EFFETTO FARFALLA

Per completezza di informazione, e tanto per avvalorare ulteriormente la teoria del 99% di cui al post di ieri. Mi era sfuggito, in effetti, Il Messaggero, che al blogging dedicava, sempre ieri, diversi articoli. Riporto qui uno dei pezzulli, con due considerazioni.
Considerazione A. Questa faccenda del reality è stracitata quanto, secondo il modesto parere della vostra eccetera, non pertinente: il chiacchiericcio cosiddetto, nel reality, è organizzato e diretto da un team autorale. Non è, come ebbe a dire Giulio Mozzi in un già citato convegno ravennate, la messa in scena dell’io che avviene in un blog (può avvenire, per esattezza: rifuggire dalle definizioni, in ambito blog, è atteggiamento consigliabile), ma l’invenzione di un io da parte di altri.

Appendice alla considerazione A: se proprio dovessi fare un paragone, avvicinerei il blogging alla teoria del caos. Ma ognuno ha i suoi gusti.

Considerazione B. Ho letto il libro di  Pulsatilla, e parlare di “banale quotidiano” mi sembra una fesseria. Non foss’altro per l’umorismo nero, che ricorda la giovane Erica Jong: non è letteratura che scardina il mondo, ma due risate (cattive) non guastano mai.
Comunque, voilà Il Messaggero:

Il modello al quale si ispirano è quello dei “reality” televisivi, dove il chiacchiericcio viene elevato al rango di specchio di un’epoca. Sono i libri nati dai blog, dai confessionali in rete in continua crescita. Gli editori li giudicano un grimaldello prezioso per garantirsi l’attenzione dei lettori e, naturalmente, ottimi guadagni.E così tra pochi giorni Castelvecchi distribuirà trentamila copie di “La ballata delle prugne secche ”, opera d’esordio di una ventunenne che con lo pseudonimo di Pulsatilla pare abbia battuto ogni record di contatti raccontando il suo banale quotidiano. Che ora viene riproposto in un volume destinato, si dice, ad essere “il caso dell’estate”.
A Londra, intanto, la Random House sta per pubblicare le memorie di una trentenne che, dopo uno sfratto, ha dormito per nove mesi in auto dando conto della sua esperienza proprio in un blog. Sarà un bestseller, giura il responsabile del marketing del gigante editoriale.
La vita, dunque, non imita più l’arte, come auspicava Oscar Wilde, e il suo lento fluire, a patto di essere offerto in diretta, è in qualche caso addirittura spacciato per letteratura. Di grado zero, ovviamente, vista l’equivalenza stabilita tra i due ambiti dal nuovo genere.

12 pensieri su “EFFETTO FARFALLA

  1. @Andrea: non ho idea del numero delle copie del libro. Se l’editore passa da queste parti, magari ci fornisce delucidazioni.
    @magog: il fenomenologo del Connecticut non può che essere un seguace della teoria del caos 🙂

  2. Caro Andrea se i pilla sono palanche o sghei, si sa che l’editore – o meglio il suo nomen omen – di pilla ne deve dare così tanti in giro che Milepiani potrà aspettare. Però le formule di Deluze sono utili per parlare di letteratura .vs. blog: rizomi? rivoluzione molecolare? millepiani? Sicuramente quel filoso ci ha abituati alla prolissità (se mettiamo asieme tutte le pagine di tutti i blog letterari e i suoi commenti, al confronto le annate rilegate di nuovi argomenti sembreranno un fascicoletto).
    E qui dovrei fermarmi, ma inevitabilemnte da antico lettore di Del&Guat e da blogger continuo e mi dilungo (scusate). I blog sono figli della democrazia diretta, della deleggittimazione delle elites e delle lobbies ( non è, cara Loredana, l’allusione al “magna-magna” di voi giornalisti-critici-scrittiri-editori” uno degli sport più praticati on line?)quindi della cultura “orale” non di quella “scritta” (consiglio vivamente “La lettera che muore” di Gabriele Frasca,Meltemi su questa distinzione). Dunque figlia della comunicazione e contro la scrittura. Al massimo si può riciclare la distinzione di Barthes tra “scrivente” e “scrittore”. Le miriadi di blog sono figli di una società in cui si polarizzano le due caratteristiche del singolo: “essere massa” ed “essere narcisista”. DUe modi d’essere opposti che convivono nel blogger come nell’aspirante comparsa da reality (generalizzo) ma tutti e due i modi d’essere sembrano uniti da un compito: non-essere individuo. L’individuo è un ex-narcisista che si è reso conto che esistono altri narcisisti e sviluppa una coscienza ( dei limiti) del prorio ego in relazione ad altri ego. Invece la cultura dei blog – e del pop -ha un’utopia diversa: creare 6 miliardi di opere da 1 solo lettore. Parafrasando l’ultimo libro (libro…) di Fabio Volo,campione della cultura orale (e del sentito dire che ne è il suo tappeto volante): il blogger cerca un “post(o) nel mondo” ne più ne meno dei figuranti televisivi.Su questo mondo,parole illuminanti sono quelle di Gianluca Nicoletti. La polvere di Miriadi di fermenti elettrici sta costruendo un golem,il superuomo della folla, il cittadino della Singapore che saremo, un io-folla, dove folla è diverso da “massa” come concetto.Massa è una definizione critica. Nella folla ogni singolo ha desideri (indotto o suoi è il vero busillis) e si illude di essere “io” e “super” insieme.E forse lo è, altrimenti 4 sfigati di Liverpool non sarebbero mai diventati artisti.Oppure è solo illusione per indurlo al consumo? Per fare una metafora adatta ai tempi: si crede VERAMENTE di poter diventare CT della nazionale.Da qui, decide di bloggare.sum ergo digito. Per stare al recinto limitato della letteratura una domanda: Con l’epoca “tutti scriventi” siamo all’opposto (e alla fine) di quell’epoca che si inaugurava con uno “scrittore” (Ch BAud) che si appellava al suo lettore ipocrita e/ma suo simile, fratello (e però ben distinto)? –chiedo scusa per la lunghezza.

  3. Beh, mi sembra che De santis l’abbia abbastanza azzeccata. L’unica cosa da aggiungere forse è che l’oscillare tra “essere massa” e “essere individuo”
    riguarda forse meno della metà dei 6 miliardi di potenziali bloggers. Solo chi ha accesso a un minimo di sussistenza può bloggare e sfogare il suo narcisismo pur rimanendo nella massa. Gli altri sono ancora nel Medioevo. Lottano per l’acqua, per mangiare, per avere un posto dove dormire. Ricordarcelo potrebbe aiutarci a ridimensionare tutta la menata. Per milioni di esseri umani è difficile anche solo essere macchine desideranti

  4. Il blog è un’altra dimensione. E’ inutile cercare paragoni. Io leggevo Fabula, Bookcafe, Pseudolo, ecc. alcuni anni fa, quando sono nato su internet (nel 1997). I blog sono più consoni alla rete. Sfruttano meglio le caratteristiche di Internet. E poi ci sono troppi generi nei blog, dalle dai blog-rivista ai blog personali, dai blog motoristici a quelli porno. Non li si può classificare con un unico metro. A scuola si dice sempre che il computer è un ambiente di apprendimento. Probabilmente il blog è un ambiente di scrittura.

  5. Mario, mi sembra che appaiano un po’ troppe tesi nel tuo commento. Personalmente,facendo lo slalom fra le parole di veri e falsi guru da
    te citati, intravedo anche una possibilità positiva nel non-essere individuo (ai tempi, il Luther Blissett Project parlava di con-dividuo, e con ben altra accezione). Blogging è non soltanto dar sfogo al proprio narcisismo: è, appunto, con-dividere. Ovviamente, a seconda delle possibilità di ciascuno e di quel che ciascuno può offrire. Ti cito in proposito un vecchio aneddoto:
    una famosa attrice teatrale, assai seccata per la stroncatura di un critico, invia allo stesso un barattolino della medesima sostanza utilizzata da Manzoni (non Alessandro, Piero) per la sua opera d’arte. Il critico risponde inviandole un mazzo di fiori con il seguente bigliettino: “ognuno dona quel che può”.
    Ps. A proposito del al “magna-magna” di “voi giornalisti-critici-scrittori-editori” non posso che trattenere uno sbadiglio e assicurarti che la vostra umile eccetera mangia molto poco.

  6. sbadiglio condiviso, non solo a causa dell’ora, ma anche perchè diciamo coinvolto professionalmente nel “voi”, ahimé..(tutti volere essere “voi”. A nicolò vorei dire che ovviamente tagliavo con l’acetta gli argomenti. Solo mi rimane un dubbio che il tempo spero chiarisca: se il blog è UNO dei mezzi con cui il singolo (individuo) si esprime, comunica ecc, forse può essere diverso e rimanere ancorato e fedele alla rete.Un ambiente parallelo. Diversamente,può venire il dubbio che sia una partitella di riscaldamento, in attesa di scendere in campo sul serio. In TV, in qualche reality o stampando su carta.Però il tempo sarà galantuomo.Ma mai come quel critico, Loredana…Stop.
    PS non posso seguire se ci sarà un seguito la discussione che pure mi piace molto,come voi nuovi amici-web. mi vado ad immergere per 3 settimane nello scenario-folla della Cina.Può essere che incontri dei poeti, scrittori, per via di certi contatti.Per chi fosse interessato mi permetto di rimandare al mio blog…(concedetemi un pizzico di narcisismo,fatelo almeno per i poeti cinesi..)ni-hao.

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