BIONDILLO E LE MIMOSE

Ricevo da Gianni Biondillo il
testo del suo intervento su Epolis: l’immagine dei muri foderati mi sembra
assolutamente perfetta. Ecco:

 Ora che
l’otto marzo è passato, però, non dimentichiamo le vere ragioni di questa
ricorrenza. Non crediamo che sia solo un modo per le donne di uscire la sera a
mangiare una pizza fra amiche, sarebbe svilente. L’altro giorno ho sentito una
ragazza vantarsi di non essere femminista (e sembrava parlasse di malattie
veneree), senza rendersi conto, poveretta, che se ha potuto esprimere
un’opinione, sbagliata o giusta che sia, lo deve proprio a quel movimento
femminista che denigra. Che se non ci fosse stata l’irruzione nella Storia
dell’altro mondo, delle donne, che chiedevano pari diritti e pari opportunità,
mai e poi mai si sarebbe potuta permettere non solo un’opinione, ma persino un
pensiero. Si pensa che la guerra sia vinta, invece è ancora tutta da combattere.
La società moderna ha foderato i muri del recinto, cosicché le donne sentono
attutiti i colpi delle testate, ma sempre di recinto si tratta. Basta fare caso
ai dati certi: quanti manager donne abbiamo in Italia? Quante docenti
universitarie? Com’è possibile che il Burkina Faso abbia una maggiore
rappresentanza femminile in parlamento dell’Italia? Perché alla mia amica,
medico da 20 anni nello stesso ospedale, non è stata data la dovuta promozione
per darla al medico, maschio, arrivato da appena un anno in quella struttura?

Ci sono
solo due donne, nel luogo comune maschile: o santa o puttana, o madre asessuata
o dark lady. Niente in mezzo. A queste due immagini stereotipate la cultura
fallocentrica (essì, è proprio questa la parola) da risposte altrettanto
stereotipate. Dice di voler preservare la famiglia, con la madre al centro, e
quindi vede come il fumo negli occhi un’idea differente di socialità,
ampiamente funzionante nel resto d’Europa, e perciò nulla fa per costruire
asili nidi, perché, in fondo, la donna a casa deve restare. E poi denuda il
corpo femminile, lo umilia, lo banalizza. Con la scusa che la liberazione delle
donne passava attraverso la liberazione sessuale, le abbiamo trovate sempre più
nude in tv per il puro godimento maschile. Pensate alla pubblicità incriminata
di Dolce e Gabbana: al di la del delirio di rappresentare uno stupro come fosse
naturale, è davvero inquietante il volto della modella, impassibile, quasi
erotizzato, come a dire che a lei, che alla donna in genere, in fondo in fondo,
lo stupro un po’ le piace.

C’è molto
da fare, fidatevi. Non fermiamoci alle mimose.

16 pensieri su “BIONDILLO E LE MIMOSE

  1. Sì, so che Biondillo ha ***foderato le pareti*** del suo appartamentino milanese in modo che i vicini non sentano le grida d’aiuto di sua moglie, quando lui le impone di cucinarle sempre nuove salsicce:- /

  2. Ciao Loredana, ciao Gianni,
    sì, giusta l’immagine dei muri foderati, e la rafforzerei pure, dicendo “imbottiti”, imbottiti come quelli dei vecchi manicomi. Perché l’imbottitura ha un duplice vantaggio: stando dentro non ci si fa troppo male, e da fuori nessuno sente.
    Aggiungo che sono spesso le stesse donne ad alzare, decorare e infine, oplà, imbottire i muri attorno a loro.

  3. sì è giusto.
    ma la pubblicità è poca cosa.
    il dualismo santa-puttana è superato: grazie alla tv.
    l’importante è che sia gnocca.
    la donna se non è gnocca non ha voce in capitolo.
    non solo oggi.
    si prenda la mangano, la mondina di riso amaro.
    un bel film, per nulla vero.
    (no, correggo: vero solo in parte).
    chiedere alle mondine delle mie parti, quelle che per la prima volta in europa conquistarono un contratto di 8 ore.
    non erano gnocche: erano fantastiche.
    vere femministe, loro.

  4. Mai dimenticarsi dei muri, imbottiti o no.
    Saluto Gianni, che conosce i pensieri delle donne, e la delicatezza necessaria, per svelarli.

  5. Giovanna: i muri erano foderati e imbottiti poi, per ragioni di spazio editoriale sono rimasti solo foderati. 😉
    Lucio: non conosci mia moglie. La Lippa, che l’ha conosciuta, può confermarti che non avrei possibilità alcuna con lei di sottometterla. ;-)))
    Carla,
    grazie, come sempre.

  6. Bene, Caino: noto che c’è un altro commentatore nuovo di zecca che sta per essere elegantemente messo alla porta.
    Non cancello il commento di cui sopra in modo che chi passa di qui si renda conto con chi abbiamo a che fare.
    Il prossimo, se ancora di questo tono, è destinato al paradiso delle blog-stronzate.
    Primo e ultimo avvertimento.

  7. “Ci sarà molto amore in questo libro, però non è un libro d’amore. È un libro di guerra. La guerra antica fra gli uomini che sono anche veri amici. La grande “nuova” guerra fra uomini e donne. È certamente una storia vecchia, ma ora viene rivelata interamente. Le guerriere del movimento di liberazione della donna credono di fare qualcosa di nuovo, ma si tratta soltanto del loro esercito che scende in campo aperto dopo la guerriglia in collina. Le donne dolci hanno sempre teso degli agguati agli uomini : nella culla, in cucina , in camera da letto. E sulle tombe dei figli, il luogo migliore per non cercare una scusa onde implorare pietà.Ah, dunque tu pensi che abbia motivo di lagnanza contro le donne. Ma non le ho mai odiate. E risulteranno migliori degli uomini ,vedrai. Tuttavia, la verità è che soltanto le donne sono riuscite a rendermi infelice e lo hanno fatto dalla culla in avanti. Lo può affermare la maggior parte degli uomini. Purtroppo non c’è nulla che si possa fare.Quale bersaglio ho indicato ! Lo so…lo so quanto sembri irresistibile. Ma attento. Sono un narratore astuto; non soltanto uno dei vostri artisti molto vulnerabili e sensitivi. Ho preso le mie precauzioni..”
    Mario Puzo,fools die(http://lanoir.splinder.com/post/5918272

  8. nella cultura le fodere e le imbottiture sono state rimosse. lo dimostra Loredana. ma la cultura è il regno dell’emancipazione. si dirà: se si dà uno sguardo panoramico – e non dettagliato – alla storia della letteratura italiana, si leggono solo nomi maschili. e allora? e allora la cultura “sarebbe” il regno dell’emancipazione.
    ciao
    fabrizio

  9. una piccolo deviazione rispetto a questo articolo che apprezzo molto. perché quando si parla di lavoro femminile si centra l’attenzione solo su lavori di alta o medioalta professionalità? io mi ci riconosco anche, ma credo che altri veri drammi si nascondano nella vita di donne che svolgono lavori “normali” o anche “umili”: impiegate, commesse, donne delle pulizie, donne che lavorano su turni eccetera. in questi casi si concentra tutto il grottesco: il paternalismo della politica familista che velatamente sempre rimprovera alle donne di non essere madri (ma come si fa ad avere un figlio se guadagni 300 euro al mese?) e alle madri lavoratrici di “pensare alla carriera e trascurare i figli” (ma, per dire, secondo voi una cameriera lavora per la carriera? non è che magari lo fa per guadagnarsi il pane? e non può proprio farne a meno… e magari paga pure il nido una cifra assurda…). insomma sulla questione femminile si innesta una vera e propria questione di classe. se gli uomini non capiscono per primi che difendere la sperequazione di genere è avallare la sperequazione sociale… insomma tanti decenni butatti via.

  10. gianni, bravo e grazie…
    il femminismo sessantottino crea l’orticaria a molti/e perché viene falsamente identificato nell’immaginario collettivo con un gruppo di isteriche che sbraitano riguardo al loro utero.
    ma il nuovo “femminismo”, il movimento queer si pone domande più adulte, più moderne… come, ad esempio, se è ancora il caso di guardare e classificare il mondo sulla base di una norma che ritiene possibili sono due sessi contrapposti e statici… o se è davvero solo una questione di chi cucina le salsicce…

  11. sottoscrivo tutto con una piccola postilla: se c’è una cosa che mi sconcerta ancora più delle sciocchine poco pensanti sono le terzomondiste che si fanno scavalacare a sinistra da una qualsiasi santanchè…

  12. Paola,(concordo e intergo il tuo discorso): il dato è che all’avvicinarsi al lavoro “umile” (o socialmente “poco interessante”) aumenta la presenza femminile. E’ l’altra faccia della medaglia, insomma.

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