THE DAY AFTER

Letti i dati, ascoltati i commenti, meditato sugli editoriali, navigato per blog  (per esempio: Carmilla, Marsilio Black, Babsi, Macchianera, Wittgenstein, Azioneparallela su Leftwing ) preso atto della propria natura di minoranza (la quale, magari, invece di occuparsi dei presunti danni inferti al mondo da Faletti e della perversione della nostrana editoria, dovrebbe prendere coscienza e conoscenza del cosiddetto paese reale): fatto tutto questo, si può ripescare un’intervista di quasi sei mesi fa di Antonio Monda a Jonathan Safran Foer. Dove il medesimo parla delle analogie tra scienza e letteratura ai nostri tempi e "dei rischi che entrambe corrono in America": "…sono entrambe attaccate dalla destra religiosa. Pensi alla politica della amministrazione attuale e al rifiuto di proseguire la ricerca nel campo delle cellule staminali. Il rischio enorme è che l’America si condanni a non avere scoperte nè autentici progressi scientifici nei prossimi venti anni". Ma. "Il rischio per la scienza è principalmente al di fuori della scienza stessa, mentre nel campo della letteratura gli scrittori e gli intellettuali sono spesso i principali nemici di se stessi (…): spetta a noi proporre qualcosa che inverta questa tendenza e rompa questa cappa".

Update: Babsi, su Roquentin.net, a proposito della Sindrome del Giorno Dopo.

46 pensieri su “THE DAY AFTER

  1. Genna scrive una cosa diversa:
    “E’ mai esistito un frangente del fantastico in cui l’umanità, intravvedendo una possibilità pratica di intervenire sulla materia, se ne sia astenuta? La materia su cui si votava doveva essere il pane di scrittori, artisti, intellettuali: gente che, a diverso titolo, si dovrebbe occupare di fantastico. Il fantastico è lo spalancamento delle possibilità nella storia. L’assordante silenzio che in occasione del referendum la comunità intellettuale italiana ha fatto pervenire ai nostri padiglioni auricolari è sintomatico: non esiste una comunità intellettuale e, se esiste, è una comunità di gente che non si rende più conto che, in quanto intellettuali, ci si occupa precisamente di queste cose qui. Philip Dick se ne è occupato in tempi non sospetti, i nostri scrittori non se ne occupano manco in tempi sospetti”.

  2. Posso? Perchè con l’occasione vorrei rispondere anche a Riccardo Ferrazzi che, nei commenti al post sotto, mi pare sollecitare insieme un’analisi e un’autocritica. Credo che debbano esserci entrambe, insieme alla presa di coscienza che la nicchia di cui facciamo parte non ha contatti, o ne ha pochissimi, con il mondo reale. Che può anche farci schifo, ma con cui bisogna fare i conti: molte discussioni fa, citavo un passaggio de “Il resto di niente” dove Eleonora Pimentel Fonseca viene condotta a morte fra gli sputi dei lazzari cui pure aveva dedicato la propria teoria e il proprio impegno intellettuale. ma che evidentemente non conosceva.
    Basta avere dei figli, e frequentare le scuole pubbliche nell’ora dell’uscita.
    Basta viaggiare sui mezzi pubblici.
    Basta parlare e ascoltare, ed ecco che il risultato del voto resta una mazzata ma non è imprevedibile, anzi.
    Ciò detto, rimbocchiamoci le maniche: e, nel nostro piccolissimo, smettiamola di trasalire di disgusto se Piperno vende centomila copie e rotti e smettiamola di accoccolarci nelle polemiche su cosa sia di destra e cosa di sinistra.
    (Poi, non è vero, non smetteremo affatto, e non è neppure questo il male: il male è aver smesso, da molto tempo, di tentare di scardinare altri mezzi di comunicazione, televisione in primis, e di aver rinunciato ad interagire con chi ne fruisce di più. I vecchi, e i bambini. Ci sono bambini che dopo questa legge non nasceranno: ci sono bambini che stanno crescendo sognando di diventare gli ospiti di Maria De Filippi, e che fra sei, sette, otto anni voteranno…).

  3. Scusi, signora Lipperini, che cos’ha contro mia figlia? È invidiosa solo perché non l’ha ancora invitata?

  4. “I romanzi, la civiltà, i giovani e i perdenti.”
    Ve lo “lascerei” qui – per usare (affievolita) la teminologia wuminghiana, ma è un po’ lungo, il pezzettino.
    lo trovate, se avete voglia di leggerlo – quale tipo di intellettuale ha successo in Italia e quale no, perchè dovremmo insegnare ai nostri figli a scrivere, e a leggere romanzi – su http://www.ilpostodeilibri.it.

  5. Sono una che di rado si sottrae al dibattito, eppure nella faccenda del referendum non ci sono entrata. Sono andata a votare, ma non ho espresso alcun pensiero nei contesti che abitualmente mi accolgono. Per spiegare i motivi di questo silenzio dovrei aprire il rubinetto del flusso di coscienza, con il rischio di annoiare un tot di gente: meglio sintetizzare. Il mio personale tormento è semplicemente connesso all’uso della scienza che non è neutro. Mi sento assolutamente inerme, spaventata, dalla celerità con cui quella che un tempo era fantascienza oggi è scienza. Mi sento assolutamente inerme, spaventata, dallo sbaracco del villaggio in Alaska (l’isola sarà ingoiata dalle acque dei ghiacciai disciolti). Sento la terribile assenza della comunità intellettuale che dovrebbe riflettere su questo sfrenato bisogno dell’uomo di superare la propria finitezza a ogni costo e contro ogni ragione. Sento la terribile assenza della comunità intellettuale che dovrebbe riflettere sui bambini che con nasceranno da uteri più o meno sterili e bambini nati da uteri fecondi non voluti, non desiderati, abbandonati. Insomma l’elenco potrebbe esser lungo quanto il tratto ferroviario Lecce-Milano, con i soliti scambi retorici e banali. Il problema non è più cosa e come raccontare, non è più tra le Torri Gemelle o la difficoltà di traghettare tra euro e scontrini sino a fine mese. “Don Chisciotte” è meravigliosamente pura invenzione eppure continua a raccontarci molto più di quanto oggi non siamo capaci di fare.

  6. Sono una che di rado si sottrae al dibattito, eppure nella faccenda del referendum non ci sono entrata. Sono andata a votare, ma non ho espresso alcun pensiero nei contesti che abitualmente mi accolgono. Per spiegare i motivi di questo silenzio dovrei aprire il rubinetto del flusso di coscienza, con il rischio di annoiare un tot di gente: meglio sintetizzare. Il mio personale tormento è semplicemente connesso all’uso della scienza che non è neutro. Mi sento assolutamente inerme, spaventata, dalla celerità con cui quella che un tempo era fantascienza oggi è scienza. Mi sento assolutamente inerme, spaventata, dallo sbaracco del villaggio in Alaska (l’isola sarà ingoiata dalle acque dei ghiacciai disciolti). Sento la terribile assenza della comunità intellettuale che dovrebbe riflettere su questo sfrenato bisogno dell’uomo di superare la propria finitezza a ogni costo e contro ogni ragione. Sento la terribile assenza della comunità intellettuale che dovrebbe riflettere sui bambini che con nasceranno da uteri più o meno sterili e bambini nati da uteri fecondi non voluti, non desiderati, abbandonati. Insomma l’elenco potrebbe esser lungo quanto il tratto ferroviario Lecce-Milano, con i soliti scambi retorici e banali. Il problema non è più cosa e come raccontare, non è più tra le Torri Gemelle o la difficoltà di traghettare tra euro e scontrini sino a fine mese. “Don Chisciotte” è meravigliosamente pura invenzione eppure continua a raccontarci molto più di quanto oggi non siamo capaci di fare.

  7. riccardo, scusa, sono molto curiosa di avere una tua – anche sintetica – analisi. tu dici, “In Italia date sempre la colpa agli altri!”. e hai una parte di ragione. e poi?

  8. Cara Spettatrix, mi fa piacere che parli anche dei figli, perchè questo senso di essere solo noi, “nell’immediatezza sterminata del presente”, è qualcosa che rende in qualche modo unica la nostra epoca – tutte lo sono uniche, ognuna a modo suo, e la nostra lo è – anche – per questo.
    In qualsiasi campo soprattutto in quello intellettuale il fatto di relativizzarsi – non mettersi al centro, che non vuole dire “non partire da sè, anzi – “aiuta” molto. ma per farlo non è che si debba essere per forza “genitori”. certe volte, per non pesare ancora di più sulla prole, misuro la stima che provo per una persona – anche intellettuale – pensando, “Gliela affiderei Milù (la cana)?”. non solo qualche volta la risposta è no, ma certe volte se mi chiedo, “Milù è più paziente di quell’intellettuale? Meno cattiva? (e Milù non è buona, ma mai gratuitamente) mi rispondo pure di “Sì. la cana è meglio!”
    Paradossi meravigliosi per cui la vita nel 2005 vale la pena. 🙂

  9. Lipperini, grazie di aver raccolto l’appello. Spero che almeno a te qualcuno dia retta. Ma non sarei molto fiducioso: ci sono tanti commissari tecnici, ma nessuno che voglia mettersi in discussione. In Italia si fa politica come allo stadio: abbiamo perso ? chi se ne frega: siamo sempre noi i migliori. Noi non sbagliamo mai. Se abbiamo perso è colpa dell’arbitro. Ecc. ecc.

  10. Cara Maddalena, non mancano le belle parole, le riflessioni, la teoria ecc., mancano l’interazione, il contatto, la contaminazione.
    Non so quali siano le leve di questo processo, ma ci stiamo sempre più strutturando per caste e quando questo accade il confronto (soprattutto se con persone poco informate o ‘colte’ o affini, di altra casta insomma) diventa fastidio e può anche sfociare in rabbia e rifiuto.
    Nel post precedente ho ricordato nostalgicamente gli anni ’70 e non solo perchè a 45 anni comincio ad avere nostalgia dei miei anni verdi. Venivo da una realtà povera materialmente e culturalmente e solo i movimenti, gli insegnanti, i contatti di quegli anni mi hanno dato modo di capire la mia situazione e di desiderare qualcosa di diverso. Non ho potuto progredire molto negli studi e ho lasciato casa presto, ma di quel tempo mi porto apresso molto e soprattutto la voglia di partecipare, di non ricercare maestri, ma interlocutori.
    Purtroppo le carriere e la riduzione della politica a voto, più gli inviti dei ceti politici a delegare., più tutto il condizionamento mediatico e informativo, più un capitalismo depauperante ecc. stanno allargando la desertificazione mentale di tutti. Noi stiamo quì a discuterla, ma come dicono su macchianera, il mondo è fuori e siamo scollegati. Alcuni intellettuali sono chiusi dentro le loro riserve di alterità e disgusto per il presente, altre macinano i frutti di queste economie. Questi ultimi stanno vincendo (hanno già vinto) e sono ben descritti nell’articolo del NYT che ho citato ieri.
    Il primo tipo se continuerà a disprezzare (e non analizzare, capire, interagire) le ‘masse’ è destinato a omologarsi (con idee progressiste e di immagine per carità, sia mai) ai dominanti, un piccolo numero potrebbe scegliere di diventare stilita e guardare dall’alto, solo alcuni, forse, oseranno insegnare anche ai figli degli altri (dei sognatori di veline, dei muscolati palestrosi, dei dentisti di Voghera e delle annesse casalinghe ecc), a leggere, imparare, creare, istruirsi, capirsi.
    Amen

  11. Lippa, nella fretta, stamattina ho saltato il tuo post. invece condivido molte delle cose che dici, e però ti vorrei fare una domanda. quando dici che dobbiamo smetterla di “scardinare” determinati mezzi, e poi parli della TV che vuoi dire? che dovremmo mostrarci come dire, più interessati? o che dovremmo lavorarci di più, dentro?
    no, perchè se la prima cosa a naso tappato si può pure fare, nel tentativo di capire – che poi secondo me ha ragione andreac, su certi fenomeni c’è poco da capire, e aggiungo io c’è molto invece da scrivere e “descrivere”, altro che noir – per la seconda la vedo impossibile (!), e non per nostra prigrizia, arroganza o depressione

  12. non so, non riesco a intendere la materia del referendum come qualcosa su cui si vinca o si perda.
    Cosa psso dire?
    Domenica, nel giorno del referendum, è nata F.
    F. è una bella bambina, occhi seri e guance tonde.
    E una tenace voglia di vivere.
    F non sarebbe mai nata, senza le tecniche di inseminazione artificiale (che, in quanto tale, non è “naturale”, e dovrebbe essere invisa a Lui, suppongo).
    F. non sarebbe nata, se al momento in cui le tecniche hanno avuto luogo, fosse stata in vigore la legge 40 con i suoi limiti.
    Ma F c’è, piange, si stira, fa strane smorfie, succhia il latte e dorme serena.
    Questo so.
    E ve lo racconto.

  13. …ops, scusa lippa. volevo scrivere “che abbiamo smesso di scardinare”. intendevo quello. mo’ però me ne vado. comunque basta co’ ste facce appese. sembra che siate tutti venuti a vivere qua dalla svezia e che improvvisamente da un pieno di diritti…siate piombati nella geenna 🙂 non è cambiato niente.

  14. Io non credo che gli intellettuali siano diversi dalla ggente, anzi, le somigliano soprattutto nell’istintualità, come evidenziano gli tultimi dibattiti su cosa sia importante in letteratura. Gli intellettuali hanno però pretesa di vivere meglio e di suggerire al 75% delle persone (+ 2.5% complessivo, fra chi ha votato no) come vivere meglio; chi, loro o la gente? L’Italia è un paese di piccoli comuni e di piccolo-medie città, il “progresso” non arriva, arriva attutito o quando arriva è male, nel sentire comune; approfittano di questa realtà sociologica anche alcune forze di sinistra, che per una volta non si sono spese su questioni che non sentivano, o che sentivano essere troppo “dure” per farci su un po’ di propaganda. Non hanno vinto i preti, ha vinto la pigrizia. Fra gli intellettuali, ha vinto l’ennesimo concione della papessa Fallaci, l’unica vera scrittrice protagonista sulla scena italiana. Io trovo scandalosa l’editoria a pagamento, per restare in ambiti editoriali: l’autore fecondato a proprie spese, assieme a mille altri come lui, è una pratica da rifiutare allo stesso modo, astenendosi.

  15. Scusi, signora, mia madre non ha niente contro vostra figlia, Maria de Filippi, semplicemente non è d’accordo che noi guardiamo i suoi programmi.

  16. cara Angela, il tuo commento è davvero un classico. Invece di domandare a me una analisi, tu hai fatto la tua ? Io la mia me la sto facendo, con fatica e sofferenza, e senza la minima certezza di essere nel giusto. Ma sono convinto che se non facciamo così tutti quanti, ognuno per suo conto, non combineremo mai niente di buono, continueremo a prendere legnate e ci consoleremo dando la colpa all’arbitro.

  17. Ehm, posso giurare su svariate pile di Bibbie che il commento qui sopra è originale (nonchè postato a mia insaputa, mentre credevo che l’autore fosse in altre faccende affaccendato)
    🙂

  18. scusa, riccardo, io in certi atteggiamenti “fascisti” –
    “Voi, che siete beghine! Voi che non avete le palle! Voi che non volete entrare in guerre! Voi che identificate la ricchezza del paese in un eguale ripartizione dei beni! e Le imprese? Che investono le imprese, a sentire voi? Voi che siete ignoranti, e conformisti!” –
    ci vedo paro paro una replica di certi atteggiamenti che prima del fascismo portarono al fascismo. e li “denuncio” dovessi pure sembrare una “beghina dickensiana”. d’altra parte meglio quella che una madama di salò.
    cerco anche – a proposito di autocritica di rispondere alle domande, “Io paro il culo a qualche potente? Dò la mia “dignità” – ti dispiace se la identifico nella mia fine e nel mio principio – in cambio di favori? Passo la mia giornata a cercare di intimorire i sottoposti o i lettori, o i concorrenti? (a parte qualche migliaio di lettori del postodeilibri.it, le altre categorie nella mia vita non sono come dire, rappresentate). ho avuto delle baby sitter che mi dicevano come si fossero organizzata la fiornata, e mi consigliavano come avrei dovuto comportarmi per avere più successo nella vita – giuro!,.
    nei romanzi che scrivo cerco di parlare di me quanto basta per essere onesta coi lettori e non tanto da esibire i fatti privati delle persone che conosco.
    detto ciò, certamente da qualche parte sbaglio. per esempio, un po’ sono scema. 🙂 ma non mi dispiace. sai mi pare un po’ come la glassa – che a me non piace – sulla torta. se vuoi – se voglio – il pan di spagna, ti – mi – devo cuccare anche quella. 🙂 e tu, riccardo?

  19. Per Olli. Piccolino, impara a essere trasgressivo: quando la mamma non c’è o va in giro per convegni (o ad acquistare balocchi e profumi per sé), tu accucciati davanti alla tivù e prova il brivido segreto di una puntata di’ Amici’. Una sana trasgressione è quel che ci vuole, ogni tanto;-)

  20. Cara Loredana, nel tuo post scrivi: “preso atto della propria natura di minoranza (la quale, magari, invece di occuparsi dei presunti danni inferti al mondo da Faletti e della perversione della nostrana editoria, dovrebbe prendere coscienza e conoscenza del cosiddetto paese reale)”.
    Nazioneindiana, tanto per fare un esempio a caso di minoranze, in due anni e mezzo di attività ha organizzato, fra gli altri, un convegno (a proprie spese) su “Giornalismo e verità”, prendendo e facendo prendere coscienza di molte situazioni gravissime del paese reale, oltre a una mole notevole di altre situazioni allarmanti, tramite articoli, inchieste e interventi. E cose affini hanno fatto Carmilla e parecchie altre “minoranze” attive in rete. A chi ti riferivi, dunque? A quali imbelli appiattiti soltanto su discorsi intorno a Faletti ed editoria?

  21. purtroppo rientro solo ora, ma vedo he in uno dei primi commenti angela scarparo mi ha anticipato.
    dato che ieri mi sono prodigato nello scrivere quelli che per me sono gli spunti su cui riflettere sui motivi della disfatta totale del fronte del Sì e riccardo ferrazzi non mi ha cagato manco di striscio, volevo chiedere a lui se ci facesse il piacere di iniziare questa benedetta autocritica.
    non vedo però suoi interventi, forse che l’autocritica va fatta inginocchiati nella propria stanza?
    e poi, io non sono del tutto daccordo con l’opportunità di fare autocritica in questo caso. ieri sera c’era pannella da vespa (ma che era, uno zoo?) che criticava i DS per non essere stati capaci di smuovere le loro masse, la base, si chiamava una volta. interessante l’amaca di michele serra di oggi che si chiedeva se alla ‘base’ oramai credesse solo pannella, che, per altro, ha sempre guidato un partito piccolo, piccolissimo. questa ‘base’ non è stata mossa quando si è potuto, e non si smuove oggi che ha smesso di esistere. si è lavorato per una politica che non si occupa della società, una politica essenzialmente economica, postideologica, e questi sono i risultati.
    e poi c’è la paura, ha ragione Virilio che sostiene che questo è l’era del terrore, motore oscuro del nostro tempo come l’industrializzazione fu il motore dell’era industriale. la paura anche di muoversi, di sbagliare…come se a stare fermi non ti arrivi lo stesso un pianoforte in testa.

  22. Caro Indiano e caro scardinatore, io ho la netta sensazione di conoscervi entrambi. Che strana sensazione. Questa è una premessa, per comodità spezzo il commento. Nel frattempo, se non vi è di troppo peso, gradirei che vi rendeste riconoscibili. “Indiano” è un nomignolo un po’ generico, e non associabile a nessuno in particolare. Scardinatore, è un nomignolo abbastanza ridicolo, e con l’identico valore politico. L’assunzione di responsabilità avviene mediante la possibilità di associare le parole ad un’indentità (e NON a una carta di identità, che è solo l’espressione burocratica di un’identità). Non vorrei dover ricominciare (anche per evitare le lettere private di insulti, visto che qualcuno, al contrario di ciò che sostiene ad ogni più sospinto, ha davvero tempo da perdere).
    Fine premessa

  23. Loredana, tu scrivi:
    “Ciò detto, rimbocchiamoci le maniche: e, nel nostro piccolissimo, smettiamola di trasalire di disgusto se Piperno vende centomila copie e rotti”
    Nessuno trasalisce di disgusto per il libro di Piperno né per la persona di Piperno né per le sue vendite. E’ però inaccettabile che due persone (D’Orrico e Ferrara), DUE SOLE PERSONE abbiano il potere di decidere che un libro venda centomila copie, con il loro potere mediatico. Stai rivoltando la frittata, cara Loredana.
    Scrivi: “e smettiamola di accoccolarci nelle polemiche su cosa sia di destra e cosa di sinistra.”
    Se ti riferisci alla polemica su Piperno di destra e Pincio di sinistra, trattasi di risibile manovra pubblicitaria per lanciare il romanzo di Pincio. Per favore, Loredana: la parola “polemica” è nobile, designa discussioni conflittuali fruttuose; non applicarla a mosse pubblicitarie furbette.
    Scrivi: “(Poi, non è vero, non smetteremo affatto, e non è neppure questo il male: il male è aver smesso, da molto tempo, di tentare di scardinare altri mezzi di comunicazione, televisione in primis,”
    Scusa, Loredana, ma pensi davvero che dipenda dagli intellettuali e scrittori e artisti? Credi che gli attuali padroni della televisione siano disposti a invitare artisti e scrittori e intellettuali che gli “scardinino” la loro perfetta, collaudatissima macchina propagandistica? Sul serio pensi che gli “scardinatori” possano invitarsi in tivù da soli? E sul serio pensi che una volta che “scardinino” qualcosa, i padroni della tivù continuerebbero a mandarli in onda? Non ti ricorda nulla il caso dello “scardinatore” Luttazzi? (Luttazzi, che fra l’altro era uno scrittore “cannibale”: pochi lo ricordano, ma c’era anche lui in quella antologia).
    Scrivi: “e di aver rinunciato ad interagire con chi ne fruisce di più. I vecchi, e i bambini.”
    Scusa, Loredana, ma chi ha rinunciato? Quando? Dove?
    In conclusione: è ben strano che la colpa si addossi a chi (gli intellettuali, gli scrittori, gli artisti antagonisti, che vanno controcorrente, che fanno controinformazione, che raccontano storie diverse da quelle standard, che hanno immaginazioni e parole e stili diversi da quelli omogeneizzati) è stato escluso o marginalizzato. E’ proprio una beffa, Loredana! Ma come, adesso la colpa è di chi ha poca voce! Ma chi gliel’ha abbassato, il volume? Una volta in prima pagina del Corriere scriveva Pasolini: ora, da TRENT’ANNI, ci scrive Alberoni. Colpa degli scrittori pigri che non usano quello spazio? Perdonami, ma mi sembra una lettura ben ingenua dei poteri e delle forze in gioco. Secondo te adesso gli scrittori e gli intellettuali e gli artisti hanno il potere di fare un telegiornale diverso, di reimpostare il pomeriggio domenicale televisivo? Che devono fare? Telefonare alla Rai e dire a Mimun: “vai in ferie sei mesi, che adesso ci pensiamo noi a scardinare il tuo bel tigì”?
    Per questo, direi, hanno senso ANCHE i discorsi sull’editoria “perversa” che marginalizza libri e autori che potrebbero entrare nel patrimonio comune un po’ più popolare, nei giornali, nelle televisioni. Ma come fanno a entrarci, se gli tagliano le gambe fin dal medium più debole, i libri? Li giugulano nella culla! Li marginalizzano a partire dalla diffusione dei loro libri! Figurarsi se gli danno spazio in tivù! Ma cosa vuoi che “scardinino”, in queste condizioni blindate, carissima Loredana?

  24. @ scardinatore:
    Caro scardinatore, secondo me non hai capito molto. Ammettiamo che si trattasse di un’accusa rivolta agli intellettuali: cosa ti aspettavi, un battimani? Visto che qualcuno porta come esempio NI, lo faccio anch’io. Prima dell’esodo recente, il punto di riferimento culturale in rete veniva considerato NI: è probabile che l’esodo lo trasformi davvero in un punto di riferimento, non nella sua macchietta, ciò che, ultimamente, era diventato. Se non cascano gli archivi da un momento all’altro, ti riporto uno per uno (non qui, non mi va di fare spam) i pezzi degli indignati, o emigranti, chiamali come vuoi. Sono una grande prova di desolazione politico-intellettuale, come i loro stessi libri (fa eccezione, secondo me, che mi guardo bene dal leggerli tutti, un libro di Carla: ma è un po’ stagionato: e non fa eccezione Carla, adesso). C’è una corrispondeza perfetta tra pubblico e privato, oltretutto.
    Alla buona, con un manifesto come quello, in tutta onestà, non ricordo di aver letto pronunciamenti sulle questioni del referendum. Non c’è bisogno di arrivare in televisione. Se io non posso andare in televisione mi ritaglio uno spazio più contenuto, ma certamente non taccio. E non mi si venga a raccontare che non vale la pena sprecare tempo su internet, quando c’è chi investe ore nella compilazione di mail di insulti (io ne ho ricevuta una che avrei scambiato volentieri con 4 righe, della stessa persona, sui referendum).
    La pochezza politica degli intellettuali italiani non è una questione di totale stupidità, tranne rari casi: è un’attitudine al servilismo e alla coltivazione del proprio orto che induce gli intellettuali a prendere posizione solo in nome di se stessi. Non è neppure una regola, ma un orientamento abbastanza “si moda”. Il risultato, la suddetta pochezza, è la somma di qualche parola e di tanti silenzi. Qualcuno si può salvare, ma si impone un discorso generale (che può comprendere eccome degli esempi).
    Postilla: datemi un palco e parlo: ma se non me lo date lo costruisco da solo.
    Riguardo NI, io credo che, prima che i ragazzi di NI abbiano preso le loro decisioni, e che si possa vedere “il cambiamento”, sarebbe meglio tacere: non spero nel passato ma, ragionevolmente, nel futuro.
    Infine, caro scardinatore, o scardinatrice, ti faccio notare che pronunciarsi con cognizione di causa su questioni come l’embrione richiede una certa fase di studio: a ciò, molti, non mi sembrano disposti. Tuttavia, ho letto almeno cento blog che fanno eccezione, e insieme fanno anche numero. Il rimprovero che si può muovere ad alcuni intellettuali, che hanno comunque più potere di questi blogger, è di essere talmente funzionali alla conservazione dello status quo da non esserne più nemmeno consapevoli: non investono neanche il tempo per provarci (ad esempio, a rispondere a Susana Tamaro).
    Riguardo le obiezioni che solle

  25. @ indiano: “Nazioneindiana, tanto per fare un esempio a caso di minoranze, in due anni e mezzo di attività ha organizzato, fra gli altri, un convegno (a proprie spese) su “Giornalismo e verità”, prendendo e facendo prendere coscienza di molte situazioni gravissime del paese reale, oltre a una mole notevole di altre situazioni allarmanti, tramite articoli, inchieste e interventi”.
    Quanti partecipanti eravate? Scrivilo qui. Che risultati avete ottenuto, scrivilo qui, perché io non lo so (i link e la spiegazione).
    Ma questo vizio di portare ad esempio se stessi? E’ mai possibile una tale cecità, oppure du davvero non apri un sito internet che non sia nazioneindiana? Su Carmilla potrei essere d’accordo, per esempio. Tuttavia, mi viene da chiederti: tu conosci Noam Chomsky (non di nome, di nome lo conoscono tutti). E se lo conosci, hai ancora il coraggio di portare come esempio di impegno intellettuale quello di NI? NI può avere avuto i migliori propositi, ma non si vedono i risultati. Leggi zmag? Da quanto tempo? Leggi i libri di Chomsky?
    Ti faccio presente, chiunque tu sia, che non è la prima volta che mi viene citato, come capolavoro di azione politica, il convegno su giornalismo e verità. Le altre citazioni portano tutte la firma di Tiziano Scarpa, in privato, in mail: e non sono seguite da note di encomio per altre “realtà della rete”. Tutt’altro. Pare che in rete non ci fosse che NI.
    Ancora: hai dimenticato che NI ha organizzato un convegno sulla restaurazione: qualche presuntuoso sostiene che fosse chiaro il valore dell’inziativa. Ne ho scritto, in parte, e ne scriverò ancora. C’è da ridere, e infatti mezzo web sta ridendo, se tu solo seguissi i link.
    A me è chiaro che: Moresco pubblichi per Rizzoli, che il risvolto di copertina porti la firma di Baricco, che il libro sia commissionato da Dario Voltonini, un uomo che ritiene che l’assunzione di responsabilità sia una forma di autocertificazione, che Moresco et alii abbiano legami con Baricco, notoriamente un rivoluzionario della peggiore specie. Quanta, troppa politica, nelle tue parole!
    Scusa, ma mi chiedono tutti i giorni, come se io avessi mai avuto a che fare con Moresco, chi siano i restauratori. Ma il meccanismo, certo! E’ un meccanismo con ingranaggi di francoforte. Finora solo dichiarati, per inciso.

  26. Le “cassandre” mi lasciano sempre un po’ perplesso, ma potrebbe anche avere ragione il “cassandro” americano. Ma forse, solo un forse piccolissimo, non è che se la destra religiosa avanza (?) (per quel poco che ne so l’equilibrio politico negli Stati Uniti è appeso al filo di pochissimi voti), la sinistra ha, magari, per caso, solo una svista ovviamente, toppato qualcosa nel suo rapporto con la società americana? Un dubbio ragionevole, ritengo, al quale, per ora, non ho una risposta; nemmeno personale. Ci tenterò, non costa molto provarci 🙂 Buona notte. Trespolo.

  27. @ Riccardo
    La maggioranza della gente è cattiva, diceva Biante. Il dubbio sottile è sempre quello: se interpretarla come somma delle cattiverie individuali o come la qualità che caratterizza la massa. Fatto sta che ha votato il 26% degli aventi diritto. Sarebbe bello (e terrificante) se il Censis rilevasse le mappe mentali del restante 74%: chiunque abbia fatto le sue supposizioni sul fallimento del quorum, credo avrebbe delle sorprese. La ragione ce l’ha qualcuno più e qualcuno meno, e nessuno ha la tutta la verità in tasca. Ma abbiamo pure il diritto di chiederci, noi che abbiamo votato e che avevamo a priori analizzato il nostro pensiero al riguardo, chi sono, come la pensano, cosa vogliono gli italiani che hanno deciso su questioni importanti e che hanno dato un’altra bella spallata all’istituto referendario che ormai ha le legislature contate. Poi possiamo anche eccedere nelle generalizzazioni e prendere vistose cantonate: certo, non ci sono in giro solo malafede, pigrizia, ignoranza. Orticelli, timorati di Dio e di Ruini, Rutelli. Non ci sono solo i lobotomizzati da Maria De Filippi e gentile consorte. Non ci sono solo coloro che gioiscono perchè non rischiano di veder concretizzato l’incubo di quattro nonne-mamma in ascensore. E’ la somma che fa il totale, e l’aritmetica, evidentemente, è un’opinione. 🙂

  28. Devo dire che trovo abbastanza desolante leggere un “Indiano” che commenta anonimamente.
    Da parte mia, insisto, sono responsabile solo delle mie parole, non difendo nessuno, meno ancora un anonimo, per spirito di casta.
    Mi auguro solo che sia un finto indiano. O un “non più” (o un “non ancora”) “indiano” (quindi dovrebbe cambiare pseudonimo, quanto meno).

  29. angela: non ho capito neanche il 5% di quello che hai scritto. Colpa mia, senz’altro. Ma ho il sospetto che tu abbia letto nel mio intervento chissà quali insinuazioni. Credi, non dico altro che ciò che ho scritto. Tutto lì.
    All’altro amico che insiste a chiedermi una riflessione, forse perché pensa di prenderne spunto per un contraddittorio, segnalo che ho mandato un piccolo “pezzo” a Franz Krauspenhaar che abitualmente mi fa la cortesia di postare i miei pensierini sul suo blog. Spero che posti anche questo, che certo non esaurisce la faccenda, ma è solo un aperitivo.

  30. a’ riccardo siccome per scrivere quel post ci ho lavorato dalle sette alle tredici ore, ed era solo un a piccola analisi, puoi capire che per la spiegazione della stessa, ammesso che ti interessi, devi ripassare dopodomani. 🙂
    scherzo. non ti ho attribuito nessun retropensiero.
    ma l’analisi non la rifaccio. pazienza. rimarrà(ò) incompresa.
    però mi associo a gianna.

  31. Riccardo, comincio a trovare il tuo botta e risposta puerile, anche se non mi hai chiamata in causa direttamente. Non trovi che sia il caso di spegnere a modo tuo la miccia nel punto in cui l’hai accesa?

  32. Caro Indiano,
    non so se ci hai fatto caso, ma ho usato la prima persona plurale. Quindi, nel conto di chi ha discusso lungamente di Faletti, su posizioni magari opposte, mi ci metto per prima.
    E per prima mi autoaccuso di aver speso più energie a discutere di meccanismi editoriali che di problematiche evidentemente più urgenti. Ma qui non si tratta di lucidare medaglie e di elencare i meriti di questo o quel blog. Si tratta di un atteggiamento generale che mi sembra più attento al micromondo librario (non letterario, attenzione) che al mondo reale.
    Quanto a Scardinatore: scusa, ma il discorso della blindatura puzza di alibi. Mi sembra che i discorsi progettuali sulla televisione siano morti e sepolti, o comunque in sonno, anche da sinistra: qui non si tratta di fare un discorso sulle singole persone quanto su un’idea, un progetto, una pur semplice attenzione verso il mezzo che non c’è e non c’era neppure in era pre-Berlusconi.
    Esempio piccolo piccolo? Quando è nato un fenomeno esecrabile come Flavia Vento? Sotto quale direzione? Come sono stati accolti i discorsi di Lucia Annunziata contro l’esibizione di glutei velineschi? Con cachinni e insulti, e non soltanto da destra.
    A me sembra che la pur reale blindatura sia uno squisito pretesto per giustificare l’antico disprezzo intellettuale verso il mezzo, invece.
    Venendo a Piperno: se davvero D’Orrico e Ferrara hanno questo potere, possibile che la reazione comune sia di sparare a zero comunque e a prescindere dal libro?
    Infine: attacco, sempre mettendo me stessa fra i colpevoli, gli intellettuali antagonisti perchè è con loro che dialogo, da loro che mi aspetto qualcosa, in loro che, ancora, continuo a sperare.

  33. Non so se ho capito bene.
    La colpa è della televisione, degli intellettuali che non contano più nulla, della cretineria del people, di Ratzinga, di Ruini, di Rutelli, della De Filippi e infine, accomunato a questa feccia, persino del duo Piperno & Faletti, che vendono, eccetera?
    Credo che non si possa dire con certezza, oggi, perché nessuno è andato a votare al referendum, non ostante un’opinione approssimativa fosse facile farsela, per chiunque.
    La cosa che dovrebbe essere chiara, ormai, è che al timone non c’è nessuno, cioè nessuno riesce davvero a dirigere, neanche attraverso la tv, fenomeni come questi.
    Un mese fa, all’incirca, c’è stata la valanga di voti che si spostava verso il centro-sinistra regalandogli quasi tutte le regioni d’Italia.
    Oggi invece questa roba.
    Come si spiega?
    Ciascuna delle cause della sconfitta del quorum, che ho citato all’inizio di questo commento, richiederebbe davvero attenzione e pagine di analisi, possibilmente accompagnata da dati.
    Ma è cosa difficile, lunga, da specialisti: qualcuno la farà, ma ci vorrà del tempo e forse non basterà.
    L’impressione è che si sia trattato di paura e incertezza, verso il futuro e soprattutto, il presente.
    Inoltre registro qui, come in NI e in altri posti la stessa fatua domanda narcissica che gli intellettuali pongono a sé stessi: perché non contiamo più un cazzo?
    Ma qualcuno si chiede chi, come, quando e perché ha contato davvero in quanto intellettuale, in questo paese?

  34. Olli,
    devi dire alla mamma che il comune di Roma organizza, credo una volta al mese, la raccolta straordinaria di rifiuti ingombranti tipo divani vecchi, frigoriferi guasti, vecchi PC, televisori ecc.
    Proponi alla mamma di fare pulizia in casa e di buttare tutti i televisori presenti in casa, vecchi e nuovi fa lo stesso.
    La discarica è il posto più indicato per quel tipo di elettrodomestico. 😉
    P.S.
    Non dirlo alla mamma di MDF, sai che ci rimane male. Ogni scarraffone e’ bello a mamma soja.

  35. ah, ero io, soldato julia, sbadata come al solito.
    stasera poi vengo dalla presentazione del libro di la porta ad opera del trio la gioia, belardinelli gawronski. si parlava di esperienza, di internet, e rifacendo cimurri – che è uomo spiritosissimo – potrei raccontare di intellettuali nostrani, e senza paura di essere OT dire che: la gioia ha raccontato di un cinese che dalla rete è passato alla reatà e ha ucciso un suo amico perchè gli aveva rubato la spada virtuale.
    la porta invece ha detto che Moresco è esageeeeerato. e cerca l’applauso.
    e gawronski invece ha detto che carver non raffigura la middle class, di non credere a chi lo dice, che è uno che si “stupisce” e che lo scrittore deve essere un po’ stupido. (ergo, sono una scrittrice)
    belardinelli ha detto a la gioia, quando il primo gli fa, “Che avete pensato quando è successo il 56?”
    “Che dovevo pensare? ma quanti anni mi dai? Ero un bambino nel 56!” e se ne è andato prima, ma già l’aveva detto.
    scherzo. racconto per tirarvi un po’ su. era di un buon livello. hanno anche sfottuto tutti e quattro cotroneo e baricco, “Come dobbiamo scrivere dopo pulp fiction?”. ma in questo caso non ci vedo arroganza, anzi, mi pare che si sia ristabilito un sano equilibrio 🙂

  36. @ ferrazzi – caro riccardo, mi sa che non andrò a vedere se trovo il tuo pezzo. trovo il tuo atteggiamento ambiguo e a questo punto un po snob.
    per inciso, io nè mi ostino a chiederti una riflessione, nè cerco lo spunto per un contraddittorio. sempre per inciso, la mia ‘richiesta’ è dettata dalla pura curiosità, sono due giorni che lanci la pietra e nascondi la mano, e io mi sono permesso solo di invitarti ad esporre in maniera più articolata, ma se non sono degno, sinceramente non me ne frega un beneamato.
    sinceramente, fatti la tua autocritica, che io mi faccio la mia.
    ti saluto.

  37. Jonathan Safran Foer vede quello che preferisce vedere, ed è disinformato. Negli Usa non c’è nessun divieto di sperimentazione sulle cellule staminali, si è solo stabilito (secondo me a sproposito, ma non stiamo a riprendere questo discorso) che non debbano essere finanziati con soldi pubblici. I soldi ce li mettono i privati, e sono molti. Non confondiamo l’America con l’Italia.

  38. Ieri sera leggevo questo:
    «Il popolo […] ha l’istinto infallibile dei fanciulli e non vuole, non intende che le idee chiare, i partiti senza sottintesi, le battaglie ove le bandiere e le trombe sono inconfondibili. […] La politica vera non è che l’arte delle equazioni vicine, da oggi a domani: in politica bisogna essere con qualcuno contro qualcuno, specialmente essendo pochi e piccoli. Se domani si vota, con chi, contro chi voteranno i democristi?»
    (Alfredo Oriani, “La Betlemme dei democristi”, il Resto del Carlino, 18 marzo *1905*. Riproposto in “il resto del Carlino, 120 anni di grandi firme”, a cura di Carlo Donati, Poligrafici Editoriale, Bologna 2005)
    Può entrarci qualcosa con quanto è successo tra domenica e lunedì (a scanso di equivoci, a votare io ci sono andato, e anche sul presto, domenica mattina, ma non tanto per ferma convinzione sull’utilità del gesto quanto per constatare in prima persona come, in fondo, era illusorio pensare che alla massa della gente gliene importasse davvero qualcosa di questo referendum. E non andando a votare, e a prescindere dagli inviti espliciti in tal senso, credo volesse mandare appunto questo segnale) e con quanto, probabilmente, determinerà i comportamenti di politici ed elettori anche nei prossimi giorni e mesi? Ho il timore di sì, purtroppo, per quanto vorrei fortemente che a volte il lungo e il medio termine prevalessero sul breve e sul brevissimo.

  39. Quello che dice AlexMarra è corretto.
    La posizione dell’amministrazione americana riguarda solo la negazione di finanziamenti pubblici in quel tipo di ricerca.
    I privati non hanno vincoli.

  40. Stando all’ADUC: Sulle staminali embrionali a livello federale la situazione è di stallo ma gli stati cercano di porre rimedio con legislazioni proprie. Il rischio paventato è quello dell’arretratezza, della ricerca e delle cure.
    Qui la situazione di base http://staminali.aduc.it/posizioni.html
    Qui la tendenza aziendale http://staminali.aduc.it/php_newsshow_0_4297.html
    Qui il luovo progetto di legge presentato al senato http://staminali.aduc.it/php_newsshow_0_4327.html
    Qui le news, dagli usa e dal resto del mondo, in evoluzione http://staminali.aduc.it/php_index.html
    Comunque:)
    Anno IV mero 89 del 10 Giugno 2005
    Usa. Al via la prima sperimentazione sull’uomo di cellule staminali embrionali
    Sara’ il deputato democratico dello Stato del Rhode Island James Langevin, paralizzato dall’eta’ di 16 anni in seguito ad un incidente con arma da fuoco, a fare da cavia alla prima sperimentazione sull’uomo di cellule staminali embrionali. La notizia e’ stata pubblicata su Le Figaro in collaborazione con Science
    La Geron, compagnia privata con sede a Menlo Park in California, spera di cominciare nell’estate del 2006 un saggio clinico con le staminali embrionali umane per curare le lesioni del midollo spinale. Per questo sta trattando con la Food and Drug Administration (FDA) per avere i relativi permessi. La Geron, che nel 1998 ha isolato le prime cellule staminali embrionali umane, ha buone ragioni per investire in questo campo.
    Il saggio si basera’ sui lavori condotti dal ricercatore statunitense Hans Keirstead. “Abbiamo l’occasione storica di fare la differenza per milioni di americani”, ha commentato il deputato Langevin.
    Ulteriori informazioni su: http://www.scienceonline.org, http://www.aaas.org

  41. Gianna, Angela, Andrea, vi ringrazio. Mi avete illustrato nuovi aspetti di una psicologia che non condivido, ma della quale va tenuto conto.

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