria parte di discussione, per giunta dopo averla letta tutta (anche l’altra parte a dire il vero) e preferirei che se lo faccio non rispondessi (tu o qualcun altro) dicendo che nego il diritto di esprimersi di qualcuno. Chi scrive qualcosa sa che altri lo leggeranno e daranno il loro giudizio, io non ho fatto altro. Ho anchye scritto che c’è ssato un “eccesso di reazione” dall’altra parte. Tutto va bene tranne gli insulti non motivati, a mio modo di vedere, solo che gli unici insulti veri – e non motivati – che sono volati sono partiti dalla metà campo in cui giocava anhce il presunto censurato.
@alessandro di infinite storie (a proposito, sarai mica quello che anni fa mi espulse dal concorso?).
Pro memoria:
– Barbieri, vergognati. (Vergogna)
– Mi rivolgo ad Andrea Barbieri, non potevi scrivere semplicemente che ti rode il didietro, invece che dare (non tanto implicitamente ) dello stupido e del decerebrato (succube della pubblicità) a chiunque compri un libro (che tu non hai letto) di un autore che ti sta antipatico? (Antonella)
– Trovo indegni i commenti di Arbiter e di Barbieri. (Lipperini)
– La Lipperini non si appella a nessun principio di autorità: non permette operazioni di killeraggio travestite, tutto qui. E chiudo l’argomento.[e i commenti, poi riaperti perché dilaniata dai rimorsi:- )]
– Dacci un taglio, sei imbarazzante (Stefano)
– Bene fare domande, meno bene reiterare scemenze. (ex piccolo editore)
– Fossi nella Lipperini questi commenti li lascerei, dicono molto di chi li scrive e sull’***odio che Saviano e i Wuming suscitano*** nelle ***mezze tacche*** (estraneo)
– se gli dessero del coglione in modo esplicito farebbero brutta figura, si sono inventati questa cazzata del “Saviano buono-buonissimo” (Marius)
– Il resto dei tuoi post sono solo l’indice della tua ***pochezza e meschinità*** (Girolamo)
– Andrea barbieri, forse la smetterà di ammorbarci con le sue paranoiche stupidaggini.
– Lucio, non accetto la tua petizione pro onestà di AB: il letame che sparge non va via solo perché accampa fraintendimenti o decide che l’argomento di cui dovremmo parlare è un altro (è sempre un altro, ma noi non lo capiamo mai finchè non arriva lui a spiegarcelo: ecco un altro dei suoi topos retorici). Il letame ricaduto resta per terra, a disposizione di chi non aspetta altro che raccoglierlo e tirarlo, magari facendo gioco di sponda (miro a WM per schizzare Saviano). (Girolamo)
@llotta
in effetti un allargamento del paratesto come quello proposto da biondillo (“variante blondette”) potrebbe risolvere svariate questioni, tipo a chi (al testo o all’autore?) augurare un cancro al colophon.
assolutamente innovativa invece la tecnica comunicativa desumibile da: *questi paletti che mi impongo iniziano a starmi stretti. Perché non posso parlare di un libro che amo, anche se chi l’ha scritto lo conosco? *
Mah… Sì, qualche colpo basso c’è ma diversi di quei commenti, i più duri, erano rivolti ad anonimi spammatori, altri erano preceduti o seguiti da spiegazioni (ed è su quelle che si dovrebbe discutere), spiegazioni persino pedanti, e il riferimento al killeraggio non c’entra nulla con Barbieri ma si riferisce a commenti (non suoi) rimossi perché offensivi verso Saviano. Poi c’è “Marius”, e sostenere che X sta dando del coglione a Y non significa insultare X, ma denunciare il fatto (vero oppure no va appurato) che X sta insultando Y, in modo esplicito oppure no. Su infinitestorie, concorso, espulsione credo ci sia un equivoco, ti posso scrivere in privato?
Certo che puoi scrivermi in privato. lucioangelini@infinito.it (visto? infinito anch’io, nel mio piccolo:-) )
bisogna averne tanta di pazienza Lucio,si(senza dimenticare di coltivare le arti suggerite da Pavese nel mestiere di vivere.Come quella di “bastare a se stessi”,per esempio,quando serve)
Giuro, ho tentato di leggere tutti i commenti al post. E, giuro, ho provato a interessarmi con obiettività a tutte le parti in causa, compresa la degenerazione verbale… Eppure, a prescindere dal tifo per uno piuttosto che per l’altro, io ho deciso fin dalle prime tre o quattro tighe del libro: manituana è pesante. Ma ricordate quanto era bello Q? E ricordate i passaparola che incoraggiavano l’acquisto? senza considerare l’effetto gladiatore del poi… Pare che, seguendo l’onda emotiva, siano andati a ruba le trattazioni storiche su Lutero. Ecco, Manituana, di tutto questo, non ha nulla, se non un robusto supporto pubblicitario prima dell’apparizione sugli scaffali delle librerie d’Italia. Sigh!
Perchè i libri si scelgono dall’incipit, no?
Beh, no.
Tre-quattro righe sono un po’ meno (parecchio meno) di 4-500 pagine. Ma sono anche tre-quattro in più rispetto a zero righe, il minimo richiesto dal grado zero della critica (=”non l’ho letto, ma quel tale sbaglia di certo a parlarne bene”). E dell’onestà.
“Pare che, seguendo l’onda emotiva, siano andati a ruba le trattazioni storiche su Lutero. Ecco, Manituana, di tutto questo, non ha nulla”
Lo hai deciso dopo tre righe? Potevi risparmiarti la (relativa) fatica, e chiederlo a chiunque: no, di Lutero in Manituana non c’è nulla. Infatti parla di indiani d’America – e non solo.
Come si faccia poi a negare che su questo libro c’è passaparola, e non solo telematico (non so se qualcuno visita il sito relativo o ha letto gli ultimi due-tre numeri di Giap che proponevano tantissimi link a recensioni e discussioni), io non riesco proprio a capirlo.
Oppure lo capisco troppo bene… 🙁
Ecco un (bel) po’ di passaparola e discussioni:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap9_VIIIa.htm#3
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap10_VIIIa.htm#2
http://inside.manituana.com/section/91
Vecchio giochetto quello del detrattore che si finge (ex)-estimatore, tsk, tsk, tsk… E i vecchi tempi erano sempre belli, gli scrittori giovani erano sempre puri, qui una volta era tutta campagna… Ridateci Q e le mezze stagioni di una volta, quando i treni arrivavano in orario.
Su RadioHacktive gli mp3 della presentazione milanese di Manituana, biblioteca vigentina, 19 aprile 2007, con introduzione di Marco Philopat , Q & A e intervento di Giuseppe Genna:
http://radiohacktive.org/index.php?option=com_remository&Itemid=0&func=selectfolder&cat=86
Scusa, RH. Perché cliccando sul tuo link esce la scritta “IExplorer non è addatto alla visualizzazione di questo sito”?
…perchè qualcuno degli smanettoni che collabora al sito ha messo le mani sul codice e ha fatto un danno. Quindi per scaricare i file è necessario usare Firefox (il browser più usato dopo explorer e senza dubbio migliore sotto ogni aspetto)
Se proprio non hai voglia di scaricare Firefox, puoi accedere da qua:
http://radiohacktive.org/dirette/19apr07_wuming_manituana/
funziona anche con Explorer! 🙂
buon ascolto
ecco il link giusto, la casella dei commenti tronca pezzi troppo lunghi…
http://radiohacktive.org/
dirette/19apr07_wuming_manituana/