Torna il pulp ma non fa letteratura, è il titolo dell’articolo di Gian Paolo Serino uscito su L’Avvenire . Ve lo posto, riservandomi di essere abbastanza in disaccordo: tornano, è vero e per fortuna, gli scrittori che (almeno alcuni) erano presenti nella famigerata antologia cannibale. Ma di plasma alle pareti, negli ultimi scritti degli stessi scrittori, sembra essercene francamente poco.
In una Fiera del Libro che invita a sognare si riaffacciano gli incubi di carta più recenti. Proprio in questa edizione dedicata al mondo onirico evocato dai libri assistiamo alla rinascita di un fenomeno, quello della letteratura pulp, che credevamo estinto. A ridare fuoco alle polveri di quella “gioventù cannibale” che in Tiziano Scarpa, Aldo Nove, Stefano Massaron e Niccolò Ammaniti trovava i propri cantori sono gli stessi editori. Einaudi ha da poco riproposto nella sua nuova collana tascabile “Occhi sulla graticola” di Scarpa, Castelvecchi ha rilanciato l’edizione originale di “Woobinda” di Aldo Nove, Massaron, dopo anni di oblio, è riapparso sempre da Einaudi con “Ruggine”, Niccolò Ammaniti continua a raccogliere nuovi proseliti del suo “Fango” negli Oscar Mondadori. Una rinascita? Un rigurgito? L’ultima frontiera di un marketing editoriale da archeologia del postmoderno? Raul Montanari, nel suo nuovo romanzo “La verità bugiarda”, sottolinea come i cannibali siano stati precursori di una cultura, la nostra, dove a regnare è “la parificazione delle fonti”: il manga che vale Dante, la pubblicità che va a braccetto con il film neorealista e così via. Ed è forse proprio questa la chiave di lettura per interpretare il fenomeno: nell’attuale deserto culturale – dove Melissa P. dà cento colpi (di spazzola) al Da Vinci di Dan Brown- una nuova generazione di lettori si affaccia all’orizzonte. Una generazione invecchiata prima di maturare che nelle sprangate d’inchiostro cannibale sembra ritrovare le proprie coordinate emotive e il proprio linguaggio. Una generazione che al sangue nelle vene ha sostituito il plasma alle pareti. Giovani nati, cresciuti e cullati dalla cultura (coltura? cottura?) delle immagini, tiranno che buca gli occhi cerebrali senza far scoppiare gli occhi fisici. Qui davvero, come profetizzava Aldo Nove in “Woobinda”, viviamo in un mondo che “predilige il GranBiscotto a Borges”. Niente di male, sia chiaro, ma il ritorno del pulp dovrebbe far riflettere (più che discutere), allarmare (più che essere giudicato sintatticamente) come specchio di un’era deformata che “naviga” sempre più verso quel villaggio globale che sta uccidendo il villaggio. I cannibali, ancora oggi, lanciano un monito(r ) di carta di sconcertante attualità: l’inferno è dentro di noi. E’ la nostra coscienza. Che poi qualcuno abbia sostituito alle fiamme un impianto di riscaldamento autonomo questo è un altro discorso.
Caro Gian Paolo (mi rivolgo direttamente a te, perchè mi par di capire che questo blog lo frequenti), ci sono alcune cose su cui mi trovo in disaccordo. Sul fatto della “rinascita” o ritorno sulla cresta dell’onda del “pulp” mi sembra che ci siano semplicemente delle coincidenze: qualche ristampa, e finalmente l’uscita del leggendario Ruggine del bravo Massaron. Ma al di la di questo, la cosa davvero importante che non condivido è: “deserto culturale”.
Non siamo in un “deserto culturale”, o almeno a me non sembra proprio.
Anzi, come si è già detto un po’ di volte, io credo che faccia anche un po’ male, che sia controproducente dirlo troppo spesso. A me pare che invece ci sia tanta “roba qualunque”, tanta paccottiglia, certamente, ma anche tanta roba di qualità. Che poi si *consumi* di più la paccottiglia, è verissimo. Ma credo che non sia nemmeno troppo un segno dei tempi, e piuttosto una caratteristica comune dell’umanità, almeno dacchè esiste la carta stampata.
Forse dovremmo andare a vedere le cifre, anzichè quel che ricordiamo ora del passato, anche recente. La qualità rimane, la paccottiglia si decompone.
Ma ho il sospetto che abbiano avuto sempre molti, molti più lettori i romanzi d’appendice e le Liale o le Brunelle Gasperini, rispetto, che ne so… ai D’Arzo, ai Tozzi, ai Coccioli, agli Arbasino. Un caro saluto e una abbraccio, GianPaolo.
PSP
Vede il deserto chi ha il deserto nella testa. Gli altri, vedono che succedono un sacco di cose. Ma non si può certo pretendere di trovarle sull’Avvenire, giornale che – antifrasticamente – guarda al passato.
Gentile Loredana: con il plasma alle pareti che ha sostituito il sangue nelle vene mi riferivo ad una nuova generazione di lettori, non di scrittori. Scrittori che, mi sembra di averlo evidenziato, sono stati anticipatori di un “deserto del reale” (caro Franco: rubo la definizione a Baudrillard) chè secondo me è innegabile.Innegabile soprattutto se si pensa ad un contesto, come quello della Fiera del libro, dove (mai come quest’anno) è all’insegna della svendita…
@Piersandro
Chiaro che è non è tutto deserto: non a caso ho recensito RUGGINE di Stefano Massaron su Repubblica definendolo un romanzo d’amore. Definizione che so è stata apprezzata dall’autore. Ma non è l’unico caso: ce ne sono molti altri che fanno ben sperare. L'”Atomico Dandy” che dovresti ben conoscere…, il Perceber di Colombati (che per adesso mi sta piacendo un sacco).
Ditemi un po’: ma ( e scusate se insisto) sono le Puglie che mi fanno considerare La Gioia (Occidente per Principianti) un bravissimo autore? Lo so che non sono la sola, ma stamattina ho ripreso il libro. E’ ben scritto, intelligente, di uno che conosce la storia dell’arte, di uno che s’indigna ma che non digrigna, sono belli i personaggi femminili…basta. Se no, poi non leggete la recensione. Solo: “A Nico’ forse ho capito male, ma perchè a campo de fiori dici che ci sono i palazzi “risorgimentali”? Quelli coperti con la pubblicità? Ho letto male io…me devi da spiegà…”
@piersandro, anche nel “rispetto dei generi” non sono daccordo nel dire “o arbasino o la gasperini”. in questa seconda (che non è arbasino, certo) puoi (rin)tracciare anche – forse in modo lieve, ma non è detto che sia un difetto – una “storia dei costumi” italiani più recenti. “adoro” Arbasino – come te, mi pare – ma il discorso dell “o uno o l’altra” non mi pare produttivo, nè divertente…non lo so, forse mi sbaglio.
Mi sono resa conto di una (ulteriore mia) cosa patetica che faccio riguardo ai personaggi femminili: ormai definisco “belle”, delle persone-femmine dei romanzi che vengano semplicemnte trattate (dall’autore) con tenerezza e non vengano “insultate”. E però, però: di chi è il dramma, mio o di tanti/e autori/ici?
Non dice poi male Gian Paolo. Mi potrei dire quasi in totale accordo con quanto espresso.
Saludos.
Iannox
Non credo che si tratti di una rinascita o di un ritorno. In realtà alcune coordinate della scrittura pulp (quelle più autentiche e realmente innovative) si sono depositate stabilmente nella narrativa italiana e hanno prodotto “un certo modo di scrivere”, che a me peraltro piace. Sono così nati altri scrittori che pur non essendo stati inseriti nell’antologia Einaudi condividono le evoluzioni più recenti di coloro che invece vi erano inseriti. Questi ultimi, poi, non sono più scrittori pulp, sono scrittori punto e basta, scrittori italiani vitali. Spero di aver scritto delle cose sensate, dato ch mia figlia (un anno e mezzo) mi sta addosso e cerca di rompere i tasti del mio computer…
Non credo che si tratti di una rinascita o di un ritorno. In realtà alcune coordinate della scrittura pulp (quelle più autentiche e realmente innovative) si sono depositate stabilmente nella narrativa italiana e hanno prodotto “un certo modo di scrivere”, che a me peraltro piace. Sono così nati altri scrittori che pur non essendo stati inseriti nell’antologia Einaudi condividono le evoluzioni più recenti di coloro che invece vi erano inseriti. Questi ultimi, poi, non sono più scrittori pulp, sono scrittori punto e basta, scrittori italiani vitali. Spero di aver scritto delle cose sensate, dato ch mia figlia (un anno e mezzo) mi sta addosso e cerca di rompere i tasti del mio computer…
Clamoroso OT, ma spero che la sempre gentile Loredana mi perdoni…
Dunque, qui:
http://www.biogiannozzi.splinder.com/1115624469#4726174
Recensione a “Disturbando famiglie felici” di Angela Scarparo.
Ma la leccornia è, soprattutto, che c’è l’intervista all’Autrice, Angela Scarparo.
Vero che la leggerai l’intervista ad Angela, cara Loredana. Dimmi di sì. ^___^
Perdona l’OT, ma credo sia per un buona causa.
Baci abbracci et inchini.
Iannox/Ienax ;-D
x Gian Paolo: sì, era esattamente questo che intendevo dire, mi fa molto piacere vedere che siamo grossomodo d’accordo. Al di la del mio intento autodifensivo/promozionale su Atomico Dandy (ma già da nostre conversazioni sapevo che ti era piaciuto, dunque andavo sul velluto!), intendo dire che mi sembra proprio che si sia in un periodo in realtà ricco di romanzi e raccolte di racconti piene di senso, di novità, che centrano lo spirito dei tempi, che illuminano. In un bel periodo di buona letteratura, insomma. E dunque poco desertico. Sulla questione invece del “deserto tra i lettori” ho sempre quello scetticismo di fondo (la sensazione che sia sempre stato così, voglio dire), che non riesco a levarmi. Chiedo (a te, e a tutti): esiste qualcosa, un saggio, un articolo, una statistica, che dia conto, per dire negli ultimi 50 anni, della ricezione tra i lettori di quanto oggi consideriamo classico/di alta qualità, rispetto alla scrittura di consumo?
x Il Posto… Eh bè, in effetti sparare a zero sulla Gasperini è ingiusto. Qualche intento di ricognizione, di esplorazione sul sociale, forse l’ha avuto anche lei, vero. Però a che livello? Leggendola mi sono divertito sempre, ma anche sempre piuttosto seccato per la facilità schematica dei giudizi. Per l’uso di quelli che mi sono sembrati “luoghi comuni” del pensiero (in riferimento p.es. all’uso di cose “modaiole” e “nuove” della sua epoca fatto un po’ superficialmente, ad uso e consumo di un facile giudizio morale (e Arbasino, come tu stessa dici, sta davvero su un altro pianeta) e di un po’ di scandalo dei benpensanti. Ma io ti chiedo: in fondo non fa la stessa cosa, oggi, una MelissaP? Perchè tutto sommato parla di cose molto “trendy” dell’oggi, sia pur in modo non esattamente approfondito e pure con l’effetto di incuriosire/eccitare la fantasia del medio benpensante…
Un caro saluto a tutti
PSP
Ienax, abbassa la voce, che 1.divento rossa, 2. stanno tutti alla fiera
Piersandro, c’è si una differenza fra la Gasperini e MelissaP. è di sostanza e tu stesso la indichi. La prima non vuole “eccitare” nessuno, e forse se le si fosse chiesto del sesso, avrebbe risposto, “meglio farlo che continuare a parlarne, (o raccontare come lo si fa, o guardare come lo fanno gli altri, o specularci)”.
gl ma che fai tutto vestito di nero, a Bucaresta? 🙂 torna a surriento!!!
UN OT CANNIBALE
però Ienax, visto che non c’è nessuno a sentirci, solo gl, che a sto punto sarà tornato in giro per Bucaresta, te lo dico: mi piace molto come hai impaginato l’intervista e tutto…grazie!
non è vero che stanno tutti a torino, io ad esempio sono nell’unico (non è vero ce ne sono 3) internet cafè di Bucarest, e non riesco a controllarmi la posta.
baci dall’east ilposto!!!!
Riprendo per comodità:
“..viviamo in un mondo che “predilige il GranBiscotto a Borges”. Niente di male, sia chiaro …” .
Ecco, quel “niente di male sia chiaro” io lo capisco poco. O per meglio dire, lo condivido poco. Con tutto il rispetto per chi preferisce il gran biscotto. Non so. Non capisco. Siamo tutti liberi ralmente di scegliere il GranBiscotto (o Borges)? Oppure avendone gli strumenti potremmo facilmente scegliere Borges (o il GranBiscotto)? Quando non si sa leggere non si legge. Quando si sa leggere male ci si orienta al granbiscotto, no? Se non è così vuol dire che ho sbagliato tutto. Vabbè, grazie delle riflessioni, e stai bene! Cyrano.
@ IL POSTO DEL GRAZIE
Mi sa che oggi ci sta poca gente, che sono tutti alla Fiera ancora. Ma dovranno pur tornare. E quando torneranno… Comunque qualcuno c’è, qualcuno c’è.
Sì, credo anch’io d’aver fatto una buona impaginazione.
Dove state tutti quanti? Oh, andate a leggere l’intervista che è interessante davvero. Me potete credere.
Baci Abbracci et Inchini.
Iannox
Oh, io ci sono. A Torino sono andato sabato, ho conosciuto il mio editore, ho assistito a un bel dibattito su Pizzuto e Fiore, tre intellettuali siciliani per niente siculi, ho comprato 200 euro di libri in contanti (per fortuna non avevano il bancomat) e ora eccomi qua. Vado a leggermi l’intervista… e stasera vedrò di procurarmi il libro di Angela. Contenti? 😉
Oh, io ci sono. A Torino sono andato sabato, ho conosciuto il mio editore, ho assistito a un bel dibattito su Pizzuto e Fiore, tre intellettuali siciliani per niente siculi, ho comprato 200 euro di libri in contanti (per fortuna non avevano il bancomat) e ora eccomi qua. Vado a leggermi l’intervista… e stasera vedrò di procurarmi il libro di Angela. Contenti? 😉
Leggo: “un ritratto ironico e impietoso sulle famiglie felici, che felici non lo sono mai, non completamente comunque”. Ok, ma condivido in parte. Mi spiego meglio. Le famiglie TOTALMENTE felici esistono, esistono eccome. La letteratura però non si fa mai carico di esse (se non in forme melense e stereotipate). Eppure esistono, pur non essendo state (mai?) oggetto di narrazione. Perché? Mah, io per primo mi cimento con una scrittura “critica”, e se mi guardo in giro vedo che c’è tanta passione riversata su una certa funzione “chiarificatoria” della letteratura. E’ giusto che sia così… Però, ripeto, nessuno che sappia scrivere (bene) di amore, serenità, equilibrio. C’è poco da bearsi per gli esiti della nostra società e della nostra socialità, è vero, però la scrittura letteraria sta ignorando dei temi difficilissimi: uno potrebbe essere, appunto, quello delle famiglie VERAMENTE felici. O no? Possibile che un tema come questo debba essere affidato a volgarissime fiction televisive, a trasmissioni domenicali che fanno pornografia dei sentimenti, a riviste popolari che si occupano di plastica sentimentale?
Leggo: “un ritratto ironico e impietoso sulle famiglie felici, che felici non lo sono mai, non completamente comunque”. Ok, ma condivido in parte. Mi spiego meglio. Le famiglie TOTALMENTE felici esistono, esistono eccome. La letteratura però non si fa mai carico di esse (se non in forme melense e stereotipate). Eppure esistono, pur non essendo state (mai?) oggetto di narrazione. Perché? Mah, io per primo mi cimento con una scrittura “critica”, e se mi guardo in giro vedo che c’è tanta passione riversata su una certa funzione “chiarificatoria” della letteratura. E’ giusto che sia così… Però, ripeto, nessuno che sappia scrivere (bene) di amore, serenità, equilibrio. C’è poco da bearsi per gli esiti della nostra società e della nostra socialità, è vero, però la scrittura letteraria sta ignorando dei temi difficilissimi: uno potrebbe essere, appunto, quello delle famiglie VERAMENTE felici. O no? Possibile che un tema come questo debba essere affidato a volgarissime fiction televisive, a trasmissioni domenicali che fanno pornografia dei sentimenti, a riviste popolari che si occupano di plastica sentimentale?
Ah, a proposito di Torino. E’ vero che oggi c’è l’incontro di Nazione Indiana… ok… però come si fa col lavoro? Porca miseria. Gli scrittori, almeno che non appartengano alla categoria definita da Biondillo”iperuranica” devono anche lavorare. O no?
Ah, a proposito di Torino. E’ vero che oggi c’è l’incontro di Nazione Indiana… ok… però come si fa col lavoro? Porca miseria. Gli scrittori, almeno che non appartengano alla categoria definita da Biondillo”iperuranica” devono anche lavorare. O no?
@nicolò, dici una cosa vera, ma alla tua domanda ha già risposto Tolstoi, quando all’inizio di Anna Karenina dice, più o meno, “Le famiglie felici, si assomigliano tutte. Quelle infelici no. Ognuna è infelice a modo suo…”. Come dire che è difficile trovare interessante una narrazione fatta di giornate che scorrono tutte uguali, tutte serene. Poi, figurati. Sono d’accordo con te. Preferirei che non esistessero più romanzi se in cambio ci fosse data la possibilità di un po’ di tranquillità duratura.
Ragazzi, la prossima volta vvertitemi che questo è un blog sado-maso. Se lo sapevo mica mi collegavo per leggere delle battute così orrende da fare male alla pelle: “Una generazione che al sangue nelle vene ha sostituito il plasma alle pareti. […] cullati dalla cultura (coltura? cottura?) delle immagini, tiranno che buca gli occhi cerebrali senza far scoppiare gli occhi fisici.”
“gli occhi cerebrali – gli occhi fisici” ahahhahaha, ma che è ‘sta roba?, un bambino dice cose più intelligenti e più spiritose. Ma non è ora che certa gente si prenda un trentennio, anzi facciamo cinquantennio sabbatico, dalla critica letteraria (o cronaca o comecazzo la chiamano), e se ne vada lontano, sotto una palmetta a tirarsi delle seghe con pc portatile collegato al satellite collegato a un sito porno?!?
Domenica, alla Fiera, volevo sentire Peixoto, e l’ho fatto ma a che prezzo! E’ arrivato La Porta, si è seduto di fianco al povero ragazzo, ha introdotto insistendo per dieci minuti sull’importanza della lingua spagnola nella letteratura. E noi a dirci: peccato che Peixoto sia portoghese… Poi ha continuato sul tema “disperato ateismo”, poi ha detto che Wojtilaccio non credeva in Dio… poi Peixoto l’ha ringraziato dicendo che da lui (La Porta) impara sempre cose nuove su di sé (secondo me una battuta meravigliosa). Però rimane il senso che tutto questo è sado-maso, che le parole di La Porta sono frustate insomma. Quindi facciamo una cosa: certi personaggi (La Porta & co.) rimandiamoli direttamente al mittente.
@ lippa, ti ho cercata alla fiera, domenica, e forse ti ho anche visto ma non ero sicuro fossi tu e non mi ero portato dietro il numero di cell. Vabe’ non che tu ti sia persa molto (a parte che ti portavo a chiaccherare con Peixoto che è stato ospite a cena di una ragazza torinese in gamba e che parla bene il portoghese, e se ero particolarmente in buona ti regalavo il libro scritto per la morte del padre “Morreste – me”, e anche ti avrei portata da Morozzi per un corso intensivissimo di fumettologia dal quale saresti uscita pazza ma felice :-). Il problema è stato anche che avevo il treno prestino. Ciao.
p.s. Se qualcuno se la prende per quello che ho scritto sopra gli faccio notare garbatamente che almeno io ho citato un libro importante invece di spandere spalmannianamente merda nel creato.
Infatti, Niccolò, io oggi ho (purtroppo) lavorato, e non sono andato a Torino. Qualcuno può farmi un resoconto?
Andreab, mi dispiace ma il libro che ho citato io, è molto più importante di quello che hai citato tu 🙂
quindi…
Biondils, stavo per fare la stessa domanda. Non è che qualcuno po’ fa’ ‘na videata?
Anzi ve’ (per donne gay e trans che frequentano questo blog):
http://poetaslunares.blogs.sapo.pt/arquivo/peixoto.jpg
Ma, penso che “Morreste – me” sia un libro importante, è comunque a detta di tutte le donne presenti Peixoto è un gran bbono, quindi, Posticino, lo riconsidererei 🙂
Gianni (e tutti gli altri, va da sé), da me c’è un resoconto in tempo reale.
alderano.splinder.com
Sempre a proposito di cannibali e per rispondere a andreab. No, il portoghese no. A me “piasciono” editori – o giornalisti – ma rigorosamente senza denti. Oppure se coi denti, rigorosamente over 60.
Ienax, t’ho detto che mi vergogno. aridaje. guarda che alla fine penseranno tutti che porti la dentiera 🙂
…invece scusa Ienax, non so se sia OT. ma io vorrei sentirle “le storie della fiera”. chi c’era può raccontare? naturalmente, se la lippa non ne ha fin sopra i capelli 🙂
Ci sono ma vi tocca aspettare fino a domattina, perchè da questo Pc è impossibile postare più di un commento! Prometto un lungo e dettagliato resoconto: ho preso appunti.
ps. per Andrea B: mentitore, ti ho cercato per ben due volte allo stand di Fernandel, ma c’erano solo i taralli…
Io so bene quali sono “i venti geni incompresi della letteratura” secondo la Benedetti.
Qui ci sono esattamente venti nomi:
http://www.nazioneindiana.com/chisiamo.html
@ IL POSTO DELLA DENTIERA
Sì, tu ti vergogni. Ma io no, non mi vergogno affatto a parlar d’un ottimo romanzo. Sono Ienax, sì, ma solo quando il libro è un’emerita schifezza. Il tuo non lo è, è superiore. Ed allora perché tacere?
Al massimo potranno pensare che abbia bisogno d’una parrucca. Ma non me la posso permettere – mi porta l’orticaria, quindi a cranio nudo resterò. Al massimo avrò un cappello, giusto per coprire quelli che son pensieri sempre troppo in trasparenza. ;-D
Per i curiosi: ho dentatura perfetta, 33 denti, sì 33, e non 32 come tutti. 33 e non una carie. I dentisti con me morirebbero di fame: non c’è pane per i loro denti con me.
Saludos
Iannox
Io di sfuggita oggi ho ascoltato la parte finale di Faharenheit, in cui Carla Benedetti ripeteva la solita storia del genocidio culturale. Sinibaldi le chiede qualcosa tipo:
– Ma secondo lei ci sono degli scrittori che sono stati penalizzati da questo sistema ecc.ecc.?
– Certo almeno una ventina!
– Ci può fare qualche nome?
– Be’ ecco adesso dovrei pensarci.
Ma com’è che quando si chiedono esempi di geni incompresi dall’editoria coloro che inveiscono contro la restaurazione i nomi non li fanno mai?
be, comunque – a parte gli scherzi – i penalizzati almeno non dovranno fare sforzi per elaborare una trama decente di romanzo.
come dei “bravi artigiani” si possono mettere lì, tricchete e tracchete e descrivere tutto quello che è loro successo, no?
qualcosa di “emotivamente forte” dentro di loro si sarà mosso, no, per essere sopravvissuti a un genocidio? non sto scherzando.
nel giro di venti anni – 20 per 2 =40, ma non è detto che ognuno di loro ne faccia due, non è giusto pretenderlo – potremmo avere almeno una quindicina di ottimi romanzi da recensire. perfetto.
@ IL POSTO DELLA FIERA
Mah, qualcosa ho detto, come quella storiella vera su quello che non legge i manoscritti che gli arrivano. Lascio però a voi indovinar chi potrebbe essere? Dirò che non m’ha riconosciuto – altrimenti avrebbe tentato di gambizzarmi. ;-D Diciamo che c’ho avuta ‘na botta di culo. Sarà stata colpa della barba che tengo, e che in fiera era più lunga del solito, e non solo in senso metaforico.
In generale si son fatte tante chiacchiere in stile Al Bano e quell’altra che l’ha lasciato per non-si-sa-bene-quale-carriera. Quello che ho sentito m’è semprato un arrampicarsi sugli specchi; per fortuna, i piccoli editori erano quelli più intelligenti – anche se non tutti. Ci son state presentazioni interessanti, e non è detto che non ne parli magari in un post se avrò tempo e voglia. Ma temo che mi prenderà la smania di scrivere un raccontaccio dei miei, i soliti. Ed allora, la Fiera c’è stata.
Però posso dire qualcosina piccolissima con beneficio d’esser ancora completamente comprovata, in quanto è ancora in lettura: Perceber di Colombati, dopo un centinaio di pagine, se non proprio un capolavoro, ci siamo quasi. Comunque, potrò dire bene solo a lettura ultimata. E’ solo una considerazione, questa: non la si prenda come un giudizio definitivo. Ma sì, ci sono le basi concrete perché possa dirlo anch’io capolavoro. Ad ogni modo, prima di dire qualche sciocchezza inopportuna, meglio è che termini la lettura. Poi ne tornerò a parlare, sicuramente.
Un gran bisticcio fra apocalittici ed integrati; ma alla fine, l’impressione mia è stata che lì fossero tutti integrati o quasi, alcuni eran forse integralisti e manco lo sapevano. Vabbe’. Per fortuna poi qualcuno ha pure detto del francescanesimo, ed allora s’è tornati su un piano… Boh, che piano! Ad ogni modo, vuotezza, questa l’impressione.
Come ho già detto, il meglio l’ho visto nelle presentazioni – quelle dei piccoli editori, ma anche qui c’è un ma, perché molti interessanti, altri no.
E non me fate dir di più. Che lo sapete che sono un chiacchierone, e voi vorreste che io dicessi e dicessi, ma in trappola non ci casco. Metto il casco onde evitar multe e pure le cinture di sicurezze: solo nell’intimintà me le tolgo. ;-D
Passiamo ad altro argomento o torniamo a parlare di Pulp, di questo ritorno di fiamma?
Saludos
Iannox
Ienax, mi fido di te perchè sei un lettore appassionato 🙂 e ti ringrazio. Finché Lippa non ci caccia: raccontate qualche dibattito? Vi prego. Più sono divertenti e meglio è.
Posso dire, in merito alla Fiera del Libro, che le standiste erano piuttosto anoressiche – o almeno questa l’impressione che davano. Indarno tentavano di piazzare libri, suppongo, anoressici. Non ci sono più le standiste d’una volta, e neanche i libri d’una volta, quelli delle mille e una notte.
Qui c’è proprio bisogno di continuare a rovinar famiglie felici, perché sì, il romanzo di Angela Scarparo non è di quelli vuoti, è invece un libro assolutamente pieno di “sostanza”.
I dibattiti a cui ho assistito – non dico quali perché poi mi toccherebbe far gossip e io il gossip non lo reggo proprio -, perlopiù noiosi o assolutamente vuoti: si parlava sì, si discuteva pure, ma le parole s’arrampicavano su parole vuote. Il risultato: concetti vuoti, o quasi. Però ho preso un libro di fantascienza e il venditore – chiamiamolo così – mi fa tutto allegro, quasi compiaciuto, anzi del tutto compiaciuto: “QUella sì che era fantascienza”.
E io: “Sì, decisamente. Un’opera veramente. DI quelle toste.”
E lui: “Adesso non si scrivono più cose così.”
Ed io: “Ed allora?”
E lui: “Ci arrivano un sacco di manoscritti. Li buttiamo.”
Ero tentato di chiedergli se li leggevano i manoscritti prima di buttarli, ma dalla faccia che c’haveva – un sorriso da passaporto – era chiaro che non leggevano mica. Vabbe’. Ecco un po’ di gossip, l’ho fatto, ma con classe da autostoppista douglasiana. Chissà quand’è che decideranno di farla saltare in aria ‘sta terra-laboratorio!
Saludos
Iannox
@ ilpostodeidibattiti.it
Be’, qualcosa ho detto, proprio adesso. Però, come accennavo, questo ho detto e altro non intendo dire. ;-D
Più che un lettore appassionato, sono un lettore vorace, direi carnivoro e cannibale. No, non sono facile ai complimenti. E questo credo che ormai lo si sappia bene. Quindi se dico bene d’un libro è perché merita veramente.
Ovviamente spero che la Lippa non mi tagli qualcosa per gli OT che sto facendo. ;-D Ti prego, non mi tagliere niente, gentile Lippa: ne ho ancora fortemente e disperatamente bisogno. ^___^”’
Iannox
Era ora Lippa: la casa incustodita tutto il giorno. Va bene correttezza! Ma qui, morti di fame come siamo, stavamo per svaligiare l’argenteria!
Ienax, guarda che mi monto la testa, eh? me la faccio tutta ricciolosa, così, ***** e così e così
*****
*****
e quando ci vediamo tu mi fai, “ma che hai fatto? Che hai fatto? Te se fatta na capoccia così!” (A. Sordi, Il vigile Otello Celletti alla sorella che dice di fare “l’estetista”, quando la rivede dopo tanto tempo)
Ah, adessoc capisco: mi sembrava che fosse un po’ dura ‘sta argenteria. E sì, qualche pesso l’ho mangiato per disperazione quasi.
Vero che non mi verranno chiesti i danni? !___!
Ciao Loredana, ciao…
Iannox
andrea b
non so se sono donna, gay o trans pero’ il tuo poeta (sicuramente bravissimo, per carita’) nella foto mi pare un po’ di ‘plastica’.
Per Iannox,
che fai? insidi anche il posto. Fedifrago!!
🙂
besos e ‘notte
No, Spettatrix, non è vero. E non è per difenderlo, ma un legame esclusivamente professionale lega Ienax a una iena come me. 🙂
Posto
ciao
no, non difenderlo, non cercare di proteggerlo!!..così mi rovini la sua risposta 🙂
baci e ‘notte
@ IL POSTO DELLE IENE
@ SPETTATRICE
Oddio! Due donne che litigano per me. Che bello, che sogno, che fascino.
Potrebbe anche esser divertente vedere come v’accapigliate. ^___^”’
Ma poi temo che a rimetterci sarei solo io, e non escludo che potrei finire male, tipo Paul Sheldon legato ad un letto e voi che mi spaccate le caviglie a suon di martellate. ^___^”’ No, dio! Che brutta immagine ho avuto di me legato… no, le caviglie mi servono.
Ahhh…. Due, DUE “Annie Wilkes” che mi vogliono. Siete in DUE. Sono DUE… Lippaaa… Aiutooo… ^____^”’
Besos
Iannox Sheldon
Per Wu Ming. Non crederò MAI alla storia delle QUARANTA riscritture da cima a fondo. Sarà che per me scrivere è un ATTO poco meno che MISTICO:-/ (altro che scrittore = artigiano della penna!), ma una volta che ho steso un lavoro sarei folle a sperare che la MUSA torni a visitarmi all’infinito con gli stessi spunti… e soprattutto con lo stesso MUSO compiacente, anziché sempre più INCAZZATO.
Un conto è aggiustare/limare/migliorare … un conto riscrivere tutto quaranta volte. Da morire di noia. Ma già, io non so lavorare su COMMISSIONE:-)