TOMMYKNOCKER

Se i libri hanno anche una funzione consolatoria, questo sarebbe il momento di tirarla fuori (sì, ma cosa, ma quali? Le pagine de "La Nausea" che descrivono la quieta domenica borghese? L’introduzione (straordinaria) di Max Frisch a "Don Giovanni o L’amore per la geometria", dove si scopre che il Commendatore siamo noi?). Ma a ben vedere non so se l’aggettivo "consolatorio" sia quello giusto, se non sia meglio sostituire alla consolazione altri stati d’animo, nella vasta gamma che va dalla paura alla rabbia. Questo mi veniva in mente, stamattina, a quorum irraggiungibile, mentre su un autobus della linea 495 un passeggero tunisino ripeteva ad alta voce, cantilenando, "L’Italia è finita". E mi veniva in mente anche una filastrocca: quella che Stephen King inserì nel suo romanzo sulla mutazione di almeno parte del genere umano, "Le creature del buio": quella che fa "Ieri notte a tarda ora/Tommyknocker, Tommyknocker/han bussato, ed oggi ancora/Vorrei scappare, ma non so se posso/per la paura che mi han messo addosso".
Alla fine, penso che le uniche  parole che si adattano a quel che sta accadendo non debbano essere cercate nel passato, ma vadano scritte ora. Per questo, riprendo e pubblico qui un commento di
Leonardo Colombati al post precedente. Sì, siamo tornati indietro di parecchio: ma, almeno nei libri, si possono trovare antidoti ai Tommyknocker.

"Sono appena andato a votare (quattro “sì). Ero l’unico uomo. Prima e dopo di me, solo donne.
Non mi è piaciuto il ricorso al referendum su una materia tanto complessa: lo dico da convinto sostenitore di molte battaglie radicali, che hanno contribuito a fare di questo Paese un posto appena più moderno.
Sono arrivato, oggi, al seggio, dopo mesi di dubbi. All’inizio, il sofista che è in me si era ribellato. Rifletteva il sofista: “Negare la fecondazione eterologa vuol dire negarci la possibilità di costruire una vita umana. Ammettere l’aborto vuol dire permetterci di sacrificarne una. C’è un implicito – e drammatico – atto di modestia verso qualcosa che romanticamente potremmo chiamare Natura e più vichianamente Storia in questo abissale distinguo. È l’accettazione del fatto che può esservi nell’Uomo l’istinto e la volizione ad uccidere ma non la presunzione di farsi Dio. Concepire un figlio non è né un dono né un diritto; è soltanto il modo con cui la Natura perpetua se stessa, a difesa della propria mortalità. Tutti gli Uomini muoiono (anche i feti abortiti) ma non tutti gli Uomini nascono. Abortire – per dirlo in modo sinistro– è accelerare un evento certo; fabbricare embrioni è inverare una mera possibilità. Con conseguenze che non siamo capaci di immaginare”.
Belle parole. Stronzate, in fondo. L’Italia s’è data una legge, in materia, che non ha eguali nel mondo occidentale.
Il primo quesito riguarda l’abolizione di quella parte della legge 40 che attualmente vieta ai ricercatori di utilizzare cellule staminali prelevate da embrioni non utilizzati. Con le cellule staminali (che possono essere moltiplicate in laboratorio) si può tentare di combattere malattie come il cancro, la sclerosi, l’Alzheimer, il Parkinson e il diabete.
Attualmente, in Italia, ci sono 30.000 embrioni non utilizzati, che giacciono nelle celle frigorifere degli ospedali. Verranno buttate nello scarico del cesso.
Il secondo quesito riguarda l’abolizione della norma che non consente il congelamento degli embrioni e obbliga la fecondazione di un numero massimo di tre ovuli alla volta. Questo obbliga la donna, in caso di insuccesso del trattamento, a sottoporsi a più cicli di cura, con possibili danni per la sua salute. Inoltre, non permette alle coppie portatrici di malattie genetiche e infettive la cosiddetta “analisi reimpianto”, cioè un esame dell’embrione prima del suo trasferimento nell’utero della donna. Si espone così la donna a un doppio trauma: la possibilità di impiantare un embrione malato e la conseguente probabilità di dover ricorrere a un aborto terapeutico.
Per essere più chiari: in nessun altro Paese occidentale, la donna è sottoposta ad una cosa del genere.
Il terzo quesito riguarda l’abolizione della norma che assicura al concepito gli stessi diritti di una persona nata. Semplicemente non capisco come tale equiparazione possa non portare ad una ridiscussione della legge 194 sull’aborto. Ricordo che per la norma in esame “concepito” vuol dire l’ovulo già fecondato, ancora prima che si formi l’embrione. In parole povere: l’incontro tra uno spermatozoo e un uovo.
Il quarto quesito – il più spinoso – riguarda la cosiddetta “fecondazione eterologa”, una tecnica (cui ricorrere solo in casi di grave sterilità) che consente alla coppia la fecondazione assistita anche utilizzando gameti di donatori esterni alla coppia. La legge attuale vieta questa pratica, ma consente la “fecondazione omologa”, e cioè la fecondazione con gameti del maschio della coppia. La fecondazione eterologa, in barba alle Apocalissi di chi la vuole negare, è una tecnica PER LA FAMIGLIA, per un uomo e una donna che vogliono un figlio, vogliono costruire una famiglia, ma non possono. Quest’uomo e questa donna, oggi, andranno in Spagna o in Inghilterra o in Austria, se hanno i soldi per farlo. Vorrei ricordare anche che l’infertilità colpisce, in Italia, una famiglia su cinque. Con questa legge, queste famiglie sono di serie B; anzi, direi che NON SONO FAMIGLIE, per il mostruoso concetto secondo cui una famiglia si fonda sullo sperma del maschio.
Da oggi, questo Paese che vanta già alcuni record di cui non possiamo vantarci, fa un salto indietro di quarant’anni. Qualcuno ci ha costretti a pensare che la Terra è un disco piatto".

55 pensieri su “TOMMYKNOCKER

  1. seconda et ultima parte dei miei fanta-pensieri.esprimo la piu ampia condivisione x il “diamond-pensiero” ovvero ITALIA PAESE DI MERDA.ITALIETTA FATTA DA BORGHESI PICCOLI PICCOLI CHE NON VANNO AL DI LA DEL PROPRIO NASO.BRAVI…VI MERITERESTE UN RITORNO ET PIENA APPLICAZIONE DELLO STATO PONTIFICIO…IO NEL FRATTEMPO SPERO DI ESSERE EMIGRATA NELLA MERAVIGLIOSA SPAGNA DI ZAPATERO….ITALIANI…PRRRRRRRRR…..

  2. Andrea c, viviamo in un regime di democrazia, nella quale talvolta ci sentiamo stretti; il tuo sparare all’impazzata accusando di de-responsabilizzazione la massa, di difetti anche fisici o caratteriali i connazionali che conosci meglio (o affatto, come le donne), mi sembra, oltre che offensivo, poco realistico. Sarà che non mi va di insultare nessuno, anche se non sono del tutto fiera di essere italiana.
    Mi viene il sospetto che l’importanza che viene data a Ruini ed ai preti serve a consolidare il potere di una Chiesa in crisi da decenni, nonostante le impennate di religiosità indotte dal buonismo dei suoi capi carismatici, carisma dal quale Ratzinger è ancora ben lontano.
    A mio avviso i temi oggetto del referendum, semplicemente, non toccavano gli interessi di tutti. E per interesse intendo coinvolgimento attivo e diretto. Le prospettive cambiano quando sei malato, quando non riesci ad avere figli, quando da donna e futura madre ti ritrovi ad affrontare tutte le paure ancestrali relative alla maternità. La coscienza ed il sospetto scendono a patti con le priorità concrete, il medico in camice bianco assume il ruolo di delegato di Dio, se sei religioso, o l’ultima spes se sei ateo. Altrimenti progresso scientifico e coscienza continuano a viaggiare l’uno su un cavallo al galoppo, l’altra a dorso di una lumaca.
    Che la colpa dell’arretratezza del ridente stivale, e soprattutto, guarda caso, del Sud, sia della Chiesa, l’ho capito dall’età di dodici anni, quando sono “ritornata” atea.
    Quello che mi fa rabbia non è tanto il risultato fallimentare del referendum, quanto il fatto che è stata varata una legge che ha negato gli interessi di pochi (in percentuale) per salvaguardare la coscienza della maggioranza e scongiurare le sue paure. Se uno Stato detta simili restrizioni e la gente non si pronuncia, sotto sotto il pensiero c’è, ed è dominante.

  3. @ gianna – mi pare che le cose le vediamo in maniera diversa e i nostri punti di vista sono inconciliabili.
    però permettimi un appunto, se tu scambi una generalizzazione per un assoluto continuerai a sentirti offesa da quello che dico, se dico che le donne in italia (e nel mondo) vivono ancora in una condizione di subordinazione mi riferisco a ‘la maggior parte’, non a tutte. se dico che gli italiani sono un popolo di bassa cultura sociale, mi riferisco a ‘la maggior parte’, non a tutti. d’altra parte se dico che rutelli è una merda intendo rutelli tutto, non salvo nemmeno l’unghia del piede, e quando parlo di fasci di merda, intendo tutti, ma proprio tutti, anche quelli che non votano per un partito di destra, ma tutti questi sono sottintesi che pensavo andassero senza troppe spiegazioni.

  4. Eppure la chiesa dice di non abortire e si continua ad abortire, dice di non mettersi il cappuccio quando si tromba eppure si continua mettersi il cappuccio, dice di non drogarsi e pure ci si impasticca, dice di non uccidere e ci si scanna…sarà proprio vero che siamo sul’orlo della teocrazia? se fossimo più bastardi e basta?

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