SOCIAL TALIBAN

Non so voi, ma la recrudescenza dei toni e delle argomentazioni degli antiabortisti mi sgomenta. Per esempio, da quando il nome di Emma Bonino ha cominciato a circolare fra i candidati alla presidenza della Repubblica, su quel luogo di agnellini che è Facebook è cominciato il passa-passa-guarda-guarda delle fotografie di Bonino ai tempi del Cisa. Cosa fosse il Cisa, è faccenda ignorata dalle anime belle e ferocissime che rigurgitano odio sui social: questo, per chi volesse, è un volantino che veniva diffuso nell’anno di grazia 1974. A questo punto occorrerebbe anche ricordare (per chi c’era, come la sottoscritta), le file di donne (e di uomini) che dal secondo piano di via Torre Argentina arrivavano in strada, il martedì e giovedì pomeriggio, quando nella sede del partito radicale si ospitavano le riunioni del Cisa. E ogni giorno noi ragazze e ragazzi dell’agenzia di stampa alzavamo il telefono, percepivamo esitazione dall’altra parte e senza neanche aspettare la domanda brontolavamo “il martedì e giovedì alle cinque”. Perché eravamo giovani e stupidi, e non ci rendevamo conto della paura e del dolore  di chi faceva quella telefonata, visto che l’aborto era illegale, e davamo assai più ascolto alla nostra scocciatura perché, letteralmente, era impossibile usare il telefono. Giovinezza e stupidità, in effetti, non giustificano la mancanza di empatia: non ne faremo mai abbastanza ammenda.
Questo era il Cisa. Cari “giuristi per la vita” che oggi vi riunite a presentare il vostro bel librino anti-Bonino e anti-aborto, questo era il Cisa. Cara Costanza Miriano, che attribuisci a Emma Bonino la palma velenosa del male assoluto, questo era il Cisa. Un’organizzazione di volontarie e volontari che rischiava il carcere (e in carcere molti sono finiti) perché le donne, all’epoca, morivano di aborto clandestino. Una mia amica di adolescenza ci è andata molto vicina: aveva sedici anni, aveva radunato non so come una cifra per l’epoca ragguardevole, fece un raschiamento senza anestesia nello studio di un medico tanto perbene e tanto cattolico. Quasi morì di febbre.
Un paese civile deve poter garantire la libera scelta ai suoi cittadini. In questo paese scegliere di interrompere la gravidanza non è possibile, o è sempre meno possibile (qui le notizie su Brindisi, che seguono quelle di qualche settimana fa relative a Bari). In questo paese chi si è battuto per i diritti viene lapidato dalle nuove icone del fondamentalismo da social network.  C’è chi in rete scrive che se Emma Bonino o Stefano Rodotà fossero eletti presidenti della Repubblica emigrerebbe. Perdonate la chiosa, ma credo che fra i molti ottimi motivi per auspicarne la nomina, questo svetta ai primi posti.

29 pensieri su “SOCIAL TALIBAN

  1. Già, rispondevamo: “il martedì e il giovedì alle cinque” senza che sall’altro capo neanche provassero a parlare… Però non era solo perchè ci scocciava… perchè il CISA anche per noi ragazze dell’agenzia stampa è stato, qualche volta andare a fare la guardia fuori della porta, sulle scale delle case dove a turno venivano ospitate le donne per l’interruzione di gravidanza; era sentirsi comunque dentro; era sapere che prima o poi sarebbe potuto capitare anche a te (e così è stato). Era aver capito, anche tanto giovani, che rendere legale l’aborto non era un’offesa alla vita, ma un rispetto profondo della vita e delle condizioni di vita.
    Questo non lo vuole più sapere nessuno. Si raccatta la superficie, la schiuma delle cose e non si ha alcuna voglia di sapere. Perchè vorrebbe dire misurarsi, confrontarsi, mettersi in dubbio, Perdere quei pochi punti fermi che fingono di renderti una “brava persona”, ma che ti rendono, invece, soltanto una persona incapace di pensare con la propria testa.

  2. Questo non toglie che Emma Bonino sia oggi una figura inaccettabile, o perlomeno assimilabile al peggiore establishment.
    Purtroppo la bontà della politica non è garantita dal curriculum irreprensibile dei suoi uomini o donne, ma dalle scelte che si fanno giorno per giorno, e capita spesso di vedere compagni di lotte promuovere un liberismo assolutamente inumano, come sta facendo la nostra Emma.

  3. appunto. in questi mesi abbiamo provato a ragionare, ancora, intorno all’aborto. A partire dalle donne. Ne è nato un manifesto “Legge 194: cosa vogliono le donne” che invito a leggere, a sottoscrivere, a far girare. C’è stato un convegno , bello, a Milano, il 9 marzo, adesso lo faremo girare. Sono proposte concrete da discutere con gli attori politici, ma è anche un tentativo di riprendere la nostra parola e la nostra esperienza sull’interruzione di gravidanza. Parole chiave: rispetto della scelta, accoglienza e sicurezza.
    “Non ci sono alibi, se non la mancanza di volontà politica e il deficit di laicità, perché tutto ciò che proponiamo nel nostro Manifesto non venga garantito ad ogni donna, ovunque viva nel nostro paese” .
    http://www.change.org/it/petizioni/manifesto-per-la-piena-attuazione-della-legge-194-78

  4. il tutto,è sempre bene ricordarlo,mentre parecchi cattolicissimi benpensanti ipocriti staccavano congrui assegni a dottori che senza pubblicità risolvevano alcuni disguidi sorti con le ragazze di servizio che avevano sedotto i propri figli strappandoli troppo presto dagli impegni classici della tarda adolescenza e dalla carriera che questi genitori avevano progettato per loro con tanta cura quando non erano impegnati a strepitare contro queste nuove leve che stavano minando le basi di una società che si era sempre contraddistinta per sobrietà e rispetto

  5. Un giorno, se mai il clima di questo paese si svelenirà, dovremmo tutti insieme cercare di capire quali sono le pulsioni profonde che muovono questi tarantolati. Che non si tratti di “rispetto per vita fin dal suo sorgere”, come amano ripetere, è evidente dalla rabbia viscerale che eruttano e ancora di più dalla loro sistematica assenza in tutti i contesti in cui la vita la si difende davvero: mai che si senta una loro parola sulla pena di morte, o sulle morti per lavoro, o su quell’enorme cimitero che è diventato il Mediterraneo tra le coste africane e le nostre. E quindi è chiaro che a costoro servirebbe una seduta di analisi collettiva, ma lunga, perché penso che i loro problemi siano davvero molto gravi. Non mi pare una grande prova di sagacia interessarsi della vita, per dirla con Ellekappa, solo “prima della nascita e dopo la morte”.

  6. Milena Gabanelli vince le quirinarie dei pentastellati. C’è del sale in quelle zucche. Sarei felicissimo anch’io di averla come Presidente.

  7. All’ottima giornalista Milena Gabanelli Grillo non farebbe mai costruire casa sua, preferendo un architetto; e immagino che Casaleggio avrebbe parecchie perplessità se dovesse magari farsi difendere in tribunale da lei, optando piuttosto per un avvocato. Perché mai venga invece giudicata adatta al mestiere di presidente della repubblica, è un mistero di cui non mi capacito.

  8. @Maurizio, forse, invece, è un modo furbetto per neutralizzarla: hai visto mai si mettesse a fare inchieste sulla Grillo e Casaleggio associati (con annesse derive costaricane)? ora non sarebbe carino, visto l’onore conferitole…

  9. Anche io esprimo seri dubbi sulle intenzioni con cui il M5S ha presentato la candidatura della Gabanelli. Sicuramente rischiavano di più se candidavano Rodotà: quest’ultimo potrebbe DAVVERO diventare presidente, la Gabanelli è una out-sider pura.

  10. Sì, vabbè… e perché 1) dovrebbe servire una intelligenza quasi da uomo per fare quel mestiere e 2) dove e come avrebbe maturato le competenze per farlo? Intelligente lo è, mica lo metto in dubbio. Allora diamole anche la responsabilità di un laboratorio di fisica nucleare, no? Ma stiamo andando decisamente OT, direi di lasciar perdere.

  11. Infatti torniamo al topic: qualcuno per esempio ha capito come si esprime il M5S sui nostri temi caldi? 194, fecondazione assistita, solo per citarne due?

  12. Il movimento 5 Stelle non si esprime mai in positivo, ma solo contro. E’ questo il limite enorme di tutti coloro che, dicendosi disgustati dalla politica e dalle ideologie, sognano un paese governato da una classe de-ideologizzata. Siccome la quasi totalità dei temi non è suscettibile di soluzione assoluta e universale, serve un lavoro politico per identificare, di volta in volta, strade da percorrere finché fatti nuovi non intervengano a rendere opportuni i cambiamenti. Chi presume che della politica si possa fare a meno, di fronte a questi temi (questione femminile, diritti civili, fine vita, immigrazione, ma anche lavoro, liberalizzazioni, ecc.) non sa fare niente di meglio che far finta che non esistano. La 194 e tutta la questione femminile ricadono in questo limbo: siccome al loro interno scoppierebbe un casino se se ne discutesse, dato che il loro collante unico è la rabbia contro la casta, loro non ne discutono. Mi piacerebbe tanto vederlo all’opera, questo fantomatico governo con i 5 stelle al 100 percento. Come farebbero a nascondersi ancora, in quel caso?

  13. Stavo leggendo il volantino CISA e sai qual’ è la cosa che mi colpisce di più, primipara attempata del 2000? Quanto spesso si parli della fatica della maternità, del suo logoramento, della responsabilità e delle energie necessarie a tirar su un bambino. Una cosa che quando ho cercato io i figli, 15 anni fa, era data talmente per scontata, evidentemente, che nessuno ci insisteva troppo nel dirlo o nello scriverlo. Magari sono io che sono distratta, magari nel frattempo Marilde Trinchero ha scritto “La solitudine delle madri” per ottimi e fondati motivi. Un dettaglio, ma che mi ha colpito e adesso ho persino un termine ad quem per questo fenomeno della sindrome di Wonderwoman.

  14. Apprezzabile la chiosa della Lipperini, forse un po’ azzardata a pensare che i cristiani in diverse parti del mondo sono davvero costretti all’emigrazione con la violenza. D’altronde chi ha opinioni diverse ( forse anche qui vale la pena sottolineare questo rischio) viene ovunque dipinto come un bugiardo schifoso da allontanare. In questo post per esempio gli antiabortisti sono medici ipocriti che praticano i raschiamenti a nero senza anestesia oppure i genitori che ci mandano le proprie figlie cattoliche ad abortire. .. Un pensiero comodo. Ricordo ancora una volta che il Mahatma Ghandi considerava l’aborto un abominio, e (molto prima di Papa Giovanni Paolo secondo, scriveva che è un orrore far abortire una donna anche nel caso di stupro o adulterio.
    Ivano Porpora nel post precedente parlava di “divisione, frammentazione, caleidoscopizzazione dello sguardo” , di come si sia ridotta la nostra capacità di visione sintetica e trascendente di chi abbiamo di fronte. Visione trascendente di chi abbiamo di fronte. La persona, l’uomo la donna nella sua interezza nella sua dignità.
    Relativamente a quel post a mi è venuta in mente questa cosa e la scrivo, come fosse un raccontino distopico, ecco che in quel cartellone lungo la statale c’è rappresentato da un lato un bambino down con i jeans e la maglietta a righe orizzontali bianche e blu tipo da rugby, e sul lato opposto un bambino distrofico sulla carrozzella con le ruote grosse. Tutt’e due che guardano passare le auto con la loro specie di sorriso triste , e sotto una scritta grande col pensiero “ Vorresti un figlio così? Te lo eliminiamo noi. GRATIS” e la scimmia col camice che sghignazza agli automobilisti e come una musica disturbata inetta che canta appena io credo che c’era un sorriso anche per me
    Ciao,k.

  15. Grazie k., ci mancava proprio uno sguardo come il tuo! Complimenti per l’acutezza e la sobrietà del tuo intervento!
    (certo Loredana che hai uno zoccolo duro di ammiratori al contrario da fare invidia!)

  16. @ K.
    Io non capisco se tu hai difficoltà particolari nel ragionare a proposito di aborto, perché continui a riproporre le stesse argomentazioni.
    1) Di ciò che dice Gandhi non frega un cazzo a me e immagino a molta altra gente. Le scelte etiche si discutono con argomenti, non citando il pensiero altrui.
    2) Una donna può abortire, nessuno può imporle l’aborto. In ogni caso è la scelta della donna ad essere più importante della forma di vita che cresce in lei. Se non sei d’accordo spiega perché.
    3) Il tuo racconto distopico a cosa serve? Cosa vuoi dire?

  17. Non porto contributi utili alla discussione ma vorrei comunque esprimere il mio sbigottimento di fronte al commento di k.
    Che senso ha?

  18. Il senso del commento è mostrare come in realtà sia possibile, in materia di aborto, avere opinioni diverse da quelle della maggioranza, senza per questo dover essere ipocriti ladri o violenti, come questo post e alcuni commenti possono indurre a pensare.
    Per questo vale la pena citare Ghandi, non certo per fare cambiare improvvisamente idea a Elena o a Faccina. Ora faccina dice giustamente che alla “ggente de’ oggi, non gliene po’ fregà de meno de la opinione de sto’ Ghandi”. ce ne siamo accorti un po’ tutti, credo, e da un pezzo. Resta il fatto che è una delle figure più importanti del novecento, tra l’altro molto citato e rappresentato anche in ambiente radicale, per cui provare ad assumere il suo punto di vista può essere utile a tutti, specie a chi come me e forse Elena Elle, era inconsapevole di questa sua convinzione sull’aborto.
    Sulle argomentazion hai ragione , sono in effetti sempre le stesse , ma per tutti e da sempre. adesso in breve ho sfruttato quelle usate da Ivano Porpora, l’incapacità del nostro sguardo frammentato di vedere l’interezza, la persona, invece dei grumi di cellule più o meno desiderabili , o eliminabili come dice il raccontino, che tanto distopico non è
    ciao,k.

  19. Caro K.
    La differenza sta in un unico punto: la scelta e il diritto di altre persone a pensare e agire in modo diverso senza per questo essere additati come il Simbolo del Male. Cosa che non certo tutti i credenti, ma quel gruppo fondamentalista che diffonde quotidianamente odio verso i sostenitori di uno Stato dove la libertà di scelta venga tutelata, non accetta e anzi osteggia.

  20. K.
    E’ giusto che ciascuno abbia la propria opinione.
    Non è giusto che l’opinione di alcuni diventi LEGGE per tutti.

  21. @ k.
    E quindi siccome Gandhi è “buono” tutto ciò che dice è utile? Che rispetto mostri nei confronti degli altri citandolo? Stai forse dicendo che dato che a me non importa di cosa dice sull’aborto io sono una persona poco sensibile, cattiva o chissà cosa? O anche citare il pensiero di un Papa. Tu pensi che in una discussione su cosa possiamo o non possiamo fare il pensiero di un pontefice abbia una qualche rilevanza per il fatto che è Papa? Tu sulla base di una convinzione spirituale, l’esistenza dell’anima umana ( a proposito, per te l’anima ce l’hanno solo gli uomini o anche tutti gli esseri viventi? ) pretendi di giudicare abominevoli le donne che decidono per se stesse e per una creatura da loro generata. Io sulla base di un ragionamento morale penso che siamo posti di fronte a dilemmi insolubili e che dobbiamo raggiungere dei compromessi. Una vita potenziale vale meno della vita piena che la ospita. Dal momento che l’unica obiezione che puoi porre è l’esistenza non provata dell’anima umana, è ridicolo che parli di abominio.
    E poi qualcuno ha forse proposto di eliminare bambini con handicap?

  22. @ K
    Lo scenario che proponi nel tuo racconto è una provocazione forte, eppure a me non è dispiaciuta perché trovo che ci una cosa buona che hai fatto attraverso la tua brevissima storia “distopica”. Portando all’estremo un tipo di paura, l’hai resa ridicola.
    Questo può essere un mezzo per stimolare la discussione, per trasformare le paure e le preoccupazioni in un’occasione di dibattito.
    Certo, non che si debba sempre provocare per arrivare al dibattito altrimenti ognuno sarebbe sempre lì a congegnare “bombe” da lanciare, con l’esito che diverremmo tutti sordi.
    .
    A proposito di personalità del novecento che hanno discusso l’aborto secondo prospettive critiche, aggiungerei Pasolini.

  23. Manca un Moliere, prima dei “freres zemganno” o di Zola, per poter avere il territorio italiano libero dalla pestilenza del preziosismo delle ridicole o del misantropo, per tacer del tartufismo. Sono diventato accidioso: rimpiango la mancanza di un re sole che da giovane difende il commediografo dagli stereotipi italioti ipocriti e da anziano litiga col SaintSimon che lo umanizzera’ a noi. Mi “rodo” per non aver conosciuto l’ assolutismo illuminato, in nome della utopia repubblicana grottescamente dipinta (citate Rabelais, pero’, cari!) da Fo e dal Duo di Piadena del “se l’ha vist cus’e’?”, rimpiango di non aver rischiato qualche “scuffia” con Tristan Corbiere che pregava i genitori di non portarlo piu’ a “ritemprarsi” vedendo le stereotipe bellezze da cartolina illustrata di italia e palestina. Come un Camillo di fronte al suo Voze mi mordo la mente pensando a dei padri e delle madri come Berlingo ed Emma che vollero sporcarsi le mani aprendo il loro sguardo verso il “neant”, ma spingendosi verso il sociale e non gridando nell’ assenzio e nell’ esotismo annichilatorio il loro dolore come Arturo o criptandosi in una musicalita’ dell’ artista che DEVE stare dalla parte del torto come Antonin e che ora, da perduti nel giardino dei sentieri che si biforcano, vengono derisi nel lazzaretto del Figlio Cambiato. Ascolto il vecchio Giacinto e penso ai coccodrilli gia’ pronti, ai divini Crono e ai nani extratemporali -che scopriva dalla “Palus puterdinis” il Pagliarani- che danzano sulle sue vesti ideografiche degne di un Frege e che invece verranno divorate dai vari Nestori (che hanno ben poco di “notabilis” e molto di greppia, del resto Aotearoa e’ agli antipodi del viaggio di Cristoforo e di Pietro Gutierrez…). E mi diventa antipatico Pierpaolo, il che e’ veramente grave: quando leggo, sento ho “schiumato” i suoi Ciant e di Stefano che ho potuto vedere dal suo rigo come un proteo colpito penso pero’ che tu Pierpaolo, hai voluto il carisma come il goriziano Carlo, ma ben piu’ bollente perche’ lo hai esibito nella Eboli delle borgate, delle “bersagliere” coi loro impennacchiati avvinazzati, nelle “vecchie fattorie” degli assassini bianchi giustificando futuri “cittadini” al disopra del Tuo “sospetto”. Perche’ cosi’ non hai voluto che chi ti struggesse, nemmeno potesse avere la pieta’ di cadere in piedi, con l’ appoggio di un fraterno amico, come il Carlo di Highgate.

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