DIALOGHI: FOER E PIPERNO

Qualche giorno fa, la sottoscritta ha raggiunto Jonathan Safran Foer e Alessandro Piperno per bere un caffè e fare due chiacchiere. Il risultato è uscito sabato sul quotidiano: finalmente di ritorno dalle terre sabaude, ve lo riposto qui.

Hanno diverse cose in comune, i due scrittori intorno ai trent’anni (ventotto Jonathan Safran Foer, trentatre Alessandro Piperno) che hanno bevuto vino bianco, mangiato ciliegie e melone e parlato di Philip Roth in una vineria del Ghetto romano. Le più immediate: famiglie ebraiche, romanzi di esordio (rispettivamente  Ogni cosa è illuminata e Con le peggiori intenzioni) che pongono sullo sfondo l’Olocausto e che hanno avuto un successo immediato e imponente, con relative trasposizioni cinematografiche in corso o venture, sovraesposizioni giornalistiche,  premi (per Foer, fra gli altri, il Guardian First Book Prize, per Piperno, al momento, il Campiello e il Viareggio pepr l’Opera Prima). Oltre a conseguenze difficilmente evitabili per gli scrittori- fenomeno: l’attesa occhiuta per il secondo romanzo di Foer, Molto forte, incredibilmente vicino, la vera e propria bufera abbattutasi su Piperno, spessissimo a prescindere dal libro.

Cominciamo da qui. Come si reagisce quando il caso giornalistico  rischia di mettere in ombra l’opera letteraria?

Foer: Non ci si preoccupa, perché col tempo si trova un equilibrio. Avviene spesso che un libro di esordio incontri giudizi fin troppo benevoli o fin troppo graffianti. Al quinto, sesto, settimo romanzo le reazioni eccessive di entrambi i segni si elidono e si dimenticano, e i libri sopravvivono sulle proprie gambe. Purché si continui a scrivere.

Piperno: Io ho ancora la sensazione di appartenere alla cronaca letteraria mondana più che alla letteratura. La mia somma aspirazione è che fra qualche anno la storia faccia giustizia del mio romanzo, condannandolo all’oblio o canonizzandolo come opera letteraria.
Quando è uscito “Ogni cosa è illuminata” le recensioni entusiastiche non si contavano. “Con le peggiori intenzioni” è stato definito, da subito, un capolavoro. A quella parte della critica che sostiene “Un libro che piace a tutti non è un buon libro”, cosa si risponde?

Foer: Che probabilmente potrei anche essere d’accordo con la valutazione, perché è difficile immaginare un libro che piaccia a tutti. Ma la questione, secondo me, non si pone nei termini di piacere o dispiacere. La domanda corretta è: questo libro è in grado di suscitare una risposta forte? Un’opera letteraria che seguita ad esistere col passare del tempo non è necessariamente la più amata, ma quella in grado di suscitare maggiori  risposte: non dimentichiamo che Ulysses di Joyce è ancora il libro più detestato da almeno metà dei lettori che lo prendono in mano per la prima volta. Comunque,.qui in Italia mi hanno riferito una battuta che mi piace:  se la scelta è fra essere baciato o essere preso a pugni si sceglie il bacio. Ma se la scelta è: pugni o niente, si scelgono i pugni.

Piperno: Con qualche imbarazzo, confesso che anch’io ero fra i sostenitori dell’assioma per cui un buon libro non può piacere a tutti. Ma nella storia della letteratura esistono best seller che negano quel che ho appena detto: Guerra e pace, per esempio, o Herzog. Forse bisogna concludere che non esistono assiomi, e che avvicinandosi ad un libro bisognerebbe tentare di allontanare ogni forma di pregiudizio. Nel Settecento il nome dell’autore era piccolo e il titolo enorme. Questo mi sembra un modo igienico di intendere la letteratura: dare importanza all’opera e minimizzare l’autore.

Foer: Infatti! Il mio desiderio, anzi, il mio sogno  è abolire le foto degli autori, le quarte di copertina, le sintesi in pillole, i lanci pubblicitari, le interviste, i reading. In America, proprio recentemente, ci si dedica molto di più a distruggere un cattivo libro che a celebrare un libro valido: escono quarte di copertina che citano solo recensioni negative. Questo è perverso! A me piacerebbe che il libro si facesse strada da solo nel mondo, come avviene per altri manufatti.

Piperno: So che suona impudente da parte mia, ma al rifiuto totale del nome e della persona dello scrittore non arriverei. Tutto fa gioco per la fruizione estetica di un libro. Se non sapessi com’era e chi era Proust, forse amerei di meno la Recherche.
Veniamo ai nomi e alle persone, allora: prima folgorazione letteraria?

Foer: Il digiunatore di Kafka. Quando ho letto per la prima volta il racconto ho pensato: ecco cosa avrei fatto se avessi avuto tempo, una personalità diversa, maggior talento.

Piperno: Un cattivo libro: Armance di Stendhal. Secondo le scuole di scrittura creativa, un disastro assoluto: in genere ti viene insegnato che se c’è un tema centrale in quello che scrivi, quel tema va prima o poi nominato. Beh, Armance è un libro sull’impotenza, e non c’è un passo in cui Stendhal ne parli. Ma il romanzo irradiava una tale luce di entusiasmo giovanile che dopo averlo letto ho deciso di mettermi a scrivere.

Lo scrittore imprescindibile?

Foer: Kafka. Semplicemente perché è colui che mi parla in modo più diretto, in cui mi riconosco di più, che mi fa provare più nostalgia. Anzi: mi fa provare di più, e basta.

Piperno: Proust, per le stesse ragioni. E per invidia, che per qualsiasi scrittore è il principale strumento di conoscenza. Mi capita di aprire la Recherche e di provare invidia ad ogni passo. Come se Proust avesse rubato una parte della mia anima. Le cose che avrei dovuto fare io le ha fatte lui.
Nessun contemporaneo? Possibile?

Foer: Il mio sarebbe un elenco di necrologi: Winfrid Sebald, Saul Bellow, Susan Sontag, Arthur Miller. Con questo, lo so, sto dicendo che per la letteratura americana finisce un’era, e che una  parte dei nostri eroi letterari non sarà più con noi. Da giovane scrittore, credo sia bene che mi cerchi eroi giovani. Da giovane scrittore, è anche utile che mi cali nei panni del lettore per scrivere i libri che avrei voluto leggere.

Piperno: Sono anch’io gerontofilo. Gli scrittori che amo, morti o non giovanissimi, sono tutti uniti da una vena autobiografica: sono quelli che hanno fatto della propria vita una meravigliosa fiction e, insieme, un modello etico. L’Amos Oz di Una storia d’amore e di tenebra, il Saul Bellow di Ravelstein, il Martin Amis di Experience. E tutto il ciclo spudoratamente autobiografico di Philip Roth su Nathan Zuckerman.

Maliziosamente, si potrebbe dare allora ragione a chi parla di un momento di stasi per la letteratura che viene scritta oggi. 

Foer: Quante volte è stato detto la letteratura è morta e poi si è scoperto che i libri migliori sono stati scritti in quel periodo? Gli anni Ottanta e Novanta americani sembravano aver dato alla luce un esercito di scrittori prodigio: ma a guardarsi indietro si scopre che la produzione letteraria di quegli anni è di scarsa qualità. La cosa più importante è continuare a lavorare a testa bassa e lasciare che i grandi interrogativi della critica si diano risposta da soli, col passare del tempo.

Piperno. La mia sensazione è che esista una relazione strettissima tra i luoghi in cui la storia cammina e lo sviluppo della letteratura. La peggior Russia zarista ci ha dato una quantità di geni inaudita. E adesso ce la stanno dando America, Israele, Irlanda, India, Cina. In Italia siamo più testimoni che facitori di st
oria: il nostro materiale attuale è desolante. .

A proposito di materiale: tutti e due avete posto al centro dei vostri romanzi (Foer anche nel secondo) la figura di un nonno. Perché?

Foer: E’ come chiedere  a JK Rowling come mai scrive di maghi. Anzi, forse lei dovrebbe effettivamente spiegarlo, perché non capita tutti i giorni di incontrare un mago. Mentre tutti noi abbiamo qualche sorta di rapporto con i nonni, ad onta di genitori morti, assenti, odiati. I nonni sono qualcosa da cui veniamo. E’ difficile immaginare un tema più confacente e centrale per la letteratura come la vita di chi è venuto prima di noi. Aggiungo che, stante la storia della mia famiglia e il rapporto forte e risonante con i nonni, la mia gioia è stata resa possibile dalla loro sofferenza.

Piperno: Per me è diverso. La figura dei nonni dovrebbe essere quella delle radici e dell’identità, mentre nella mia idea scandalosa ne è priva. Nel mio romanzo, i nonni sono un’alterità dialettica rispetto all’ebraismo tradizionale. Sono edonisti, egoisti, privi di senso di colpa. Vogliono dimenticare al più presto il dolore e divertirsi a scapito della sofferenza del prossimo. La figura più moralistica si trova alla fine dell’albero genealogico e non all’inizio: anche se la morale del narratore è in perfetta malafede. Riprendendo la metafora di Jonathan, i miei nonni somigliano molto ai maghi della Rowling.

Di metafora in metafora: qual è quella che descrive la letteratura?

Foer: Più che una metafora, un mezzo. Ho citato altre volte l’aereo, perché  ti permette di viaggiare, vedere città nuove e persone nuove. Ma bisogna ricordare che l’aereo è il veicolo, non la destinazione. Così, il romanzo è stato fino a questo momento il veicolo che mi ha permesso di arrivare dove volevo più velocemente. Ma lo scelgo ogni volta: se trovassi un mezzo più veloce, cambierei scelta.
Piperno: A me piace più il viaggio della meta. Ma la mia metafora è diversa: un pugno nello stomaco. Qualcosa che mi sorprende, mi fa male, mi fa piangere. E mi insegna a stare più attento la prossima volta.

40 pensieri su “DIALOGHI: FOER E PIPERNO

  1. Commento così, le due interviste, con questa citazione:
    “O giorni, o mesi che andate sempre via, sempre simile a voi è questa vita mia.
    Diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni uguale,
    la mano di tarocchi che non sai mai giocare, che non sai mai giocare
    che non sai mai giocare, che non sai mai giocare
    che non sai mai giocare, che non sai mai giocare…”
    (Canzone dei dodici mesi – F. Guccini)

  2. Ienax, sai che ti voglio bene, no e sono abbastanza esente da sospetti di consorteria, no?
    ma credo che per quanto riguarda il libro di Piperno tu sottovaluti la possibilità di “fartici sopra le seghe”.
    in questo “gioioso” trionfo dell’onanismo – ahimè solo maschile! – è chiaro che uso l’espressione nella sua accezione positiva.
    secondo me è un libro “generoso”.
    lo è per il suo “linguaggio”, per quello che racconta, per le ossessioni che descrive, per le riflessioni che ci mette.
    è un libro che dà l’impressione di “naturalezza”, e non è impostato, e mi “descrive un mondo”.
    (odio tutte queste espressioni e me che le recito ma non ne trovo altre! però spero di essermi spiegata)
    dei personaggi femminili ne parliamo dopo…:-)

  3. @ ANONIMO
    Mi pareva chiaro, però spiego. Piperno dice: “Io ho ancora la sensazione di appartenere alla cronaca letteraria mondana più che alla letteratura. La mia somma aspirazione è che fra qualche anno la storia faccia giustizia del mio romanzo, condannandolo all’oblio o canonizzandolo come opera letteraria. ”
    Allora, io ho l’impressione che gli anni non gli renderanno giustizia perché non c’è nessuna giustizia che gli debba venir concessa per pietà o per ragion critica. La critica e il pubblico si sono già espressi e la voce unanime è che il lavoro di Piperno non vale. Sinceramente se devo scegliere fra Piperno e Melissa P. allora vada per la seconda che almeno poi mi sparo ‘na sega sulla copertina con le peggiori intenzioni. E tutto il resto è già nell’oblio o in una sala d’attesa, quella d’un dentista annoiato a contare stagioni sempre uguali che non sa estrarre dai tarocchi.
    Fine.
    Saludos
    Iannox

  4. Iannox, però ti consiglio il primo, di Melissa, che per il secondo forse non è il caso: meglio la pineta, tu mi capisci, la pineta…

  5. Iannox, però ti consiglio il primo, di Melissa, che per il secondo forse non è il caso: meglio la pineta, tu mi capisci, la pineta…

  6. (ribalda, lei ci titilla, ci fa, s’ostina; poi non se ne lamenti).
    Intanto, mi sia consentito dire che i due sono entrambi eccessivamente giovani.
    E questa è una colpa, sia chiaro.
    Magari col tempo passerà, ma intanto.
    E poi santodio, ancora con l’imperativo catergorico di “allontanare ogni forma di pregiudizio”.
    Ma se lo sappiamo tutti, che il pregiudizio è il miglior amcio dell’uomo.
    Ma chi è costui, che ammanisce codeste corbellerie?
    Ah, il Piperno, già, dovevo ben immaginarlo.
    C’est à dire: un libro che piace a tutti non è un buon libro, tranne nel caso che il libro sia mio.
    (E poi: Proiust, diomio, che posa!)
    Ma perché gli fate fare queste figure anoressiche, voi intervistatori?

  7. ecco qua…i personaggi femminili, le donne. sono: delle acide, delle sacrificali, delle ultrapazienti, delle smodate, delle…si può dire? cretine. perchè nessuna di loro si gode almeno un po’ la vita, fa l’amore solo per sè, pensa almeno una volta sola, una vilta, solo per sè.
    e qui forse ha ragione Effe: sarà Piperno troppo giovane? non so.
    per due bei personaggi femminili, consultare ilpostodeilibri 33. 🙂 non è autopromozione. scusate qualcuno potrebbe chiedere: “Chi descrive dei bei personaggi femminili? Dove possimao trovare dei nuovi modelli di uomo?”. eccovi accontentati!

  8. dai ienax, sfottere gli autori non è operazione che si addica a un uomo spiritoso e appassionato di letteratura come te 🙂

  9. @ UOMO DELLA VERITA’
    Chiaramente il primo, quello dei colpi di spazzola, anche perché il secondo non fa venire come il primo, a dimostrazione che Melissa P. è stata ‘na sega e non la letteratura.
    @ ANGELA SCARPARO
    Cara Angela,
    anch’io ti voglio bene e lo sai, però Piperno m’ha fatto due piperni che non ti dico. Ha la presunzione di un Proust, ma non la sua genialità, il risultato è qualcosa di inferiore a Melissa P. Fosse stato meno presuntuoso, allora lo si sarebbe detto sullo stesso piano, ma per me le sue “peggiori intenzioni” non valgono nemmeno il disturbo d’una sega. Un po’ mi fa pena – e non pene – il Piperno: si crede dentro ai circoli mondani, ma che ridere, che ridere alle sue spalle.
    Poi questa intervista che ha rilasciato è uno spasso: tanta presunzione non avevo ancora avuto modo di godermela. Potrebbe diventare una macchietta per Zelig, forse solo questo.
    E diciamoci la verità: se Piperno non fosse stato pubblicato da Mondadori – ma che bravi gli editor mondandoriani, anzi “mondani” – le “Intenzioni peggiori” non se le sarebbe filate neanche la più scalcagnata delle “casalingue”. C’ha avuta la fortuna d’esser sotto Mondadori, altrimenti… Vabbe’, mi son già ampiamente rotto: quand’è che si torna a parlare di letteratura, possibilmente seria e non come accessorio?
    Saludos
    Iannox

  10. da Safran Foer: “La domanda corretta è: questo libro è in grado di suscitare una risposta forte? Un’opera letteraria che seguita ad esistere col passare del tempo non è necessariamente la più amata, ma quella in grado di suscitare maggiori risposte: non dimentichiamo che Ulysses di Joyce è ancora il libro più detestato da almeno metà dei lettori che lo prendono in mano per la prima volta”.
    Occhio: secondo me “il ragazzo” è ben consapevole di cosa sia “un classico”, e di come avvenga la trasformazione di un testo qualunque (processo storico sottratto all’individualità di UN giudizio) in testo classico. Forse non è la “domanda giusta”, ma è certamente una domanda molto interessante, la sua.

  11. Troppo giovane, troppo vecchio…
    Troppo moralismo attorno a un libro fortunato!
    E’ altrettanto probabile che un romanzo venga ignorato quando è pubblicato da un elefante come Mondadori, altro che!

  12. scusa arianna, se togli il moralismo a un’opera d’arte che gli resta di divertente?
    proprio questi due poi, che sono costruiti a partire da un atteggiamento “moralistico”?
    è la loro forza e la loro fortuna. per fortuna nostra. 🙂
    gianni: proust piace solo a
    chi non lo conosce e lo scambia per un descrittore di salotti mondani 🙂 ieri leggevo il pezzo in cui norpois si ricorda di swann che ha sposato odette. e informa l’autore di come si sia disastrosamente e irreparabilmente adattato alle amicizie di lei. be’…ha ragione chi dice che c’è tragedia e tragedia nella vita, ma certo la vita di swann a suo modo ne rappresenta una. o no?
    kafra a me piace meno di proust. così. sempre a proposito di giganti. è così esplicito. certo che son cazzi se una mattina ti svegli e non sei più un uomo, ma uno scarafaggio. la tragedia è se non sei uno scarafaggio, ma ti senti come se lo fossi. a chi lo racconti? 🙂

  13. scusa arianna, se togli il moralismo a un’opera d’arte che gli resta di divertente?
    proprio questi due poi, che sono costruiti a partire da un atteggiamento “moralistico”?
    è la loro forza e la loro fortuna. per fortuna nostra. 🙂
    gianni: proust piace solo a
    chi non lo conosce e lo scambia per un descrittore di salotti mondani 🙂 ieri leggevo il pezzo in cui norpois si ricorda di swann che ha sposato odette. e informa l’autore di come si sia disastrosamente e irreparabilmente adattato alle amicizie di lei. be’…ha ragione chi dice che c’è tragedia e tragedia nella vita, ma certo la vita di swann a suo modo ne rappresenta una. o no?
    kafra a me piace meno di proust. così. sempre a proposito di giganti. è così esplicito. certo che son cazzi se una mattina ti svegli e non sei più un uomo, ma uno scarafaggio. la tragedia è se non sei uno scarafaggio, ma ti senti come se lo fossi. a chi lo racconti? 🙂

  14. Curioso come gli autori concordino nel condannare il malcostume che stronca i fallimenti e a fatica premia i successi, salvo spendere lacrime perché “per la letteratura americana finisce un’era” o fermarsi su soglie anagrafiche che scongiurino un confronto.
    Mutuando da Effe, “la mia generazione non produce autori, tranne me”.

  15. @ ANONIMO
    Tu scrivi: Noi no. Ma c’è un problema fondamentale, tu sei uno e non sei noi. E solo io mi posso permetter d’esser NOI – ma solo se LollyPop non m’avvelena 😉

  16. @ ANGELA SCARPARO
    Ma io non lo sfotto mica. Solo raccolgo quello che già si dice tra salotti e vie e gelaterie. 🙂
    E poi se merita d’esser stroncato senza possibilità d’appello, mica è colpa mia.
    Però bella l’idea di fare due interviste riunite in una: par quasi che si aiutino a vicenda gl’intervistati. Ma maldestramente. E Piperno risulta maldestro assai.
    Basta, due piperni qui. 😉
    Besos
    Ienax

  17. @ ANONIMO
    Lo spero con tutto il cuore che arrivi la mia Spettatrice – ne sento la mancanza, anche del suo civettare.
    Iannox

  18. Sul grosso problema: “Come farsi pubblicare il primo libro” c’è l’articolo della Tamaro segnalato nel mio blog. Forse Piperno ne era a conoscenza:-/

  19. @ Iannox
    Non capisco la ragione del tuo dover dare addosso a Piperno ad ogni costo. Le cose che dice sono del tutto sensate. Dimenticatemi (l’ha detto) o amatemi, tra qualche tempo, quando non mi si appiopperanno più destra o sinistra, e l’***invidia*** sarà, se non scomparsa, scemata. Che piaccia o meno il suo romanzo l’ha scritto, lui, e merita rispetto. Io l’ho letto, e tutto sommato non mi è dispiaciuto, pur non essendo un capolavoro.
    E che, gli vogliamo pure rimproverare che adora Proust?
    Oltretutto trovo idiota paragonarlo a Melissa P. O si parla di letteratura (pseudo, para, come vi pare) o se il discorso di deve spostare sul vostro onanismo, meglio farlo con citazioni di film porno, piuttosto che sulle copertine, copertine, copertine, o sui contenuti virati su un solo colore.
    Eccheccazzo. Chiedo scusa per la sparata, ma le chiacchiere snob e sterili mi annoiano (ci annoiano?)
    @Anonimo
    Il copione è quello, ben detto.

  20. I due giovani scrittori più coccolati del mondo. Mai successo che Repubblica desse così tanto spazio ad altri scrittori italiani, giovani o vecchi che siano. Non sappiamo valorizzare i nostri talenti, ma ogni tanto per imperscrutabili casi uno scrittore su cento viene baciato dagli Dei mediatici. Onestamente, Piperno non è né peggio né meglio di almeno trenta altri scrittori italiani della fascia venticinque-quarantacinque anni, eppure è stato inspiegabilmente oggetto di questi vezzeggiamenti giornalistici. Niente di male, intendiamoci. Ma forse anche il resto della letteratura italiana, tutta, dai ventenni ai novantenni, meriterebbe la stessa attenzione mediatica. Per esempio, una intervista di questo tipo, in parallelo con un celebrato scrittore americano, è un modo per dare lustro, di riflesso, anche al nostro autore: ottima idea di Loredana. Ma perché tale onore non è mai o quasi mai stato dato da Repubblica ad altri autori d’Italia altrettanto validi? (e forse con una bibliografia un pochino più solida del pur interessante esordiente Piperno, che però può contare soltanto su un romanzo neanche troppo originale, essendo stato universalmente giudicato dalla critica un’imitazione epigonale di Philip Roth). Inspiegabili queste sbornie e cotte giornaliste, che ieri carrezzavano affettuose Baricco, oggi Piperno e domani chissà.

  21. @ GIANNA
    Piperno ha scritto, ha fatto bene a scrivere, ha fatto pure bene a pubblicare. Ma ciò non toglie che la mia opinione è quella che hai letta e tale resta, e se voglio paragonarlo a Melissa P. lo faccio punto e basta senza chiedere né il tuo permesso né quello di nessun altro. Spero d’esser stato abbastanza chiaro.
    Ho letto entrambi ed entrambi non mi sono piaciuti. E’ una mia opinione, e l’opinione è cosa ben diversa dalla critica, spero che di questo ci sia coscienza.
    Consiglio di leggere le stroncature oltre alle lodi: ce ne sono tante in rete, e a firma di nomi ben più importanti del mio.
    Se c’è della sterilità credila pure così: non starò di certo qui a sprecarmi di sostener la mia apologia per qualcuno che si firma ma non si firma veramente. Chi è colei o colui che si scrive Gianna? BOH.
    E qui la faccio finita, proprio finita, perché su questo argomento non ci torno più, per colpa di stanchezza e di noia.
    Al prossimo post.
    Saludos
    Iannox

  22. @ GIANNA
    Facciamo i critici “perbene” che di tutti dicono solo bene e con tanto di obolo e inchino a novanta gradi. Ecco, ma che bello: se dici male d’un autore italiano ti scannano come minimo. Poi ci sono autori che sono più intoccabili di altri, qui, in Italia: come faceva notare qualcuno, con più classe e rispetto rispetto al sottoscritto, Piperno ha avuto così tante coccole che nessun altro. Più o meno era questo il senso.
    Di questo passo la critica “asservita” continuerà a dire che tutto è buono e bello… Ma a me che me ne frega di prendermi il mal di fegato! Niente. Leggetevi quello che vi pare e come vi pare, che io c’ho da fare su fronti ben più importanti di quelli delle lettere.
    E comnque anonima non lo sei, non troppo: non ti credere. In rete nessuno è anonimo, mai, in nessun caso al cento per cento.
    Iannox

  23. @ Iannox
    Ma ci mancherebbe altro che tu debba chiedere il mio permesso per accostarlo a Melissa P. Neanch’io ho bisogno del tuo per considerare il paragone, come dire, assai inopportuno, tanto per essere del tutto chiara come te.
    Consiglio poi, e qui chiudo, di fare attenzione a quello che trasmetti con le parole scritte, perché la sensazione che dai (l’hai data a me, e non sono una marziana) è quella di una mancanza di rispetto per l’autore (“c’ho due piperni”, “macchietta per Zelig”, “che ridere alle sue spalle”), che i critici con nomi più famosi non si sognano neanche di manifestare, perché altrimenti non potrebbero continuare a fare il loro mestiere.
    In quanto al chi sono io: sono Gianna, e tanto ti basti. La rete ci permette lo scambio di opinioni, per la maggior parte vere e spontanee. I quaquaraquà, del resto, si riconoscono subito, che ci sia o meno una faccia dietro.

  24. @ Iannox
    Partiamo da due presupposti diametralmente opposti. Se non ti piacciono Con le peggiori intenzioni o Cento colpi di spazzola chi ti nega la libertà di stroncarli?
    Se io rispetto un autore e non lo attacco dal punto di vista personale mi metto a novanta gradi davanti a lui? Se tutto sommato il romanzo di Piperno mi è piaciuto, significa che per me Piperno è intoccabile dal punto di vista letterario? Sono “asservita”?
    E poi: certo che leggo quello che mi pare.
    E poi: tutti abbiamo fronti più importanti delle lettere su cui combattere. Ma su questo blog si parla di letteratura, per altri argomenti si scelgono altri siti, che so, mutuicasa.it e quantoèdifficilecampare.it.
    E poi: certo che nessuno è del tutto anonimo in rete. Lo dici come se ti aspettassi che a seguito di questa tua minacciosa rivelazione (che rivelazione non è) io scompaia tremando dalla paura. Come se il discutere con Iannox/ Iannozzi con foto su blog dovesse procurarmi notti insonni.
    Come se l’anonimato fosse un crimine, che toglie il diritto civile ad esprimersi e validità alle opinioni. Bè, non è così. Siamo entità virtuali autorizzate dalla consuetudine e dall’uso. Quando diventerà obbligatorio inserire il badge di riconoscimento, molti di noi si faranno riconoscere. Peccato per chi scomparirà, perché si perderanno molte occasioni per confrontare idee ed esperienze.

  25. Difficile leggere un libro quando prima si è letto tutto ciò che lo riguarda e lo si è fatto quasi inconsapevolmente come si sarebbe acquistato un dentifricio che rende i denti più bianchi.
    Quindi niente, ne riparlerò quando avrò visto “la vita è bella” e mia figlia mi chiederà che film è.
    Nota positiva, anche io mangio molte ciliegie, forse la congiuntura astrale è favorevole perché anche io scriva finalmente qualcosa.
    Ho nel cassetto un bugiardino delle supposte su cui medito da un po’ di rimetterci mano.

  26. Vis, se potessi consegnarti la palma come miglior commento, ecco.
    Per parte mia:
    (l’intervistatrice si allontana, compulsando il taccuino)
    – Alessà, ma che, niente niente tu davero te sei letto tutto Pruste?
    – Ma chi, io? E che, so’ scemo? Ho letto la quarta de copertina, come fanno tutti. E nun me di’ che tu hai letto Kafka, eh.
    – L’ho letto, l’ho letto. Ma perché me so’ sbajato cor titolo. Me pensavo che era ‘na dieta. Er Digiunatore, sai. E’ che c’avevo la prova costume a Ostia, e allora…
    – Boh, s’è fatta ‘na certa, devo da annà. Se vedemo, Jonathà.
    – E pagare il conto, mai, eh?

  27. Cara Loredana, a me invece sembra che molti scrittori altrettanto bravi di Piperno, e per di più con una bibliografia più solida di lui (quindi “più” bravi, perché hanno confermato il loro valore in parecchi libri, mentre riguardo a Piperno per ora dobbiamo soltanto contare sulla fiducia e la scommessa che combini qualcos’altro di buono), non siano mai stati oggetto di così tanta attenzione da parte di “Repubblica”, men che mai siano stati appaiati in una doppia intervista con un celebrato scrittore straniero (ottima idea tua per la quale ti faccio i complimenti), intervista che colloca il nostro autore in un respiro internazionale. Parlavo di “Repubblica”, non di te che sei una delle poche che si dà da fare. D’altronde non è una novità affermare che Paolo Mauri abbia in uggia metà della nuova letteratura italiana, a parte lil sua amicale e sfacciato favoritismo per tutto ciò che pubblica Einaudi Stilelibero. Lo ha ampiamente dimostrato con la sua gestione ventennale delle pagine culturali di “Repubblica”. La situazione è questa: le pagine culturali dei più diffusi quotidiani italiani o supplementi letterari (Corriere, Repubblica, Sole 24Ore, Alias) sono dirette da giornalisti che malcelatamente disprezzano la nuova letteratura italiana. Divertente.

  28. Devo una risposta a Zefiro: sono contenta che tu abbia aggiunto il quasi davanti al mai. Parlo a titolo personale, e ribadisco cose già dette fino alla nausea: mi accade raramente di occuparmi sul quotidiano di cosiddetti casi mediatici, in questa chiave. Mi sembra che in tre lustri circa altri scrittori di svariate età, e quasi tutti esordienti, abbiano trovato non poco spazio e attenzione da parte della sottoscritta. In questo caso, l’accostamento Foer-Piperno derivava anche, e proprio, dalla similitudine mediatica delle loro storie.
    Una cosa a Tommaso Giartosio: temo che, essendo il secondo invito che mi arriva, debba considerarmi incastrata 🙂

  29. Ciao Iannox, ciao, gianna, ciao Anonimo, ciao ecc..
    mi sono scelta, casualmente, er nome di spettatrice, ma non quello di copione. Non vorrei diventarlo e non vorrei diventare la ‘spalla’ di un teatrino tra me e Iannox. Quindi mi dispiace di avere deluso le aspettative di gianna e anonimo. Se proprio ci tenete potrei farvi un favore e civettare con Iannox tutti i giorni, così potrete lamentarvi a ragione.
    Trovo questo spazio vivibile e frequentato da persone che in qualche misura mi piacciono o stimo e quindi mi sorprendo quando saltano fuori inusitate aggressioni anche se di poco conto e certo non paragonabili a quello che accade da altre parti. Un pò sono il sale delle discussioni e un pò sono l’amarezza delle nostre secrezioni. Mi spiego. In questi ultimi interventi per esempio è normale che ci siano critiche a favore o contro opere e scrittori. Meno normale, a mio avviso, è che si controbatta a delle critiche sottolineando i buchi nei calzini. Se a Iannox vengono due piperni, la battuta può efettivamente essere considerata una freddura, ma la replica potrebbe anche sorvolare su ciò e andare dritto all’argomento Piperno sottolineando quello che ha colpito favorevolmente o in lui o nel suo scritto. Non mi pare necessario stigmatizzare ogni battuta infelice e non mi pare neanche il caso di limitare i ‘civettamenti’ dal momento che si dispone di ampio spazio per portare avanti discorsi serì, serissimi, semiseri o addirittura comici.
    Per quanto riguarda alcune mie espressioni leggo tra le righe qualche commento pungente a sfumature, colori ecc..Sinora mi ero limitata, ma spesso, nel pensare le cose mi rifaccio ampiamente a colori, disegni e opere figurative perchè quello è un campo in cui sono contenta di esprimermi. Sottolineo che questa è per voi una fortuna perchè vi risparmio da subito una eventuale opera letteraria.
    Parlare in quel modo rientra nei miei limiti e capisco benissimo che qualcuno trovi la cosa molesta, ma che male posso arrecare? niente che non possa essere sanato da una frettolosa lettura o da un salto a piè pari. In quanto agli spazi mi sembra di non averne sotratto ad altri, ma nel caso ciò sia accaduto mi scuso e vi invito a farmi un fischio quando la cosa si ripete.
    Besos
    e
    visto che è estate, che mi piace girare avvolta dal caldo della sera, mangiare gelati e vedere varia umanità i miei interventi saranno più radi e tutti coloro che sinora sono stati inibiti da civetterie e sfumature di colore saranno liberi di fare seri e sensati discorsi.
    Un forte abbraccio a tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto