Va così: la piattaforma di questo blog è impazzita e la
sottoscritta non può commentare perché viene respinta come spam (approfitto di
questo spazio per una comunicazione di servizio: Annamaria, torna a mangiare la
pizza ai funghi in nostra compagnia).
E’ il momento, allora, dell’intermezzo lirico. L’abbandono
del palcoscenico scaligero da parte di Roberto Alagna mi ha fatto venire in
mente un vecchio libro di Hugh Vickers, un autore che ha raccolto, catalogato,
riscritto, abbellito e anche inventato (secondo il dichiarato principio per cui
"se non è vero è ben trovato") una cospicua serie di sciagure
operistiche dalla fine del secolo scorso agli anni Settanta. In Gran Bretagna
il suo libriccino, Great Operatic Disasters, è divenuto oggetto di culto
per iniziati: pubblicato nel 1979 da Macmillan con le illustrazioni di Michael
Folkes, ha avuto a lungo il posto d’ onore nelle librerie specializzate e nei
punti vendita in prossimità dei teatri, ha conosciuto una quindicina di
ristampe e obbligato l’ autore ad un bis, Even Greater Operatic Disasters.
In Italia li tradusse entrambi, oltre dieci anni fa, l’editore Flavio Pagano.
Beh, trovateli. Scoprirete che la fuga di Radames è poca
cosa se paragonata, per dire, a quel che toccò in sorte ad una sventurata Tosca
newyorchese, rea di scarso feeling con le maestranze del City Center. Le quali,
con raffinata crudeltà, sostituirono con un trampolino il materasso su cui l’
imponente soprano doveva atterrare dopo il finto balzo dagli spalti di Castel
Sant’ Angelo: quindici volte la poveretta rimbalzò davanti al pubblico in
delirio, prima che il sipario, pietosamente, ne celasse capitomboli e crisi
isterica. Non molto meglio andò a Lauritz Melchior, il grande tenore
wagneriano, che durante un Lohengrin negli anni Trenta al Metropolitan, si vide
sfuggir via il Cigno-navicella da sotto il piede, e dovette salvare la
situazione degradando il sacro volatile al rango di 47 barrato. Declamando,
cioè, "Wenn geht der nachste Schwann?", Quando passa il prossimo
cigno?
Il
catalogo di Vickers è ben lungo: troviamo Duchi di Mantova che inghiottono
eroicamente i mustacchi e Rigoletti che perdono la gobba trasformandosi in
individui normali con un sedere spropositato, una Salomé che trova sul vassoio
una pila di tramezzini al prosciutto invece della testa di Jokanaan, un sostituto Otello tutto bianco nell’ unica
compagnia lirica tutta nera, l’ Opera South di New Orleans, una Joan
Sutherland-Beatrice di Tenda rimasta in sottoveste al San Carlo. E una messe di
sciagure wagneriane: Sigfridi senza spade, Wotan rotolanti dalle montagne perché
accecati da un troppo veritiero fuoco eterno, una Sieglinde che perde un dente
nel corso del duetto d’ amore. Il tutto narrato con invidiabile aplomb
britannico: vedasi la sincera meraviglia con cui l’ autore annota la
contestazione rivolta addirittura a Giuseppe Verdi nel corso – guarda caso –
del Don Carlo scaligero del 1970 diretto da Claudio Abbado, quando, nel bel
mezzo dell’ introduzione all’ aria di Filippo, una voce planò dal loggione
esclamando "Io trovo questa musica molto lenta e noiosa". Commento
fin troppo aristocratico e quindi generatore di sospetti: ma, com’ è giusto
ripetere, "se non è vero, è ben trovato".
una maschera del Regio di Parma mi raccontò cose inenarrabili. (morti che resucitano in scena, cantanti che scappano al primo atto, ma riconosciuti dal tassista vengono liciati, etc.)
Roba che fare il tenore da quelle parti diventa un supplizio più che un onore.
Più danni ancora hanno fatto i registi (soprattutto a Wagner). Pare che anche Zeffirelli abbia fatto la sua parte con questa Aida. Ma gli scazzi di un tenorino sono roba da Novella 2000. Chi ha i miei anni ricorda le furie della Callas a Roma o il “Basta cretini” di Cornell McNeil a Parma.
Insomma, siamo sempre lì: di Canio non ha inventato niente.
Gli appassionati di lirica perdonano poco a Roberto Alagna di avere sposato il soprano Angela Gheorghiu (donna bella ma bella assai) e di costituire una copia lirico-glamour. Di ieri e della prestazione di Alagna non so, ma che fosse costantemente sotto tiro, questo è certo. E se poi ha sbagliato davvero, l’hanno impallinato con gioia estrema.
Purtroppo però, l’uscita di Alagna post fischi non gli fa onore, nonostante la moglie bella… permalosetto. Il mio nonno raccontava di loggioni scaligeri imbizzarriti di fischi, e di tenori felici per tutto quel fischiare. Ci sono rimasta male male per lui, tanto che per un attimo ho pensato fosse proprio lui l’ombra di se stesso, in nero, che rientrava…
E la Cavalleria Rusticana anni ’70, credo a Lecce, al termine della quale al grido “Hanno ammazzato compare Turiddu” replicò una voce dal loggione: “Hanno fatto bene: poteva cantare meglio!”, dove la mettiamo?
Ma in tema di lirica sarà da ricordare quando Zeffirelli era assistente di Visconti. Visconti gli chiese di riempire certi cassetti di biancheria d’epoca, cassetti che non si aprivano mai. “Ma che li riempio a fare?” protestò Zeffirelli. Visconti chiuse Zeffirelli nell’armadio e ve lo lasciò per ore e ore.
“Luchinoooooooooo” urlava Zeffirello “Luchinooooooo, fammi uscireee!” (non ricordo il titolo dell’opera).
è troppo facile, bruttina
ma,
sto Roberto è proprio A’ Lagna.
non so cosa mi spinge a suicidarmi così. Forse voglio solo chiedere alla Testa di riaffacciarsi nel bloglippero e sfrizzulare lib(pp)eramente, incurante di noi (io) poveri visitatori acidini.
Suvvia, annaMaria non farti pregare. Solo la lippa, quì, è Madonna (quasi).
besos
Seria mente, e OT per forza, visto che la Lippa ci intrippa in codeste divagazioni operistiche. Vergogna.
(sì,vabbhè poi a casa me la fai pagare)
consiglio gli articoli di oggi su Carmilla. Orioles e Evangelisti.
Buoni entrambi, ma Evangelisti di più.
E non hanno neanche bisogno di mangiarsi i baffi o farsi cadere la gobba per ingrandire il culo.
Sono al naturale, come tonni, ma migliori.
No, non vado in nessuna pizzeria, non mangio funghi, sono solo mezzo addormentata. ronf
besos
Spettatrice, il mio blog non rivela più l’Ip, per cui se vuoi venire in visita, non hai di che temere e in più mi eviti di sentirmi in imbarazzo con la Lippa:- )
noi riprendiamo la Piccola Lirica: un cocktail di frutta fresca, e chissene…degli allestimenti faraonici e pacchiani, dei cantanti sindacalisti e permalosi, dei sovrintendenti rampanti e del botteghino assatanato! Baci, Gianna
Lucio,
verrò volentieri nel tuo antro non appena avrò abbastanza energie per fare quaslsiasi cosa che non sia legato ai bisogni primari e a questo ç%##o di lavoro.
besos
Io penso, indipendentemente da quanto possa essere permaloso il tenore, che il vero problema è che ci si concentra su ciò che non conta, per cui diventa più importante dare spazio alle orribili, leziosette pacchianate di Zeffirelli, piuttosto che curare l’essenziale (senza contare che l’Aida è un’opera falsamente facile, ma in realtà difficilissima…).
Ciao a tutti.
Fabio.