PER SAVIANO: AGGIORNAMENTI

Chi ha letto i giornali questa mattina sa delle dichiarazioni di Roberto Saviano, che a Repubblica ha spiegato come, prima dell’uscita de L’Espresso ieri, aveva desiderato  «che della faccenda si parlasse il meno possibile» . A questo punto, però, il clamore di giornali e Tg ha almeno provocato quelle dichiarazioni di solidarietà degli stessi politici che in precedenza erano sembrati quanto meno prudenti (parlo di Rosa Russo Iervolino, per esempio). Anche Antonio Bassolino e Fausto Bertinotti si sono dichiarati vicini a Saviano.
Sempre stamattina Giancarlo De Cataldo ha rinnovato le intenzioni di una mobilitazione di scrittori e non solo: e dello stesso parere sono tantissime altre persone, incluse quelle che mi hanno contattato via mail tra ieri e oggi.
Per esempio, un gruppo di persone (un giovane giornalista della Campania, un webmaster e tanti altri) ha dato vita ad un sito per Roberto Saviano, già on line qui, che si propone di raccogliere firme di solidarietà. Ritengo che sia importante.
Ps. Naturalmente, esistono anche quelli che in romanesco si definiscono "zozzoni". Da ieri sera, su questa homepage appariva questo box
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79 pensieri su “PER SAVIANO: AGGIORNAMENTI

  1. La cosa incredibile, in Italia, è che bisogna rischiare la morte per avere un pò di attenzione. Ciò non rende giustizia nemmeno all’autore. Non sapremo, mai, infatti, se il suo successo dipenda dal libro o da questo clamore. Tutti quelli che sbraitano e si schierano e firmano probabilmente il libro non lo hanno nemmeno letto. Per quanto mi riguarda mi piacerebbe capire dove finisce il merito letterario e dove comincia il battage. Si tratta di rischio reale o della solita sceneggiata ? Se pensiamo che basti un libro, sia pure ben fatto, allora scriviamone mille. Cosa aspettiamo ?
    I veri apostoli della pace e della giustizia hanno fatto cose diverse. E forse questo lo sa anche chi, apparantemente, lo minaccia. Eppure nessuno sta venendo meno alla sua parte sulla scena.
    Concediamoci quanto meno la libertà di applaudire o di assistere in silenzio.

  2. eventounico, mi auguro con tutto il cuore che tu abbia contato fino a dieci prima di parlare di “battage”.
    Una cosa è l’impegno di Saviano (e la solidarietà di chi lo sostiene), un’altra lo sciacallaggio di unilibro et similia.
    Mille libri come Gomorra? Magari. Ad esserne capaci, se mi permetti.

  3. @ eventonuico
    Si tratta di un rischio reale, è evidente, già Saviano si era beccato una coltellata un anno fa, quando Gomorra non era uscito e lui pubblicava articoli sulla Camorra soprattutto in rete.
    Guarda che Saviano ce lo dobbiamo tenere stretto perché questo ragazzo, quello che sta facendo, la sua capacità, il suo coraggio hanno del miracoloso.
    A me viene male solo a pensare che gli fanno il vuoto intorno, lo isolano, figurati immaginare che qualcuno esce di casa per sparargli come alla Politkovskaja.

  4. Mi cara La, quando parlo di solito sono lucido a sufficienza. La prossima volta conterò, se ciò può darne una misura.
    In merito ai mille libri, siete tanti in Italia e fuori ad avere le capacità per farlo. Non ho dubbi al riguardo. Mi spiace che tu abbia un giudizio così duro nei confronti della categoria degli autori, quanto meno quelli noti, alla quale appartieni con grande merito.
    Ribadisco, però, che non sicuro che lo aiutiamo davvero in questo modo (e mi sembra sia anche quanto avrebbe desiderato lui…).
    Se uno vuole stare vicino a qualcuno lo fa, non lo annuncia.
    A lui credo serva una reale rete di protezione ed amicizia e questo non si fa con le raccolte di firme e, ribadisco, con la pubblicità che ingenera processi molto pericolosi.
    Se il suo merito è quello di aver portato all’attenzione certe cose, perchè c’è bisogno che sia minacciato (o peggio a.b.) per ricevere interesse ?
    Il mio post precedente distingueva tra il contenuto del libro ed il suo apprezzamento in quanto opera letteraria. Mi piacerebbe che il contenuto fosse già all’attenzione di tutti e noi e soprattutto di chi deve intervenire.
    Se poi la letteratura si elegge per il tramite delle vite umane, allora, siamo messi veramente male. Questo però è un piano diverso che prescinde dal contenuto di qualunque libro.

  5. eventounico, mi viene da chiedere: tu che adesso vieni a bacchettare la gente, dov’eri quando si parlava con passione e coinvolgimento del valore di “Gomorra”, del suo contenuto, delle innovazioni che contiene, delle direzioni che indica?
    E se tu – che qui ti interroghi sulla “vera natura” del successo del libro – ti sei accorto solo adesso dell’esistenza di “Gomorra”, se tu (non noialtri) hai avuto bisogno delle minacce per interessarti, questo non vale per molte altre persone, che hanno apprezzato il libro e ne hanno costruito dal basso il “successo” in tempi davvero non sospetti. E ti stai rivolgendo a persone che ritengono di grande valore quel che scrive Saviano fin dai primi testi apparsi in rete.
    Visto che sembri non essertene accorto a suo tempo, sappi che – ben prima di queste minacce, e quindi a prescindere da esse – “Gomorra” ha venduto 50.000 copie in due mesi, ha vinto un Premio Campiello, è stato recensito diffusamente, se ne è dibattuto, è stato presentato un po’ ovunque in giro per l’Italia, in rete il passaparola era ed è intensissimo.
    Sulla questione delle dichiarazioni pubbliche: tu credi che a noi faccia piacere che questa cosa sia uscita in questo modo? No. Non fa piacere a nessuno, perché il polverone aumenta il rischio per Roberto.
    Però la cosa è uscita, non si può far finta che non sia così. A questo punto, l’unica cosa che si può fare è cercare di orientarsi dentro il polverone, di contrastare le cazzate, di far passare messaggi sensati ogni volta che è possibile, contro gli “opposti estremismi” del “Saviano martire muori per noi, vai avanti tu che mi vien da piangere” e del “Saviano sei un paraculo, è tutta un’operazione di marketing”.
    Per fare questo, bisogna continuare a ri-indirizzare l’attenzione su quel che Roberto ha scritto. Quel che importa è quel che viene raccontato nel libro. Bisogna far questo senza le precipitose cadute di stile come quella riportata da Loredana.
    Più che un sito su Roberto e per Roberto, occorrerebbe mettere insieme, in un unico spazio in rete, tutto quanto di significativo o interessante è stato scritto sul libro.

  6. @ eventounico:
    Ti parlo come organizzatore della raccolta firme che spero partirà da lunedì: Io sinceramente immagino che Roberto sia molto infastidito da ciò che corre in giro e da ciò che si dice su di lui, dal fatto che è al centro dell’attenzione ecc. ecc. anche perchè avendolo ascoltato più volte questa è l’impressione che mi ha fatto.
    Però d’altro canto Roberto ha accettato di parlare dei suoi problemi, del fatto che le persone gli stanno facendo terra bruciata, che i negozianti non lo vogliono vedere avvicinarsi al negozio eccetera eccetera..
    A questo punto scusami se mi permetto ma non si può non intervenire, sarebbe imbarazzante tacere e far correre tutto, dopotutto Roberto se ha deciso di far pubblicare i problemi che sta incontrando sull’espresso e su la repubblica sapeva a cosa andava incontro, sapeva che telegiornali e giornali ne avrebbero parlato.. doveva aspettarselo, e allora deve mettere in conto anche che qualcuno ha deciso di fare una raccolta firme che è SI per Roberto ma che serve anche a far capire alle persone che qui nella mia città.. nella mia provincia.. ( che è anche quella di Roberto ) non tutti sono uguali.. e che c’è qualcuno che è con lui.

  7. @ Wu-Ming
    Io penso che un sito di sostegno a Roberto sia importante. Voi lo conoscete e sapete cosa vuole o cosa non vuole, ma Roberto volente o nolente è un personaggio pubblico ed è tanto aberrante la distorsione dell’informazione di alcuni servizi televisivi quanto è aberrante il silenzio dei politici e dei giornali locali sul fatto di Roberto.
    Scrivi che occorrerebbe mettere insieme, in un unico spazio in rete, tutto quanto di significativo o interessante è stato scritto sul libro, sono concorde con te su questa cosa io sono disponibile per aprire una sezione apposita sul sito ( che spero vada online definitivamente da lunedì prox per ora è in fase di costruzione )

  8. @ Wu Ming 1
    1. Io non bacchetto nessuno. Non ne ho dignità.
    2. Ho apprezzato il libro da tempo e non ho dubbi sul suo valore. D’altro canto credo che esistano molteplici corde nella scrittura.
    3. Non ho manifestato tale apprezzamento prima perchè non sono abituato a manifestare (e basta). L’ho fatto ora per i rischi che questa situazione comporta.
    4. Ringrazio Alex per il suo commento perchè aiuta a capire.
    5. Le cadute di stile, se offendono il sentimento, ciò basta.
    6. La mia era la voce di uno qualunque. A quanto leggo è stato un atto di presunzione pensare di potermi esprimere liberamente.
    0. I messaggi sensati ed il compito di orientare li lascio volentieri a chi pensa di esserne capace.

  9. @ eventounico
    non credo che qualcuno abbia voluto censurarti. Però abbiamo tutti i nervi tesi, e oggi non è possibile essere gentili o gradevoli. Questa discussione non l’abbiamo voluta noi (alcuni di noi ne avrebbero volentieri discusso privatamente), ma adesso c’è. Il bello dei blog è che sono luoghi di libero intervento, il brutto è che molto facilmente una discussione aperta in una certa direzione finisce nel cazzeggio, o va fuori tema e diventa inutile. Senza considerare che proprio un uso “frivolo” o “idiota” di alcuni blog ha contribuito a creare questa situazione. Altrove, in altri tempi e in altri luoghi (oltre che in questo), si è discusso e si discuterà del rapporto tra contenuto e forma in “Gomorra”: farlo ora servirebbe, contro ogni buona intenzione, a riavvitarci in analisi e polemiche del tutto inutili. Ora come ora la rete dev’essere capace di produrre qualcosa di suo, che si aggiunga a quello che già c’è, su Gomorra: di tutto il resto ne parleremo, ma non ora (che tempi sono mai questi, ecc. ecc.).
    Poi la tua libertà di applaudire o di stare in disparte è solo tua, e nessuno (tantomeno un blog letterario) vuole, né può togliertela.

  10. Se Roberto Saviano deciderà di andarsene da Napoli non sarà un codardo. Questo deve essere chiaro. Le manifestazioni, la raccolta di firme, ecc. al sud non servono a un cazzo, sono eticamente positive, ma inefficaci, e non è vero che forniscano una rete di protezione. E’ un’illusione, una delle più grandi illusioni degli ultimi vent’anni di lotta alal criminalità organizzata. Non stiamo parlando di criminalità, ma di criminalità ORGANIZZATA. L’organizzazione va oltre l’apparato militare che i mass media mettono al centro dei loro “approfondimenti”. L’organizzazione coinvolge con diverse modalità l’intero apparato sociale, in primis la borghesia (quella produttiva è prevalentemente criminale). Non conosco la Campania, per niente, ma se ha qualcosa in comune con la Sicilia, allora l’unica soluzione sta nel baratro. Questa società deve arrivare al capolinea per ripartire. Non accetta correttivi in corsa. Vuole andarsi a schiantare. Solo da quel momento si potrà rifondarla dalle sue ceneri. E in questo quadro, se Saviano decidesse di andarsene non sbaglierebbe. Guardate, non si tratta sempre di rischiare la vita (anche se il rischio c’è sempre). A volte a distruggerti è la vita stessa che ti concede il sud. Quando ti accorgi che sei l’unico nel raggio di chilometri a pensare seriamente che le cose possano cambiare. E allora ti senti un fesso, pensi che quelli che pensano che tu sia un fesso in fondo hanno ragione.

  11. Andarsene non vuol dire rinunciare alla lotta. Credo poco ai cortei fatti a Napoli o a Palermo. Le bandierine del corteo non smuovono il magma. Uno scrittore, ma anche un giornalista, un attivista di qualsiasi fede, non possono farsi carico di una lotta sul campo. Perché il campo non è fertile. E non godono della protezione che hanno i magistrati. Spesso si crede che la rinascita debba partire dal basso. Il basso a Palermo – anche a Napoli? – è troppo basso. I valori dell’antimafia non si esportano con le manifestazioni.
    Secondo me bisognerebbe, piuttosto, concordare un’azione collettiva a Roma, per chiedere al governo – a questo governo che io ho votato e che si è fatto bello con mille promesse elettorali – che la questione criminalità organizzata sia messa nella prima pagina dell’agenda politica. Traduco: basta con la cultura dell’emergenza (oggi minacciano Saviano, domani ammazzano a Catania un negoziante che non paga il pizzo, dopodomani un imprenditore viene arrestato, ecc.). Non si può considerare la criminalità al sud come un piccolo incidente di percorso (questa mi pare la percezione governativa, Violante l’altra sera, a Porta a porta ha detto delle cose vergognose), ma come un problema strutturale, anzi: il Vero Problema del sud (e dell’Italia intera). Non serve progettare infrastrutture, accordare finanziamenti, ecc., lo sviluppo (economico, culturale, ecc.) è frenato dal Vero Problema del sud. Allora, pensiamo a una manifestazione a Roma, per chiedere che la lotta alla criminalità organizzata diventi più importante della finanziaria. Ma, parallelamente, accompagniamo i cortei con un’azione forte sui blog, le riviste, i giornali.
    Ecco, ci vuole una cesura netta col passato.

  12. La solita storia: tam tam pubblcitario, la vittima che diventa carnefice di se stesso perché vuol farsi pubblcità, il valore dell’opera letteraria… Può darsi che queste siano tutte belle cose di cui discutere in un bel salotto, ma tra cent’anni. Gomorra l’ho letto d’un sorso, trovando qualche pasticcio di grammatica, di quei pasticci che scappano quando la storia che si vuol raccontare prende più della parola. Perché a me non pare che Gomorra sia un caso letterario, ma un cazzotto nello stomaco come reportage giornalistico. Un pugno forte, che, quando l’ho preso, m’è venuto da dire: assafà! qualcuno si è preso la briga e il gusto di mettere assieme tutte queste storie che noi conosciamo, che sappiamo ma che nessuno, nessuno racconta; e quei pochi che le raccontano non suscitano interesse. E allora non potete capire perché il libro di Saviano ha fatto tanto rumore al punto che qualcuno se l’è presa tanto a male: perché la Campania è avvolta da una guaina di gomma spessissima. Non filtra niente e sembra che non succeda niente. Rimbombano solo i morti ammazzati, ma non sapete niente di un sottobosco fitto intricato, dove Roberto Saviano ha girato “neutro”. Leggetelo, Gomorra, rileggetelo e non pensate al caso letterario. Non è un romanzo! Non è narrativa!

  13. Un forte abbraccio a Roberto Saviano e …..scusate se è poco, l’alternativa era una logorrea che non aggiungeva niente di nuovo.
    a Nicolò,
    ok su molte cose che dici. Sull’impossibilità di ‘partire dal basso’ non sarei sicura. Leggiti l’intervista a Yunus pubblicata su Carmilla. E’ vero che l’FMI e le banche non sono la Camorra o la Mafia (anche se a volte le linee di demarcazione non mi sono del tutto chiare), ma in quella fetta di mondo troppo bassa per entrare nella loro economia (non meno criminale) ci sono spazi che bisogna saper cogliere a patto di lasciare le cattedre e portare la propria umanità e competenza in loco.
    a Andrea Barbieri
    non credo che WM1 abbia veramente sentito quelle frasi, ci sono però prese di posizione e persone che agiscono come se intimamente pensassero anche di peggio.
    Anche per soggetti che in questi momenti non possono non dirsi solidali (non sarebbe polically correct) in definitiva un santino in cielo e la lacrimazione facile sono preferibili a una voce scomoda e viva. Che poi lo dicano a voce alta è un altro paio di maniche.
    Ribadisco l’abbraccio che estendo anche a tutt* voi
    besos

  14. a.b., cosa dovrei pensare della tua reazione spropositata e gretta? Soltanto che sei incapace di capire quando e come viene usata un’iperbole, oppure che la lingua ha – involontariamente – battuto su un dente guasto e ballerino? Bah.
    Per il resto, eventounico, il trucchetto lo abbiamo visto non mille volte, ma centomila. Si debutta su un blog con un interventino acido, provocatorio e pieno di boutades (perché alludere a “battages” e “sceneggiate” in un thread dove si parla di minacce di morte è palesemente una provocazione), e appena uno controargomenta si grida alla censura, non mi si lascia parlare etc.
    Suvvia, lascia perdere, qui nessuno è di primo pelo.

  15. Passando a cose serie: a me preme chiarire una cosa.
    Quando ho letto l’articolo de “L’Espresso”, mi è corso un brivido lungo la schiena. Quando ho visto il disgraziato servizio del TG1, ho provato terrore.
    Perché?
    Perché ritengo che ogni ulteriore “spettacolarizzazione” di Saviano come personaggio sia pericolosissima.
    Ho già detto come la penso: la cosa non sarebbe dovuta uscire in questo modo, perché il clamore fa più male che bene.
    Più si puntano i riflettori e si indica Saviano come candidato al martirio, più aumenta ilrischio, perché ha ragione Nicolò, in questi casi “la solidarietà dell’opinione pubblica democratica” non è un deterrente, viene espressa su un livello non comunicante con la cultura di strada che “Gomorra” descrive. Questa cultura è impermeabile ad appelli, petizioni e cose del genere, mentre è molto suscettibile alle *sfide*. Saviano che viene intervistato per strada al TG1 è una sfida. Le cose possono andare fuori controllo in qualunque momento, e spero di essermi fatto capire: rileggiamo le parti di “Gomorra” sulla normalità della morte e gli occhi vuoti dei ragazzi di Sistema.
    Per questo, vedo il rischio che le buone intenzioni lastrichino la via dell’irreparabile, si traducano in un “Saviano muori per noi”, e qualcuno si muova – dal basso – per esaudire questo desiderio.
    Credo che, mai come in questo momento, sia imprescindibile porre l’opera dinnanzi all’autore. Credo che sia – letteralmente – vitale spostare l’attenzione dal personaggio al libro.

  16. Mi dispiace per wu ming perchè devi aver sofferto molto nella vita.
    Comunque sta tranquillo che decido io quando è il momento di continuare a parlare oppure di tacersi ed avrei preferito la seconda scelta se tu non avessi ritenuto di dover moderare il blog per conto della Lipperini. Mi permetto solo di far notare agli altri e non a te che non vuoi vedere che molti hanno posto gli stessi temi. Ognuno a suo modo.
    Girolamo era stato molto chiaro.

  17. La, per favore, puoi cancellare tutti i miei interventi ? Sicuramente ho mal posto i temi e ho usato espressioni percepite come non adeguate. Rinnovo la mia solidarietà a Saviano, confermo la straordinarietà del libro e spero di non aver creato problemi a nessuno e nemmeno a me.

  18. @ eventounico
    sono stato talmente chiaro che almeno uno (=tu) non ha capito un cazzo. Ma che te lo dico a fare?
    @ nicolò
    in altri momenti ti direi che tra il primo e il secondo post non tutto torna, ma ora come ora capisco il tuo sentire emotivo, che è stato anche mio in altri momenti (alla morte di Falcone, ad esempio). Forse non è il momento dei distinguo, forse ora come ora contano di più la pelle e la pancia della ragione. C’è un sud a nord di nessun sud che in questo momento sta alzando la voce, come far sì che queste voci non si disperdano, che restino in comune? Non ho risposte, ma sento che la vera domanda è questa. E rispetto a questa i fighetti della pulizia linguistica e del dettaglio semantico mi fanno cagare tanto quanto le merde marchettare che vengono a insegnarci cos’è il sud e cos’è Gomorra sorseggiando il campari in galleria o cenando sul balcone a fermo.

  19. Roberto è un amico, un grande scrittore che ha dato voce alla rabbia e all’odio covato in un chiostro napoletano. Ha avuto il coraggio di urlare la miseria del capitalismo, la cui faccia violenta e onorata si chiama “sistema”. Nessuno lo tocchi (Schiavone, Iovine, Zagari siete la merda!). Nessuna Mondadori e nessun giornale si appropri della vita e delle parole di Roberto per vendere più libri o creare un nuovo Siani. Roberto appartiene a noi che gli vogliamo bene! Non è vero che c’è solitudine intorno a lui, noi siamo stati sempre accanto a lui, qualcuno gli è accanto da più tempo di me,forse è giunto il momento di ritornare al punto di partenza e rivolgere lo sguardo alle persone vere che non gli hanno mai chiesto nulla. Basta con giornali, intellettuali partigiani e non, interviste, incontri e dibattiti. Roberto ha denunciato, ha vomitato il suo sdegno verso il sistema e la politica,non deve più dimostrare niente, vogliamo solo che ritorni a narrare le sue paraculate, ci manca sentirlo raccontare storie impossibili in una becera osteria di montagna mentre si parla d’amore, di morte ed altre sciocchezze.Non ci avrete maledetti bastardi!Un abbraccio Gigi

  20. “Professore, ha visto Saviano in televisione?”.
    “Sì, l’ho visto”.
    “Professo’, quello è malato però”.
    “E perchè?”.
    Come professo’, ti metti a raccontare i fatti della camorra. E’ chiaro che poi ti metti nei guai”.
    Sulla cattedra c’è Gomorra, il libro che da un po’ di settimane hanno imparato a conoscere, tanto che qualcuno l’ha comprato per conto suo e, orgoglioso, l’ha esibito in classe come una specie di trofeo. Sono ragazzi del Tecnico Industriale, sanno tutto di telefonino e playstation, ma leggono zero. E’ la prima volta che comprano un libro e pare con tutta l’intenzione di leggerlo per davvero.
    Ho letto la pagina della maestra di Mondragone che non ha abbassato gli occhi davanti al killer di un agguato, che anzi lo ha regolarmente denunciato senza pretendere nulla in cambio. Unica motivazione, la verità. Voglia di autenticità. Di normalità.
    “Secondo te” ho detto, chiudendo il libro, “chi è più malato? Lui che dice una verità che è lì e che vediamo tutti o noi che lo prendiamo per malato?”.
    Il ragazzo, forse, ha capito. Forse. Per fortuna è di quelli che non leggono. Non ha letto del Saviano “fissato strabico” della Jervolino, nè del Saviano giovane di talento ma che “a volte scantona” di Bassolino. Aspetto di tornare in classe. Dovesse averli letti, chi lo convincerà che chi dice la verità non è malato?
    Solidarietà a Saviano. Va bene. Ma chi chiederà conto a questi amministratori che hanno, senza volerlo spero, offerto alla camorra un’autorizzazione a procedere? Il danno è altissimo. Almeno, la loro solidarietà posticcia non dovrebbe essere preceduta da scuse ufficiali?

  21. Dal blog del giornalista del Mucchio Selvaggio Massimo Del Papa, babysnakes.splinder.com
    RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO
    Ciao Massimo, cosa ne pensi di questo Roberto Saviano? Io non ancora riesco ad inquadrarlo come personaggio…
    Alessio
    (affezionato lettore del Mucchio e del tuo blog)
    Che è un paraculo. Uno costruito dalla testa ai piedi. Va bene, va bene, ha la scorta, è glamour, è un vip. Il prossimo romanzetto se lo farà pagare il doppio e sarà un best seller: già gli intrepidi colleghi scodinzolano (una vera mafia, quella letteraria). E, sai come si dice: dimmi con chi vai… Come mai questo sta bene a tutti e Bocca che su Napoli aveva fatto un libro assai più duro, l’hanno emarginato? Perchè Bocca diceva le cose come stavano, andava al cuore del problema che è la convivenza mafia-politica. Questo invece fa folklore, è uno dei tanti Pitrè che ogni tanto affiorano: saturo di noir, di commissari, di zoccole adolescenti, il mercato adesso vuole questo: già seguono gli emuli, dalla Puglia se non sbaglio. Sospetto che la mafia s’incazzi più con chi la usa, che con chi la denuncia per quella che è dove tutti la conoscono.
    mdp

  22. GRAZIE ROBERTO
    Ciò che ci ha fatto più male in questi giorni non sono stati gli articoli vergognosi comparsi contro Roberto Saviano sul “Corriere di Caserta”, scontato infatti aspettarsi cose del genere da un giornale che è la chiara e diretta espressione dei clan; quello che non ci aspettavamo, o meglio speravamo non avvenisse, è piuttosto il silenzio dei cosiddetti “intellettuali napoletani”, che di fronte alle minacce ricevute da Roberto Saviano, non si sono degnati di spendere una sola virgola in sua difesa; per non parlare di chi governa questa città, che invece di esprimere solidarietà e lodare il coraggio di uno scrittore d’altri tempi, si è permesso addirittura di definirlo “fissato strabico”!
    Magari Napoli fosse governata da “fissati” di questo tipo: forse qualcosa cambierebbe davvero.
    GRAZIE DI VERO CUORE CARO ROBERTO!!!
    ’A67

  23. Leggo le giuste indignazioni per le frasi uscite dalla voce argentina della jervolino e per il silenzio da probabile periodo vacanziero degli intellettuali napoletani. A questo potrei aggiungere, pur non vivendo a Napoli e pur non avendo riscontri diretti, il probabile e analogo sentire di molti napoletani, forse proprio quelli che si preoccupano di isolare Saviano. I più furbi cercano di sminuire Gomorra sostenendo che si tratta di cronaca conosciuta o che lo scrittore doveva mettere in conto che la camorra non avrebbe gradito (e sembra che sia normale che la camorra possa non gradire e che tutti dobbiamo fare uno sforzo di sensibilità). La cosa non mi stupisce. Quello che tutti questi atteggiamenti suggeriscono è il fastidio rivolto a un libro (e al suo autore) per averli messi davanti alla loro vigliaccheria. Gomorra impedisce la rimozione del Sistema davanti a cui tutti i giorni si china la testa, ricorda a troppi qual’è il normale fiume su cui scorrono le proprie vite e i propri affari. Alle molte persone che ringraziano Saviano per avere trovato il coraggio di denunciare quello che patiscono ogni giorno ne corrispondono altre (e sono anch’esse molte e diversamente motivate) per cui Gomorra è una fastidiosa zanzara che insinua dubbi su vite variamente colluse (o anche no, ma amanti del quieto vivere). Non possiamo stupirci che gli intellettuali siano tra i più infastiditi, qualcuno li mette nella condizione di dover prendere partito e la loro erudizione richiede soprattutto calma, contemplazione e bella prosa.
    Che poi a essere infastiditi siano i politici perchè stupirsi? se solo dovessero accettare una minima parte di quello che Saviano ricorda dovrebbero prendere decisioni non praticabili per i loro delicati ‘equilibri’. Non resta loro che sminuire, alterare, misconoscere.
    Sono cose risapute, come l’acqua calda, eppure ogni volta ci si sorprende a riscoprirle.
    besos

  24. @Girolamo. Sì, i due commenti sono un po’ schizofrenici: ho scritto il secondo per rimediare a un eccesso di pancia del primo, dove quel “baratro” non voleva rimandare a una sconfitta ma a un evento zero, un pugno dal quale ripartire. Purtroppo, il pugno risponde sempre alle necessità dell’emergenza (dopo la morte di Falcone ci fu una forte azione giudiziaria – anche nel senso che fu possibile farla – ma anche dopo le altre stragi, l’uccisione di Fortugno – lì più che altro, mi pare, a livello mediatico – dopo Peppino Impastato si mise in moto un forte pensiero che rifletteva sul significato della criminalità, ecc.). Quindi, abbiamo usato il pugno per contrastare un’emergenza alla volta, mai decidendo di prendere di petto l’intera costruzione della criminalità organizzata. Perché le minacce a Saviano – e mi tocco le palle sperando di fermarci qua – potrebbero trasformarsi nell’occasione per il prossimo pugno della giustizia. Andrebbero in galera alcuni camorristi, qualche fiancheggiatore e poi punto: per alcuni (e purtroppo, in buonafede, anche per i manifestanti idealisti) la camorra sarebbe stata battuta e tutti a cantare vittoria. No, così non dovrà andare. Primo, perché non si può puntare solo sul coraggio di uno scrittore (è facile dichiarare di essere solidali con lui, mettere una firma su un pezzo di carta, sfilare per le strade di Napoli, quando in realtà poi è lui che si fa carico di tutti i rischi); secondo, perché gli scrittori dovrebbero pensare alla penna e non al palco. Sta nella penna la loro forza (e secondo me il palco, in questa materia, non serve a niente). E allora propongo (sempre con la pancia, scrivendo di getto): WuMing3 ha ragione, bisogna spostare l’attenzione da Saviano a Gomorra (anche mettendo da parte le riserve che qualcuno potrebbe avere sul libro – io stesso le ho avute e le ho, ma non è il momento di discutere di queste cose). Bisogna pensare a una forma di intervento che realmente abbia qualche possibilità (inedita) di sobillare le acque dello stagno proletari-criminalità-borghesia-politica. Con qualcosa che somigli all’operazione “Scrivere sul fronte occidentale”, ma con un respiro maggiore, non insomma un libro da collocare negli scaffali dei remainders dopo qualche mese, neanche un convegno ovattato: un corteo perenne di intellettuali. Un blog, insomma, nel quale raccogliere contributi di scrittori di primo piano (e di secondo), una mobilitazione da realizzare con la produzione di testi che abbiano un solo obiettivo: far emergere l’osceno, raccontare (RACCONTARE, non solo scrivere) non le emergenze, ma la natura strutturale della criminalità organizzata. Non solo le periferie degradate, i traffici, ma anche (specialmente) quel qualcos’altro che non si può nominare (perché non lo puoi provare con le prove delal giustizia dei codici), che gli stessi magistrati non riescono a battere, ma che si può raccontare, raccontare, raccontare.

  25. Nicolò, non c’è altro da aggiungere: raccontare, scrivere, insistere. E mantenere la lucidità (faccio io stesso autocritica, se non è il momento dobbiamo recuperarla), ignorare le provocazioni e rimanere sul punto. Che è Gomorra.

  26. Totalmente d’accordo con i tre interventi scritti da Nicolò La Rocca e quello scritto da osvaldo.
    Credo che la solidarietà debba esprimersi attraverso atti che possano realmente aiutarlo, non con parole scambiate tra intellettuali.
    C’è ancora chi litiga dietro parole come “battage” o chi si fa conoscere con pseudonimi giappo-numerati mentre parlano di un collega che invece ha esposto coraggiosamente nomecognome, corpo e onestà intellettuale.
    Mi auguro che chi può farlo, riesca a garantire il lavoro di altri talenti simil-Saviano che portino alla luce ciò che dobbiamo sapere, anche in altri modi e da altri punti di vista.
    Mi piace molto l’idea di un blog che permetta di raccontare e che, nel caso, trovi un’apertura maggiore nel cartaceo.
    Resto della convinzione che solidarietà significa aver capito il libro e farsi portatori dello stesso coraggio. Appunto, dello stesso coraggio..

  27. Fermo restando che la priorita’ massima e’ ora salvare la vita di Saviano, rimango molto perplesso di fronte a questa spettacolarizzazione al cubo: 1) del libro presentato come oggetto di sfida; 2) di cio’ che il libro dice e che era comunque gia’ noto; 3) del codice degli GENTE NOSTRA (vedasi commento al topic precedente), di quello di chi dovrebbe rappresentare noialtri, cioe’ i politici e, in ultima analisi, lo Stato; del sistema mediatico e di noi che vorremmo “fare qualcosa” per Saviano.
    Rispetto al primo punto, libro come “sfida”, altri diranno se e’ una montatura editoriale o una denuncia che costa sempre piu’ cara. A me pare, letto Gomorra, che il punto topico sia la denuncia dall’interno, una ribellione (da parte di un interno, ripeto) che confina psicologicamente anche con la paraculata sfregesca e l’esibizionismo. E’ questo pero’ l’atto imperdonabile di sfida? Non credo, non voglio crederci (sarebbe davvero miserabile, topesco)… mi auguro si tratti di un piu’ prosaico e feroce istinto di difesa dell’aura di illegalita’ che opprime Napoli (e molte altre citta’ del meridione). Eppure sta passando questo messaggio: un ragazzo fa il guappo eroe sfruculiando il non sfruculiabile (nel senso che non spetterebbe a lui farlo, ma a noi Stato, che pero’ non esiste e questa constatazione da’ ancora piu’ fastidio ad altra gente, non la GENTE NOSTRA ma i politici locali, che poi saremmo noi).
    A questo si allaccia il punto 2). Dove stavano e dove stanno tutti quelli che giorno dopo giorno combattono (o dovrebbero combattere) l’illegalita’ di tutto un territorio? Ed e’ questa illegalita’ talmente diffusa, compresa ed accettata da essere oramai irredimibile, tanto che i nostri politici locali ci sono scesi a patti e con loro noialtri cittadini qualunque? Periodicamente Napoli si interroga e periodicamente le risposte sono ambigue. Queste sono le domande che fanno ancora una volta riflettere, leggendo gli interventi di Bassolino e Iervolino, oltre che i pesanti silenzi dei loro apparati sul territorio; o, se non dei loro, di quelli “a mezza via”, dei lacci e delle cinghie di collegamento che tengono assieme il Sistema para-statale descritto da Saviano e il nostro presunto Stato legale. Dove sta il confine, se ne esiste uno? Questo e’ uno dei meriti indiscutibili del libro Gomorra, arrivare a dire questo.
    Terzo punto, i codici d’onore e di comportamento dei loro, dei nostri e dei media. Diritto di parola a tutti, a chi ammazza e poi si pente, a chi tiene duro da una parte e dall’altra, a chi si fa baluardo come le associazioni per la legalita’ presenti sul territorio. Ma poi? In prima istanza dice bene Nicolo’, si tratta di pochi volenterosi in un mare di onde melmose e, troppo spesso, si rimane con una acre sensazione di spettacolino rituale ad uso e consumo di noi media-dipendenti. E qui arriva il secondo punto, una sorta di sciacallaggio compiaciuto che mette insieme persone e strumenti, sulle spalle dell’eroe (vero? per caso? montato ad arte?) di turno, di chi vive nel Para-Stato e si sente in qualche modo sfidato sul suo terreno, di chi come noi cittadini qualunque assiste facendo il tifo non si sa per chi, se per i Nostri (che non arrivano mai o troppo tardi), per la Melma, o per le scene macabre che molti in questi commenti vanno evocando.
    Chiudo: si faccia silenzio. Si chieda a Saviano cosa desidera fare, vista la situazione, e se ne rispetti la volonta’. Si spinga per metterlo al sicuro, ma si lasci a lui la scelta, giacche’ ha mezzi e voce per dichiararla nelle sedi opportune alle persone competenti e in primis a se stesso. Non sto a ripetere le mie perplessita’ sul libro (su come e’ fatto e scritto e su quali tasti emotivi del lettore batte, piu’ che sulla sostanza fattuale di quello che dice), sto solo a dire di non darlo in pasto ai pescecani (i GENTE NOSTRA), alle iene (i media) e ai piranha (che siamo noi).
    Forza Roberto! —GiusCo—

  28. Cara Loredana, avevo commentato qui all’epoca della speciale intervista a Roberto.
    Torno solo per dire che sono d’accordo al 100% con quanto detto da WuMing1 e che, da questa prospettiva, ne ho parlato sul mio blog: non abbiamo bisogno di martiri ma di testimoni. L’etimo è lo stesso ma…preferisco un Saviano che scrive (bene o male, cari critici) a un Saviano morto.
    Con stima

  29. Perchè Roberto Saviano non interviene e ci spiega come la pensa? Tanto, che ci stia leggendo è poco ma sicuro! Chi può sapere più di lui cosa è meglio per lui?

  30. Garantisco, per conoscenza diretta della situazione, che in questi giorni Roberto ha bn altro da fare che andare in giro per blog. Aggiungo che non ci si può aspettare che Roberto intervenga in prima persona in discussioni come questa. Pretenderlo significa non aver capito in che situazione ci troviamo.

  31. Le avevo viste tutte, ma sfruttare le disgrazie di Saviano per attaccare i Wu Ming mi pare il massimo (il minimo). Non c’è limite allo skifo.

  32. Cambio un po’ rotta rispetto al dibattito di oggi. Innanzitutto, se devo trarre una conclusione dal successo di “Gomorra” e dai problemi derivati per Roberto, mi viene in mente una cosa semplice eppure agghiacciante: la letteratura, la vera letteratura, ha ancora il potere di rompere le palle e di creare fastidio, dubbio, indignazione. E’ vero quello che ha detto Wu Ming 1: è ora di parlare dei temi del libro, di quello che dice. “Gomorra” infatti mostra i meccanismi del potere, spiega come si spostano i flussi di capitali da Casal di Principe ad Aberdeen, da Napoli e Pechino, fa nomi e cognomi, riporta in calce le sigle delle ditte e gli appalti che hanno preso. Nel leggerlo, Saviano mi (ci) insegna un metodo di lavoro per dare un senso allo scrivere. E mi (ci) mette in discussione anche rispetto alle nostre idee di fare letteratura, giornalismo o informazione. Alla faccia dei baroni universitari o dei critici strapagati dei quotidiani che urlavano che la letteratura o il giornalismo sono morti!
    Seconda questione: oggi, su molti giornali della Campania, c’erano articoli e opinioni ovviamente degli “addetti ai lavori” che criticavano il fatto che gli “addetti ai lavori” non prendono posizione. Cioè si criticavano mentre scrivevano, e poi giù una caterva di proposte originalissime, come aumentare le forze di polizia e l’intelligence… Che è la cosa che mi fa girare di più i coglioni: è purtroppo la mentalità di chi nella mia (nostra)città comanda. Come accadeva qualche giorno fa – a proposito di scandali delle spese di gestione gonfiate alla Regione – dove una serie di politici che sono stati assessori e senatori denunciavano gli sprechi con sontuosi articoli (sprechi che loro stessi hanno contributio se non oggi in passato ad aumentare). Questo vuol dire che quest’intelligentia di potere non vale niente, e c’è bisogno di QUELL’ALTRA classe intellettuale, quella un po’ più bassa, quella fatta da noi che urliamo la nostra rabbia su blog o su libri o a scuola o su giornali o in radio o altrove. Occorrerebbe che chi se ne frega iniziasse a creare una rete di iniziative. PErché le firme celebri e i grandi nomi, almeno a Napoli, hanno dimostrato di non fregarsene niente.

  33. “Insegnarci cos’è il sud e cos’è Gomorra sorseggiando il campari in galleria o cenando sul balcone a fermo”
    dice Girolamo. Scusa ma c’è un errore. Il campari è per gente seria, quelli bevono gassosa arnone e fanno i rutti.
    effeffe

  34. Dal minuscolo punto di vista da cui guardo insieme a qualche altro volontario l’esistenza delle mafie da sei anni a questa parte mi sono convinto che di Saviano in Italia ce ne sono tanti.
    Magari non tutti scrivono: fanno i commercianti, i contadini, gli amministratori locali, gli studenti. Con l’unico tratto comune che si sono rotti le palle di stare zitti,di abbassare la testa, di dire sì a qualsiasi cosa.
    Osservo con curiosità tutto questo scrivere attorno non al libro e ai suoi contenuti, ma alle minacce ad uno scrittore. Come se si cadesse dalle nuvole, come se all’improvviso “oh, ci ha ricordato in che posto viviamo”. Sembra incredibile, ma in Italia è davvero sempre necessaria quest’operazione.
    Forse solo i libri hanno ancora la capacità di informare su cosa succede. Ma i libri richiedono gente curiosa che entri in una libreria. I giornali vanno dietro alla superficie, alla sensazione del momento. A un commerciante che denuncia un estortore dedicano un trafiletto. Per questo quando esce “Gomorra” sembra che l’unica voce che si leva sia quella di Saviano.
    Il problema mi pare vada ben oltre la sorte dello stesso, il quale saprà benissimo da tempo quale tipo di vita si fa se si decide di scrivere sull’argomento criminalità organizzata, senza che nessun frequentatore di blog possa aggiungere o togliere qualcosa di sensato sull’argomento. Ho firmato la petizione ma so che servirà a poco. Rimango dell’idea che l’unico modo collettivo veramente efficace per sostenere Saviano sia quello di acquistare il libro, farlo acquistare a chiunque, parlarne più che si può. Di lui e delle centinaia di Saviano in giro per l’Italia, che non hanno lo stesso trattamento di uno scrittore ma che rischiano – o hanno rischiato – pressappoco allo stesso modo.

  35. io non lo so se avrei il coraggio di Roberto Saviano e non so nemmeno se sia assolutamente necessario leggere il suo libro per rendersi conto di quello che capita nel nostro paese. quello che mi fa riflettere è invece quanto possa essere pericoloso scrivere certe cose e la solitudine che ne può derivare. e allora mi chiedo in che paese voglio vivere…

  36. @ WuMing 1
    1. mi attribuisci un intervento gretto in quanto parlerei di… “battages” e “sceneggiate”.
    Non hai letto bene, quell’intervento viene dal nick “eventounico”, io ho solo risposto a lui dicendo che il pericolo per Saviano è effettivo.
    Questo dà la misura del tuo partire lancia in resta sempre in cerca del nemico, sempre più spesso immaginario. Per me puoi anche fare così, e anche cominciare tutti post con frasi di delegittimazione dell’iterlocutore. Purtroppo a lungo andare la cosa è diventata un po’ troppo palese e – permettimi di dirtelo – autosputtanante.
    2. Mi pare che il problema non sia soltanto la necessaria scorta per saviano. Il problema è anche che ‘sto ragazzo si espone per che cosa? Se tutti noi non riusciamo a produrre un po’ di idee (e di valori) sulla libertà di parola, sull’efficacia politica delle parole, sul lavoro di chi racconta la realtà a suo rischio, se non si fa questo non si limita l’effetto Gomorra?
    Vorrei che il lavoro di Roberto fosse considerato come quello della Gabanelli o di Santoro. O anche di quei registi semisconosciuti che hanno portato i loro documentari all’ultimo Bellaria film festival. Gente che sa raccontare la realtà con i suoi conflitti.

  37. a.b., con sincerità: ma tu leggi prima di scrivere? A me sembra di sognare. Rileggiti il mio commento (non è un modo di dire, rileggilo davvero), poi rileggi il tuo e accorgiti da solo della confusione che hai fatto. Poi sarei io quello che “parte lancia in resta”. Comunque mi fermo qui (anzi, mi ero già fermato). Continua pure da solo.

  38. No, no, un attimo… Mi sa che sto pretendendo un po’ troppo (andare addirittura a leggere un mio commento prima di commentarlo??), così ripropongo quel brano, evidenziando con un grassetto la parola-chiave:

    Per il resto, eventounico, il trucchetto lo abbiamo visto non mille volte, ma centomila. Si debutta su un blog con un interventino acido, provocatorio e pieno di boutades (perché alludere a “battages” e “sceneggiate” in un thread dove si parla di minacce di morte è palesemente una provocazione)[…]

  39. Ah, ok, mi avevi associato a “eventounico”… Mi chiedo perché.
    E mi chiedo perché cominci ogni volta i tuoi post con una frase di delegittimazione dell’interlocutore e finisci dicendo “passiamo alle cose importanti”.
    Mi chiedo anche perché continui costruire nemici immaginari.
    Tu, se vuoi avere un po’ di credibilità, dovresti finirla con questa procedura.

  40. Non capisco cosa vuoi dire attraverso quel link.
    Guarda che anche “eventounico” è un nemico immaginario. Non c’era nessun bisogno né di rispondergli coi toni che ha usato Loredana né di offenderlo come fai tu.

  41. Un’altra cosa WuMing1, sempre collegata al nemico immaginario, dato che continui a battere di lì, mi puoi citare qualcuno che abbia detto o scritto “Saviano muori per noi”?

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