Metropoli per principianti di Gianni Biondillo è un libro da leggere, assolutamente: per capire davvero cosa significano parole come “paesaggio urbano” e svicolare dalle dispute architettoniche ufficiali. E perchè è un gran bel libro, soprattutto. Estratto.
Perché dire che, in fondo, le periferie sono tutte uguali significa non dare loro una dignità di spazio, di territorio. Non riconoscere loro le dinamiche storicosociali che le hanno create, non restituire la diversità delle popolazioni che le abitano, che le vivono. Fosse per me sarei pronto a dire, provocatoriamente, l’esatto opposto: le periferie sono tutte diverse, l’una dall’altra, sempre. Molto più diversificate dei centri storici, tutti uguali, tutti riconoscibili come tali, tutti simbolicamente immobili. È come se volessimo negare il ‘900, è come se ci fossimo rinchiusi nel confortante panorama della Storia, colmi di nostalgia. A questo ci serve ormai il centro storico. È la quinta teatrale della rappresentazione di una identità collettiva spesso fittizia. Come tale è molto più falso degli spazi che viviamo, quotidianamente. Ma la rappresentazione identitaria ci rassicura. È l’idea di una rassicurante immutabilità del passato, rispetto alla mobilità incontenibile del presente. Inutile dire che il passato si modella, sempre, in funzione del nostro presente. Inutile dire che ogni nostro panorama (fisico e umano) è destinato alla mutevolezza, pena l’atrofia, pena la sconfitta del futuro.
Da questo punto di vista le interpretazioni banalizzanti delle tesi di Marc Augé (che un decennio fa hanno comunque dato un forte impulso allo studio degli spazi antropizzati) sono pericolosamente vive nel luogo comune, nella fascinazione nominalista di quella particella, quel non, che diventa d’uso grettamente giornalistico. Mancando la sincera capacità di decrittare un territorio (non avendolo, forse, interiorizzato e perciò, non comprendendolo), se ne parla spesso a vanvera, trasformandolo in non vero, non relazionale, non luogo. Ecco come le periferie diventano non luoghi. Tutte indistintamente identiche, anomiche. Facile. Troppo facile.
Le invenzioni linguistiche – le figure retoriche, le formule espressive – sono sempre affascinanti e pericolose. Aprono mondi di significato ma allo stesso tempo li paralizzano in immagini mentali difficili da scrostare. Teorie, anche scientifiche, hanno avuto fortuna, spesso, per la loro evocativa definizione. Penso, un esempio su tutti, alla Teoria della catastrofi di René Thom. Avrebbe avuto una diffusione extraspecialistica se si fosse più banalmente chiamata la Teoria dei mutamenti discontinui?
Da un secolo circa, per fare un esempio a me vicino, muoiono, di anno in anno, la città e il romanzo. Con cadenza inesorabile, come una tassa, non manca il grido d’allarme lanciato da qualche luminare, su saggi specialistici o su pagine di quotidiani: la città è morta, il romanzo è morto – figli tutti e due dell’Occidente, che, invariabilmente, “tramonta”. Eppure questi due prodotti dell’Occidente al tramonto (che, però, cocciutamente non tramonta mai) pare non vogliano accontentare i loro chiaroveggenti portasfortuna. Non muoiono, insomma. È perché sono prodotti contaminati, meticci. E perciò duttili, adattabili. Il romanzo muta, cambia forma, pelle, si adatta. Accetta il confronto con le nuove forme di narrazione, col cinema, la televisione, il fumetto. Le implementa, le metabolizza. Così fa la città. Che accoglie dentro di sé parti impure, prosaiche, che la mutano di segno, la riformulano. Possiamo restare ancorati alla statica nostalgia del bel romanzo che fu (e che era, in realtà già alla sua nascita, considerato un prodotto di scarto, apoetico) o della città storica esteticamente definita (dove in realtà le strade erano piene di sterco e si moriva di peste); possiamo vivere del rassicurante passato. Cercare la bella forma, la memoria, il “s’è sempre fatto così”. L’architettura consolatoria, la letteratura consolatoria. La definizione per generi, dal poetico al popolare, dal romanzo borghese al romanzo di genere, come organizzazione per classi (e di classe, cioè classista). La definizione di tipologie: dal museo (poesia) alla casa popolare (non poesia) – immutabili. La conferma del potere e dell’organigramma costituito. L’architettura del consenso, la letteratura del consenso. Chiuse alle novità barbare – non artistiche, non degne d’attenzione. Possiamo vivere nelle illusioni. Oppure possiamo decidere di aprirci alle nuove forme di socialità. Comprendere il senso autentico di spazi per noi, col nostro vecchio armamentario critico, impoetici, illogici: le stazioni ferroviarie, le fabbriche, i self-service, i centri commerciali. Insomma, cercare di capire il nostro mutevole panorama. Cioè vivere il mondo per davvero, criticandolo senza nostalgie, progettualmente, anche per trasformare le sue storture.
Mi ha fatto piacere che sia stato ricordato Vincenzo Pardini, scrittore della mia terra di Lucchesia, che considero uno dei migliori raccontatori italiani, insieme con Giulio Mozzi. Non tanto perchè parla spesso di animali di cui conosce tutto, ma perché la sua scrittura è straordinarimente bella ed efficace.
Permettemi di linkare due mie letture ai romanzi: “Uomini e lupi”, e “Lettera a Dio”:
http://www.bartolomeodimonaco.it/online/?p=701
Bart
Scusate: “Tra uomini e lupi”
Bart
perché la lippa mostra la lipperina?
3000 autori!!! mammina mia quanti siete..! ma siete sicuri di essere così tanti perchè a me non mi pare.. vi ho contati sulle dita e sarete 7 o 8.. non mi prendete in giro, uffa muffetta! 😉 ho contato biondillo, gienna, wu thing 1 e 2, 3 e 4, 5.. però secondo me fanno per uno come per rambo cioè ci sono 4 film di rambo però è sempre rambo, non so se mi spiego.. poi c’è massimo di cataldo che non sapevo scriveva e c’è valeristi evangelico e.. beppe e quello altro che ha quel nome strano tipo indiana jones solo che dovrebbe essere una femmina non si capisce tanto bene, è che è piattina e guarda sempre male.. non siete 3000, non dite le bugie che poi Gesù si arrabbia e piange. 🙁 bacini
L, non provocare
Lodoli (vero o falso poco importa):
se noi WM su “Nandropausa”, che esce ogni sei mesi, abbiamo recensito più di 120 autori tra italiani e stranieri, come mai non ti pare plausibile che Lipperatura, blog a cadenza quotidiana, ne abbia segnalati nell’ordine delle migliaia? A me sembra un’ipotesi ragionevole.
Di certo, si tratti di un battaglione o di un reggimento, è di composizione eterogenea. Ho preso un mese a caso, novembre 2007: post sulla riedizione di “Tristano” di Nanni Balestrini, su Luce Irigaray, su Elisabeth Badinter, su Alexander McCall Smith, sull’inchiesta su Ciudad Juarez Marc Fernandez e Jean-Christophe Rampal, su un racconto di Helena Janeczek, su Gianluca Morozzi e il fumetto… Per me è un servizio utile, questo. Ad esempio, Antonio Moresco l’ho preso in considerazione grazie a Loredana, *l’unica* a non parlare di lui con toni assurdamente enfatici, e dopo attento rimuginare recensirò un suo libro sul prossimo Nandropausa.
I complimenti bisogna meritarseli, appunto: Questo è un ottimo sito di lipperature dove (se si vuole) si raccolgono quotidiane segnalazioni, stimoli, oblique direzioni. La questione non è mettersi o non mettersi la lingua in bocca a vicenda. La questione che ognuno parla e scrive di quello che gli pare e piace (o non piace) o stimola.
Dopo questo lodevolissimo e pregnante contributo direi fondamentale e inattaccabile (^^ ..), se posso dare un suggerimento (ma è più una pallida “obiezione vostro onore!”) se volete stupido o inutile darei un pochino più spazio agli autori stranieri.
Biondillo dice: “Quindi: di che stiamo parlando VERAMENTE?” Eppure il post merita.
Ah, io sono wu ming 62 sotto falso nome. Ovvio.
Trovo per lo meno ingenue le reprimende che Lodoli (?) rivolge alla Lipperini. Ha ragione Biondillo: di che si discute? Si chiede a un blog letterario di trasformarsi nella redazione di ‘Tuttolibri’? Mah… Piuttosto accorderei al ‘blogger’ il sacrosanto diritto ad avere le sue fissazioni, come chiunque, Lodoli compreso. Che poi, stando a quanto ho potuto notare girovagando qua e là per la rete, mi pare che le frequentazioni letterarie di questo blog siano abbastanza vaste ed eterogenee.
Williamdollace, noi sei wu ming 62, no. ma basterebbe ritoccare il numero…
wuming1: più stai in rete, più diventi patetico. meglio sarebbe per te vivere nascosto e lasciar parlare, se mai, i tuoi libri, ammesso che abbiano qualcosa da dire
Chi vi vivrà vedrà 🙂
ma cazzo ma non lo capite che più attaccate i wuminghia più li nominate e vi incazzate e ci perdete il tempo più fate il loro gioco? è su queste cose che loro campano da anni, dai tempi della grandissima minchiata di blisset gli fate il marketting e glielo fate pure gratis, o siete fessi o siete d’accordo..
Occio mdp, che la frustrazione provoca nevrosi… 😉
eccolo, appunto, il wumingo. ridi ridi.
‘u minchiuno non vali niente, te lo cominciano a dire in tanti:
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/Libri/grubrica.asp?ID_blog=54&ID_articolo=1516&ID_sezione=81&sezione=
Il wumingo 1, 2, 3, 4 o 5? :-O
Ok, ora pulisciti il musetto dalla bava e torna a cuccia, su, da bravo… ih ih…
Io dico solo questo: è BELLISSIMO avervi invaso il cervello! 😀
Attento. La stai facendo fuori dal vaso, altro che “invaso”.
Ecco infatti. gongola gongola che i deficienti ti montano il brand eh? ma verrà il giorno…
ma sì vai così
SIAMO I PIU’ BRAVISSIMI DI TUTTI
http://www.wumingfoundation.com/
CHE FIGATA TUTTO QUELLO CHE SCRIVIAMO
TUTTI A LECCARCI GLI STIVALONI
vumingfaundescion e sai cosa bevi
vumingfaundescion contro il logorio della vita postmoderna
gnu italian epik per menti semplici
VUMINGAFAUNDESCION
Ed è bellissimo essere dietro le vostre palpebre 🙂
Ciao,
WM1
Certo che anche insultando siete di una tristezza da fare appassire i maroni, gente… 😀
“VUMINGAFAUNDESCION”…
“ma sì vai così”…
“la fai fuori dal vaso”…
“ma verrà il giorno” (a proposito: cos’è, una minaccia?) 😀
Suvvia, gente, un po’ di fantasia, siete lagnosi da far scappare i sassi.. 😀
troppo facile prendersela con gli impotenti
Ehi, ma i commenti di questo post sono il trionfo delle ragadi anali!!! 🙂
Scusa Lippa, scusa Biondillo, anche se perfettamente non in tema con l’interpretazione dei “non luoghi” e le periferie di Biondillo, e senza coprire due righe su questo tema, pur interessante, scrivo qui perchè è un po’ che penso di intervenire sul problema dei commenti a cacchio. In questo blog trovo spesso cose interessanti, però, negli ultimi mesi, l’eccesso di commentini distruttivi, denigratori o diffamatori, rende tutto illegibile. Qui, su 79 commenti 9 restano in tema, 40 si domandano a vicenda chi ha scritto gli altri 39, 20 sputano solo veleno, 10 ci lamentiamo di quanto ne soffra il dialogo.
Tempo fa ho segnalato che certi attacchi alla cieca contro un’opera, e più spesso un autore, ottengono anche un risultato opposto a quello desiderato perchè frenano eventuali critiche negative valide e ben argomentate. Ripeto, chi volesse argomentare una valutazione negativa di un’opera, trovandosi ad intervenire su un post dedicato a quell’opera già intasato di attacchi superficiali, infondati, e offensivi nei riguardi dell’autore (pur infarciti di strizzatine d’occhi e smile) eviterebbe di elaborare uno scritto per non finire accostato a quelli, anzi sarebbe tentato di intervenire per difendere l’autore, meglio la persona.
Non so se è un fenomeno ad ondate, mi sembra però che le cose stiano peggiorando, perchè una serie costante, immediata e sistematica, di commenti avvelenati, scoraggia anche la sola lettura. Gran parte dei commenti scadono al tentativo di chiarire con chi si sta parlando, o addirittura, di
assicurare di essere, o non essere, quel tizio.
Se avessi la soluzione non l’avrei fatta così lunga, però vorrei sapere se c’è la possibilità di chiedere a chi interviene di usare un unico nome, di firmare su Lipperatura sempre con lo stesso nome, non solo nel post di oggi o di domani, sempre. Non risolverebbe molto ma già eviterebbe la fatica di leggere 10 o 20 cazzate di fila (sorry), perchè memorizzato il nome si potrebbe scegliere di non leggere altri commenti con lo stesso.
Vabbè, c’ho provato. Sempre perchè continuo a considerare anche mio un pezzetto di questo spazio.
lucio
Su “Libero” di oggi Carla Benedetti dice che il new italian epic é una stronzata. rassegnatevi che é meglio.
che bello.. giocate tanto come noi a scuola quando non ci prende di filarci la profia.. 🙂 new itaca epic??? e che è..!? non mi dite che la mettono a squola da studiare perchè io sono già sommersa dai conpiti non posso mica fare la notte.. che caxxo!!! uffa e barabba, non si nitrisce mai abbastanza.. e non litigate che non fa bene.. però la benedetti che è una madonna dice che è quella cosa brutta lì cioè una stronzata quindi non la mettono a squola una cosa così, vero? rassicuratemi vi prego, il mio boy non me lo perdonerebbe mai.. bacini e buon vino vi faccia di sangue.. prego per voi con il quoricino rivolto al bono Gesù 😉
a squola, gem? a okkio e croce l’età da squola ce l’avevi nel ’74 o giù di là
Incredibile come tutto vada alla deriva nei commenti senza una censura a questo punto obbligatoria. Si è persa la discussione in oggetto, cioè quello che Marco Lodoli (vero o falso che sia) diceva a proposito di eccellenti scrittori di cui in Rete non si parla ed è vero. Eccovi due poesia di Valerio Magrelli, che in Rete non sta, anche perché nei suoi “Esercizi di tiptologia” e soprattutto nell’anticipazione fornita a “Panta” aveva scelto la tecnologia del fax come metafora di chiusura di questo posto impossibile per ogni discussione che abbia il merito di entrarci:
“Ero su un letto di ambulatorio”
Ero su un letto di ambulatorio,
nascosto dietro un paravento.
“Antigone”, “Sì”, “Sei qui?”, “Sì, qui”.
Le vertebre, le vertebre.
E iniziano a discorrere tra loro,
due vecchi, due voci di vecchi.
Perché una voce invecchia,
anche nel suono sta l’osso del tempo
anche nel fiato. Soffiavano, e c’era
dentro un’eco di se stessa,
un’eco che precedeva la pronuncia.
Qualcosa di scassato, il midollo
sfilato dalla spina dorsale e
sguainato come una spada luccicante
voce-carcassa
vertebra della voce.
A te Dna della poesia
Ella sen va notando lenta lenta:
rota e discende ma non me n’accorgo
se non che al viso e di sotto mi venta
A te Dna della poesia
elica e elastico
avviticchiati a forza
a malincuore treccia
attorcigliata torte e ritorte
rime
di un aereo giocattolo
che appena liberate
frullano via nei secoli
verso il futuro della lingua madre.
Non so perché le poesie sono venute attaccate, non so niente di htm, eccole staccate una per una:
“Ero su un letto di ambulatorio”
Ero su un letto di ambulatorio,
nascosto dietro un paravento.
“Antigone”, “Sì”, “Sei qui?”, “Sì, qui”.
Le vertebre, le vertebre.
E iniziano a discorrere tra loro,
due vecchi, due voci di vecchi.
Perché una voce invecchia,
anche nel suono sta l’osso del tempo
anche nel fiato. Soffiavano, e c’era
dentro un’eco di se stessa,
un’eco che precedeva la pronuncia.
Qualcosa di scassato, il midollo
sfilato dalla spina dorsale e
sguainato come una spada luccicante
voce-carcassa
vertebra della voce.
Incredibile, vero? Basta avere l’influenza per due giorni ed ecco che succede.
Lascio i commenti, naturalmente, a monito di quei poveri cristi che sostengono che la sottoscritta è una fascista censuratrice. Ma anche a dimostrazione di come un troll, peraltro già noto, possa mandare all’aria, ad arte, qualsiasi tentativo di discussione seria.
Oltretutto con battute di merda e insultanti che già gli conoscevo.
Tengo per ora a dire una cosa a Marco Lodoli, che avevo fuggevolmente postato ieri mattina.
Caro Marco, i vecchi liberali dicevano “conoscere per giudicare”: tu hai fatto esattamente il contrario.
Citi Pardini come ignorato da questo blog. Vincenzo, che è persona squisita e con cui mi onoro di corrispondere spesso via mail, sarebbe profondamente imbarazzato da un’affermazione del genere. Perchè in questo blog è stato citato più di una volta. E perchè, le rare volte in cui, con la discrezione che contraddistingue lo scrittore di razza e non piagnucoloso, e non convinto che il mondo lo detesti, mi invia qualche notizia che lo riguarda, io la pubblico. Altri hanno trovato facilmente i link. Se fai un piccolo sforzo, li trovi anche tu.
Stesso discorso vale per Piersanti, per Trevi e per Magrelli. Di cosa stiamo parlando, appunto?
Cosa diresti TU se io venissi a fare le pulci sulle tue recensioni per Almanacco e sui criteri con cui le decidi?
Una discussione di questo tipo (idioti e psicopatici a parte) davvero mette in mutande chi l’ha iniziata.
State bene, gente.
A te Dna della poesia
elica e elastico
avviticchiati a forza
a malincuore treccia
attorcigliata torte e ritorte
rime
di un aereo giocattolo
che appena liberate
frullano via nei secoli
verso il futuro della lingua madre.
Certo che quel troll di cui sopra aveva ben altro tono quando appena un anno addietro veniva a chiedermi di recensire i da lui editati libri: vedi mai come noi neoepici saliamo o scendiamo nelle scale dell’altrui apprezzamento, a seconda della bisogna…
“Una discussione di questo tipo (idioti e psicopatici a parte) davvero mette in mutande chi l’ha iniziata.”
E forse, ehm… non è nemmeno un bel vedere…
gianni, non ho ancora letto metropoli per principianti (lo farò di corsa) però ho letto con la morte nel cuore, per cosa si uccide e il giovane sbirro. e li ho amati tantissimo, per cosa si uccide l’ho trovato sullo scaffale del supermercato tra libri a cui non avrei dato una lira, mi ha intrigato il fatto che fosse ambientato a milano dove sono nata e vissuta fino a vent’anni. e in effetti mi sono piaciute le descrizioni del quartieri. Ci ho sentito tantissimo l’aria della mia infanzia e adolescenza, io vivevo a porta romana e di quegli anni ricordo le mie incredibili passeggiate solitarie per le strade e le vie, giravo per kilometri lungo corso lodi e poi tutto corso di porta romana fino a missori, a volte tagliavo dalla statale per arrivare fino a piazza duomo che era il mio premio personale. a volte passavo per viale umbria dove c’era il cordone delle fabbriche degli anni 50 /60. mi chiedevo cosa c’era oltre il muro altissimo della Brown Boveri dal quale vedevo solo le gru altissime. altre volte mi perdevo per il reticolo delle traverse laterali e scrutavo ogni cosa, i portoni e i palazzi, le vetrine dei negozi, alcuni erano la mia passione, le officine e gli artigiani, falegnami, tipografi, calzolai, cantine, e io che sognavo e fantasticavo solo come si può fare a 10, 13,16 anni. e il tempo volava e in un attimo era tardissimo e dovevo correre a casa. ma allora si poteva fare tardi, non era il tempo delle bambine rapite, non era il tempo delle donne violentate. o forse lo era anche allora ma non avevamo coscienza di tutto questo. scusa ma avevo proprio voglia di dirtelo che i tuoi libri mi piacciono e anche ferraro è adorabile, un vero disastro ma assolutamente affidabile.
Per fortuna c’è anche chi i libri li legge prima di parlarne, senza badare a quante volte sono citati qua e là
Parliamo di New Italian Epic anche da noi, continueremo presumibilmente a farlo; ho letto il saggio di Bui e sostanzialmente la mia obiezione parte dal presupposto che NIE e’ un’importazione mericana, mericana, mericana (come direbbe Carosone), mentre per noi che siamo nati in Italy il RIE (real italian epic) affonda le sue radici in Alvaro, Gadda e poco piu’ in la’ Verga, sia da un punto di vista stilistico che propriamente narrativo. Tutta la fase mericana, partita dalla guerra di liberazione, e’ solo un incidente storico, visto che con il mondo anglofono la nostra lingua/letteratura ha sempre avuto ben poco a che fare e tuttora continua ad averci quasi nulla a che fare.
GiusCo, adesso ho capito: quando anni fa ci scrivesti chiedendo di entrare nel collettivo perché Wu Ming “ha bisogno di un poeta”, il tuo scopo era “italianizzarci”. Che occasione abbiamo perso chiudendoti la porta in faccia! Ma ora ci convertiamo al tuo verbo: PATRIA O MORTE! Viva l’autarchia! Chiudersi nella koinè come la lumaca nel guscio. La letteratura italiana non ha nulla a che fare con la lingua inglese. Fenoglio boia, Wu Ming la sua troia! :-)))
Grazie di cuore, Frida, per il tuo commento accorato. Se ti fa piacere c’è molta Milano (inevitabilmente!) in Metropoli Per Principianti. Ma non solo. C’è l’Italia che cambia (spero di averla raccontata nel migliore dei modi).
Vi saluto, per 5 giorni non avrò il computer con me, mi disintossico.
Bui, e ridaie con la storia di entrare nel tuo collettivo (un altro dei tuoi consueti falsi storici, sia nel senso che nello specifico)… osserviamo che sei passato alla propaganda dei venditori porta a porta, su scala planetaria. Di un poeta non hai piu’ bisogno.
Wu Ming, avevamo già discusso in altra sede circa la faccenda NIE e non mi pare il caso di tornarci. La discussione era stata interessante, (anche se entrambi siamo rimasti sulle nostre posizioni) diretta, e si era mossa sui binari della correttezza.
Questo tuo ultimo commento (quello che hai riservato a GiusCo, che non conosco come non conosco nessuno di voi), mi ha invece lasciato perplesso. Non conosco i trascorsi ma, indipendentemente da episodi passati che vi hanno visto coinvolti, la tua risposta mi ha lasciato un retrogusto amaro e un vago senso di strafottenza.
Non mi pareva, probabilmente sbaglio, che il commento di GiusCo meritasse una risposta che risposta non è, ma semplicemente un attacco diretto alla persona. Poco elegante.
Non ho letto tutti i commenti (quando ce ne sono troppi vuol dire che è in corso una polemica), ma lanciare iniziative, essere presenti, si porta appresso anche il dover essere oggetto di un numero maggiore di critiche, a volte corrette, a volte esagerate o sbagliate.
Non per questo il ‘famoso’ di turno può prendere cappa e spada e attaccare la persona… di persona.
E’ un errore pessimo, nel mondo della comunicazione, difficilemte gestibile e mi hai meravigliato. Anche se sicuramente sei più esperto di me.
Blackjack.
Sarò anche in mutande, ma continuo a credere che quanto ho scritto sia assolutamente vero. Può darsi che mi sia sfuggito qualche riferimento a qualche autore di quelli che ho citato, che Piersanti, Trevi, Magrelli, Pardini, Carola Susani, Antonella Anedda, Umberto Fiori, Aurelio Picca, Sebastiano Nata, Mariangela Gualtieri e tanti altri autori molto bravi siano stati ampiamente citati e commentati: eppure da occasionale visitatore di questo e altri siti trovo che il piatto della bilancia penda spaventosamente da una parte. Che quelli che meglio hanno saputo “invadere” gli schermi e le menti recitino un ruolo da padreterni, posizione tra l’altro non nuova in Italia, anche in politica direi. Paradossalmente la stampa, carta ingiallita, ottocentesca, mi sembra più aperta e liberale.
Non mi pare una posizione piagnucolosa la mia, tutt’altro. E’ solo un gentile invito ad alzare il periscopio e guardare intorno.
Si può fare di meglio, insomma, e sono sicuro che dopo questa polemica, purtroppo rapidamente tracimata in fango, qualcosa di nuovo accadrà. Già sta accadendo, anzi. Un caro saluto da Marco Lodoli
solo dio può far sì che ciò ch’è stato non sia stato
Scusi, signor Lodoli, ma se lei ritiene – legittimamente – che certi autori in Italia abbiano poco spazio, perché invece di prendersela con i blog che non ne parlano – altrettanto legittimamente – non apre lei un blog dove parlarne?
E’ uno scrittore, scrive su Repubblica, può usare il suo nome per aiutare a dare voce e spazio a chi lo meriterebbe e non ne ha. Ovviamente non è obbligato a farlo, ma in tal caso la sua legittimazione a criticare gli altri blog perché non lo fanno è sotto lo zero.
@ tato
spiacente, neanche Dio può. Se lo facesse cadrebbe nel volontarismo, generando paradossi logici e invalidando il Discorso di Ratisbona, e Sua Santità non ci dormirebbe la notte. E solo Dio sa quanto può diventare pericolosa Sua Santità quand’è insonne.
dio può cancellare un peccato
far sì che ciò ch’è stato ……..
Blackjack: ho adottato, ridacchiante, il medesimo tono strafotchik e simpaticherrimo del post di cui al link proposto dall’amico GiusCo (che certamente non avrai cliccato), simpaticherrimo anch’egli, al quale rinnovo i sensi della mia etc. etc. Il fatto che sono generalmente paziente e gentile e generoso e mirante alla concordia non significa che ogni tanto non ritenga imprescindibile un “vete a tomar por culo”. Salut! 🙂
Κομήτη κλει̃̃σε
τό στόμα στούς ποιητές.
Io alla lista di Lodoli aggiungerei altri scrittori ingiustamente trascurati dalla rete (non solo da questo sito) , alcuni dei quali anche vincitori di premi importanti: Affinati, Veronesi, Carraro, Ferracuti, Franchini ecc….