NIE: REAZIONI DE PANZA

1. fallacia del “non è letteratura”;
2. fallacia del riduzionista;
3. fallacia del pigro o del ritardatario.

Questi i frame individuati da Wu Ming 1 nella prima parte di un lungo intervento che si chiama New Italian Epic: reazioni de panza, e che riguarda alcuni articoli, di sorprendente unanimità, usciti in questi giorni a proposito del Nie.
Il testo è su Carmilla.
Ps. Per qualche ora non sarò davanti al computer: metto dunque i commenti in moderazione, dal momento che, come ben sapete, basta la parola e la salivazione dei troll aumenta.

245 pensieri su “NIE: REAZIONI DE PANZA

  1. “basti pensare a come una sola persona, da un anno a questa parte, trascorra pressoché *tutto* il suo tempo di veglia spammando qui su Lipperatura”
    La Lipperini e fin troppo paziente, se fosse per me, il tizio in questione, lo avrei già mandato a fare in…biiip un milione di volte!
    Scusate, rettifico visto che questo è un blog letterario:”a FAHRE in… biiip un milione di volte!”.

  2. @WM1:
    “battute e sfottò e nasi arricciati a parte”
    Solo la tua incredibile pazienza e curiosità ti permette di filtrare. Per quanto mi riguarda, se si ha davvero qualcosa da dire, si seleziona anche un registro adeguato per farlo. Io non tollero né nasi arricciati né sfottò, specie in un luogo come la rete dove come sottolinei tu il tono si fraintende facilmente.
    Ma, sai, in NI sono abituati alla leggiadra ironia. Sono esseri superiori che si dedicano all’idea di letteratura, possono permettersi la celia, poco importa che sia offensiva.

  3. E’ tutto il giorno che WordPress dà dei problemi e quindi Claudia ha risposto a un mio commento… che nel frattempo è sparito. Riassumendo, dicevo che non ho visto i commenti di Morganthal su NIE (per motivi che spiegavo en passant) ma quelli che ha lasciato qui, a parte questioni di tono, a me sono utili.

  4. Perché penso che in questi giorni abbia altro a cui pensare, comunque più o meno si capisce, è una panoramica sul NIE, parla di “Gomorra” e di “Medium”, della questione dell’allegoria, degli UNO, dell’anomalia italiana e alla fine dice (credo che la traduzione sia abbastanza fedele):
    “Non posso fare a meno di fare un confronto con la Svezia. Quando è stata l’ultima volta in cui da noi è apparso un movimento letterario con un profilo chiaro? Forse trent’anni fa. Forse da noi non c’è bisogno di fare resistenza con la letteratura. Forse è necessario solo in un paese [l’Italia, N.d.R.] che sembra essere in costante crisi.”

  5. Nell’articolo si accenna anche alla polemica…cerco di tradurre molto letteralmente al volo:
    “É facile reagire di pancia*: ‘Ah bene, ora i Wu Ming cercano di farsi belli con la luce riflessa da Gomorra’. I Wu Ming sono stati anche accusati di fare autopropaganda. Ma qui c’è qualcosa che non si trova nelle certezze di quella letteratura alla “io-e-la-famiglia-mia”: una combinazione di fuoco, gioia di sperimentare e ambizioni epiche”
    *(!!!)

  6. Nel commento ‘Postato Venerdì, 20 Febbraio 2009 alle 1:11 pm da luminamenti’, probabilmente a causa di una lettura frettolosa di ciò che avevo scritto in un mio commento precedente, Luminamenti fonde parole di WM1 e mie, attribuendo tutto a me, e sviluppando su quell’ircocervo numerose deduzioni.
    Io le virgolette le avevo messe bene, bastava leggere con calma… 🙂

  7. Letta la rece di Trevi. Be’ non è una vetta del pensiero, però è onesta e serve a qualcosa, nel senso che i suoi dubbi possono essere dubbi di altri (per esempio pure io la questione dell’allegoria.. non so, ma allo stesso tempo mi dico che raccontare in quel modo ha una semplicità e una forza che può essere importante).
    Bisogna dirlo però, la chiusura ‘Hai talento sei giovane sei furbo’ è davvero volgare (oltre che essere il riconoscimento di un pregiudizio molto pesante).

  8. Girolamo, dalle parole che hai usato suppongo (magari sbaglio, nel caso scusami) che tu abbia ritenuto provocatoria la mia domanda.
    Hai un atteggiamento paranoico e passivo/aggressivo, ma ne comprendo i motivi.
    E di nuovo, quando dico che ne comprendo i motivi non faccio una provocazione, intendo dire che li comprendo davvero, è stressante dover moderare e subire attacchi.
    Si trattava però di una semplice domanda, volta ad acquisire qualche informazione in più, e ringrazio Wu Ming 1 per la risposta, fin troppo esauriente.
    Non posso discutere più di tanto la scelta, anche se ritengo che i commenti legati al singolo articolo siano ben più efficaci, completi e grande occasione di confronto che qualsiasi altro metodo (forum ecc ecc).
    Chiudendo ai commenti secondo me si danneggia qualsiasi testo, impedendogli di arricchirsi con eventuali link, osservazioni, aggiunte, critiche (negative e positive, ovvio) e altro ancora.
    Per quanto riguarda i troll, più di 8 anni di esperienza come moderatore in vari forum mi hanno insegnato (ma è parere personale, ovviamente) che basta davvero ignorarli.
    Non mi sembra però di aver visto troll in questa discussione, la mia è una riflessione generale.
    GRAZIE per i link, mi evitano una ricerca difficile.

  9. Io il rilievo sull’allegoria davvero non lo capisco e mi meraviglio che venga fatto.
    L’interpretazione allegorica è assolutamente normale e frequente nella storia della critica letteraria occidentale e non solo, da Goethe a Lukacs a Benjamin in avanti, ed è normale per il lettore “sentire” l’allegoria, sennò perché si dice che certe opere raccontano esperienze “universali”? “Universali” significa che, pur parlando di altri luoghi e altri tempi, parlano anche a me, parlano del mio mondo e della mia vita.
    Perché negli anni ’70 l’Antigone parla ai movimenti giovanili, sociali e controculturali, e nella sfida di Antigone leggono la loro sfida?
    Davvero, potrei fare migliaia di esempi, e quello che ho fatto nel memorandum, “I demoni” di Dostoevskij, è uno dei più eclatanti: a ogni generazione, l’espressione “demoni dostoevskiani” è stata usata per descrivere le schegge impazzite (o presuntamente impazzite) dei movimenti sociali. E lo stesso Dostoevskij sarebbe stato d’accordo, perché lui intendeva i suoi romanzi come apologhi morali che valessero oltre la situazione contingente a cui si ispiravano (nel caso de “I demoni”, il cosiddetto “affare Necaev”). Riflessioni sul male che trascendessero le epoche. Se leggiamo il carteggio di Dostoevskij e gli appunti preparatori per quel romanzo, questo emerge con grande forza. Davvero, mi stupisce lo stupore per quel che ho scritto. E mi stupisce ancor più che questo venga da Trevi, che tutte le cose anzidette dovrebbe saperle a menadito.

    Per il resto, purtroppo devo dire che non sono d’accordo sul fatto che la recensione sia “onesta”. Tutta la prima metà è costruita su montaggi maliziosi di frasi e passaggi che nel memorandum in realtà occupano spazi e contesti diversi, in molti casi facendomi dire cose molto diverse da quelle effettivamente dette, e spesso facendo critiche a cui nel libro già si risponde, senza tenere conto di quelle risposte. Poi è tutto un precipitare di livello, fino alla chiosa davvero molto burp! e prot! :-/
    Altri punti li ho già esaminati su Carmilla, per ora mi fermo qui. Mi sembra comunque una recensione sintomatica, per questo interessante come oggetto d’indagine.

  10. @ Elvezio
    tu scrivi:
    “Chiudendo ai commenti secondo me si danneggia qualsiasi testo, impedendogli di arricchirsi con eventuali link, osservazioni, aggiunte, critiche (negative e positive, ovvio) e altro ancora.”
    Se visiti la sezione “New Italian Epic”di Carmilla, vedrai che questo si può ottenere anche senza i commenti, e con minore dispersione di energie. Semplicemente, anziché lasciare commenti en passant, i lettori interessati scrivono, pensandoci più a lungo, testi più “sostanziosi”, e Carmilla li pubblica. Se in giro per la rete ci sono contributi o commenti interessanti, questi vengono linkati in calce ai post.
    http://www.carmillaonline.com/archives/cat_new_italian_epic.html

  11. Mi sembra più facile del tedesco, con una sintassi meno “casi-nara” e più vicina all’inglese. Un vocabolario on line svedese-inglese e un po’ di orecchio bastano per capire il senso generale di un testo, se conosci già l’argomento. E io qui, ehm, lo conoscevo.

  12. @Wu Ming 1
    Questo lo avevo notato, ma non sono ancora del tutto convinto.
    Da un lato la produzione di testi più “sostanziosi” è cosa positiva, dall’altro però si perdono per strada mille interventi più brevi e immediati che non per questo devono per forza essere meno interessanti e costruttivi.
    Tu stesso ammetti che alcuni dei commenti in questa sede (e suppongo in molte altre) ti “sono utili”, potrebbe accadere la stessa cosa su Carmilla. Vero è che richiederebbe parecchio lavoro nel caso si volesse moderare, ma moderare non è necessario, a mio avviso in molte comunità l’automoderazione si innesca piuttosto facilmente e gli occasionali troll si possono filtrare…
    Comunque sia curiosità ampiamente soddisfatta, non rubo ulteriore spazio con questo OT.

  13. Elvezio, le discussioni sono preziose e proficue, alcune vengono linkate su Carmilla, di fatto negli ultimi mesi Lipperatura è stata uno degli spazi “di elezione” in cui discutere. Ma Loredana sta già pagando molto il fatto che le discussioni sul NIE le facciamo qui da lei, ripeto, tutto il lavoro che fa non è visibile, per questo sembra che i troll non ci siano. E sono ore della giornata che se ne vanno come lacrime nella pioggia…

  14. Grazie per l’articolo di Trevi. E’ scritto molto bene, purtroppo. Se fossi un lettore del Manifesto, che magari conosce i WM perché ha letto Q e 54, ma non si è interessato direttamente del memorandum, dopo questo articolo convincente direi “ok, peccato per i WM, mi erano piaciuti… beh, pazienza”.
    Un’osservazione rapida: nella parte finale dell’articolo (quella del “chiamatemi gnostico, chiamatemi stronzo”), Trevi ci dice che lui preferisce Michaux, Penna, Kafka, Artaud, Benn e che ha paura della “mistica del romanzo”. Facendo passare il messaggio subliminale che quella del memorandum non sia un’interpretazione, ma una dittatura ideologico-letteraria (un quasi nientismo: “questo è il NIE, l’unica cosa davvero interessante, quindi piantatela di cercare altri movimenti, nebulose o aggregati. Ah, già che ci siete, bruciate Kafka e Artaud. Benn, poi, era nazista”)
    A proposito degli interventi su Carmilla: il pezzo di De Michele sull’allegoria (e le ipotesi di Chimenti su tassonomie retoriche di Gomorra), secondo me, dovrebbero fornire materiale per discutere a lungo.

  15. E’ anche possibile che alcuni lettori di Alias non ci avessero mai, dico mai, sentiti nominare. A quanto mi risulta, da quando esiste il collettivo Trevi è stato il primissimo a menzionare Wu Ming sulle pagine letterarie del supplemento. Prima di sabato scorso, per nove anni siamo stati tabù, innominabili. Poi, all’improvviso, hanno sentito il bisogno di commissionare un attacco a tutta pagina, con tanto di foto di cinque pinocchi di legno per darci dei bugiardi. Il loro lettore-modello, se esiste anche nella realtà, avrà detto: “Wu Ming chi? Come mai non ne avete mai parlato prima?” Vuol dire che non siamo più ignorabili, è un’ammissione di sconfitta 😀

  16. @ WM1
    Forse ‘onesta’ non è la parola giusta. Volevo dire che secondo me a Trevi il libro semplicemente non arriva, e lui scrive la recensione di conseguenza. Per esempio, la semplificazione di Trevi sul punto del linguaggio. Se il tuo discorso sul linguaggio nei testi nie lo fai per esempio a Igort, lo capisce benissimo: è quello che faceva (trasposto nel fumetto oviamente) per gli editori giapponesi che avevano tirature enormi. Cioè usare un linguaggio innovativo che resti però fruibile, universale 8è anche quello che si fa per molte serie tv). Ma forse questa cosa non è nelle corde di Trevi, e allora semplifica tutto, riduce e anche storpia.
    Sull’allegoria mi sembrava interessante quello che dice Trevi sulla bellezza dei testi a prescindere dalla trama (scusa riassumo in modo rozzo). Però poi scrive che sono libri per anime solitarie, e un po’ cascano le braccia, perché il saggio parla esattamente dell’opposto, cioè di una letteratura che cerca di essere popolare.

  17. Posso? E’ lecito, lecitissimo, non apprezzare un libro o un autore, però non è lecito attribuire a quel libro o autore cose false, e da che mondo è mondo gli stratagemmi e gli espedienti servono a far passare per vere le cose false. Oppure per fingere di conoscere quello che non si conosce.

  18. @andrea barberi. Non sono mica così sciocco da attribuire a te quello he è riportato da wu ming, anche perchè chi vuole seguire la discussione può controllare chi l’ha scritto. Resta il fatto che con il taglio e incolla l’hai riportato tu, quindi l’hai scritto tu. E poi basta leggere il tuo post per capire da chi era ideato. Non si può leggere il mio post senza il tuo, è ovvio, logico e implicito. E poi dato che dici di ricordare bene e di aver capito bene, in sostanza tu mi attribuisci lo stesso giudizio di chi l’ha pensato. Bisogna proprio non sapere più che pesci pigliare per ridursi a queste…obiezioni? Ma capisco che a voi amanti del post-moderno che amate i metadiscorsi dei metadiscorsi, non vi rimane altro di che parlare.
    @wu ming senso dell’umorismo ridotto a zero eh? speriamo che almeno hai compreso ciò che ha detto Trevi.
    Proprio divertente questa storia dei frame, ma chi si difende in questo modo si accusa.

  19. Luminamenti, io credo che “guarda che ero ironico” sia la difesa più facile e logora. Se ne è abusato troppo. Secondo me, nove volte e mezza su dieci, se l’altro non ha capito l’ironia vuol dire che l’ironia non si capiva. Non è possibile che non sia mai colpa dell’enunciante ma sempre dell’uditore. E’ tempo di riassumersi la responsabilità di quel che si enuncia. Se un giorno leggerai il memorandum, vedrai che molto dell’argomentazione gira intorno a questo.
    Un po’ di bibliografia su “questa storia dei frame” sarà probabilmente in calce alla seconda parte del testo, così ti documenti e non solo ti lamenti. Su, ma è possibile che in questo paese sia scomparsa la preziosa virtù della pazienza? Io ho co-sceneggiato un film che si intitolava “Lavorare con lentezza”, come una canzone degli anni ’70 che denunciava gli alienanti ritmi che ci vengono imposti dai padroni. Ecco, io non intendo farmi imporre ritmi. Per fare le cose occorre il tempo che occorre.

  20. Luminamenti, certo basta leggere il mio post con calma e si capisce ciò che è mio e cosa di WU1. Leggere con calma, tu invece leggendo di midollo spinale foze sette hai riportato il virgolettato ‘alla cazzo’ come si usa dire, e non si capisce più niente.

  21. Che avete a problemi a capire andrea e wu ming, questo almeno si capisce. Non voler accettare le critiche e gli argomenti è un brutto segno.
    Se si esaminassero i vostri frame…
    Caro wu ming ma di cosa mi starei lamentando? boh te lo sai tu solo di che parli. Se uno ti seguisse sui frame non ne usciresti bene. Ma sarebbe tempo sprecato. E anche andrea, che mi dice che basta leggere con calma e si capisce e infatti avevo capito, mentre lui non capisce che se non si capisce è perché uno non legge con calma, allora la responsabilità non è chi si scrive ma di chi legge, non certo del sottoscritto che è lentissimo. Utilizzo dei suoi stessi pensieri.
    Vedo che vi piacciono proprio i metadiscorsi. Ora usare l’ironia era una difesa. ma difesa de che? ” E poi: “se l’altro non ha capito l’ironia vuol dire che l’ironia non si capiva”. Bene, è legittimo non capire, chi lo vuole negare, quando poi viene chiarita l’intenzione e il senso che si voleva dargli non va bene lo stesso. E lo sai perchè? perchè cmq non la si tollera. Non interessa capire! Si tollera solo il proprio linguaggio! Questo è fantastico come argomento. Nove volte e mezzo su dieci, quando uno non vuole rendersi conto dei propri errori si mette il prosciutto davanti agli occhi e si dà tutte le spiegazioni che vuole. Che poi il mio discorso era al seguito della critica ironica del Sole24ore. Con una battuta ho riassunto il massimo che si può capire del tuo libro o che abbia una parvenza di fondamento ahimé (scritto poi…), questo è il mio giudizio, tutto quello che si può dire di quel libro di grande confusione. Stavolta non ti è andata bene con le recensioni, vedrai che ti riprenderai. Alias evidentemente scotta (per qualcuno) Che poi io dò scarso (e negativo) valore sia alle critiche che alle recensione (discorso generale e politico) dei libri. Preferisco leggere al buio. E lì il buio c’era.

  22. Io di quello che scrive Luminamenti non ho mai capito nulla, tutto molto contorto e poco chiaro. Mi sentivo inadeguato ma vedo che non sono l’unico, meno male….

  23. Una storia vera: una volta mi sono intrattenuto in una discussione con un celebre accademico, un uomo assai goloso di Bounty (le barre di cioccolato ripiene di cocco liofilizzato). La nostra disputa era sul valore letterario di “Asce di Guerra”. Lui mi dice che 54 è un romanzo postmodernista. Si, ma stavamo parlando di Asce di Guerra, rispondo io. La scena dell’agguato a Cary Grant sembra ripresa da Tarantino, dice lui. Si, ma Vitaliano Ravagli…, dico io. Macché, risponde infastidito, è una concezione industriale della scrittura. Ho capito, provo ad argomentare, ma se guardiamo alla costruzione delle cornici narrative per il personaggio Zani… Ma io non l’ho mica letto ‘sto libro, dice lui, però ho letto 54.
    Io ho capito una cosa. Ai critici, anche se non a tutti, piace molto scrivere e parlare, però hanno molti problemi nell’ascoltare. Perché se ascoltassero dovrebbero lavorare di più.

  24. Certo che hanno diritto, ma non è un diritto che io possa donarti. Perchè non sono io che devo capire, ognuno di noi ha i suoi strumenti di comprensione. Era un modesto consiglio a ampliarli. Invece sembra il tuo discorso non un diritto, ma una pretesa. Chi ti sta impedendo di capire?
    No goveno il tuo cervello.
    p.s In quanto al discorso su cos’è capire ti rimando alla lettura dell’aforisma numero 64 dei Minima Moralia di Adorno. E da lì, io non mi muovo.

  25. Ma le persone colte, proprio perché hanno più strumenti, non dovrebbero fare lo sforzo di essere chiare? L’aver letto molti filosofi non credo autorizzi a non spiegare. Direi i lcontrario. Se la cultura è un circolo esclusivo allora ditemelo e io, che ho fatto un istituto tecnico e leggo libri per passsione, mi defilo.

  26. “Con una battuta ho riassunto il massimo che si può capire del tuo libro o che abbia una parvenza di fondamento ahimé (scritto poi…), questo è il mio giudizio, tutto quello che si può dire di quel libro di grande confusione”.
    Cioè, il tuo giudizio è tutto quello che si può dire di quel libro? Mi congratulo per la tua autostima.
    Scusa, il libro è “di grande confusione” nel senso che la trama è la grande confusione? (come un “libro di guerra” è un libro che parla di guerra?)
    “Preferisco leggere al buio”.
    Magari se accendi la luce riesci anche a trovare qualche esempio da sottoporci così discutiamo.

  27. Anche le persone colte prima di esserlo erano incolte (qualunque cosa possa significare cultura).
    Non credo che nessuno neghi a nessuno il diritto di conquistarsi “più strumenti”. L’aver letto molti filosofi (o altri autori) è dover fare i conti con volersi impossessarsi degli strumenti degli altri. Man mano che uno si impossessa di nuovi strumenti ciò che prima non gli sembrava chiaro a poco a poco gli si chiarisce. Assumendo che occorre spiegare agli altri, questi altri crederanno di avere capito mentre colui che avrà capito sarà solo chi spiega. Uno si può fare spiegare la teoria della relatività da piero Angela o mettersi a studiare fisica e leggersi i testi di Einstein. Io dico che solo questo secondo modo serve a capire veramente. Tutt’al più Piero Angela sarà servito a innestare una curiosità.
    Insomma, ci vuole uno sforzo e della pazienza.

  28. @ aldo
    “Jean Cocteau diceva che sono le elite culturali che impediscono agli artisti di raggiungere il popolo, che ha già in sé il senso del bello, anche se può non essere in grado di esprimerlo. E Cocteau non era certo un rivoluzionario… E in Italia soprattutto le elite culturali sono davvero fasulle. Forse oggi fare cultura è diventato elitario…”
    (Daniele Huillet)
    una volta un giornalista serioso chiese a Kubrick “lei che film guarda ?”
    Kubrick rispose “quelli belli”.
    Da vecchio lettore, le dico, se le piace leggere e la appassiona, non smetta mai, e la passione che trae da libri, se può, cerchi di viverla nella vita, ogni giorno anche nelle piccole cose.

  29. @ claudia b. Tutto quello che si può dire di quel libro è stato già detto da diverse persone. No, si può dire anche di peggio se uno volesse, ma è tutto quello che si può dire perché poi ci sarebbero altri frame di Wu ming.
    Cioè dei metadiscorsi sul nulla. Sì, ti capisco, vuoi discutere e non conversare.Vuoi discutere? ma come ti congratuli per la mia autostima! e della mia autostima che vuoi discutere? ma non è il paziente che si sceglie per contratto il proprio psicoanalista (il linguaggio dei frame è di questo contesto?) ?
    Gli esempi da sottoporre si sottopongono solo a chi ha una genuino interesse e lì dove c’è stima. Ma ti sei già pronunciata.

  30. Ma lascia perdere, Claudia, non li farà mai gli esempi, perché perdi tempo? Non vedi che confonde la linguistica cognitiva con la psicanalisi, le butta lì come capita perché qualcuno dica: oh, ma quante ne sa!
    A tutti: non lasciatevi intimorire da riferimenti criptici e name-dropping, sono cortine fumogene. Quando arriva uno così, sappiate che gli inadeguati non siete voi, ma lui.

  31. Mi spiace solo per Aldo che per un attimo ha dubitato di se stesso davanti a tanta prosopopea.
    Invece volevo chiedere a nonno Morganthal che ieri mi ha mandato i cioccolatini, con tutta la passione che ha per le piccole cose, se si è accorto che fuori ci sono le ronde che spragano gli extracomunitari. No, così, per sapere se la passione significa smorzare con leggiadra ironia lo spirito di chi vuole un paese diverso da questo ammasso di merda che ci sta affogando. Nel caso stesse leggendo qualche appassionante storia di piccolo borghesi (magari di sinistra) con problemi di amori nevrotici, ce la consigli, che ci alleggeriamo anche noi un po’ lo spirito, fra un co.co.co e l’altro (che normalmente ci si annoia quando si è disoccupati).

  32. I WM scrivono in collettivo, io e un paio di amici abbiamo provato a leggere il saggio in collettivo, mettendoci insieme… un pomeriggio, al calduccio, le prime 60 pagine più o meno, un po’ per ciascuno. Ci andava di avere tra le mani qualcosa di nuovo, e ci è sembrato che non parlasse solo a livello di critica letteraria. Infatti, ci fermavamo e poi partiva la conversazione in altre direzioni. Ecco, questo vorrebbe essere un ringraziamento, ci ha fatto piacere discutere su qualcosa di intelleggibile, o almeno abbiamo potuto farlo anche al nostro semplice livello di lettori, aiutandoci a vicenda nei punti che non capivamo. Poi l’ho finito da sola, ma con un altro sapore, vabbè.

  33. @pdg: cavolo, ma che cosa carina questa della lettura collettiva! Ti invidio un po’, con i miei amici non l’ho mai fatto, ma trovo che sia un’ideuzza da copiare subito.

  34. “Ma lascia perdere, Claudia, non li farà mai gli esempi, perché perdi tempo?”
    E’ tutto quello che si può dire a persone che inaugurano la conversazione con: “ma tu non l’hai letto il libro, tu non l’hai capito, ma segui una discussione ogni tanto, questa cosa l’abbiamo già detta noi. E si sono pure dimenticati che nonostante questo ero già entrato in discussione.
    No, grazie, non ho intenzione di essere usato come cassa di risonanza

  35. Comunque, cara Claudia b., c’è da dire che la logica delle ronde potrebbe essere affine all’impronta offensiva di molti tuoi messaggi. Tu in fondo fai delle ronde verbali, mi viene da pensare.

  36. @wu ming non credo che ci si debba preoccupare perchè qualcuno si possa intimorire, come scrivi sopra. L’unico che sembra intimorito sei tu, che non te ne sei perso neanche uno dei miei messaggi per replicare.

  37. Salve a tutti, scusate i ritardo (che spiegherò).
    Il tono della mia risposta sui post di carmilla rispondeva alla “battuta” sullo gnosticismo di noi carmilli, non all’autore della prima interrogazione (col quale mi scuso se si è sentito offeso).
    Che i redattori di carmilla siano spesso sul web a discutere, anche con chi non condivide le posizioni della rivista (entro i limiti della umana civiltà), è facilmente rilevabile. Se qualcuno non se ne accorge, pazienza.
    Che ogni rivista abbia un proprio stile è un fatto pacifico, e quello di aprire o meno i commenti fa parte delle scelte stilistiche: non è solo un problema di trollaggio (che pure esiste). Forse – lo dico con pacatezza, senza voler polemizzare con nessuno – non è ben chiaro che gestire una rivista significa sottrarre tempo, energie ed anche denaro alle altre cose (dalle famiglie al lavoro salariato, dalla pulizia della casa al cinema o al dr. House, ecc.) che riempiono la giornata (e come sempre dormire finisce col passare in secondo piano). Io dedico una certa quota del mio tempo a fare una rivista, e spesso mi scuso con i redattori per non poter fare di più: gestire i commenti, anche senza i troll in giro, significa altro tempo, che evidentemente non ho/non abbiamo.
    In alternativa, ogni redattore dovrebbe pattugliare una fascia della giornata per non sguarnire la rivista ed evitare commenti offensivi, trollaggi, spammature, invasione di link porno-viagra-cialis, ecc. Ci sono riviste che riescono a farlo (o che accettano livelli di mediazione con le invasioni insultanti), noi no.
    Ora, perché ci ho messo un giorno a rispondere (rischiando di sembrare indisponente)? Perché per quasi 24 ore la mia zona è rimasta priva di connessione. Fossi stato di “pattuglia” sui commenti, avrei dovuto: lasciare che la rivista si riempisse di anonimi diffamatori; scapicollarmi alla ricerca di un Internet Point (a spese mie); scombinare il pomeriggio a un redattore che aveva pianificato altro (foss’anche lavare la cucina e il bagno, che è importante anche quello).
    Tutto qui.
    Ah, domenticavo: intuisco l’intenzione sardonica nell’uso dell’aggettivo “gnostici”, ma inviterei a ricordare che si tratta di eretici messi al rogo dai passati equivalenti di CL e Socci. Alle mie orecchie suona un po’ come dire “finocchio” in televisione credendo di sembrare simpatico, sono mie personali ipersensibilità.

  38. Dell’espressione “leggiadra ironia” ho il copyright in questo blog, niente common license, e diffido dall’uso, soprattutto le dotte studiose della RHUOL o chi ne fa le veci. In caso di reiterazione seguirà confisca dei cioccolatini 🙂
    Ancora dolcezza per claudia b. ttp://www.sacher.com/en-original-sacher-tart.htm così potrà rinfrancarsi lo spirito prima di ogni battaglia 🙂

  39. Scusa Morganthal, qualcosa nel tuo modo di fare mi dice che sei un uomo. Con me, che sono maschio, discuti, mentre ad una persona che si firma Claudia mandi cioccolatini e dolcetti.
    Non ti sembra una cosa un po’ machista e stupidotta? E poi vieni a farlo dalla Lipperini? Vuoi anche cagare in macchina di mia madre?
    Dai, lasciamo stare le posture e confrontiamoci sulla sostanza delle cose, che ho voglia di ascoltarti, senza prese di culo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto