Stefano Bartezzaghi, mesi fa, liquidò la faccenda Dan Brown così: “Il libro è abbastanza insopportabile, e non allaccia le ghette al Pendolo di Foucault di Umberto Eco. Personalmente ho riscontrato che, almeno nelle opere del secondo Novecento (escludendo dunque la Terra Desolata di Eliot) quando si incomincia a parlare del Santo Graal il latte scende al ginocchio, e la calza scende dal ginocchio alla caviglia”.
Però su Brown vale la pena di dire ancora un paio di cose. La sortita del cardinal Bertone, cui si è accennato ieri, e di cui sempre ieri si è discusso a Fahrenheit (qui per riascoltare), era a ben vedere prevedibile. Nei fatti, però, il porporato medesimo ha davanti a sè un calendario pieno di impegni, visto il dilagare del filone. Vi risparmio l’elenco completo e mi rifaccio alle ultime due arrivate, le spagnole Matilde Asensi e Julia Navarro, di cui la sottoscritta si è occupata qualche settimana fa sul Venerdì.
La prima ha scritto L’ultimo Catone, che precede Il codice Da Vinci di due anni, e che ha molto in comune con Dan Brown nella struttura: anche se il riferimento più corretto riguarderebbe semmai Arturo Pérez-Reverte, che nel 1993, con il Club Dumas, rilanciò il filone giallo-religioso dopo Il nome della rosa di Umberto Eco e che per primo mise al centro della narrazione un’opera d’arte su cui “investigare come in un delitto” e da cui evincere, una volta decifrata, la risoluzione di segreti fatali. Nel romanzo di Asensi, il codice è Il Purgatorio di Dante, le cui terzine sono indispensabili per sciogliere gli enigmi degli Staurofilakes, i Guardiani della croce, ordine fondato nel 341 d.C. dall’imperatrice Elena di Bisanzio affinché vegliasse sulla Vera Croce di Gesù. Dante Alighieri, che agli Staurofilakes apparteneva, dissimula le indicazioni per superare le prove di iniziazione nelle terzine del Purgatorio. Di più: in ogni girone vengono adombrate le sette città che simboleggiano i peccati capitali: Roma, la superbia, Ravenna, l’invidia, Gerusalemme, l’ira, Atene, l’accidia, Alessandria, la gola, Antiochia, la lussuria, Costantinopoli, l’avarizia. Per inciso, come avrà modo di scoprire Suor Ottavia, il Sommo Poeta pagò con la vita il proprio ardire.
La fratellanza della Sacra Sindone di Julia Navarro, già cronista politica, segue la stessa formula: complottismo mescolato a vangeli apocrifi, santi oggetti venerati e possibilmente contesi da sette misteriose e terribili. Qui, la più antica fa capo ai primi cristiani dell’antica Edessa, dove la Sindone giunse subito dopo la morte di Gesù, salvando miracolosamente il sovrano Abgar dalla lebbra. Nelle mura della città, il prezioso sudario venne protetto a costo della vita: per non cedere alle torture dei persecutori, anzi, i suoi custodi si tagliarono la lingua (e un cadavere senza lingua viene, non casualmente, rinvenuto a Torino). Ma anche i Templari possono rivendicare, a pieno titolo, il possesso della Sindone: e la lotta fra i due ordini prosegue coinvolgendo i loro rappresentanti in epoca moderna (politici, alti prelati, manager).
Buffa, questa storia. Carla Benedetti, su Nazione Indiana, dedica a Dan Brown una serie di dialoghi divertenti che indagano, anche, sull’amore per il complottismo (“Secondo me il complottismo è sempre un po’ consolatorio. Perché dà a credere che il corso del mondo possa essere dominato dai piani di un’élite, da un’esile ragnatela di menti nel caos dell’universo”).
C’è anche un altro paio di argomenti su cui in effetti varrebbe la pena di interrogarsi. In tutto il filone, si reitera l’idea (antica) di un codice da decifrare. Solo che il codice è ostinatamente contenuto in un’opera d’arte: un quadro, un libro, una statua. Un mio amico sostiene che è l’espediente più astuto per lusingare il lettore e farlo sentire parte di un mondo che lo esclude, fornendogli un falso status culturale. Credo che abbia ragione. Ma se così fosse, significherebbe che a quello status una bella fetta della cosiddetta massa ambisce. Non sembrava così scontato.
@ SPETTATRICE
Ma anche io gli voglio bene al Genna, e lui un po’ lo sa. Però – che cavolo! – lo raggiungo all’aeroporto, e gli grido: “Lo spazzolino, amico!” E lui che mi fa? Mi lancia contro la dentiera e parte così, a bocca vuota praticamente. ^____^”’
Adesso ho la dentiera del Genna fra le mani: mi sarà utile contro l’Incursotrice (si scriverà così? – ma in fondo, chissenefrega – in fondo mi basta sapere il suo IP). Se ci prova a dire ‘na parola più del dovuto, gliel’attacco al culo. E quella, una volta che morde, morde e basta: non c’è da fare, non si scolla mica.
Da un dispaccio Ansa sappiamo che il Genna, seppur senza due dita, continua imperterrito a battere… C’ha sempre l’altra mano e uno come lui si sa anche arrangiare. E non solo per consolarsi. ^____^’’’
Un altro dispaccio Ansa ci assicura che J.T. Leroy sta raggiungendo il Genna per dargli una mano a scrivere. Ulteriori indiscrezioni prossimamente. ^____^
Baci abbracci et inchini.
Iannox
c’è un’attenta analisi della funzione della teoria del complotto fatta da slavoj zizek (lo so, lo cito sempre, ma che devo fà, c’ha sempre ragione).
secondo zizek il mito di un potere parallelo è funzionale all’operare della macchina sociale, la vera cospirazione del potere sarebbe la noziano stessa di cospirazione. ossia, dietro il master pubblico è necessario che ce ne sia uno nascosto, che “tira i fili” e che, tenendo tutto realmente sotto controllo, garantisca che dietro l’inconsistente e caotico “bricolage” del potere ufficiale ci sia un ordine reale. il kgb, edgar hoover ne sono due esempi. da una parte, quindi, la legge pubblica, dall’altra questo suo doppio osceno, da una parte il potere, dall’altra l’idea del potere.
ora, il problema sta nel distacco cinico di colui che decifrando questo codice rivela sì il carattere finzionale della sceneggiata del potere pubblico, ma nello stesso tempo sottoscrive completamente il suo doppio osceno, identificandovi un ordine più reale e veritiero.
trovo che non sia un caso che alla frantumazione delle grandi narrazioni rispondano narrazioni cosmogoniche, che alla fine della Storia rispondano riscritture di una Storia che pretende di essere ancora più veritiera.
e non è nemmeno un caso che le cose si comincino a muovere in vaticano ora che il papa è ufficialmente moribondo, e che l’opus dei, che l’anno scorso ha prodotto “la passione” stia cominciando a smuovere le cose visto che sto papa per loro è durato pure troppo…della serie… “i complotti”.
Pubblicità per un gruppo di ragazzi pieni di entusiasmo per la letteratura.
Vi copio incollo la mail che ho appena ricevuta (ricevutA è un omaggio a Mozzi 🙂
Cari soci, amici e fiancheggiatori di Wanda Breda, il primo ciclo di incontri sta per concludersi:
Sabato 19 Marzo, ore 17.30, all’Acquolina, Matteo B. Bianchi presenterà Mi Ricordo.
Guardate cosa dicono di noi su Iagoweb:
ultimo appuntamento del 1° ciclo
Sabato 19 marzo – ore 17.30
Acquolina
Viserba (RN)
Next Stop Wanda Breda
4 fermate di poesia e letteratura
“Questo è il primo vagito di WANDA BREDA eroina dell’amore, della pace e della cultura a diffrenza di nostro signore nata non in una stalla ma sul tram dell’arte, della poesia e della letteratura.”
Con questa frase che è forse più un discorso programmatico che non un invito l’ass. cult. WANDA BREDA ha organizzato tra fine di febbraio e marzo quattro incontri tra arte poesia e letteratura, quattro pomeriggi di reading poetici, letterari e di varia umanità.
Ultimo appuntamento di questo primo ciclo di incontri e per:
Sabato 19 marzo
con
Matteo B. Bianchi
presenta
mi ricordo
fernadel 2004
“Mi ricordo è un libro difficile da spiegare ma immediato da leggere. Nato sull’esperienza (illustre) dell’artista americano Joe Brainard e del geniale autore francese Georges Perec, Mi ricordo è un elenco di centinaia di ricordi, senza un ordine preciso, senza una logica. Un tuffo nella memoria individuale dell’autore che diventa per il lettore uno specchio nel quale ritrovare oggetti, nomi, personaggi perduti nel tempo. Libro atipico e di difficile catalogazione, Mi ricordo si rivolge a un pubblico attento e curioso che dalla lettura non cerca solo intrattenimento, ma soprattutto stimoli e ispirazione. Distillato di memorie, catalogo di personaggi, oggetti e luoghi che appartengono al nostro passato recente, Mi ricordo aggiunge un tassello originale e sorprendente al lavoro autobiografico già svolto dall’autore nei suoi due romanzi di successo.
“Nella mia ipotesi iniziale Mi ricordo doveva essere una sorta di gioco letterario destinato a una circolazione ristretta, per questo la sua prima edizione è stata stampata in sole cinquecento copie numerate e firmate. Tuttavia l’interesse con cui il testo è stato accolto ha superato le migliori aspettative e il volume si è esaurito quasi prima di raggiungere le librerie. In particolare, l’esperienza di leggere Mi ricordo in pubblico si è rivelata entusiasmante, quasi un happening della memoria collettiva, con brusii, applausi, risate. A mezza via tra un recital teatrale e un gioco di società. Per l’ennesima volta, l’idea semplice e immediata che sottende il progetto “Mi ricordo” ha rivelato la sua potenza e io per primo (da vero fan) non posso che esserne felice. Per questo, in accordo con l’editore, abbiamo deciso di ristampare il libro con una copertina leggermente modificata e di garantirgli una normale distribuzione. Sarò onesto: non è solo per dare ai lettori la possibilità di trovarlo in libreria, ma soprattutto per dare a me il piacere di continuare a portarne in giro le letture. Mi sto troppo divertendo per riuscire a interromperle”.
Matteo B. Bianchi
L’autore
Matteo è nato nel 1966 in provincia di Milano, nel famoso hinterland.
Da sempre appassionato di musica e libri, una volta capito che non avrebbe mai potuto fare il cantante a causa della sua voce troppo stridula, decide di concentrarsi sulla scrittura.
Muove i primi passi nell’ambito dell’autoproduzione subito dopo il liceo, cominciando a collaborare con alcune fanzine e soprattutto creandone due proprie: la prima si chiamava Anestesia Totale ed era dedicata al rock indipendente del periodo (i due soli numeri prodotti contenevano interviste ai Litfiba, ai Diaframma, ai Denovo, ai Violet Eves…).
Nel 1993, poco dopo aver terminato il servizio civile in un istituto per la cura di bambini psicotici, scrive alla casa editrice Stampa Alternativa fingendo di avere nel cassetto un memoriale su questa esperienza. Gliene spedisce due pagine (le sole che abbia effettivamente scritto) e, a sorpresa, viene contattato dal direttore editoriale Marcello Baraghini, che vuole anche tutto il resto del dattiloscritto per pubblicarlo.
Di necessità, virtù: scrive un racconto di una sessantina di pagine, che esce lo stesso anno nella collana Millelire col provocatorio titolo di Non si può mica fare il bagno con queste troie di onde.
Il libretto segna l’inizio di una collaborazione con Stampa Alternativa, che porta ad altre pubblicazioni: BB sceglie e traduce gli aforismi del pittore Andy Warhol (usciti in un volumetto Millelire intitolato “La cosa più bella di Firenze è McDonalds” nel ’94), inoltre cura l’edizione italiana di due antologie di narrativa gay americana (Uomini su uomini, del ’96, e Non provate a definirci, del ’97).
scrive anche il suo primo romanzo, Generations of love, che viene pubblicato da Baldini & Castoldi nel 1999.
L’anno successivo partecipa alla creazione della trasmissione quotidiana di RadioDue RAI Dispenser e ne diventa caporedattore.
In seguito decide di riprendere il mano il primo racconto uscito nei Millelire e di ampliarlo in forma definitiva di romanzo. Il libro, col titolo di Fermati tanto così, esce sempre per Baldini & Castoldi nel 2002.
Dopo una parentesi di esperimenti teatrali, culminata con la messa in scena nel 2003 della sua commedia Bigodini con Platinette e Benedetta Mazzini per la regia di Francesca Draghetti, pubblica lo scorso anno il suo terzo romanzo Mi ricordo per i tipi della Fernandel.
Acquolina
via Rolfini
Viserba (vicino al lago Riviera)
Rimini
WANDA BREDA
info: 0541/734437
mailto:wandabreda@yahoo.it
Via aspettiamo sabato, e cogliamo l’occasione per ricordare che un secondo ciclo di inconti partirà da16 aprile con Gianluca Morozzi. Il cartellone è in via di definizione, non appena sarà pronto sarete avvertiti.
Wanda Breda”
Sono a pag 675. Goduria!
Vi ricordo anche anche le trame gesuitiche in Mason&Dixon di Pynchon.
a Iannox
preso atto della tua affettività verso il Giu passo ad alcuni suggerimenti per la Storia che vai organizzando.
Con tutto il rispetto per Wanda Breda (che, è un mio limite, non so chi sia) e in omaggio al suo bel nome suggerisco a Iannox alcune new entry per il Calderone Complottistico appena messo sul fuoco:
– l’incognita Branda Wega – donna di ghiaccio dagli occhi trafiggenti
– una Grande Madre albina – proiettata verso la rinascita del suo culto e prodiga nel ripopolamento della Madre Terra
– la festa dei bambini a Milano come epifania di non so cosa, ma qualsiasi cosa va bene
– una spettatrice spesso spettinata che ambirebbe essere la Grande Vecchia e che in realtà combina solo casini, compreso uno scambio di dentiere non premeditato.
– Un andrea B…. che alle domande inquisitorie di un certo Fofi (o Fufi, fai te) risponde sempre fuori tema e citando un suo autore preferito.
– Una Loredana punto di riferimento e saggezza infinita per tutta l’accolita di complottari.
– per quanto riguarda le saghe Nibelunghe potresti attingere qualche Valchiria, ma ho paura di urtare delle sensibilità in giro.
Come punti di riferimento artistici significativi credo sia ora di passare all’arte del ‘900 (che chiaramente si connette con le prime statuette della grande Madre, con i dolmen, con i menhir ecc. altrimenti non avrebbe senso l’eternità complottara) e potresti partire dal pisciatoio di Duchamp per approdare alla merda d’artista. Qualche aggiornamento rivolto a nuovi talenti non guasterebbe, ma rifiuto di considerare l’opera del meteorite che colpisce il papa Arte: quella è pura sfiga. Cattelan lo metterei tra i complottari Duri.
Come spettatrice sto esercitando la mia pretesa di Grande Vecchia, ma si sente benissimo che non gliela fò. Devo comunque precisare che l’intento è quello di distogliere la tua attenzione (momentaneamente, momentaneamente) dal Genna per entrare direttamente nella Gheenna (non so se sia il modo corretto di scriverla) e parlare dei retroscena delle Orde nascenti dal Pinguino, del ruolo della cioccolata nei sacrifici sudamericani, della fredda terra del fuoco e delle correnti del Capo che un giorno (lontano, molto lontano) trascinarono sino alle coste di Sion una scorza di legno con incisi dei graffiti. Da lì potrebbe avere inizio la storia.
Abbracci et inkini
p.s. dimenticavo una suggestion fondamentale: visto che la storia potrebbe polarizzarsi in america latina un personaggio chiave (non la Chiave, quella nessuno la leva ai pinguini) dovrebbe essere Alejandro Jodorowsky. Non per niente il tipo ha messo in piedi film come ‘la montagna sacra’ ‘el topo’ e ‘santa sangre’ oltre ai vari Incal fumettari.
Fine dei suggerimenti: perdonami se sono pochi e in ordine sparso oltre che in disordine mentale
Il complotto, nella letteratura come nell’immaginario individuale, funziona se ed in quanto, almeno in parte, credibile. Nel caso del Codice Da Vinci (per non parlare del prequel Angeli e demoni) manca anche quel minimo di substrato di credibilità che possa instillare il germe del dubbio. Le cose sono rese ancora più critiche dall’aura di ostilità, da parte dell’autore, che circonda ogni parola, ad ulteriore detrimento del piacere di lettura. Inutile soffermarsi sul valore letterario (l’ho letto in inglese, e nessuna traduzione avrebbe potuto mitigare la banalità della scrittura): il lettore risolve gli “enigmi” dieci pagine prima dell’eroe ed arriva alla fine con mezzo libro d’anticipo. Il fatto che un thriller mancante di un buon intreccio, sostituito da una valanga di asserzioni, abbia avuto un simile riscontro, è un mistero assai più impenetrabile di quelli risolti dal buon Langdon
@ SPETTATRICE
Cara Spettattrice,
Son tutti ottimi consigli, da seguire. E da sviluppare decentemente, il che mi richiederà un po’ di tempo. Tenendo conto della bozza che ho già qui messo – che non manca certo di refusi -, amalgamando il tutto con gli spunti che quivi m’hai indicato, penso che potrebbe venir su un bel racconto “giocoso”. Perché no? Mumble mumble. Il problema sol rimane, poi a chi attribuirne la paternità, perché a questo punto – se mi ci metto d’impegno, tempo volendo – non escludo che potrei pubblicare poi il racconto finito almeno sul mio blog. Ma forse il problema non si pone: tanto avevo avvertito che non avrei regalato crediti. ^___^’’’
Estrometterei – per necessità narrative – eventuali Valchirie, perché mai mi vorrei attirare una loro maledizione. E, ultimamente, di maledizioni che mi pendono sul capo ne ho già abbastanza. ^___^’’’ Mentre, chiaramente, la cara Loredana, Andrea B. e Branda Wega, seppur con ruoli minori, entrano di diritto nel racconto. Forse il primo d’una lunga serie. O forse sarà solo un capitolo. Non lo so, non ancora.
Ma nell’intanto ho saputo che Leroy ha quasi raggiunto il nostro Genna. Staremo a vedere cosa sapranno fare queste due mani unite, si spera non in un pervicace imeneo. ^___^’’’
Mi giunge or ora un dispaccio Ansa: sembrerebbe che Wu Ming 1 sia stato avvistato nelle vicinanze di Stonhenge e che da lì, poi, subito si sia recato ad incontrare un certo Dan Brown… Non è sicuro, ma se dessi retta ad alcune voci ufficiose, Brown e Wu Ming si sono sfidati in un Mezzogiorno di Fuoco. Ad ogni modo, sul posto ho già inviato un mio collaboratore, che nelle prossime ore ci dirà quali accadimenti si sono realmente verificati.
C’è poi un losco figuro che non è Ishmael ma che si fa chiamare l’Ebreo Errante. Sembra che si sia messo alle costole del nostro Genna, ma la sua identità è oscura. Molto oscura.
Mumble mumble…
Vedremo.
Troppo bontà, troppi buoni consigli. Vedrò di svilupparli al meglio.
Per il momento, mi congedo non senza prima averVi omaggiato con doverosi baci abbracci et inchini, augurando a tutti la buonanotte.
A domani.
Iannox
Di gialli religiosi poco più di tre anni fa in Italia ne era uscito anche un altro: “La vigilia dell’eternità” di S.M. Olaf, da Fazi (confesso di essere parte in causa, essendone stato io il traduttore. Come pure confesso di non aver letto e di non avere intenzione di leggere il libro di Dan Brown e altri dello stesso tenore). Anche lì c’era un codice da decifrare (nel caso specifico, la profezia di Malachia, che nel 1139 ebbe una visione dei 113 papi che si sarebbero succeduti sul trono di Pietro fino alla fine della Chiesa, descrivendo ognuno con un motto latino. Per la cronaca, mancherebbero ancora solo un paio di caselle da riempire per completare l’elenco) e anche lì, seppur marginalmente, ricorreva la storia del Santo Graal. Per quel che ne so, però, non credo che il libro abbia avuto grande successo: forse sono stati sbagliati i tempi, o forse il romanzo era un po’ più complesso e ambizioso di un semplice thriller complottista. Boh! E dire che è stata per tutti una grandissima fatica portarlo alle stampe 🙁
a Iannox
decidi pure liberamente per quanto riguarda paternità e maternità di quanto scriverai. Se i miei deliri sono di qualche aiuto ok, ma non li rivendico, non mi appartengono: li pesco liberamente nel mondo archetipo, archeologico archeosofico archè? della grande Madre (e pure Padre, mica voglio essere sessista) che tutto abbraccia, avvolge e nutre. Per farla breve non ho desiderio di copyright.
Buona stesura
Dimenticavo:
Sion potrebbe essere un accampamento di indios o di gauchos
Borges non a caso era argentino e ha perso la vista
Bunuel a un certo punto va a vivere in Messico e progressivamente perde il senso dell’udito (però non sopporta Borges)
i capibara sono dei grossi toponi della pampa con un nome inquietante
Peron era sardo di Mamoida e se non ci credi vai al sito http://www.luigiladu.it/mamoiada/pirasperon2.htm e prosegui con apposita ricerca internet 🙂
a Mamoiada ci sono i Mammuthones
In Sardegna ci sono Molte basi militari
I bot argentini sono sulla bocca di tutti
la colonia Dignidad pure
credo di essere andata veramente Oltre. Frulla anche un pò di stà roba e poi lasciami il piacere (o il suo opposto) di leggere quello che viene fuori
LoLip: quando divento (forse lo sono già) troppo invadente fai un gesto e ritorno alla postazione di spettatrice.
Se continuo così dovrò cambiare nome.
abbracci, baci et inkini
Qualche volta mi chiedo perchè gente come spettatrice deve per forza dire qualcosa, anche quando non sa nulla ma assolutamene nulla dell’argomento che si sta trattando.
Poi mi rispondo che anche Emilio Fede esiste e allora preparo l’olio per frigger le frittelle.
Non succede niente di nuovo: sempre io e te te ed io io e te te ed io…..
..Il nulla, un concetto che affascina. dubito che Emilio Fede ne conosca l’esistenza.
Iannox, un pò di Nulla faccelo stare, magari in qualche angolo tra il topo e le dita mozzate. Ah, avercene di certi nulla…..