UN ANNO DI PIU'

Francesco Forlani fa due chiacchiere. Il suo interlocutore
è Francesco de Core, scrittore e giornalista del Mattino. E dal momento che me
le manda, io le pubblico. Voilà.
Aggiornamento: Carmilla .

A distanza di quasi un
anno dall’uscita di Gomorra possiamo dire che nel frattempo sono successe tante
cose. Ho letto in alcune interviste accuse al libro di malapartismo ( per me
ovviamente sarebbe un complimento) e comunque una certa difficoltà, a volte
fastidio, a confrontarsi con questo libro. O con l’autore. E non parlo solo di
Baricco e Sanguineti, lo stesso Silvio Perrella, sull’Indice, solitamente
fluido. brillante critico, in questa recensione lettura di Gomorra mi è parso
in difficoltà, tutto preso a manovrare con i se e con i ma. Da dove viene
questa difficoltà? Dal semplice, incomprensibile  "successo" di
un giovane autore o da una certa diffidenza degli addetti ai lavori,
letterati o giornalisti che siano,  verso un autentico giornalista scrittore?

Caro Francesco, quanto accaduto
a Roberto Saviano ed al suo libro è un caso forse unico nel nostro panorama
letterario. Dunque, non mi meravigliano certe reazioni prima beatificatorie poi
vagamente snobistiche. Il successo, si sa, spesso produce questi cortocircuiti,
soprattutto in Italia. Saviano nasce ed emerge a sorpresa, non viene a galla
come evento costruito a tavolino (ha pubblicato per Mondadori, ma come decine
di altri scrittori), è un 28enne che non ha radici nella società culturale né
ha alle spalle esperienze editoriali di spessore. Forse anche per questi motivi
Gomorra ha sorpreso, spiazzato. Quindi la vicenda personale dell’autore – il
grido lanciato contro i camorristi nel corso della presentazione a Casal di
Principe, le minacce più o meno velate, l’eco di Eco e del Tg1, la scorta
concessa, l’intervista in anonima campagna con rudere industriale (quasi una
immagine tra il rurale e il metafisico) al direttore del più importante
telegiornale di Stato – ha nei fatti contribuito al ri-lancio di un libro che
ne contiene almeno tre al suo interno. Ma se ci fossimo trovati in presenza di
un fenomeno transitorio, Gomorra non avrebbe stazionato nelle classifiche dei
libri per settimane, anzi mesi (a piacere tra la graduatoria della saggistica e
quella della narrativa, chissà poi perché….). Non l’avrei visto in mano ai
ragazzi in metrò a Roma e Napoli più e meglio di un Boccia o di un Camilleri.
Non avrei sentito parlare di "sistema" tra gli studenti o nelle
conversazioni al bar. Eppure faccio il giornalista. E della faida di Scampia mi
sono occupato quotidianamente: delle vittime innocenti come della barbarie di
agguati portati a termine da killer imbottiti di droga. Niente a paragone del
dibattito (e usiamola senza timori, questa parola….) suscitato da Gomorra.

Certo, mi si dirà che ogni
evento rischia di diventare moda. E citare Saviano e Gomorra, in qualche
salotto, era un dovere prima ancora che un piacere. Ma questa è una annotazione
marginale. Perché Saviano ha avuto un doppio merito: entrare nelle viscere di
un fenomeno criminoso così pervasivo come la camorra e di un fenomeno
ulteriormente in espansione come la zona grigia del mercato parallelo a quello
malavitoso (ma qui siamo ancora al trattato sociologico), descrivere
quest’intreccio – e gli eventi e gli eroi e i delinquenti e i preti di
frontiera e i creatori di armi – con una lingua che parte dallo stomaco, dalla
pancia, una lingua forte, fortissima, talvolta barocca, ma che sa rendere
l’orrido e il malefico, l’allucinazione e la realtà, con una carica che bisogna
risalire a Malaparte per ritrovarla.

Vogliamo fare le pulci a quanto
scritto? Come ha avuto modo di spiegare proprio sul Mattino il giudice Cantone,
anch’egli nel mirino della criminalità casertana (più ramificata e potente
negli affari persino dei tanti clan disseminati sul territorio napoletano,
oltre cento), Saviano racconta cose vere. Nel senso di realmente accadute. Da
questo punto di vista, il riferimento che egli fa a scrittori-padri come
William Langewiesche non è affatto fuori luogo, anzi. Reportage no-fiction.
Tutta verità. Ma per Sanguineti, il grande sacerdote dell’avanguardia (e oggi
assistiamo con colpevole ritardo alla "riabilitazione" di quegli
scrittori che furono messi all’indice, valga per tutti Carlo Cassola), il libro
di Saviano è l’esempio di come la realtà si faccia racconto, "ovvero di un
piegarsi modaiolo al reale". Mentre a Genova si celebra il tempo che fu, e
l’odio di classe, uno scrittore (giovanissimo) che porta il suo coltello nella
piaga purulenta della camorra fa moda…. Piccola precisazione: per sua stessa
ammissione, Sanguineti non ha letto il libro. Ergo: il diritto di critica,
legittimo e sacrosanto, almeno si alimenti di qualcosa di sostanzioso, non di
un paio di pagine lette ad un reading.

Rosanna
Bettarini, neopresidente del premio Viareggio, va oltre. Fosse stato per lei,
probabilmente Saviano non avrebbe avuto il riconoscimento per l’opera prima.
"Qua e là mi sembrava sopra le righe", ha detto. Come se descrivere
il cadavere di Gelsomina Verde – la ragazza bloccata, torturata, uccisa e
bruciata nella sua auto solo perché sentimentalmente legata ad un esponente di
un clan in guerra – possa avere lo stesso impatto letterario dalla madeleine di
Proust. Ecco, tanti distinguo un po’ cavillosi mi paiono fuorvianti, come se la
società letteraria avesse in qualche modo deciso di emarginare, se non di
espellere, un prodotto di qualità e di successo i cui connotati non sono
facilmente sezionabili e distinguibili. Di più, Saviano – in Gomorra – ci ha messo la faccia e il
corpo. Ci ha descritto cose che conoscevamo solo in superficie. Lui ci ha
portato nel cuore, anzi nel ventre, del fenomeno. Con una parola prepotente,
che incalza, che toglie il respiro. E
che fa esplodere una rabbia covata a lungo. Ecco, Gomorra è un libro
splendidamente impuro. Non un prodotto da laboratorio.

Che dibattito se c’è stato un dibattito ha suscitato al Mattino?
In che
modo la figura di Siani, anche
attraverso il bellissimo romanzo di Antonio Franchini, L’abusivo, si ricollega
al fenomeno Gomorra?

Molto si è discusso, ed era logico che così fosse,
sull’entità del fenomeno Saviano. Ed è chiaro che una ferita ancora aperta come
quella dell’omicidio
di Giancarlo Siani  non potesse non riemergere in circostanze come queste.

Ma il romanzo di Franchini e il reportage di Saviano sono molto diversi, come
impianto e come scrittura. A mio avviso, rappresentano due momenti molto forti
e molto alti che la letteratura di questa città ha saputo esprimere negli
ultimi anni. Il nervo scoperto di Napoli e dei suoi lati oscuri, torna
costantemente a galla.

Tempo fa si parlava di
nouvelle vague della narrativa napoletana.
personalmente credo che solo ora sia
veramente esplsa quesa nuova energia, anche se c’è chi la miccia l’aveva accesa
da tempo. E penso soprattutto a Pino Montesano e alla capacità che ha di
dialogare con narratori come Roberto Saviano, Diego de Silva,Davide Morganti,
Mauro Braucci… per citarne alcuni.

C’è – ed è giusta
la tua sottolineatura – una presa di coscienza netta da parte degli scrittori
della nuova generazione. Ognuno a modo suo, ognuno con il suo stile, ognuno con
il suo mondo di riferimento, ognuno con il suo punto di partenza. Non c’è una
scuola, ma ci sono esperienze differenti che convergono in un "coro"
complessivo. E spesso amaro più che dolente. Tu hai citato Braucci e Montesano,
Morganti e De Silva. Io aggiungo Arpaia, Serio, De Santis, la Parrella, la
Cilento, scrittori geograficamente vicini come Piccolo e Pascale, un nome nuovo
come Mastroianni (e spero di non dimenticarne altri), saggisti come Picone e
Perrella. Alcuni di loro non vivono più a Napoli e non sono
"napoletanocentrici". Ma si avverte nei loro lavori, in maniera più o
meno pressante, l’urgenza di non sottrarsi alla realtà e ad un ancoraggio alla
terra che si esprime, ovviamente, in stili differenti. Per questo non parlerei
di nouvelle vague: siamo in presenza di una generazione di scrittori diversi
che non si astrae ma che sa calarsi nel proprio mondo di riferimento.

 Quello che spaventa del panorama "napoletano" è
che non esista un editore dalle nostre parti capace di capitalizzare queste energie. Non so se in Italia esista ancora la possibilità di avere un Giulio Einaudi della Torino del dopoguerra, ma un editore che più di tutti rappresenti quel tipo di
vocazione.Comunque sia, credo che Napoli sia la sola grande città in
Italia a non avere un grande Editore, ma forse piccoli “grandi”…

Quanto all’editore, è una vecchia questione. Fermo restando che un Giulio
Einaudi non è più replicabile ovunque, qui come al Nord, il Sud sconta un gap
terribile non sul piano delle idee (che pure ci sono) ma su quello della
imprenditoria editoriale. Non mi preoccupa, comunque, il moloch che manca;
trovo che la Grande Sigla rappresenti una concezione vecchia. Mi preoccupa
invece la strozzatura distributiva, che rappresenta il vero assillo delle tante "case" che si vanno affermando con prodotti di altà qualità – e
tra tutte cito l’Ancora del Mediterraneo di De Matteis.

 Marino Niola, in
una conversazione pubblicata proprio su Nazione Indiana, parlava di una sindrome di Penelope. Diceva
"Napoli è una città che disfa, o dissipa, incessantemente ciò che fa, o cumula. Ma qui siamo a mio avviso più
vicini a quella che Bataille, nel saggio sulla dépense, chiama la “proprietà
costitutiva della perdita”. Come ti rappresenti Napoli?

Infine,
la rappresentazione di Napoli. Non mi piace questo continuo, convulso oscillare
tra la speranza irriflessiva e l’orrido più cupo, tra il Rinascimento e
l’Inferno. Credo che siano teoremi semplicistici, slogan di copertura, analisi
poco attente. Serve altro, per capire una realtà strutturata e de-strutturata
come quella partenopea. In questo, forse, molto ci è stato d’aiuto Saviano.

51 pensieri su “UN ANNO DI PIU'

  1. Semplicemente, in Italia tutto si perdona tranne il successo… L’idea di un outsider che non appartiene a nessuna conventicola, e che per di più in questo paese gerontofilo ha pure il torto di essere giovane finisce con il generare quanto meno il distinguo, la parolina, l’invidia malcelata…

  2. ….intanto sul blog di Stampa Alternativa c’è il festival dei frustrati che è degenerato in una vera e propria aggressione/linciaggio a Saviano, accusato di ogni possibile nefandezza… la costanza del WuMing n.1, che da giorni apre continuamente crepe nel muro e ogni volta che lo riformano da una picconata, non basta più – e infatti pare si sia rotto le scatole pure lui. com’era prevedibile, da linciaggio contro Saviano che era, si è trasformato in linciaggio contro WuMing. quando non sai come prevalere in una discussione parti con gli insulti. e che tristezza la fine che sta facendo la creatura di Baraghini… (AC)
    http://www.stampalternativa.it/wordpress/?p=276

  3. Mah, non mi pare che il libro sia brutto o scritto male… i gusti son gusti, ma negare a Saviano una certa abilità nello scrivere mi sembra davvero eccessivo. E anche considerarlo un libro “falso” mi pare poco sensato, ma sarà che non credo in una verità assoluta e uguale per tutti

  4. Musicista, non so quanto hai compreso di me e di questo blog: in caso, te lo dico esplicitamente. Non amo la pubblicità comparativa. Non amo quello che altri, giustamente, definiscono benaltrismo. Gomorra è una cosa, Pericle il nero tutt’altra. Qui stiamo parlando di Gomorra: si è ben capito che la sottoscritta lo reputa un grande libro, cosa da cui sei liberissimo di dissentire. Però, cortesemente, sono gradite le argomentazioni, e non gli slogan.
    Quanto al blog di Stampa Alternativa: quel che trovo vergognoso è il comportamento di chi, avendo scritto un libro già uscito o in uscita, spara fango sugli altri rivendicando il proprio lavoro come sicuramente più onesto, elevato, etc.etc.
    Dove caspita vivo, io? Boh.

  5. Gomorra, sì va bene…e Pericle il nero, certo… e Manituana, perché no… però, però… però… non vorrei dire, però, i miei libri, ma lo dico così, sottovoce, i miei libri, i MIEI libri, I MIEI LIBRI… adesso… cercate di capire… non sono mica geloso, eh? Mica rosico, nooo… ma
    I M I E I L I B R I… IMIEILIBRI IMIEILIBRI IMIEILIBRI IMIEILIBRI IMIEILIBRI IMIEILIBRI
    Quelli sì, cazzo, che sono capolavori!!! CAPOLAVORI!!! PERCHE’ NON VENDO 600.000 copie anch’io!!!!!!!!!!!
    Perché mi odiate?

  6. @ Gianni
    La domanda finale è malposta. dovresti chiederti perché NON ti odiano. E la risposta sarebbe perché NON hai venduto 600.000 copie. Invece fai simpatia, che ci vuoi fare? Spero tu possa presto godere di un po’ d’odio, giusto un po’. mondo avvilente.

  7. Ma che banalità, scusate.
    Non è vero che chi ha successo viene odiato e basta, se fosse così non avremmo avuto il problema Berlusconi, che è amato per il suo successo molto più di quanto sia detestato per lo stesso motivo.
    Saviano è molto amato anche per il suo successo, e fa rodere alcuni per la stessa ragione.
    Poi c’è della gente normale a cui il libro è molto piaciuto e gente normale a cui il libro è mediamente piaciuto, o punto.

  8. No, Alcor, attenzione: avere successo nello sport, nel cinema, in tv, in economia, in politica, etc. etc. in Italia è lecito, lecitissimo, anzi doveroso. Tutti, anzi, ti leccano i piedi. Tutti saltano sul carro del vincitore.
    Ma il successo nel *virgolette* mondo della cultura *virgolette* per chi in quel mondo ci vegeta è davvero INACCETTABILE!
    Poi c’è “la gente normale a cui”… etc… etc… (e quello è un discorso ovvio, figurati)

  9. Trattavasi di battuta, la mia, chiaro, in risposta a una provocazione scherzosa di Biondillo. Evidentemente non era una buona battuta visto che c’era bisogno di spiegarla. Cosa che Biondillo ha fatto molto bene.

  10. boh, mi sembra di averlo detto, il libro di Saviano è una continua fuga dal reale pieno zeppo di metafore, banali da sfociare nel luogo comune, case che piangono… anche nella letteratura c’è un progresso tecnico, bene questo libro è come un film di fantascienza anni ’50, è DATATO nella forma e nei contenuti se il suo autore continuerà a presentarlo come romanzo non potrò fare a meno di dire che è brutto.

  11. Musicista, tutta questa pubblicità è inutile. Non lo veniamo a vedere, il tuo blog. Non lo veniamo a vedere perché non ce ne frega un cazzo di uno che si pone come ti poni tu. Sei l’ultimo di una lunga serie che ci ha provato, e sei anche il più moscio di tutti. Sciò.

  12. Io invece sono andata a vedere, Musicista. Mi pare che nel tuo profilo tu metta i libri all’ultimo posto fra gli interessi, dopo le “Pulzelle, Quaglie, Cavalle, Valchirie, Passere, Fighe, Puttane, Mamme, Studentesse [universitarie], Zie, Fanciulle”.
    Dunque?

  13. inoltre poi preciso anche sta cosa, ho visto il sito di Wu-ming, quelli si sfigati, e lo dico quel libro è una cagata assoluta che solo einaudi stile libero, cui partecipa il berlusca con il 20 percento, poteva pubblicare: tralasciamo il fatto che questi qua stanno in qualche mansarda nel centro di Bologna, che non hanno mai messo un piede a Boise (idaho), sicuramente non hanno mai ascoltato i, tiro a caso, Laughin’ Hyenas, vengono a fare un libro sulle nascita dell’america guarda caso sullo sterminio degli indiani, che ridere, guardate che non hanno certo aspettato voi per riflettere su sto fatto, e anche qui lo sappiamo com’è andata poi venite a fare gli antropologhi a raccontarci storielle Lakota sulla nascita del mondo il vento, vedete che Harvard ha un badget quanto il pil dell’irlanda, ma l’avete mai vista la biblioteca di Salt Lake City?? SANNO TUTTO di là, perché non raccontate di quando sono venuti gli AMERICANI alla biennale di venezia del ’47?? altro che fuga di cervelli, ma vi pare che aspettano voi in America per dirgli quanto fanno schifo??? la contestazione non è iniziata in una sezione del pc di roncobillaccio, a detroit negli anni ’50 c’erano i carri armati, ma l’avete letto Cèline? o davvero pensavate che gli operai andavano a lavorare per Ford tutti sorridenti, avete visto troppi film su Willy Wonka, c’eravate a Genova nel 2001? quello era il popolo di SEATTLE lo capite, che leggevano Tony Negri nei campus californiani???

  14. Musicista, cerchiamo di essere civili.
    Non ci si incontra, tu ed io.
    Capita, nel mondo on e off line.
    Ci si saluta qui, se sei d’accordo. Non costringermi a cancellare commenti che non sono altro che spam. Confido nella tua intelligenza, e tu rispetta il mio modo di vedere.
    Ognuno per il suo blog, va bene?
    Buona notte

  15. Beh, le domande sono fuori fuoco, perché è sbagliata la premessa. Non è un libro sullo sterminio degli indiani, la questione è più complessa.
    Sì, conosco i Laughing (e non “Laughin’ ” come scrivi tu) Hyenas, ma preferivo i Negative Approach.
    No, non sono mai stato a Boise, più a Ovest del Texas non mi sono mai spinto, però sono stato alla riserva mohawk di Akwesasne, che credo abbia un PIL pari a quello di Harvard, grazie ai casinò.
    So bene che in America gli storici hanno riflettuto sul genocidio e la fondazione del loro Paese, infatti proprio i testi di quegli storici, da Francis Jennings a Howard Zinn, da Alan Taylor a Isabel Thompson Kelsay, sono stati le nostre letture negli ultimi anni.
    Sì, certo a Genova c’eravamo: eravamo nel merdaio dello Stadio Carlini, e in via Tolemaide il 20 luglio, e non solo: io ero anche a Québec, qualche mese prima, a protestare contro l’ALCA.
    E si dice “Toni” Negri, non “Tony”.

  16. Va bene, avete dato una lezione a Musicista che, evidentemente, ha cominciato con il piede sbagliato. Premetto: non ho letto “Gomorra” che, peraltro, adesso è compreso anche nei programmi di certi corsi universitari. Se lo leggerò, può darsi che lo apprezzerò. Può darsi pure che non mi piaccia. Nel caso, potrò dire, argomentando, che non mi piace? Il mio giudizio varrà meno, perché espresso da una lettrice “comune”?
    Magari l’establishment critico – letterario è davvero un po’ viperino: ma da una parte e dall’altra, mi pare.

  17. Floria, c’è chi ha amato il libro e chi lo ha detestato. C’è chi è rimasto colpito e chi è rimasto indifferente. C’è chi ne ha scritto e chi lo ha ignorato. Tutto normale, lecito, fisiologico e addirittura benvenuto: i libri vivono grazie alle reazioni diverse di chi li legge, si nutrono di questa diversità, guai se non ci fosse.
    Purtroppo, però, è da un pezzo che la discussione non riguarda più le opinioni sul libro e il suo contenuto. Abbiamo cercato in tutti i modi di mantenerla a quel livello, abbiamo detto che “Gomorra” andava “desavianizzato”, abbiamo cercato di produrre contributi sensati a un dibattito nel merito che però… non c’era, non c’è mai stato.
    Nel corso dei mesi, il fatto che “Gomorra” vendesse ha fatto scattare nel sottobosco letterario (un ambiente molto più fetido e schifoso di quel che immagini tu) le solite reazioni da cani idrofobi e sbavanti.
    Oggi l’andazzo è quello dell’attacco personale all’autore, dell’insinuazione volgare, della maldicenza da rodimento di culo, della diffamazione (nemmeno tanto) serpeggiante, delle falsità dette a mezza voce o addirittura gridate ai quattro venti.
    Saviano mitomane, Saviano mentitore, Saviano che in realtà è in combutta con la camorra che attacca a parole, Saviano plagiatore di autori e giornalisti meno noti, Saviano che in realtà non ha la scorta, Saviano che col suo successo impedisce l’affermarsi di altri scrittori, Saviano che è solo una creatura del marketing, Saviano colpevole di tutto.
    E’ questo linciaggio il problema, non la semplice espressione di pareri critici sul libro.
    Dopodiché, io non ho dato lezioni a nessuno: mi sono state poste delle domande (ero a Genova? Sono stato nell’Idaho? etc.), e ho risposto. Sì, ero a Genova. No, non sono stato nell’Idaho. Mi adopererò per colmare questa lacuna, prima o poi, ma per il momento l’esperienza mi manca.

  18. Vorrei precisare che ho scritto il commento prima che tu pubblicassi il tuo ultimo. La casualità lo ha collocato in successione ma il riferimento era al dibattito precedente. Bene hai fatto a rispondere alle domande falsamente insidiose e provocatorie del povero Musicista (che da un certo punto in poi, è apparso suonato anzichenò). Ma in definitiva che aveva fatto, prima? Da perfetto ingenuo, aveva detto, forse male, che “Gomorra” era brutto, evidentemente infilandosi in un contesto che non aveva valutato. Punto. E’ stato letteralmente massacrato. Allora: evidentemente il dibattito critico (o pseudocritico) degli “addetti ai lavori” fa perdere un po’ il senso delle proporzioni. Per il resto: io sono della scuola del “non ti curar di lor, ma guarda e passa”. Un libro di successo fatalmente suscita invidie e risentimenti spesso immotivati: esaurito il dibattito, talvolta pretestuoso, sarà il tempo a stabilire cosa vale e cosa no (e sì, leggerò “Gomorra”: non mi chiamo mica Sanguineti!).

  19. Da molti mesi il libro “Gomorra” ha tutti i mezzi per viaggiare per conto proprio, indipendentemente dalle critiche in buona o cattiva fede mosse all’autore. Certo, la mentalità di molti è lenta a cambiare, e prima che grosse porzioni di popolazione italiana la smettano di sentirsi parte dell’Antistato dovranno forse passare generazioni. Magari, un giorno, i pronipoti dei Wu Ming creeranno un grande affresco epico non già sullo sterminio degli indiani, ma sulla furibonda lotta tra filogreci e filotroiani di casa nostra… ehm… di cosa nostra:-/

  20. Floria, se permetti. Il povero Musicista, già da qualche giorno, infilava in questo blog battutine, non argomentazioni. Come quella relativa a Nadia Fusini e al saggio di Maurizio Bettini (che mi sembra difficile abbia letto, dal momento che è appena arrivato in libreria).
    Aggiungendo, subito dopo, un commento francamente irritante, del genere “sei-così-carina-che-ti inviterei-a-cena”.
    E quando, a proposito di Gomorra, ha infine chiarito la sua posizione, lo ha fatto con toni-permettimi-livorosi. O che a me sono sembrati tali.
    Chiunque ha il diritto di dire la sua su un romanzo che alla sottoscritta è piaciuto, chiariamoci. Se però la critica si esprime in modi aggressivi e liquidatori, io ho altresì il diritto di chiedere all’ospite cosa desidera dalla sottoscritta e perchè sia qui.
    Vale una vecchia metafora, non mia ma acquisita: la “casa” è aperta a tutti e chiunque può fare e dire ciò che vuole.
    Se però sale sul divano con le scarpe sporche di cacca, la titolare ha il diritto di chiedergli di scendere.
    Detto questo, la porta resta spalancata, anche allo stesso Musicista: con toni e intenzioni diverse, però.

  21. Sto leggendo “Gomorra”. Sono arrivata a pag.205. Mi sta piacendo molto.
    Mi ero stufata di leggere tonnellate di cattiverie su Saviano e pochissimi interventi che entrassero nel merito del libro. (Mi riferisco alla rete italiana in generale, non specificatamente a questo blog).
    Perciò ho deciso di farmi io un’idea diretta, leggendo il libro con atttenzione.
    Alla fine potrò anche sbagliare nel giudizio, ma almeno sarà il mio.
    Mi sono stufata di tutti quelli che discettano su Saviano e su Gomorra precisando però “io il libro non l’ho letto”. Veramente poco serio, far questo. Nessuno obbliga nessuno a leggere un libro, se non se ne ha voglia. Ma almeno si abbia poi il buon gusto di astenersi dallo sparare giudizi e sentenze…

  22. Ultimamente mi capita sempre più spesso di vedere sui mezzi pubblici passeggeri che custodiscono gelosamente tra le mani “Gomorra”. Può essere interessante domandarsi se molti di questi lettori hanno acquistato il libro per tutto il parlare che se n’è fatto o semplicemente per l’argomento tessuto nel libro. Nasce quasi il sospetto che la coraggiosa figura di Saviano in qualche modo ha soverchiato il libro stesso, sento più parlare dell’autore che del libro. Forse è una circostanza imputabile a tutti i libri che scavano nella realtà, che ne denunciano le più bieche storture, malgrado sia ottimamente scritto, è lui, la sua persona a vestire al meglio il proprio libro, ancora di più che le sue pagine. Sarà per lui un impresa scrivere un altro libro di pari impatto, da parte mia il migliore degli auguri perché vi riesca.

  23. Sembra proprio che sentiamo il bisogno di cristallizare uno scrittore e un’opera in una forma definita, il bisogno di antologizzarli”, di fissarli in uno schema riconoscibile e fisso. Saviano: vita, opere, poetica.
    Lo “scrittore vero”, poi, deve essere disinteressato alla fama e ai soldi, puro, incorruttibile, sempre coerente, ispirato, modesto, uguale a se stesso, disponibile con chi gli sottopone il suo capolavoro nel cassetto o vuole un autografo. Mentre tutti farebbero carte false per pubblicare con Mondadori lui no, deve pubblicare con un piccolo editore o, meglio ancora, mettere il suo ebook gratis in Rete. Perché loscrittore vero” non è un uomo, ma un dio.
    Io non conosco persone sempre coerenti, persone che riflettono sempre attentamente su quello che fanno, e che lo fanno in base a principi fissi e immutabili persone sempre “serie” o sempre “superficiali”. Non conosco me stesso, ammesso e non concesso che un “me stesso”, un “io” esista, figuriamoci gli altri.
    A me capita di pensare una cosa al mattino e alla sera di ritenerla una scemenza; quello che pensavo dieci anni fa mi pare stupido, mentre forse vado recuperando qualcosa che pensavo venti anni fa e che dieci anni fa mi pareva stupido; domani o tra cinque anni, quello che sto scrivendo ora potrebbe sembrarmi una stupidaggine.
    Di Saviano e degli scrittori in genere, invece, c’è appunto il bisogno di definirli una volta per tutte; pare assolutamente necessario, ad esempio, stabilire quanto il suo caso sia stato montato ad arte dai potenti uffici stampa della Mondadori e capire se e quanta parte l’autore ha avuto in questa (eventuale) campagna pubblicitaria eccetera.
    A me, di tutto questo, non me ne può fregare di meno. NOn ho il piacere di conoscere Saviano, ma non voglio immaginarlo come un uomo tutto d’un pezzo che, sempre pensoso e accigliato, controlli ogni sua minima azione in base ad altissimi principi di coerenza e moralità. Voglio immaginarlo come un giovane di talento che ha dei principi, certo, “impegnato” certo, ma che magari abbia anche l’innocente piacere
    narcisistico di essere riconosciuto per strada, anche il piacere di avere più soldi in tasca, anche il piacere di sapere che non dovrà andare più a lavorare in un call center o in fabbrica. Un Saviano che mentre sta parlando seriamente dei problemi di Napoli sui quali si è documentato con serietà e fatica sta anche pensando a quella bella ragazza in prima fila che magari può portarsi a letto anche perché è Saviano. Un Saviano che la mattina dopo si ritiene uno stronzo per aver approfittato della sua fama per trombarsi una, ma che cinque minuti dopo dica a se stesso di aver fatto bene perché si campa una volta sola e poi cominci a pensare a come superare il
    livello di un videogioco, per poi, nel pomeriggio, iniziare a scrivere un capolavoro o una stronzata, prima di passare la serata a sbronzarsi con gli amici. Un Saviano che mentre si preoccupa di una minaccia ricevuta, pensa anche al rendiconto delle vendite arrivatogli dalla Mondadori, al modello di automobile nuova da acquistare, se metterci o no il navigatore satellitare, sfogliando “Quattroruote” al cesso, pensando però che, se si compra un macchinone, sui blog glielo rinfacceranno. Allora mi compro la Panda. Però, cavolo, quel BMW l’ho sempre sognato.

  24. Probabilmente abbiamo, e avremo, tutti i nervi un po’ tesi quando si parla di Gomorra. Bene, via i falsi sensi di colpa: perché mai non dovremmo? Non so se esista un “partito”-Gomorra: sicuramente quelli che hanno letto e condiviso Gomorra ha in comune molto più di quanto ne abbiano i militanti di (alcuni) partiti politici.
    Via anche un altro falso senso di colpa: non è vero che chi parla male di Gomorra viene automaticamente messo all’indice. Sui blog letterari aperti al dibattito (Lipperatura, Nazione Indiana, Vibrisse) le critiche a Gomorra ci sono state. Ad esempio, l’aspetto letterario non è passato in secondo piano, e non tutti l’hanno condiviso (una posizione tipo quella di Baricco, che non capisco perché venga assimilata a quella censoria e papesca di Sanguineti). Quello che ha invece suscitato legittime reazioni è l’insieme di false recensioni suddivisibili in tre gruppi. Il primo:
    – recensioni scritte perché c’era disponibile uno spazio sul tal giornale, a condizione che se ne parlasse male
    – recensioni scritte senza aver letto il libro, basandosi sul “me lo hanno raccontato e ci credo” (aggiunta implicita: “tanto i lettori sono coglioni, chi va mai a controllare?”)
    – recensioni scritte su richiesta dell’autore di una delle rece di cui sopra.
    Gli autori di queste porcheriole non hanno chiesto scusa neanche quando sono emerse ampie evidenze della loro bassezza morale (fino a innominabili concordanze di interessi).
    Un secondo gruppo è il seguente:
    – recensioni competenti, ma contenenti pettegolezzi provenienti dal sottobosco letterario, del tipo “va bene Gomorra, però Saviano ha la cravatta sporca, le scarpe slacciate, ecc…” (la famiglia di Saviano, l’editore bilioso che avrebbe voluto pubblicarlo, Saviano che si fa correggere le bozze, mio cugino conosce saviano e mi ha detto che…)
    – recensioni nelle quali il contenuto manca (si finge di darlo per acquisito), e restano i pettegolezzi e le dicerie (i verbali della Digos, le leggende metropolitane, saviano che copia altri libri che non vengono mai nominati ma se li cercate li trovate, ecc.)
    In questo caso l’operazione è più sottile: si conta sul fatto che, a furia di spargere veleno, qualcosa resterà.
    Un terzo gruppo di stroncature è quello che rivendica l’imprimatur: quelle del “c’ero arrivato prima io, ma…”. Nel peggiore dei casi, si insinua che c’entri il mercato editoriale. Controprova: Saviano, invece di farsi incravattare dal primo editore che ha incontrato, ha saputo difendere il suo manoscritto e scegliere l’editore che gli ha garantito la migliore cura editoriale: imperdonabile, l’esordiente deve necessariamente essere un povero coglione, o rimanere un coglione povero, guai se un autore guadagna col suo libro.
    In realtà, lo stesso Saviano ha scritto per anni (sul Manifesto, su NI, ecc.), senza che ci si accorgesse di lui, i testi che passo passo andavano a comporre l’Ur-Gomorra. Anche per lui è valasa la regola che chi scrive di queste cose non interessa. Poi, però, Saviano ha saputo spezzare la regola: da cui l’invidia altrui. Rovesciando il discorso, e guardando non dentro Saviano, ma dentro la coscienza di questi detrattori: ma allora voi cos’avevate come scopo, denunciare la camorra o avere successo? Perché chi ha scritto di camorra prima di Saviano non rilancia, ad esempio componendo un testo collettivo di scritti sulla camorra che entri in dialettica con Gomorra? Forse perché, invece di fare un concatenamento simile, è più facile aggregarsi sui blog a sputare bile su Gomorra?

  25. Ho letto parte delle discussioni originate da Gomorra (non tutte, vista la ripetitività) e: Non capisco.
    Non Capisco,. Non capisco.
    Non capisco perchè ci sia questo accanimento soprattutto contro di lui e soprattutto come se lui avesse oscurato o invaso un territorio in cui altri si erano cimentati prima sia come impegno letterario che come impegno civile.
    Mi chiedo: come si può?
    come si può attribuire a Saviano la ‘colpa’ di essere letto quando altri ‘più bravi di lui’ migliori di lui’ non lo sono? come si può affermare apertamente o tra le righe una cosa del genere senza essere ridicoli? senza neanche portare una prova del machiavellico complotto?
    Credo che si legga Saviano perchè è ‘leggibile’ e perchè da un ‘senso’ dei
    nomi, dei volti a un mondo che anche altri hanno esplorato, ma non hanno
    saputo raccontare in modo altrettanto coinvolgente. Che poi chi ha esplorato
    sia giornalista, scrittore, prete, semplice cittadino poco importa, Saviano a queste stimabili (credo lo siano perchè anche il solo impegno di denunciare, ricercare, scrivere, lo è) persone non ha levato nulla, anzi, in alcuni casi ha regalato visibilità raccontandole o facendo riscoprire i loro scritti dimenticati.
    Sulla formula che ha usato per parlare del Sistema non mi pronuncio, non mi
    interessa. Se avessi trovato le stesse cose scritte in endecasillabi sciolti misti a prosa, ma bene, le avrei lette lo stesso e con la stessa indignazione e paura.
    Perchè i libri che amo in genere non sono solo esercizi letterari o da
    ‘manuale del piccolo critico (militante oppure no)’, ma testi che oltre
    all’estetica mi lasciano anche altro e soprattutto una chiave di lettura del
    mondo più ampia e anche ‘non solita’.
    Saviano e il suo libro mi hanno regalato questo e senza che il mio approccio
    alla sua scrittura sia avvenuto grazie a campagne pubblicitarie.
    Lo conoscevo per gli interventi che pubblicava su NI e poi sul Manifesto, lo diffondevo a piene e-mail prima del libro. In forma cartacea l’ho regalato a diverse persone che l’hanno letto e anche prestato ad amici. Tutta questa gente è stata raggiunta indipendentemente dal tam tam mediatico per la scelta di una ‘spettatrice’ qualsiasi.
    Mi chiedo quante persone ci sono che hanno fatto la stessa cosa o anche di
    più.
    Mi sarebbe piaciuto nei luoghi di discussione leggere interventi che integravano e segnalavano con interesse, affetto e partecipazione tutto il corollario di scritti e di
    persone che si sono opposti al sistema e non hanno avuto attenzione. Avrei gradito, perchè mi piace approfondire la conoscenza di un Sistema che non è solo di Napoli, ma abbraccia tutta la penisola e non risparmia (tutt’altro, visto che è tutt’uno) il ricco Nord in cui vivo e forse il globo intero.
    Sull’onda degli scritti di Saviano (non solo Gomorra) poteva nascere, chennesò, un sito in cui tutte queste testimonianze potevano trovare posto. Non credo che lo scrittore si sarebbe opposto o avrebbe mosso critiche per un uso impropio della ‘sua’ neonata popolarità. Se c’è una cosa assente nel libro di Saviano questa è la volontà di avere esaurito il tema Camorra e di voler mettere paletti o veti a chiunque intenda parlarne.
    Invece di questa possibilità di ampliare gomorra che avrei giudicato un processo di informazione e integrazione razionale e giusto si è dovuto assistere alla fiera dei risentimenti. La cosa
    che stupisce è che questi ‘risentimenti’ sono in bocca soprattutto (non esclusivamente) ai fans di questo o quello scrittore o persona ‘impegnata nel sociale’. Pochi tra quelli che si trovano davvero sulle barricate anti Sistema (quelli con la pelle a rischio) ha parlato in prima persona e credo che questa camurria non li tocchi neppure.
    Il popolo dei frustrati non è tra quelli che cercano di arginare il Sistema, ma tra quelli che vorrebbero e non possono e scaricano le loro tensioni in un teatrino da stadio, sperando, probabilmente di stare meglio e di non dover davvero affrontare una realtà di scelte e pericoli o anche di semplice opposizione coerente e quotidiana.
    Se non è così mi scuso con quelli che stanno dibattendo su una loro personale gomorra e li invito a riconsiderare quello che scrivono e a lavorare per
    ampliare un discorso che Gomorra ha portato all’attenzione di tutti anche in forme e medium migliori di quelli di Saviano, ma, per favore, senza far diventare
    tutto questo discorso un circo o, peggio, uno stadio.
    besos

  26. Il libro di Saviano e’ un’indagine giornalistica, non un romanzo, quindi non capisco tutto questo accanimento letterario.
    Ammesso pure che fosse scritto con i piedi (cosa che non penso, anche se non credo che sia un capolavoro letterario, e probabilmente non lo reputa tale nemmeno Saviano) tutti i suoi meriti rimarrebbero intatti, primo tra tutti quello di avere ricostruito un quadro della camorra che non si limita ai singoli episodi, ma cerca di costruire una veduta di insieme. E’ proprio per quello che i camorristi si sono incazzati. Saviano non scrive cose nuove, semplicemente mette insieme cose conosciute, ma la potenza del quadro che ne risulta e’ indiscutibile.
    Anche se non condivido alcune interpretazioni “politico-economiche” di Saviano lo ammiro comunque.
    Diro’ di piu’. Anche se Saviano fosse il peggiore scrittore e giornalista della terra, non cambierebbe un bel nulla. Per il semplice fatto di avere scatenato l’ira della camorra, di avere rischiato tanto in prima persona e di avere risvegliato le coscienze si e’ giustamente guadagnato la simpatia e l’ammirazione di tante persone me compreso, che per anni ho vissuto nei pressi di Napoli e che ho lasciato quei luoghi perche’ non riuscivo a intravvedere nessun futuro.
    Poi se ce ne sono altri come lui, anche piu’ bravi, ben vengano, anzi mi riprometto di leggerli tutti, per quanto possibile.

  27. è incredibile quante volte ultimamente ho sentito dire e letto che Gomorra sia un libro che non vale la pena leggere perchè il clamore che se n’è generato un anno fa non combacia con l’effettiva qualità del libro..io da sempre i libri che si trascinano dietro una grossa pubblicità mediatica scelgo di leggerli dopo un bel pò di tempo per non esserne influenzata, ma come mai un anno fa si parlava solo bene di questo libro?..e poi perchè ho la sensazione che questo sia un pò il percorso di più scrittori esordienti giovani italiani che vengono prima esposti senza freni e poi come dire abbandonati..forse perchè gli italiani leggono talmente poco che puoi riuscire a fregarli solo una volta? forse perchè proporre un secondo libro di uno stesso autore in italia per la seconda volta sarebbe come ripropinare ad un bambino viziato lo stesso gioco ma in una scatola diversa?

  28. Ladypazz: questa è soltanto una delle responsabilità che la Critica Letteraria Italiana, con le doverose maiuscole, si ritrova sul groppone dopo aver ripetuto per anni “guai a chi vende”.

  29. Musicista di brema mi è venuta un’erezione vertebrale mentre ti leggevo, quelli di wu ming sfigati? e io ti rispondo che per fortuna esistono delle menti geniali come le loro..
    e poi volevo far sapere a Wu Ming 1 che considero New Thing un capolavoro.

  30. Alcor
    trovo questa discussione – una volta di più – asfissiante e inutile.
    grazie per avercelo, gentilmente, comunicato
    besos

  31. Robè tieni duro. cancella l’email, butta il modem nel cesso. non leggere, non commentare, non ti intristire. li vedo anch’io, sai, sui treni e negli autobus. sono perlopiù giovani, ma non solo. sono tanti. solo questo conta, in un paese analfabeta e fiero di esserlo. la legione che si divora gomorra, se lo passa, in pubblico e di nascosto, questo è il vero scandalo, e ne devi essere orgoglioso. tieni duro robè e rassegnati, perchè se in italia fanno il partito dei miserabili, prende almeno il dieci/quindici per cento.
    wm3

  32. Perché a Napoli ho sentito molto più Roby sia per i maschi che per le femmine.
    A Roma più Robè.
    Pensi che mi inseguirai ancora per dirmi cose del genere? No, tanto per sapere e prepararmi psicologicamente;–)
    (so che vuoi l’emoticon per sapere come interpretarmi)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto