Sono ancora per qualche giorno in ritiro stretto e in compagnia di Miss Austen. Cui devo, fra le molte altre cose, una scoperta: ieri, facendo una ricerca, mi sono infatti imbattuta in un articolo scritto da Ray Bradbury quattro anni fa. Uno straordinario omaggio alle fan fiction, che vi posto immediatamente.
Cinquant’anni fa, spiegai sulle colonne di The Nation la mia passione di scrittore per la fantascienza. Qualche settimana dopo mi arrivò una lettera, firmata in grafia sottile “B. Berenson, I Tatti, Settignano, Italia”. Possibile che sia Berenson, il grande storico dell’ arte rinascimentale, mi chiesi.?. La lettera diceva: “è la prima volta in 89 anni che scrivo una lettera da ammiratore.
L’ articolo sui motivi che la spingono al suo particolare genere di narrativa era così spontaneo e distante dalla solita macchinosità dei saggi letterari che non ho potuto fare a meno di scriverle. Se le capita di passare in Italia, la prego di chiamarmi. Bernard Berenson”.
Da quella lettera nacque un’ amicizia in nome della quale donai a B.B. una copia del mio ultimo romanzo, “Farenheit 451”. In esso gli uomini-libro del bosco imparano a memoria tutti i grandi libri, nascondendoli quindi tra le orecchie. Berenson ne fu talmente affascinato che un giorno, mentre eravamo a pranzo a I Tatti, mi disse: «Che ne diresti di un seguito di “Farenheit 451” in cui tutti i grandi libri vengono ricordati dagli uomini del bosco e infine ristampati sulla base della loro memoria? E se fossero ricordati male e nessuno di essi emergesse nella forma originaria? Se risultassero più lunghi, o più corti, più alti o più grassi, deturpati o più belli? Se gli angeli nell’ alcova fossero sostituiti da gargouille strappate al tetto?».
Il suggerimento di Berenson m’ infiammò al punto che scrissi un abbozzo, agognando il dono di conoscere alcuni dei grandi libri della storia e di riscriverli come se fossi un uomo-libro del futuro che si sforza di ricordare i dettagli di un’ incredibile letteratura.
Non l’ ho mai fatto. Ma essendomi ricapitati in mano gli appunti e ricordando Berenson a 50 anni di distanza ho pensato: perché non dare corpo all’ idea e invitare i miei lettori a seguire il mio esempio? Immaginate i vostri romanzi preferiti, di Kipling, Dickens, Wilde, Shaw, Poe, memorizzati e riportati in vita tra trent’ anni. Quali involontarie modifiche subirebbero? Usher crollerà per poi risollevarsi? Gatsby, colpito, farà venti giri intorno alla piscina? Cathy di Cime Tempestose accorrerà al grido di Heathcliff da sotto la neve? Prendiamo Guerra e pace. Non potrebbe darsi che, alla luce di un secolo di dittature totalitarie, i concetti di Tolstoj, erroneamente rammentati, vengano rielaborati politicamente così che i conflitti in seno alla società russa trovino diversa conclusione? Che dire delle dolci eroine di Jane Austen ricordate da una femminista? Verranno riallineate come pedine sulla scacchiera della vita sociale del diciannovesimo secolo in una posizione di alto rango, arroganti fanciulle in fiore?
I grappoli di odio potrebbe essere ricordato non come una pacata denuncia sociale ma come un’ aperta rivolta socialista albergata in una vecchia Ford sgangherata sulla Route 66. E se un omosessuale non ancora uscito dal suo guscio semi-barocco, incaricato di riecheggiare Morte a Venezia immaginasse tra trent’ anni il bel Tazio in riva la mare, pronto a cadere tra le braccia di Aschenbach per farsi asciugare tra scoppi di risa in cui la gioia freudiana rischia di soffocare il vecchio autore? O pensate ad un macho dislessico che salta una parola su tre nel paesaggio parigino di Marcel Proust e ricorda il suo passato in modo talmente inetto da ridurlo alla dimensione di Tolouse Lautrec. E Moby Dick. Non potremmo essere tentati, richiamandolo alla memoria, di gettare a mare Fedallah, il parsi, quell’ odioso ostacolo? Il che permetterebbe ad Achab d’ esser scagliato fuoribordo dalla balena bianca. A questo punto è facile che si ricordi il film piuttosto che il libro con Achab che, agganciato alla balena bianca, con la mano morta fa cenno alla sua ciurma di seguirlo. Così il libro andrebbe perduto e il film ricordato.
Che bel gioco di società letterario! Fate un elenco dei vostri dieci romanzi preferiti e indicatene la trama a grandi linee, quindi riprendeteli in mano per verificare in che modo avete deturpato, abbellito o mutilato quegli incredibili libri. Che passatempo per noi tutti nel prossimo futuro. Quali dei libri perduti nel bosco degli uomini- libro sarà più facile ricordare? Non i grandi romanzi, sono troppo complessi per molti versi. James Bond però, che si ricorda facilmente, potrà essere rimesso in circolazione magari un po’ scosso ma non sconvolto dal tempo. Gran parte della narrativa mystery emergerà intatta, insieme alla grande poesia.. Pensate alle “auree mele del sole” di Yeats, a Emily Dickinson o ai versi dedicati alla neve di Robert Frost. Nella tradizione degli antichi cantastorie queste poesie usciranno dal viaggio nel tempo come nuove. Lo stesso vale per i libri per bambini. è difficile immaginare il Mago di Oz o Alice nel paese delle meraviglie sfigurati da una memoria maldestra. Le grandi opere teatrali – Amleto, Re Lear, Otello e Riccardo II – potrebbero arrivare in qualche modo ridimensionate, ma quell’ incredibile linguaggio risuonerà attraverso i secoli. Il negro Jim di Mark Twain a bordo della zattera che discende il Mississippi con Huck, potrebbe conservare il suo appellativo nonostante lo strepito dei critici politicamente corretti lungo la riva. è un bel gioco. Vorrei averne scritto 50 anni fa, quando Berenson me lo suggerì la prima volta. Cercate l’ estasi, scegliete i vostri preferiti e verificate se la vostra memoria ombelicale è stata tagliata o se siete ancora meravigliosamente legati a tutto ciò che avete amato in biblioteca tanto tempo fa.
secondo me c’è anche una variante più collettiva. riprendere le quarte di copertina di qualche romanzo edito per esempio negli anni ottanta e poi oggi. sembrano storie diverse, libri diversi, nonostante la memoria ombelicale e il resto, la dissonanza crea inquietudine. ho avuto in mano Diceria dell’untore edito da Sellerio nei cui risguardi di copertina si legge di una storia corale di pazzia e perdiozione. e poi la ristampa di bompiani dove Diceria dell’untore appare come una storia d’amore ai tempi della peste. insomma loredana come facciamo a fidarci della nostra memoria se quella collettiva è continuamente rivisitata? 😉
chi
Scrivendo la nostra versione di Diceria dell’untore…:)
(scherzo, naturalmente: ma non così tanto)
il magro, la ballerina e il pensatore, il prete bello e l’infermiere forte. il sole che arroventa gli alveoli di carta velina squassati dalla tosse. la rocca dei reclusi e il mare come una colla salmastra di intenti e possibilità perdute. la lingua è rpotagonista di ogni cosa più delle persone che passano mutevoli come ombre su un battuto di sabbia e di vento.
oppure
un uomo quasi sano in una rocca di quasi morti. un intellettuale visionario immerso in una pantomima di cenere. gli unici tempi sono quelli dei verbi. e il verbo era dio.
oppure
sole sulla rocca. luce nell stanze. dondolo sulla balconata. aria. troppa aria per coppie di polmoni intarsiate da tosse e bacilli. un uomo e una donna che si baciano insensati e infetti contro i bastioni di un rudere al porto di palermo.
beh… la pianto.
chi
Mi piaceva un mucchio l’idea di Perenson e la possibiltà fantascientifica come narrazione. Cioè un romanzo proprio bello! Invece l’idea di Bradbury mi ha lasciato fredda. questa cosa già si fa abbondantemente solo con una traduzione, e imperversa nelle trasposizioni cinematografiche. Ma forse rosico perchè vorrei essere in grado di scrivere delle cose nuove e belle e invece gioco:)
che meraviglia!
Bello l’articolo, non altrettanto la traduzione: “The Grapes of Wrath” in Italia si è sempre intitolato “Furore”…
Vero. 🙂
Ho lasciato la traduzione originale apparsa su Repubblica nel 2004…
Bello bello bello. L’idea (che poi è una constatazione) che la memoria umana sia imperfetta, creativa, deformante e riformante certamente non è nuova ma importantissima proprio perché “vera”. A renderla (di nuovo) interessante quanto merita è la bravura di Bradbury, condita dal suo palese e contagioso entusiasmo 🙂
Ma sono curiosa! Proprio in questi giorni sto rileggendo i romanzi della Austen, sono immersa in un piacere incredibile, cosa sarà questa “cosa” su “Ragione e sentimento”? Non si può sapere qualcosina, per favore?
Semplicissimo: la presentazione/prefazione/introduzione non canonica a Ragione e sentimento in una collana della Newton Compton.
Grazie per la risposta! Se è “non canonica” la leggerò con interesse 🙂
MOLTO non canonica…:)