La musica deve elevare l’anima al di sopra di se stessa, deve farla librare al di sopra del suo oggetto e creare una regione dove, libera da ogni affanno, possa rifugiarsi senza ostacoli nel puro sentimento di se stessa.
G.W.F. Hegel, Lezioni di estetica
La produzione di latte nelle mucche che ascoltano musica sinfonica aumenta del 7,5%.
(da uno studio dell’Università di Madison, Wisconsin)
Di fronte ad un ascolto gastronomico e privo di mediazioni anche i più degni capolavori della tradizione musicale colta tornano ad essere ciò che erano in origine: brillanti meccanismi di seduzione, se non addirittura prodotti di consumo puri e semplici.
Ma anche
“Puccini intuiva una delle vie di tendenza della modernità: confezionare prodotti che riducessero al minimo i tempi di decodifica e assicurassero un’immediatezza di consumo maggiore possibile”.
Alessandro Baricco, L’anima di Hegel e le mucche del Wisconsin, Garzanti, 1992
Baricco (per inciso fra gli oggetti del secondo intervento latoguardista del Miserabile Scrittore oltre che di numerosi articoli su carta) è stato un musicologo assolutamente fuori degli schemi, e molto spesso inviso ai detentori della purezza di casta. Diversi anni fa, ha scritto due saggi bellissimi: Il genio in fuga, su Rossini (Melangolo, 1988) e, appunto, le citate mucche. Nel secondo libro, sintetizzo in due parole, si contestava l’unicità e imprescindibilità dell’approccio estatico (più che estetico) alla musica cosiddetta colta. Sempre in due parole, questo significa anche ricontestualizzare.
Con misura, ovvio: se si sostenesse che Puccini oggi avrebbe concepito grandiosi varietà televisivi, e che li avrebbe fatti molto bene, molti toglierebbero il saluto all’incauto teorizzatore. Ugualmente, se si sostenesse che Mozart scriveva per il pubblico (e per il maggior pubblico possibile, epistolario alla mano per favore) e non per la Musa, si direbbe che qui siamo poco seri:il che è possibile, magari addirittura vero (eppure: per chi mai sarà stato scritto, per dire, Il flauto magico?). E c’entra tutto questo con la letteratura? Sì, c’entra.
Puro buon senso. Andiamo oltre, però: l’armamentario completo del critico musicale (in special modo quando si affranca dall’estetica estatica o da) dovrebbe essere usato anche e soprattutto per la critica della musica al di fuori del recintino della musica della accademie: perché di questo davvero c’è bisogno. A parte le riviste per musicisti, e la notevole eccezione di Musica Jazz, conosciamo qualche esempio editoriale italiano che tratti di musiche popolari (jazz, rock, pop, hip hop, e innumerevoli sottogeneri) senza insopportabile dilettantismo da orecchianti? Ancora no, e non c’è nessuno che nemmeno ci provi.
Hey un attimo, io vado fiero di essere preso per ignorante e superficiale quando dico che secondo me la musica degli ultimi 50 anni è nettamente superiore di tutta la precedente, quindi non cambiamo la convenzione dei criteri secondo i quali una cosa e cultura e un’altra no, sennò non c’è più gusto.
Mancava un pezzetto:
Puro buon senso. Andiamo oltre, però: l’armamentario completo del critico musicale (in special modo quando si affranca dall’estetica estatica e dalla stucchevole storiografia musicale à la “Beethoven e il suo tempo”) dovrebbe essere usato anche e soprattutto per la critica della musica al di fuori del recintino della musica della accademie: perché di questo davvero c’è bisogno. A parte le riviste per musicisti, e la notevole eccezione di Musica Jazz, conosciamo qualche esempio editoriale italiano che tratti di musiche popolari (jazz, rock, pop, hip hop, e innumerevoli sottogeneri) senza insopportabile dilettantismo da orecchianti? Ancora no, e non c’è nessuno che nemmeno ci provi.
Non sono abbastanza competente sul jazz, purtroppo, per risponderti: la distinzione fra orecchianti e orecchiuti, nei recintini accademici di cui sopra, però, ha prodotto diversi guasti.
Già che ci siamo, com’è la storia del Literactor®?
🙂
per me nel Wisconsin gli scienziati son convinti che la classica faccia venire il latte alle ginocchia
Andra, deponi le armi. Mai sognata di contrapporre la cosiddetta classica al resto della musica. Ho solo parlato di un mondo che conosco bene.
“una visione dell’arte da fighettoni estetizzanti che vivono 24 ore al giorno sui libri”. Certo che andrea è un fenomeno. Non fa altro che parlare dei suoi amici fighettoni e poi rimprovera lo stesso aglialtri. Non ti sei neanche accorto che la frase del topic non era della Lipperini ma di Baricco.
Hai ragione, su orecchianti e orecchiuti, tuttavia a me piacerebbe ci fossero molti tipi di orecchiuti pensanti, come nella letteratura i critici aiutano chi opera, a costo di qualche sana incazzatura, e aiutano chi la ascolta, e come ho detto prima in certi settori questo contyributo purtropppo è davvero scarso.
Literactor fa parte della serie di prodotti immaginari che mi stanno venendo in mente, anche grazie a qualche reminiscenza che mi è rimasta di Robert Sheckley.
Totalmente ignorante in musica, mi domando solo se è incauto teorizzare che Goethe oggi scriverebbe i Pokemon!
Massimo, è incauto ma non folle: il videogioco dei Pokémon racconta la storia di un preadolescente e del suo viaggio verso l’età adulta, con una struttura, al di là del supporto utilizzato, effettivamente simili a quella dei romanzi di formazione. So che i discorsi di contaminazione fra alto e basso fanno, oggi, orrore ai più: ma alcuni canoni utilizzati in passato per quelle che sono opere d’arte (ma che all’epoca erano destinate al consumo anche, sì, popolare) sono ritrovabili in quelli che sono a tutti gli effetti prodotti di larghissimo consumo. Questo non significa fare accostamenti qualitativi, evidentemente, quando cercare di capire, possibilmente senza demonizzare.
Adrix, mi prenoto per la lettura di un catalogo completo.
Zanardo, credo che Andrea abbia capito, invece, che la frase citata era di Baricco. Quando al “fighettonismo snob”, beh, ognuno è libero di pensarla come vuole (ma quanto mi piacerebbe stare dalla mattina alla sera sui libri senza fare altro, oh quanto).
Loredana, tu hai ragione. Qualunque prodotto di consumo, se funziona, prende da qualche parte. E più funziona più prende (e più in profondità prende, più a lungo funziona). E non v’è ragione di pensare che Pokemon e Goethe non prendano dalle stesse parti. Non è detto tuttavia che abbiano presa solo su quelle parti su cui hanno entrambi presa, e che dunque siano la stessa cosa. (Per esempio, con Goethe posso inorgoglirmi come tedesco, coi Pokemon non credo si inorgogliscano i giapponesi (li fanno loro?). (Scelgo apposta questo esempio, perché non è detto che dove prende Goethe e non Pokemon, sia sempre meglio di dove prendono i Pokemon e non Goethe). In definitiva, direbbe qualcuno, la mitopoiesi comincia prima e finisce dopo Goethe e i Pokemon. Basta che non si dica che sono la stessa cosa. Messa così, nemmeno io metto un baratro fra cultura alta e cultura bassa.
(E visto che qualcuno ci ha provato con le definizioni, ci provo anch’io:
cultura alta: quella che spiega sé e la cultura bassa. Poi c’è quella altissima, sovrana, che non spiega proprio nulla – ma quella è un’altra storia).
Loredana, il problema è che la “contaminazione” tra alto e basso, come tu la immagini, cioe Goethe-Pokémon, non è altro che un giochino snob per salottieri (può andare bene per passare un pomeriggio con Bartezzaghi), infatti è la stessa “contaminazione” che si trova nelle passerelle degli stilisti, là sono vestiti per miliardari (va bene per passare un pomeriggio con la Aspesi), qui sono libri e videogiochi ma la sostanza non cambia. Che poi uno scrittore riesca a inventare una specie di lingua straniera e quindi scriva un bel libro, usando registri linguistici e anche dell’immaginazione, di ogni tipo, è un’operazione diversa e pazzescamente utile al mondo.
A proposito qualcuno si è accorto che ho citato “Zen Arcade” perché è un romanzo di formazione in musica? Qualcuno ha pensato che Goethe poteva lavorare per gli Usker Du invece che per un’industria di videogiochi? Sarebbe stato meno cool?
Nei due fumetti che ho citato un po’ sopra, la contaminazione, ma in senso buono, non nel senso vetero-salottiero è massima.
Altra domanda: Neil Gaiman ha lavorato ai Pokémon o a Sandman?
FREGANDOSENE DELLA LETTERATURA BASSA se ci va, e non leggendola, se non ci va di leggerla, perchè non bisogna mica esser sempre informati su tutto, e uno può anche rispondere oni tanto. : Non lo conosco, ma se a te piace tanto lo leggerò. Oppure guardando interi pomeriggi Truffaut, che è stato capace come Hitchcock di mettere assieme davvero “basso e alto”…
Eh, sì. Tutto il giorno fra gli amati Verga e Compton Burnett e Fitzgerald e Bassani e De Cespedes, direbbe Arbasino. Con pochi soldi in tasca, ma chi se ne importa. Se capita prendendosi anche il lusso di rifiutare qualche lavoro che ci sembra noioso…ha ragione Loredana.
Andrea: ho l’impressione che ti stia scagliando contro il bersaglio sbagliato. Il post ha come argomento la miopia di certa critica che vede solo fini “alti” nella composizione musicale “consapevole”, quella dei compositori di professione della musica del passato che per comodità chiamiamo musica colta. Quindi non si esclude che generi e opere considerati popolari, di massa o come diavolo vogliamo chiamarli non esprimano complessità e consapevolezza. Semmai è proprio un segnale di attenzione verso intepretazioni diverse, proprio nel senso del rivolgersi alle masse e non alle elites da parte di compositori considerati a torto elitari, “difficili”, “colti”.
Azione: domandina facile facile: ci interessa Goethe per ciò che ha scritto o perché si chiamava Goethe?
Si potrebbe sviluppare l’intuizione di AP, in questo senso:
La cultura ‘alta’ è autocosciente, ovvero è consapevole di sé: ‘si sa’ in quanto relazione avendo presente la rete di ‘rimandi’ che la costituisce. Riconosce la propria urgenza. Si inserisce attivamente nel reticolo culturale della sua epoca, trasformandolo. E’ uno scarto: lascia intravedere altro. E’ memoria e anticipazione (ha un contenuto di verità che emerge nel tempo).
La cultura ‘bassa’, pur insistendo sullo stesso terreno ‘mitopoietico’, è un oggetto inerte: non dice, ma viene detta. Non ha parola, gliela si dà. Non si parla, è parlata. Non è attiva, ma passiva: è un risultato, può compiere ma non trasforma nulla. Non lascia intravedere nulla. Ha ricordi, non memoria. Non anticipa nulla.
Evidentemente si tratta due concetti limite, un gradiente che implica un’oscillazione interna.
Al di fuori c’è la cultura sovrana, fatta di gesti. Di atti e non di azioni. E lì ci stanno Carmelo Bene, Céline e Iggy Pop (o meglio: dei gesti chiamati con quei nomi).
Al di fuori, c’è anche la cultura popolare, ormai trapassata. Che dunque, in quanto memoria, dovrebbe appartenere alla cultura alta.
Andrea dubito che in molti conoscano Zen Arcade, cmq sono d’accordo con te e w gli immensi Husker Du.
Grazie Andrea, era tanto che non risentivo Zen Arcade. Ce l’ho sul piatto, adesso, insieme a un cuba libre e alla notte che viene.
Constatazione di una differenza. Mentre chiunque legga un libro colto o popolare ha imparato a scuola a leggere l’alfabeto, e non può leggere nulla se non ha imparato l’alfabeto e un minimo di grammatica e analisi logica, non è così che accade con la MUSICA. Si può sentire la musica senza sapere nulla di note ed ect…basta non essere sordi! Chi ha studiato Musica invece ascolta!
Ascolta diversamente!
Caro Anonimo, scusa, ma chi ha studiato lettartura secondo te un libro Harmony lo legge come una/o che sa solo “leggere”? E non dico che uno sia meglio dell’altro. però leggono diversamente, no? O no?
Sì, anonimo (luminamenti, giusto?), ascoltano diversamente, non c’è dubbio alcuno. Il problema è quando si sancisce che un ascolto è legittimo è l’altro no.
Sono d’accordo con le definizioni di azioneparallela e lo sviluppo di alderano: quanto all’utilizzo dei Pokémon, è funzionale. Ho la sensazione (e forse un pizzico di riprova) che sia più facile far capire Goethe a chi non lo conosce se si parte dai Pokémon, e questa è anche una parziale risposta a Raffaele Simone, citato nel post sopra. Ma so che non sarà d’accordo.
Andrea, ti preferisco quando sei appassionato e polemico piuttosto che quando cerchi di fare il livoroso:-)
A Bartezzaghi e Aspesi voglio bene ma qui non c’entrano, i giochini snob da salotto non ho materialmente il tempo di farli e, come dice AdRiX, hai sbagliato davvero bersaglio.
Quanto a Neil Gaiman, in Sandman ha fra l’altro ri-raccontato Shakespeare, a dimostrazione che ci sono storie, miti, argomenti, personaggi che attraversano epoche e supporti diversissimi. E, ribadisco, mai sognata di contrapporre Haendel a Husker Du. Ma se fai un discorso del genere ad alcuni musicologi, sappi che si rivolgeranno direttamente a padre Amorth. Capito il punto?
E w il contagio musicale!
Non è per livore che prendo in giro Bartezzaghi e la Aspesi, è perché spero che tu glielo dica e loro si incazzino, ma pensino anche che quando si consegna un pezzo per un grande giornale, nel conto delle battute ci possono stare dei pensieri problematici, non solo dei pensieri eleganti. Tra l’altro la Aspesi se ricordo bene era amica della Cederna che fece cadere un presidente con una macchina per scrivere.
A proposito di amici illustri, sai che un po’ di mesi fa, quando Nico Orengo nel box di TTL scriveva non di libri, ma di catamarani e riparazioni di pozzetti in vetroresina, volevo rinfacciargli la sua amicizia con Bruno Munari, volevo scrivergli Ma come ti permetti di sprecare il tuo spazio su TTL tu che sei stato amico di un uomo che faceva vedere l’arcobaleno di profilo, miserabile! Poi per fortuna è tornato a dire cose dignitose.
Questo nonostante abbia comprato per anni una rivista di vela e sia stato un fan delle imprese di Soldini. E anche del fratello regista.
Per il resto, la differenza tra un musicologo e uno che ascolta sia Il flauto magico che gli Husker Du, è che il secondo è un musicologo.
Mai stata a Madison? Ti assicuro che se io fossi una mucca e abitassi lì farei esattamente così: ascolterei tanta musica e farei tanto latte. Magari tenendomi impegnato non mi ritroverei sul prato mentre dormo di notte, disturbato dagli annoiati ragazzi che mi spingono. TUP! Sono una mucca caduta nel sonno! Perché è questa l’attività locale.
Trovo che il mondo della musica classica sia autoreferenziale quanto il mondo della critica letteraria.
Mai letto qualche articolo seminascosto su siti scienzisti che riguarda la memoria dell’acqua?
Interessante ve lo assicuro: un bicchiere di acqua con una etichetta recante il nome di Hitler mutava in laboratorio la sua composizione chimica diventando quasi tossica.
Realtà o fantascienza? Non è forse anche questa letteratura?
Non entro nel merito, ma confesso solo di aver letto i due saggi di Baricco ed averli apprezzati.