Era nei commenti, un paio di post fa, ma val la pena di metterlo qui. E’ un inedito e breve hard-boiled filosofico, scritto nel 1998 da Wu Ming 1 quando era ancora "Luther Blissett". Era in inglese, è stato gentilmente e rapidamente tradotto dall’autore medesimo.Godetevelo.
Per le strade, rischiando il culo venti ore al giorno.
La mia città è un’eterna sfilata di impalcature e cantieri. Stanno costruendo la nuova stazione. Improbabili rotatorie, circumnavigazioni, ho girato al largo di troppi capi horn.
L’ozono mi appesantisce la testa, a ogni angolo vedo foto del Papa. Cazzo, qualunque sbirro sembra Heinrich Himmler.
Le notti. Le stelle sono invisibili, il cielo è inutile, guardioni paranoici si chiedono i documenti a vicenda – di continuo.
Trascino il culo attraverso la città, incontro artisti, filosofi, papponi… La città scivola sotto di me, una liscia vallata di silicio zeppa di circuiti non funzionanti.
Guardo verso est, raggi di luce si alzano dalle discoteche, come geysers. Balene urbane sbuffano vapore, tutta quell’energia usata male, sperperata, nient’altro che inquinamento. Misteri indicibili oltre i cancelli dei manicomi, le sabbie mobili come stato d’animo. Ratti. Topi muschiati. Topi di campagna. Lerci videotape e CD rom venduti da zingari ai semafori.
Trascorro le serate rompendo il culo agli informatori con una mazza da cricket, mi ritrovo in strani dedali come alt.sex-bestiality e spazi moderati da pervertiti. Come un film con Alberto Sordido. Un caso pericoloso, giungla di trappole per pedofili, cazzi e fighe, lecca-fregne gerontofili, riviste per ricchioni nazisti, buchi di culo coi tarzanelli, montagne di merda – metaforica e non.
Devo trovare il Corpo, è quello il mio lavoro. Non qualunque sacco di ossa: proprio il concetto di Corpo com’è rappresentato e discusso dalle teste d’uovo transnazionali. Grazie agli artisti segaioli del Post-umano, oggi il Corpo è l’argomento più popolare, eppure è unanime il dichiararlo assente, remoto, alienato, sofisticato in tutti i sensi (e in tutti i sensi di "in tutti i sensi" e così via, modello Matrioska).
Vogliono che ritrovi il Corpo. Perché? Lo sa Dio (almeno credo). Meglio non pensare, tuffarsi nella merda e nuotare a farfalla, schizzando merda tutt’intorno, prima o poi qualcosa affiora.
Perchè ho accettato il lavoro? Perché ero alla fame, cominciavo a dubitare di avere ancora il mio, di corpo. Dopo settimane di miseria, il mio portafogli è tornato tridimensionale.
Non so nemmeno per chi lavoro. Il cliente non ha volto, è solo una voce monotona, metallica. Ogni sera faccio lo 0258213801 e lascio su una segreteria le mie ridicole non-scoperte. Mezz’ora dopo il cellulare mi squilla in tasca, il tipo dice: "Continui!", nient’altro.
Non vado da nessuna parte. Da dieci giorni ficco le dita in qualunque orifizio, e cosa trovo? Un cazzo di niente. Sembrano tutti all’oscuro.
Obitorio di via Irnerio: i dipendenti si sono messi a ridere, per questo ho spaccato due o tre facce, sfumando la distinzione tra ospiti e anfitrioni.
Museo teratologico di via Avesella: sempre chiuso, ma non importa, ci sono solo freak morti e teste di minchia in formalina.
I segaioli d’avanguardia e gli artisti delle stronzate cercano l’ispirazione dormendo nelle discariche, sperano di trovare Deleuze & Guattari in un cassonetto. Impossibile avvicinarsi: puzzano.
Quanto alle femministe, non ne hanno la benché minima idea.
Il cellulare squilla. Uno degli informatori che ho sprangato, mi fa (più o meno): – Il tipo che cerchi è in fondo a un fosso vicino al cavalcavia del Parco Nord – poi riattacca. Cazzo!
Via Stalingrado, rampa di lancio verso gli inferni nord-orientali. Dò le spalle alle colline, oltrepasso l’area devastata dai cantieri, attraverso il quartiere Fiera. Un centinaio di viados. Passo di fronte al campo di concentramento per nordafricani, m’imbatto in cadaveri di tunisini con gli occhi mangiati dagli insetti. Ecco la serpentina tangenziale di Kenzo Tange, passa sopra un hinterland che irradia squallore. Solo capannoni… Li vedi i cartelli? Benvenuto nel bel mezzo di ovunque.
Parco Nord. L’unica cosa vistosa è l’Oasi, un bar tetro. Vetrate, lustrini kitsch, sbrillucicante desolazione. I clienti: quella certa fauna che cerca di vendere quella certa flora.
Solo la foschia ti fa cogliere la poesia di questa zona. Puoi respirare nubi di monossido come fosse la Soluzione Finale, goderti le troie, gli ingorghi di traffico… Ma è troppo presto.
Sì, è il Corpo… anzi, lo era. Non è identificabile, ma sono abbastanza sicuro.
Stato di putrefazione avanzata, ossa triturate, denti frantumati, dita delle mani e dei piedi mozzate, ombelico slegato, viscere strappate fuori.
[Lungo conato di vomito]
Venti minuti dopo, cerco ancora di rimettere. Mi vedo riflesso nella pozza di sangue e bile. Le macchine passano, solo solo un altro scoppiato. Al coroner non frega un cazzo, è uno col sangue freddo e lo stomaco di ferro.
Chi ha spaccato il culo al Corpo? Chiunque. Tutti quanti. La cosa più probabile: molti passanti si sono fermati e accaniti contro il povero bastardo moribondo.
Il sole è al tramonto. Compongo il solito numero, registro il messaggio, faccio una doccia, mi lavo i denti, cago, ascolto il giornale radio ("militanti anti-abortisti fanno saltare in aria un reparto maternità: morti 78 neonati"; "Elvis fa l’orazione funebre alle esequie di Sinatra… o era il contrario?") poi richiamo. La solita voce, fredda da far venire la polmonite. Dice: – Ha fatto un buon lavoro, Belletati. Merita un bonus. Metterò una buona parola per lei, un mio amico ha bisogno di un investigatore.
Ventiquattr’ore dopo, mi chiama un altro anonimo. Vuole ingaggiarmi per cercare l’Occidente.
Guardo il tramonto… Naaaah, troppo facile. Non può essere là.
Da dove comincio? Cristoforo Colombo issa l’ancora a Palos, Arsenio Lupin si vanta del suo centralino telefonico, J. Rodolfo Wilcock su un transatlantico, Jeffrey Dahmer linciato in prigione, Adam Worth incontra William Pinkerton a Parigi, il nome della rosa, la rosa dei venti, i punti cardinali, Claudia Cardinale in "C’era una volta il west", Ilich Ramirez Sanchez a Vienna nel ’75, Ilich Ramirez Sanchez in un carcere francese, Londra vista da Parliament Hill…
La feccia torna a invadere le strade. E’ ora di muovere il culo.
Il libro di Piperno è bello. OK… ma è possibile che nessuno parli del Piperno chitarrista rock?
beh, le femministe un’idea di chi è WM1 ce l’anno da un pezzo. Tre collettivi hanno persino occupato una radio contro le sue bojate.
Vedi:
http://italy.indymedia.org/news/2005/02/737238.php
Kiaro perché sprizza veleno contro di loro, no?
Beh, il volantino del Centro studi Lorena Bobbit di cui hai dato il link fa molta chiarezza sul perché Wu Ming schiuma bile contro le femministe radicali