Un esercizio mentale assai utile, specie quando i quotidiani del week end si comportano in modo strano (pubblicano post invece di articoli o danno spazio ad allusioni personali anziché ad interpretazioni oggettive), è consultare vecchi ritagli. Per esempio, frugando in cartelline e scatoloni per le necessarie pulizie di Pasqua, è venuta fuori questa intervista, dove il personaggio intervistato dice, fra l’altro:
Gli intellettuali italiani, in genere, e tra questi anche gli scrittori, sono soggetti a corruzione. Si corrompono nell’esposizione e nel confronto con la realtà: si corrompono come i metalli, perché non riescono a sopportare la ruggine del reale.
Vuol fare degli esempi?
Una forma di corruzione è rappresentata certamente dalla subalternità degli intellettuali alla tivù. Ci sono, poi, la deliberata ricerca del successo, le tattiche di gruppo o singole che agiscono fra le diverse correnti, l’uso della mondanità, del giornalismo, del dibattito, la baraonda dei premi quasi tutti squalificati, delle classifiche di vendita, della pubblicità. Esistono almeno quaranta scrittori pronti a sentirsi definire “il più grande scrittore italiano vivente”.
Quale giudizio dà delle case editrici, del loro modo di farsi mediatrici tra gli autori e il pubblico?
Quello sulle case editrici è un discorso che non ha bisogno di approfondimenti o di nuove analisi. Le case editrici sono il mercato e le loro regole sono appunto quelle del mercato. Se di un brutto libro si vende mezzo milione di copie, quel libro cessa di essere brutto e diventa importante. Se di un buon libro si vendono poche centinaia di copie allora diventa trascurabile.
L’intervistato era Paolo Volponi, l’intervistatore Antonio Debenedetti, sul Corriere della Sera di giovedì 18 marzo 1993. Nulla si crea, nulla si distrugge.
La rima sarebbe:
Meglio di Nicoletti
è legger Debenedetti
che usa uguali toni
di Carla Benedetti
non passavo di qui da alcuni giorni, poeto per farmi perdonare.
Sì andrea sei un po’ di coccio, a me sembrava tutto chiaro.
Andrea, non sei di coccio: la risposta è nulla, evidentemente. Anche perchè quello di TTL non è un articolo, è un post privatissimo, e non merita ulteriori commenti.
Quanto all’intervista. Mentre esaminavo vecchi ritagli ho ritrovato questa intervista e mi ha divertito constatare come discussioni (con cui TTL , ripeto, nulla ha a che vedere) che sembrano di stretta attualità (D’Orrico, le case editrici, gli intellettuali e il potere, etc.) siano in realtà assolutamente cicliche. Tutto qui.
Faccio sempre molta fatica, non ostante tutto mi dimostri il contrario, a considerarmi uno “scrittore ufficale”. Eppure da un anno a questa parte vengo considerato tale un po’ dappertutto. Per questo inutile privilegio ho conosciuto e conosco persone che ci vivono dentro a questo mondo. E vi giuro, mi sono spaventato.
Volponi aveva ragione da vendere.
Ho timore di me, ora. Ho timore della mia inevitabile corruzione.
Quando vedrete che non ho più speranze tiratemi un pietoso colpo in testa, grazie.
Posto che ci si attenga alle considerazioni di Volponi, mi aspetto un best seller che racchiuda le biografie di “Amici” della De Filippi, ma nel frattempo…
Cosa pensate che ci sia dietro le fantomatiche strategie di mercato delle case editrici? Come mai una casa editrice decide cosa vendere e cosa no?
Insomma, se si vende immondizia è perchè la chiedono o perchè si faccia in modo che la si chieda? Le richieste sono anche “partitiche”?
E se la risposta è: si fa in modo che la si chieda, quanto influiscono i media in tutto ciò?
E’ perchè l’editore X non è più quello che ama il libro ma solo quello che aveva i soldi per fondare una casa editrice?
E’ perchè …. perchè… me ne vengono in mente così tanti. Non immaginavo che dietro le saporose pagine ci fosse un mondo a volte atrocemente tanto complesso.
Volponi era invidioso di Piperno.
Scusa Loredana, sono di coccio, non ho capito cos’è strano nelle risposte di Volponi e cosa hanno in comune col pezzo di TTL sui blog.
googlando su Volponi, ho trovato un altro articolo del 93 sul corriere che parte da una polemica di Baricco molto simile anche alle attuali.
“Castelli di rabbia: il titolo del primo romanzo di Alessandro Baricco potrebbe servire a riassumere le parole del vincitore del Premio Viareggio ’93. Quale rabbia? La rabbia contro l’Italia letteraria dei nostri giorni. Nel giorno in cui gli veniva assegnato uno dei massimi riconoscimenti letterari, Baricco puntava l’indice contro l’immobilismo generale, la pigrizia e il perbenismo della società culturale italiana. Non risparmiando nessuno. Anzi, pochissimi: per esempio, Stefano Benni, per il suo ultimo romanzo, “La compagnia dei celestini”. ” C’è anche Volponi: “”Non è vero che c’è un regime che impedisce la crescita di discussioni e di ricerche nuove. Esiste invece una critica disattenta, legata ai gruppi editoriali, ma il cosiddetto mondo letterario è un’altra cosa: è composto da piccoli gruppi o da individui che magari non sono all’altezza della situazione, che si credono protagonisti e continuano ad autocelebrarsi ignorando di valere pochissimo. E un mondo scoperto e criticabilissimo, ma chi crea i bestseller sono le case editrici, i mass media, la critica prezzolata. La critica può essere stonata o intonata rispetto al gruppo editoriale che rappresenta. Solo questo. Ma non penso che la nostra sia una grande letteratura e tanto meno penso che sia ignorata”.
valchiria, purtroppo esistono già libri che vendono grazie ad “amici! di maria de filippi, nei mesi a ridosso delle festività natalizie busi, che lì fa il consulente e professore di lettere, ha cominciato a vendere così tanto che ha pensato bene di pubblicare uhn volume su come diventare famosi in tv. in realtà la cosa è divertente, immaginati qualche ragazzine che vuole fare la velina che si ritrova a leggere le pagine “sboccate” del decamerone di aldo busi…
è chiaro che le osservazioni di volponi sono incontestabili, ma fino a quando è stato possibile evitare “l’esposizione e il confronto con la realtà”?
se uno scrittore continua a lavare il cesso di un bar è meno esposto alla realtà di uno che va alla tv?
Non è che ci sia nulla di nuovo o scandalistico o che altro in questo brano d’intervista. Anche l’intervistato si crede il migliore – questa è l’impressione corrotta che offre di sé. Però sono certo che le vacanze di Pasqua non sono quasi mai per caso: ecco perché evito di farle, e le faccio a Carnevale con tanto di mascherina. Proprio perché c’ho fede nella polvere e solo in quella e basta, come dire che polvere alla polvere alla polvere e cenere alla cenere. A quando il nuvo di Debenedetti?
Corrotto/i? Tutti si è compromessi nella misura che più ci piace, quella che il nostro egotismo ci dà.
Saludos
Iannox
Io non ho ancora capito come è possibile che abbia conosciuto tanti scrittori considerato che non scrivo una fava. L’unica risposta possibile è che gli autori che ho conosciuto siano delle ottime persone, e che il mio desiderio di frequentarli venga tutto da lì. A proposito, venerdì scorso ero alla Feltrinelli di Bo per un incontro con Paolo Morelli (Er ciuanghezzù – ner paese der gnente). Non sto a dire del libro. Dico solo che presentava Cavazzoni. Che eravamo in 14. Che come diceva Cavazzoni ci conoscevamo più o meno tutti (io lui no però). Che sono state dette cose molto belle e intelligenti. Che di persone dovrebbero essercene 140 o 1400. Che invece siamo sempre quattro gatti. Che a questa cosa dello spreco di intelligenza non ci pensa mai nessuno. Che se io mi corrompo, il mio tipo di corruzione sarà pensare che va bene che siamo quattro gatti. E a quel punto spero che Biondillo mi dia una padellata in testa (se è spiritoso potrebbe usare un testo) .
nota per i non romagnoli e i mancati lettori di Voltolini: il testo è una teglia di terracotta per cuocere la piadina, ma anche i pesciolini minutissimi detti uomini nudi, da cui il sottotitolo di Primaverile, Uomini nudi al testo.
Caspita, sembra fatta ieri, l’intervista. Vorrei sentire qualche intellettuale negli anni ’60 sullo stesso argomento. Qualcosa mi dice che, forse, qualche differenza c’era. Un’anticchia di spinta idealista in più? Forse.
Ma Volpons – il vecchio volpons, volpone – era dentro o era fuori? Posso dare ragione a Iannox? Già uno che dice, “scrittori corrotti”, ti fa sospettare un po’. che cosa vuole dire, proprio la frase, dico. “Corrotti chi? Quali? Dove? Quale cacchio di TV?” se poi si pensa che Volponi- non foss’altro per il Premio Pasolini – un minimo di peso e di potere l’ha sempre avuto in Italia. Ah, Volpons. Come i mariti rompicoglioni. Al bar con gli amici, il pubblico lamento, in casa, con la moglie e i parenti, il padrone, anzi il padroncino. e a proposito di padroncino tuttta la sottile distinzione fra “padronato biuono e padronato cattivo” – Volpons era uno dei sostenitori ferventi di questa “sottile linea rossa” – che ha fatto sì negli anni che gli Agnelli fossero considerati i monarchi buoni e come tali degni di omaggi, perchè “inettellettuali”,
“colti”!!!…che dici, Iannox, lo dico sti’ca! meglio che sto calma, va. Devo lavorare pure oggi.
Signor Effe, ho paura che la sua lista della spesa sia finita per errore nella redazione di noto quotidiano torinese che ha scambiato la parola “taleggio” con “casaleggio”, con le conseguenze che sappiamo 🙂
Ma infatti. Non si può prescindere dal rapporto con la realtà. Bisogna vedere se il reale corrompe o se lo scrittore corrompe e modifica il reale. Quello che ha impressionato me, in questo week end di “chiedi alla polvere”, è che le risposte dei vecchi archivi somigliano in modo impressionante alle attuali. Leggi anche le frasi trovate da Carlo. Che significa? Che ci sono domande a cui in dodici anni (ma il dibattito è molto più vecchio) non è stata data risposta? Che la società letteraria è per sua natura portata a queste sortite? Che le pagine culturali continuano ad occuparsi solo di questo tipo di sortite tralasciando altro?
andreac,
hai ragione: avevo dimenticato la rubrica-spazzatura di Busi.
Se guardo avanti e proietto al futuro l’emotività di quanti/e oggi sognato di fare i ballerini o le veline o i cantanti/e o gli attori/e e mi metto a riflettere, mi accorgo che hanno deciso quali modelli propinare, anche attraverso i libri, agli adolescenti. Pur avendo già “Non è la rai” non hanno ritenuto fosse abbastanza: tra dieci anni ci saranno -quanti?- venticinquenni depressi adottati da psicologi che lottano contro il senso di fallimento estremo con cui si troveranno a lottare i protagonisti di qualche spettacoluccio a telecamere aperte. Quadro troppo drammatico? Non saprei.
Sicuramente pochissimi di quelli che oggi a 15 o 16 o 17 anni si ritrovano protagonisti davanti alle telecamere di Amici, riusciranno a diventar qualcuno per più di dodici mesi. E dopo? Magari si impiccheranno con lenzuola a fiori bianchi rossi e blu, leggendo un libro consigliato da Busi.
Magari che so, c’è anche del buono; magari qualche libro è da leggere (anche se Busi mi è antipaticissimo e mi fa ritrosia comprare un libro da lui consigliato).
Ricordo che una volta l’ho sentito delirare su Balzac e mi son chiesta come fosse possibile che in una nazione ch’è stata la culla della cultura e della letteratura si consentisse di offendere in maniera così vergognosa l’intelligenza di chi fosse in ascolto. Ma poi mi son data la risposta: dall’altro lato c’è sempre in ogni caso qualcuno che vorrebbe farci pensare a sua immagine e somiglianza.
Intellettuali corrotti. In un certo senso e per moltissimo tempo lo furono tutti quelli che scrissero da Lorenzo il Magnifico in poi. La letteratura è stata letteratura di corte proprio da quando nacque quello che chiamiamo “rinascimento italiano”. Se andiamo a ritroso nel tempo ci risulta difficile trovare un’ opera per cui lo scrittore non abbia fatto un compromesso con qualcuno o qualcosa: la censura, l’inquisizione, la corte di cui era stipendiato, la dittatura, il pensiero religioso, la moralità corrente, il background personale.
Mi si arrovellano in testa coacervi di perchè senza risposta.
Il copyleft potrebbe ridurre i perchè, Il copyleft consentirebbe a tutti i buoni prodotti di circolare liberamente. Il copyleft lascerebbe decidere al lettore cosa è più bello o interessante da leggere.
Il copyleft forse consentirebbe agli intellettuali di corrompersi un pò meno.
andreac,
hai ragione: avevo dimenticato la rubrica-spazzatura di Busi.
Se guardo avanti e proietto al futuro l’emotività di quanti/e oggi sognato di fare i ballerini o le veline o i cantanti/e o gli attori/e e mi metto a riflettere, mi accorgo che hanno deciso quali modelli propinare, anche attraverso i libri, agli adolescenti. Pur avendo già “Non è la rai” non hanno ritenuto fosse abbastanza: tra dieci anni ci saranno -quanti?- venticinquenni depressi adottati da psicologi che lottano contro il senso di fallimento estremo con cui si troveranno a lottare i protagonisti di qualche spettacoluccio a telecamere aperte. Quadro troppo drammatico? Non saprei.
Sicuramente pochissimi di quelli che oggi a 15 o 16 o 17 anni si ritrovano protagonisti davanti alle telecamere di Amici, riusciranno a diventar qualcuno per più di dodici mesi. E dopo? Magari si impiccheranno con lenzuola a fiori bianchi rossi e blu, leggendo un libro consigliato da Busi.
Magari che so, c’è anche del buono; magari qualche libro è da leggere (anche se Busi mi è antipaticissimo e mi fa ritrosia comprare un libro da lui consigliato).
Ricordo che una volta l’ho sentito delirare su Balzac e mi son chiesta come fosse possibile che in una nazione ch’è stata la culla della cultura e della letteratura si consentisse di offendere in maniera così vergognosa l’intelligenza di chi fosse in ascolto. Ma poi mi son data la risposta: dall’altro lato c’è sempre in ogni caso qualcuno che vorrebbe farci pensare a sua immagine e somiglianza.
Intellettuali corrotti. In un certo senso e per moltissimo tempo lo furono tutti quelli che scrissero da Lorenzo il Magnifico in poi. La letteratura è stata letteratura di corte proprio da quando nacque quello che chiamiamo “rinascimento italiano”. Se andiamo a ritroso nel tempo ci risulta difficile trovare un’ opera per cui lo scrittore non abbia fatto un compromesso con qualcuno o qualcosa: la censura, l’inquisizione, la corte di cui era stipendiato, la dittatura, il pensiero religioso, la moralità corrente, il background personale.
Mi si arrovellano in testa coacervi di perchè senza risposta.
Il copyleft potrebbe ridurre i perchè, Il copyleft consentirebbe a tutti i buoni prodotti di circolare liberamente. Il copyleft lascerebbe decidere al lettore cosa è più bello o interessante da leggere.
Il copyleft forse consentirebbe agli intellettuali di corrompersi un pò meno.
Iannox!!!! Come stai? A proposito di ripetizioni. Non vai in vacanza a Pasqua? Io neanche! Solo le vacanze mi ci mancano! Lippa, fai un postone su: scrivete cosa farete nelle vacanze di Pasqua! Sono cose che colpiscono tutti nel profondo!!!
1993?
Non è che son finiti nella sua cantina anche il dossier Mitrokhin, le carte di Moro e la mia lista della spesa per il pranzo di Natale ’98?
(non fu più ritrovata; molti i sospettati, venne eseguita anche la prova del guanto di paraffina, ma ne risultarono solo prove indiziarie; da allora, due famiglie hanno dato luogo a un’ininterrotta faida alimentare)
E poi, sì, sempre di ruggini, e vecchie per di più, si tratta.
muble muble.
mi sa che si può tornare ancora più indietro. qualcuno ricorda manzoni e le sue lamentazioni sulla “critica” di allora?
Grazie a Dio al Liceo avevo una giovane professoressa di Lettere, la quale mi chiamava per nome ed esigeva che la chiamassi Paola, mi consigliò di buttare Pazzaglia e mi illuminò sul Leopardi che i libri scolastici non conoscevano. Dopo il diploma, coi primi soldi racimolati grazie a qualche lavoretto, andai in vacanza a Recanati, col desiderio ardente di sedermi oltre la siepe ov’egli sedeva; spesi cinquantamila lire (erano una enormità per me allora) per una stampa con correzioni dell’Infinito. Ancora oggi sospira dalla cornice nella mia camera.
Giuro che l’episodio è tratto dalla mia vita vera.
Grazie a Dio sono stata fortunata; qualcuno è passato nella mia vita e mi ha trasmesso l’Amore per la cultura.
E quelli che non hanno conosciuto Paola?
Grazie a Dio al Liceo avevo una giovane professoressa di Lettere, la quale mi chiamava per nome ed esigeva che la chiamassi Paola, mi consigliò di buttare Pazzaglia e mi illuminò sul Leopardi che i libri scolastici non conoscevano. Dopo il diploma, coi primi soldi racimolati grazie a qualche lavoretto, andai in vacanza a Recanati, col desiderio ardente di sedermi oltre la siepe ov’egli sedeva; spesi cinquantamila lire (erano una enormità per me allora) per una stampa con correzioni dell’Infinito. Ancora oggi sospira dalla cornice nella mia camera.
Giuro che l’episodio è tratto dalla mia vita vera.
Grazie a Dio sono stata fortunata; qualcuno è passato nella mia vita e mi ha trasmesso l’Amore per la cultura.
E quelli che non hanno conosciuto Paola?
Perchè In_Cursore non ci illumina con la sua linea di pensiero, non ci dice cosa ne pensa dell’intervista a Volponi; perchè non ci manifesta il suo punto di vista sulla attualità o meno della stessa?
Come mai In_Cursore, che si lamenta per le coercizioni o lo snobismo verso determinati argomenti, arriva qui e invece di esporci il suo pensiero sulla corruzione degli intellettuali, sul copyleft e quant’altro costituisca argomento dei post di questo blog, poi invece pretende di sovvertire le argomentazioni sostituendo a quello in vigore un SUO post?
Ah valchiria valchiria, sei proprio una rompi….
valchiria, a me l’ha passata un amico, non so chi la canta, puoi cercarla con qualche peer to peer, oppure te la mando via email.
evidentemente la ruggine non attacca la critica letteraria. la sensazione è che in italia la cultura sia legata a concetti “scolastici”, nel senso di quelli si imparano a scuola, quelli che credono che il manzoni abbia preso il bucato e, tiratosi su i calzoni alle ginocchia, si sia messo a strofinare le mutande sporche sulle rive dell’arno. quelli legati al leopardi gobbo, chiuso nella sua biblioteca, custode di una frattura nel continuum spazio-temporale intento a fare fiocchi col nastro di moebius.
la mia ignorante professoressa di lettere, per renderci la vita più facile, ci svelò che l’opera del poeta di recanati si divideva in pessimismo personale (perchè era uno sfigato) e pessimismo cosmico (perchè, a conti fatti, pure gli altri non se la passavano tanto bene)… però ci sconsigliò di dire così all’esame di maturità, perchè “adesso vanno di moda certe teorie complicate”.
certa gente almeno ha il pudore.
So che ignorerete il mio post.Ma volevo dire che l’articolo di Nicoletti su ttl è meraviglioso? Se ne potrebbe discutere anche polemizzando?
andrec,
chi la canta e dove la trovo? Così mi sfogo anch’io 🙂
“Si dirà dove è la sorpresa? Nessuna, solo che ci si immaginava qualcosa di più estremo e rivoluzionario, un
sistema che avrebbe potuto abbattere le limitazioni spazio temporali, i condizionamenti sociali e culturali insomma la rete poteva essere in questo caso qualcosa di più che un limbo artificiale in attesa di un editore vero”.
Ecco, io non trovo che l’articolo di Nicoletti (sue le parole tra virgolette) sia un post privatissimo. Trovo che se sui blog ci si fa troppe illusioni, si producono inevitabilmente troppe disillusioni. E giudizi inutilmente amarognoli.
(Sulle discussioni cicliche, sono sin troppo d’accordo).
Ciao
Ma Paolo Volponi non dirigeva la Fondazione Agnelli? E perchè se la prendeva con la corruzione?
In-Cursore, ma non sei tu Nicoletti? ci avevi lasciato dicendo che andavi a scrivere…
@ ilpostodellevacanzedipasqua
Eh no, non penso d’andare in vacanza a Pasqua. Tutta colpa del mio ateismo conclamato. O meglio del mio essere agnostico che di più non si può. Mica me ne se può fare una colpa! ^__^ Però un periodo di riposo me lo prenderò, quando cadrà il mio genetliaco, perché stanco un po’ lo sono e l’ammetto. Stanco degli anni che passano, e dell’argento che prende sulle tempie ma non della polvere: quella me la tengo da così tanto tempo come compagna fedele, che ormai mi sarebbe difficile abbandonarla a sé stessa. Credo che andrò a recuperar il senno come un novello Orlando Furioso o male che vada farò un viaggio al Centro della Terra, giusto per vedere che aria tira da quelle parti dopo tanto tempo che nessuno ci mette più piede. ;-D
Baci et abbracci
Iannox
@ ilpostodeivolpons.it
Mah! Quello che dico io è davvero poco importante, certo è che Volpons è furbo e pure Debenedetti. Sai com’è? Oggi c’è una grossa mania – anzi megalomania – e un po’ tutti c’hanno voglia di gridare e prendersi nella parte di Pasolini, che fa tanto moda. Ma a forza di gridare, questi Pasolini – diciamoli così – mica lo sono davvero. Sollevano un po’ di polvere, ma subito questa cade nuovamente a terra senza danno portare, ma aggiustando un po’ di pubblicità sì, nel bene e nel male, anche se è di più il male che non il bene. Se si è scrittori – o critici – corrotti si è per forza di cose: non era forse Pasolini, l’originale, a dire che pubblicava con Garzanti perché un grande editore e che usava le armi del nemico per dare contro proprio al nemico? Ma Pasolini era in un altro tempo in cui questi ragionamenti potevano ancora funzionare, mentre oggi strappano a malapena un sorriso.
Credo che andrò a fare un Pisolino ma non senza aver fatto primo uno Spuntino. ;-D
Saludos
Iannox
valchiria, ti consiglio di scaricarti una canzone che, anche se non è proprio un capolavoro, incarna un sentire comune di quelli che a maria non la sopportano proprio.
il titolo è proprio “nemici di maria de filippi”, non è molto, però, uno che ha il coraggio di dire verità tipo “maria, a chell’ora a gent’ se vò arrepusà e nun tene tiemp’ e’ sentere sti strunzat'” vale la pena…a me mi ha fatto sfogare.
Se desiderate apparire anonimi su il Giornale di Belpietro, seguite il consiglio dell’In-cursore. Altrimenti andiamo avanti con Volponi, che è più degno di tutti i giornali messi assieme.
Io dico solo che non si possono giudicare i blog con il metro di giudizio di altri media (e, naturalmente, viceversa). Quanto ai discorsi sulle lobbies, se ne lamentava appunto anche Volponi qualche lustro fa, riferendosi alla società letteraria. A volte mi sorprende di come ci si dimentichi che i media, vecchi o nuovissimi, sono comunque agiti da persone, e che le medesime riportano al loro interno i propri meccanismi, lodevoli o spregevoli che siano.
Quando all’uso della parola post, azione, non è casuale. L’articolo di un quotidiano deve comunicare ai lettori del medesimo. L’articolo di cui (non pertinentemente) parliamo era, ha ragione Mantellini, destinato ai blogger.
Caro Azione, entro in parallelo e a gamba tesa.
A volte ci turba, è vero, e si ponza cogitabondi: “Chissà se non avremo riposto poi troppe speranze, nel blog. Chissà se non gli abbiamo riconosciuto un progetto eccessivo? Chissà se c’è bisogno davvero, del blog?”
Poi arrivano i TuttoLibri a dimostrarci che sì, ce n’è proprio un gran bisogno.
Caro Effe,
se fra dodici anni, grazie alla benefica presenza dei blog, LaLippa non tira fuori un altro ritaglio, ti darò ragione.
Nel frattempo, resto marxiano (anzi spinoziano): libertà dal bisogno.
Tranne incontinente Genna, scrittori spariti da questo blog causa reiterate sciocchezze di blogghettari presuntuosi e inetti.
sì sì, serena, però proprio “il rapporto” di cui parli tu, se lo descrivi solo con la testa – un po’ come il giornalismo della Sgrena e quello di Scalfari, non so se c’eri l’altro giorno – ecco, se non ce’è di mezzo il corpo quando parli di “capitalismo, bisogni, produttività”, se non c’è di mezzo il tuo corpo, alla fine risulta troppo astratto. è più trattatello teorico che romanzo, no? dico così.
è vero che Volponi risulta moralista e pessimista nell’intervista e probabilmente in altri casi della sua vita. Però a me mancano scrittori che come lui si occupino del rapporto fra individuo e capitalismo, o produttività se preferite.
Scusami ., ma senza accorgerti hai fatto un complimento a Genna. Sarà incontinente, ma parla pure coi peggio blogghettari. L’insulto più grave che si possa fare a uno scrittore è di dirgli “parli solo con gli altri scrittori”. No?
Lippa, tanto per capirci: Sono così offeso dalle insinuazioni di “.” che andrò a piangere a Fahrenheit fra un paio d’ore di come non venga considerato uno scrittore neppure dai blogger. Questo fa di me un mondano, ovviamente. Corruttibilissimo.
Aggiungo solo una chiosa. “per “ufficiale” non intendevo “di mestiere”. Perché il mio mestiere (quello che mi fa pagare l’affitto di casa) è un altro. Comunque le cose che dice Giano (ma non solo lui) sono interessanti.
E poi, lo dico: rosico come un matto pensando al Giu che se ne va in Antartide!!!!
Fa buon viaggio, e portati da leggere! In tua assenza ti accoltelleremo alle spalle per bene. 😉
Scusate l’intromissione. A me sembra che il tema sollevato a suo tempo da Volponi sia antico come il mondo e francamente anche un po’ rimasticato. A parer mio non c’è peggior nemico dell’arte di un moralismo vieto e per altro intrinsecamente autoassolutorio. Fa impressione leggere un Biondillo che “si vergogna” di fare lo scrittore di mestiere (ufficiale…?). Perdonatemi (e mi perdonerà anche quel grandissimo scrittore di Volponi) ma non c’è molta intelligenza nel parlare di uso della mondanità, di subalternità alla Tv, di corruzione degli intellettuali. Proust era mondano, scriveva su Le Figaro, era sponsorizzato da Anatole France e fece carte false per vincere il premio Goncourt. Dov’è lo scandalo se non in un moralismo facile quanto sterile che troppo spesso permea il dibattito intellettuale italiano?
Caro Azione,
io invece resto bakuniano: bisogno della libertà.
cara La Lipperini,
darei anche io ragione a Mantellini, ma vorrei evitare che si dicesse in giro di quanto i blogger siano condiscendenti tra di loro
C’è una teoria-scoperta nella scienza del caos deterministico che parla di attrattori strani, tutti i punti che determinano un sistema complesso tendono ad un unica linea frattale , autosomigliante a tutte le scale , “l’attrattore strano”: le particelle nel caos scatenano qualcosa di molto simile al panico , coscienti di milioni di linee alternative da seguire , si muovono ,alla loro scala di percezione, libere, indipendenti e felici , ma all’occhio di un osservatore esterno esse sono asservite ad un’unica complessa linea , un complesso ed invincibile attrattore , che le irregimenta in una illusione di libertà.
Scusi, signor punto, lei offende non solo Biondillo che si è appena autodefinito scrittore ufficiale, ma tutte le persone che frequentano questo posto. Qual è il suo problema? Voleva gli autografi?
Genna, mi dici che ti piace di Volponi? Non ho detto che non mi piaccia. Ma più che in altri ci vedo il “peso della doppia morale”. Una dell’uomo che scrive, e l’altra dell’uomo. E lo so che se uno/a va a guardare la vita privata di uno scrittore/ice ne elimina la metà. Però in lui, questa morale diventa pesantezza espressiva. No?
Genna, mi dici che ti piace di Volponi? Non ho detto che non mi piaccia. Ma più che in altri ci vedo il “peso della doppia morale”. Una dell’uomo che scrive, e l’altra dell’uomo. E lo so che se uno/a va a guardare la vita privata di uno scrittore/ice ne elimina la metà. Però in lui, questa morale diventa pesantezza espressiva. No?
Dedicata al punto.
Al punto manca la virgola
la cerca tra i mant’ erbosi
dell’altrui beltade
spesso c’inciampa
distratto spettator d’oggi
inanellato bastione di ieri
c’inciampa finchè non svanisca
come una cinciarella zittita
dal bastone della sua Indolenza
S’ostina ap-punto
cacciator di volpi mal disposto
ignorante in materia
seriamente indisposto
poichè per mancanza
s’è mutato egli stesso
s’aggira vestito
o meglio travestito
da eroe detto “Supposto”.
Brandisce una spada
che intitol’articol di talun misterioso catrame
un’arma bionica
che a suo bel dire
scacci via tutto il male
peccato che tra un cachè
un antibiotico, qualche traveggola del Giornale
di ciclo infine intende
solo quello mestruale.
In_Cursore,
credo seriamente che ti manchi la costante di phi.
Giano, ogni volta che qualcuno, come Biondillo, si mette in gioco personalmente facendo una dichiarazione da persona onesta, spunta qualche dio dalla doppia faccia ad accusarlo di “VECCHISMO” (l’ho coniato io e mi sono data da sola il permesso).
Anche “codesto” atteggiamento mi sembra vecchio quanto il mondo.